LA MORTE DI WELBY

Piergiorgio Welby, annuncia Radio Radicale, è morto questa mattina.
Non entro nel merito di quel che si è detto e si dirà. Solo, mi sono tornate in mente le affannose ricerche (dei vivi) che spesso accompagnano la fine di un’esistenza, e che riguardano l’atteggiamento, l’espressione, dove possibile i discorsi di chi chiude la propria vita.
Non so per quale strana e tortuosa associazione, ho pensato a William Burroughs, che morì a 83 anni il 2 agosto 1997, nel Memorial Hospital di Lawrence.
Non si conoscono le sue ultime parole: per lui, parlano i 1200 vocaboli di Dutch Schultz, protagonista di una sua sceneggiatura costruita soltanto sul monologo finale del proprietario di un bar clandestino negli anni Trenta, meticolosamente annotato da uno stenografo della polizia nelle venti ore precedenti la sua morte.
Così.

9 pensieri su “LA MORTE DI WELBY

  1. riposa finalmente in pace e grazie per la tua battaglia.
    auguro invece ai radical clerical nostrani, e alle loro masturbazioni religiose, le pene dell’inferno in cui credono.

  2. Non c’è da fare tanta letteratura. Nè c’è spazio per augurare il più turpe contrappasso…
    Occorre affrontare la questione. E’ obbligo di un Paese che voglia definirsi civile assumere una posizione su una questione così importante. Non ci si può infervorare e sollevare movimenti popolari solo per i goal fantasma… (personalmente opto per la moviola in campo…).

  3. LA SOFFERENZA INUTILE, STRAPPA LA VITA, PRIMA DELLA MORTE.
    Piergiorgio ora finalmente ha finito di soffrire.
    Ora Piergiorgio vivrà nel nostro ricordo, ricordo della sua dignità.
    Ciao Loredana
    Rosalba

  4. Per quanto mi riguarda mi trovo d’accordo con tutti voi.
    Piergiorgio Welby meritava di decidere della sua vita, anche se la sua decisione fosse stata la morte, come è finalmente giunta secondo il suo volere.
    Grazie a tutti voi che avete continuato a lottare per questa decisione.
    Spero che prima o poi questa decisione sarà resa legge.

  5. Giusto negare i funerali religiosi a Welby com’è stato giusto officiare religiosamente quelli di Pinochet.
    Che ci sia una contraddizione di fondo?

  6. Detto col massimo rispetto e senza alcun intento polemico, perché dalla risposta dipende tutta una casistica che un’eventuale legge dovrà pur esaminare (con la consapevolezza che le leggi non sono mai esenti da eccezioni):
    perché Welby differisce da kerol Woytila che rifiuta ulteriori accanimenti terapeutici (dopo la tracheotomia) con un “lasciatemi andare” che è un innno alla dignità della persona? perché non è suicida chi, come Giovanni Roncalli, ritiene il male che lo colpisce un segno della volontà divina che vuole che altri concludano ciò che di enorme ha messo in moto, e lascia che il male faccia il suo corso senza interventi medici? Il tema è, mi pare, sempre quello della dignità come rifiuto consapevole della medicalizzazione della morte (come fece Deleuze, mettendo in atto un proposito enunciato trent’anni prima): io ho il diritto di scegliere come andar via (altrove?), non la capacità tecnica dell’apparato sanitario.

  7. sono flavia e sono una ragazzina di appena 14 anni..ho seguito molto il caso welby e mi dispiace troppo per tutto quello che è successo!volevo fare i miei complimenti a piergiorgio..ha avuto molto coraggio..!io nn ce l’avrei mai fatta!

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