Francesco Erbani firma l’apertura delle pagine di cultura. Si parla di società letteraria, di premi, e di “senza”. Partendo da un documentario.
«Credo di non aver mai letto un vincitore dello Strega degli ultimi dieci anni»: le labbra strette e l´occhio strizzato, Tiziano Scarpa avrà certo messo in conto che, dicendo questo, la stesse cose potrebbe ripeterle il vincitore dello Strega 2010, infilando anche il suo Stabat mater, Strega 2009, nel buco nero e indistinto dove giacciono i romanzi lasciati intonsi.
Sono i paradossi di quel che resta di una società letteraria. La battuta di Scarpa, raccolta nel catino fumigante del Ninfeo di Villa Giulia, è fra quelle che introducono Senza scrittori, un film documentario di Andrea Cortellessa e Luca Archibugi, critico letterario il primo, regista il secondo, una bella inchiesta prodotta da Rai Cinema e Digital Studio che stasera viene proiettata all´Azzurro Scipioni di Roma, in coincidenza non casuale con la trepidante vigilia del Premio Strega che, appunto, giovedì incorona il suo sessantaquattresimo vincitore.
Senza scrittori è un prolungamento del catalogo stilato da Alberto Arbasino nel suo Un paese senza, un elenco di tutte le cose di cui l´Italia è mancante. Racconta il predominio che la macchina editoriale, soprattutto quella dei grandi gruppi, ha assunto nel mercato della letteratura, dove non ci sono più opere o scrittori, critici o riviste, ma solo libri, solo produzione industriale, solo una filiera perfettamente assestata, e nella quale, però, quella che un tempo si chiamava la società letteraria ha pensato bene di accomodarsi, spintonando un po´ e anche dando di gomito, ma trovando un cantuccio nel quale sistemarsi.
Un cantuccio troppo stretto per Antonio Scurati, che ancor prima di essere battuto per un voto da Scarpa, confessa che, sì, è vero, «da qui uscirò triturato anche dal punto di vista del mio stato d´animo», ma che trova il coraggio di annunciare il suo disprezzo per una «società letteraria dalla quale stasera prendo congedo, vada come vada». Un cantuccio stretto anche per il giovane Giorgio Vasta, che lamenta come «la letteratura venga assunta solo se si incarica di essere manutenzione della realtà e che quando ha l´ambizione di essere qualcosa d´altro, le viene sottratta la fiducia». Un cantuccio che sia Scurati che Vasta guardano sempre dall´osservatorio del Ninfeo di Villa Giulia.
Cortellessa, camicia e pantaloni rossi, si aggira come un bonario diavoletto fra i tavoli imbanditi dello Strega, filma le calzature che stropicciano il brecciolino, sovrappone la camminata di un metaforico pavone e domanda a Francesco Piccolo se questa è una messinscena da commedia all´italiana, ottenendo come risposta che «qui c´è l´Italia, non la commedia, che in fondo era più dolorosa». Fra scalpiccii e risatine stiracchiate, ecco invece il corrucciato Valentino Zeichen: «Decadente? No, non è una società di grandi decadenti, questa è una società frolla, senza scheletro morale, priva di grandi progetti, di idealità. Una società stanca».
Lo Strega mostrerà pure lo spettacolo di una letteratura in cui, sentenzia il vincitore Scarpa, «tutto è vanità». Ma è un po´ come la nazionale di calcio, raccoglie quel che trova. E allora ecco che Cortellessa, sempre di rosso vestito, interroga giornalisti come Stefano Salis e critici come Marco Belpoliti, si sofferma spaurito fra i banchi di Fnac e deliziato fra quelli della Coop – accompagnato da Romano Montroni -, ascolta i due proprietari della storica libreria Tombolini di Roma e il responsabile della Demoskopea. Insomma insegue quella filiera produttiva che incasella lo scrittore e la sua opera, dal momento in cui questa prende forma a quando viene distribuita e recensita, meglio se esibita con il suo autore da Fabio Fazio o dalla Dandini o sul palco di un festival.
E allora il punto culminante non può che essere una visita a Segrate, dove c´è la Mondadori, cioè «la Xanadu dell´editoria italiana, la centrale dove si fanno i grandi giochi della nostra letteratura». Qui interroga Antonio Franchini, responsabile della narrativa Mondadori, che vive la grande scissione, annota Cortellessa, dell´essere scrittore e dell´essere editore. E qui si introduce anche un parola che non si sentiva da tempo: letterarietà. Che cos´è che rende letterario un testo? Può essere la letterarietà a distinguere fra scrittori di successo e scrittori che si concentrano sulla qualità e la sperimentazione, per esempio?
Letterarietà, risponde Franchini, «è un´idea discussa, allargata, non più condivisa». Ma il fatto che le discriminanti siano venute meno che effetto fa? (domanda Cortellessa) «Rende il tutto più divertente, più anticonformista». Il controcanto è affidato a Francesco Cataluccio, ex direttore alla Bruno Mondadori e poi da Bollati Boringhieri: «La società italiana è diventata più cinica, non poteva che diventare più cinica anche l´editoria».
Se una discussione sul blog viene riprodotta senza contraffazioni di sorta, le argomentazioni restano, insieme ai vari insulti, evidentemente, ma chi vorrà farà la tara, e del resto chi voleva l’ha già fatta mentre la discussione era in fieri. E’ evidente che questa discussione non verteva sul documentario di Cortellessa, ma sulla letteratura, la letterarietà, le strategie rispetto all’editoria, etc. Sono state espresse delle posizioni e delle argomentazioni diverse. Se uno ha il coraggio delle proprie idee non vedo cosa dovrebbe avere in contrario alla possibilità che altri – magari più legati al supporto cartaceo – possano stamparsela in proprio, impaginata in modo che la lettura sia agevolata.
Tra l’altro, Gilda, i miei “ultimi due commenti” che tanto ti sono dispiaciuti nel pdf non ci saranno nemmeno! Il ri-impaginato si ferma al 550esimo commento.
@ Elvezio,
se il problema era il download da Carmilla, cosa pensi del download da Lipperatura?
@ wm1: come detto non è solo un problema di contesto. Io ormai leggo quasi esclusivamente formati elettronici, per me un pdf è cosa diversa da un commentarium.
Se sei al pub con amici e parli di, boh, Simmons ti escono espressioni che stanno bene al pub, se sei a un tavolo conscio che ti stanno riprendendo per un documentario allora usi altre espressioni (che magari al pub farebbero sorridere).
Mi spiace per la sbatta che vi ho fatto fare (ma erano pochi interventi e c’è il dio ctrl+F che aiuta) ma lo reputo un punto importante, ancora di più in una discussione nella quale fra l’altro s è parlato di digitale.
@aldovrandi: no problem. In effetti ironizzo, ma il contesto non mi pareva adatto. Comunque no problem, ci mancherebbe. Equivoci da blog. 🙂
Dall’idea che mi sono fatto nel complesso, rileggendo il thread, è che in effetti nella disputa Cortellessa Vs. Wu Ming, ci siano più che altro accidenti di comunicazione, nel senso che le due parti – dopo infiniti distinguo, chiarimenti e battibecchi – finiscono per approdare su terreni non troppo dissimili. La differenza risiede soprattutto nell’attuazione delle strategie che le due parti adottano per perseguire gli scopi che stanno loro a cuore e, al massimo, qualche generale difetto nel reciproco riconoscimento. Certo, alla fine resta la difesa di “quel” concetto di “letteratura”, che per i Wu Ming possiede dei confini allargati.
Però non ricordo che nel thread Cortellessa abbia espresso una personale opinione “letteraria” netta sulla letteratura della “terra di mezzo”. Se l’ha fatto perdonatemi, sarò anche marziano, ma non riesco a tenere a mente 500 messaggi e più.
Dal canto suo, Policastro in effetti mostra un atteggiamento molto più oltranzista, tant’è che ho notato si riferisce a questo thread come a una discussione tra critici, editor e scrittori, e quindi sembra utilizzare per istinto categorie mentali in cui i lettori non trovano posto.
E avete però perfettamente ragione che nel momento in cui è stato annunciato il .pdf ognuno si sarebbe dovuto regolare. Lì (non ho controllato se ho scritto molto dopo l’annuncio, non credo) è eventuale mea culpa…
Elvezio, tu sei stato tempestivo, no problem. E poi i tuoi erano tutti commenti “en passant”, mentre quelli di Gilda erano intenzionali dalla prima all’ultima sillaba, strutturati e coesi, lenzuolate teoriche ex cathedra.
@Wu Ming 1 e 4 Che toni inappropriati (eufemismo). Stavolta non lo direi da bar, ma da palestra: guarda quanti pesi sollevo, come sono pettoruto, come ti metto paura.
Ma fate tutti i pdf che volete: è scorretto non chiedere ai partecipanti di poter utilizzare una discussione in un contesto (e anche in un formato) diverso da quello originario: punto. Non è un problema di coraggio, ma di transmedialità, voi m’insegnate. Un pdf non è un thread, o devo spiegarvi io la differenza, voi esperti, voi decani, voi profeti, voi allah (o superman, come vi piace)?
Il merito dei contenuti ovviamente per quel che mi riguarda resta, punto per punto. I toni, altrettanto ovviamente, sono determinati, più che dall’orientamento in sé della discussione o dalle differenti posizioni pregresse o via via assunte, dall’atteggiamento rabbiosamente ostile dell’avversario (di certi avversari, voi stessi e i sodali a voi fedeli in ogni discussione nel web. Siete una tribù, non una persona singola, come la sottoscritta, che parla per sé e a titolo personale. Voi è già uno sforzo supremo distinguervi l’uno dall’altro, figuriamoci starci a ricordare i manutengoli).
Ma per voi è distinzione troppo sottile: non esistono spazi, luoghi contesti, non esiste il medium della discussione, e non esiste la discussione stessa, non esiste il confronto, ve ne mancano le premesse metodologiche.
Ripeto, avete avuto il vostro ennesimo spot promozionale, e non riuscendo a farvi considerare dai critici con le opere, ci provate con gli insulti e i raggiri.
Benissimo, non è il mio modo. Voi continuate pure, ma io non autorizzo il pdf, per la mia parte. ”E cortesia fu lui esser villano” (Dante, quel putrefatto vasetto).
*li direi
‘Sta discussione mi ha aperto un mondo. E mica scherzo.
Gilda, cosa devo dirti? Tu hai scritto “nec miror”. Io ti dico: take a mirror. Qui gli spot autopromozionali, i tentativi di intimorire, le pretese di essere decane, esperte e profetesse, gli atteggiamenti rabbiosi, il richiamo a una tribù (quella dei critici che ne sanno), l’ossessione di farsi considerare in quanto critici etc. etc. etc. tutta questa roba è stata fin dall’inizio patrimonio tuo. Non posso dire che sia stato patrimonio esclusivo, ma di certo hai saldamente detenuto la maggioranza del pacchetto azionario. E se ne sono accorti tutti. Puoi tranquillamente continuare a chiamare nostri “manutengoli”, “sodali” o “reggicoda” quelli che qui si sono detti in disaccordo con te. Loro sanno bene di non esserlo. Molti intervenuti non avevano mai postato commenti su Lipperatura, e alcuni che hanno dato torto a te su alcuni punti non per questo danno ragione a noi su altri, né tantomeno sono nostri fan. Ansuini, che mi ha riconosciuto certe cose, è uno che di noi in altri frangenti scrive – legittimamente e liberamente – peste e corna. Vai pure su FB a gridare al complotto, al trappolone, ma sei stata tu a venire qui senza che nessuno ti chiamasse, e ti prendi quello che arriva. Prosit.
Sono rimasta lontana dal pc per un giorno e quindi indietro di molti commenti (cercherò di leggerli nelle prossime ore). Devo comunque una risposta a Gilda Policastro che, nell’intervento del 4 luglio ore 11,50, si diverte a storpiare il mio nome secondo una tipologia di prassi cara a Emilio Fede. Complimenti.
Lei dice:“E dove starebbe, Maria Luisa 1 o 2 o non so più chi, la contraddizione, nel dichiarare da un lato di non voler lasciar soli i lettori, dall’altro di pretendere che chi parla di letteratura abbia gli strumenti adeguati (necessari, inderogabili: altrimenti accade come in questo caso, di fraintendersi perennemente, di dire asso e sentirsi interpretare figura etc.), come chi parla d’arte, o di cinema, o di teoria delle stringhe, o di malattie esantematiche.”
E dove starebbe la contraddizione nel pretendere che chi parla di romanzi “neostorici” (adotto il termine da lei coniato) abbia gli strumenti adeguati, necessari, inderogabili per farlo? Se c’è una cosa che amo nella scrittura di Wu Ming, è l’uso raffinato, sottile, non ordinario delle fonti storiche. Conoscendo le mille difficoltà che un rigoroso approccio storiografico pone, come loro lettrice mi ritengo appagata non solo dall’assenza, nelle loro pagine, di qualsiasi banalizzazione della storia, ma anche dalle scelte etiche che stanno a monte delle loro interpretazioni, ossatura portante della produzione del collettivo. Qualche esempio di tale criterio etico: decidere di riportare un dato storico scomodo che sarebbe più utile ignorare, praticare una concezione dinamica del passato rifuggendo ciclici rigurgiti revisionisti, bypassare l’uso pubblico/politico della ricerca storiografica, etc, etc…
Di tutto questo lei non sa NULLA eppure pontifica e invita i suoi interlocutori a studiare.
Per Giuda ballerino (interiezione fumettistica di fascia C, volta a bilanciare l’interiezione colta, Crisssto polverizzato, di fascia A utilizzata da wu ming 1) lei non conosce neppure le basi MINIME delle problematiche legate all’interpretazione delle fonti che, in un romanzo storico di buon livello (non parlo mica di V.M.Manfredi, eh) INEVITABILMENTE confluiscono nella materia narrata, originando una sorta di sottotraccia morale!
Mi dispiace, ma ai suoi giudizi sommari e sciatti (romanzo storico = romanzo di complotti e nulla più) io continuo e continuerò a prediligere i commenti puntuali di accademici dotati di pesanti attributi quali Adriano Prosperi (università Normale di Pisa), Giovanni Brizzi (università di Bologna), Alessandro Barbero etc…
Guardi, se c’è una cosa che davvero mi stupisce dei suoi interventi è questo suo continuo cadere in contraddizione con se stessa, come quando da un lato si atteggia a intellettuale di sinistra non ortodosso e dall’altro pratica l’apologia della cultura elitaria… ad ogni modo, già qualcuno prima di me l’ha invitata a frequentare Casa Pound, eviterò di ripetere tale esortazione.
Dopotutto, non c’è nulla di male ad avere predilezioni evoliane anziché marxiste, basta solo essere chiari e rivendicarle apertamente come – dopo 6 giorni di ‘sta discussione- finalmente lei ha fatto.
P.S.
In questo thread mi riferisco spesso ai romanzi di Wu Ming perché li ho letti e quindi posso permettermi di parlare di ciò che conosco, tuttavia non sono una groupie del collettivo come lei, mediante becere allusioni, vuol fare intendere. Una parte della loro produzione è, a parer mio, di qualità inferiore rispetto ad altra e quando ne ho avuto la possibilità, ho mosso critiche in tale direzione, senza per questo ricevere dai diretti interessati insulti o predicozzi paternalistici. Semplicemente se n’è discusso, da pari a pari.
@ Marco
Prendo volentieri il libro che mi segnala. L’ultimo Urania, giusto?
@ Gilda Policastro
Tutti qui hanno parlato a titolo personale. Wu Ming 1, Wu Ming 4, Andrea Cortellessa, lei, Elvezio, etc. etc. Se poi lei fa fatica a disintguerci l’uno dall’altro, è davvero un problema suo. Insultare chi ha partecipato a questa discussione dandogli del “manutengolo” o del “sodale” a noi “fedele”, gridare all’accerchiamento, dire che ci siamo messi in due (tanti eravamo noi WM impegnati in questa discussione, una vera “tribù”) contro una, etc. non servirà a niente. Lei ha espresso le sue posizioni, noi le nostre. Qui nessuno ha censurato nessuno e tutti hanno potuto esprimere il proprio punto di vista e articolarlo per giorni (!). E non mi sembra che le premesse metodologiche della discussione non le stessero bene, dato che ad essa lei ha partecipato con veemenza e passione. Capisco che adesso, al momento di tirare le somme, lei si renda ben conto di come ne esce e la cosa la irriti alquanto. Ma suvvia, un po’ di coraggio: non era lei che invitava tutti a tenere la schiena dritta?
A onor del vero, va riconosciuto che tra Cortellessa e Policastro c’è comunque un notevole divario. In termini di lucidità, di stile e soprattutto di autostima, visto che Cortellessa non mi sembra timoroso di aver fatto una brutta figura e non sta montando un can can perché si mette a disposizione la discussione in un altro formato.
Sia chiaro: non si tratta, da parte mia, di un divide et impera. Per me possono anche stare uniti, e l’ossessione dell’imperio (nonché degli imperativi: “leggi questo libro o non sei nessuno”) è una cosa che, si è visto, appartiene ad altri.
@ Wu Ming 1
Hai ragione, Gilda e io non siamo la stessa persona. Ma io comprendo facilmente, e rispetto molto, e molto vorrei venisse rispettato anche da altri, il punto di vista di Gilda, la quale sente inopportuno che una delle parti liberamente dialoganti sullo stesso piano, come tale parte descrive la presente situazione, prenda l’iniziativa di sussumere il dialogo trasportandolo su un vettore diverso da quello – questo – nel quale siamo liberamente intervenuti, senza nemmeno chiedere il consenso degli interessati. È come la storia di Torrent di cui sopra. C’è chi non avverte difficoltà di sorta e c’è chi vorrebbe conoscere meglio la cornice, prima di esserci messo dentro. C’è chi ci sta e chi no, tutto qui. Ma del tuo rispetto del prossimo hai già dato abbastanza prova negli ultimi tempi, non c’è bisogno di ulteriori conferme.
@ Wu Ming 1
Pure io e te abbiamo stili oratori molto diversi in rete – e si è visto – ma non per questo ci disuniamo 😉
Per quel poco che ho potuto conoscere Cortellessa nei dibattiti telematici, non mi sembra tipo che si getta in una discussione anima e corpo per poi lagnarsi e ricriminare per come è andata. Di questo gli do atto, anche se le nostre posizioni sono evidentemente distanti.
Sentite, Andrea e Gilda, lo rispiego senza astio, perché proprio non ci siamo capiti.
–
1) Esistono blog che in calce alle discussioni hanno l’opzione “Printable version”, “Ottimizzato per la stampa”, cambia la dicitura ma la sostanza è quella. Giap, per fare un esempio, è uno di questi.
2) Quando clicchi su quell’opzione, ti si apre la stessa, identica, medesima, intonsa discussione che stavi leggendo prima, solo che non ci sono la colonnina di destra, la colonnina di sinistra, i vari widgets come ad esempio le foto che Loredana carica da Flickr e che potete vedere qui in alto a sinistra etc. C’è solo il testo, puro e facile da leggere.
3) A quel punto puoi decidere se stampare tutto direttamente oppure se salvarti quella pagina in pdf.
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Ora, uno dei limiti tecnici di Lipperatura è che questa funzione, ragionevole e comodissima, non c’è. Non puoi stampare le discussioni senza stampare anche un sacco di altra roba. Loredana lo metterebbe anche, quel widget, ma non può perché la piattaforma di Kataweb è rigida, e lei non sa metterci le mani.
–
Siccome questa opzione – ripeto: normalissima, ragionevole – non c’è di default, il pdf abbiamo deciso di farlo noi.
Se quell’opzione ci fosse stata, a quest’ora un sacco di gente avrebbe già stampato o salvato in pdf, e tu e Gilda non ve ne sareste manco accorti.
Qual è la differenza?
La discussione verrà riportata tale e quale, senza glosse, senza intermissioni, senza illustrazioni. Tale e quale a come ha avuto luogo. Non c’è bisogno di alcun permesso da parte tua, o meglio: il permesso lo hai già dato nel momento in cui sei intervenuto in uno spazio pubblico.
E’ un peccato però che tutta la seconda parte del thread (dopo il numero 550) non sia inclusa nel nuovo formato. Non è possibile fare un pdf-seconda parte, qualora i commenti continuassero con un certo ritmo? Io fino a ieri ero in pari ma essendo stata lontana da casa per un giorno intero, ora non lo sono più. Sto facendo una fatica incredibile a leggere gli ultimi interventi.
Sorry for the mess.
Mi sento colpevole ad aver tirato in ballo una questione (per me importante ma non certo per i motivi espressi da altri) che ha offerto sponda a G. Policastro per negare il permesso al pdf.
Non so se Policastro avrebbe mai pensato al tutto senza il mio intervento e me ne dispiace, anche perché i suoi interventi sono molto più importanti di quelli di altri: se avessi potuto intravedere le conseguenze non credo che avrei tirato in ballo la questione.
Rimane comunque intatto il valore del thread che anche al sottoscritto ha insegnato davvero molto (non ultimo: la prossima volta per una richiesta del genere userò mail private a chi di dovere).
@ Anna Luisa,
già così viene un sacco (ma davvero un sacco) di pagine, un limite dovevamo pure darcelo…
Bisogna fare in modo che Kataweb integri in ‘sta benedetta piattaforma l’opzione printable/pdf. E’ veramente un requisito di base per un blog dove si discute.
Senza astio, per una volta, anche da parte mia. Anche tu non hai capito quanto dettoti da Gilda. Lei non pensa opportuno che con i suoi interventi si faccia un file pdf di questa discussione. Se credi e ne hai la forza, convincila del contrario. Ma non dire che “se ci fosse una technicality così e cosà sarebbe automatico”, perché detta technicality – come dici tu stesso – in effetti non c’è.
WM1
“E se ne sono accorti tutti”
no, tutti no. io no.
@ sergio garufi,
dovrei sorprendermi?
.
@ Andrea
sempre senza astio, ma fuori dai denti: dài, a cosa ci stiamo appigliando? Siamo tra persone intelligenti. La “technicality” che qui non c’è è in realtà lo standard, la prassi abituale, fin dai tempi di Movable Type 0.1. Carmilla ha quell’opzione da otto anni, un sacco di blog hanno quell’opzione. Vuoi dirmi che Gilda non sarebbe intervenuta se qui sotto ci fosse stato il tastino “Printable version”? Pensi che questo sia un discrimine in base al quale decide o non decide dove intervenire? Cioè: potete leggermi su schermo ma non osate stamparmi su un foglio A4? Suvvìa! >:-/
@ Andrea Cortellessa
No, guarda che proprio non si capisce. Perché a video li possiamo leggere gli interventi della Policastro e stampati su un foglio no?
wm1
“dovrei sorprendermi?”
no, dovresti capire che è paradossale dare dell’arrogante a qualcuno e poi parlare a nome di tutti.
Sentite, non sono io ad avere problemi con questa cosa. Ma ab-bia-te ri-spet-to per chi ne ha. Parlate con lei, convincetela se siete capaci, e all’uopo consiglio in primo luogo di dismettere istantamenteamente questa posa ipertecnicistica e questo sorrisetto di sufficienza. Non tutti coloro che vengono a discutere qui sono adusi a trascorrere ore e ore (come in questi giorni, pure, hanno fatto) del loro tempo su un blog, né sono tenuti a conoscere tutti i loro meccanismi. Io per esempio, che certo li frequento da più tempo di Gilda, non vi seguo proprio – per una volta senza ironia – sul fatto che “sarebbe automatico se solo ecc.”. Non c’è solo l’autoritarismo dei critici letterari: anzi, fosse quello il più presente, oggi. Quello dei tecnocrati, te lo raccomando.
@ Cortellessa
è il numero di 1559 di giugno 2010. Da edicola a edicola potrebbe essere già stato reso oppure rimanere in circolazione fin quasi alla fine di luglio…
@ Marco
Lo cercherò. Grazie.
Eh no, Mr. Cort, no. Technicality un cazzo. La signora gilda si rivela ciò che è, non c’è altro. Il complotto i manutengoli la tribù ‘sti due maroni. Le avevo dato un consiglio, signora si rilegga perchè, guardi, lei spara puttanate impressionanti. Adesso mi pare le corra un brivido per la schiena.
Le cazzate scritte da me stanno lì e basta, so di cosa si tratta. Spazio pubblico, assunzione di responsabilità dei parlanti presso una comunità.
Rivoluzionaria di una bella minchia.
L.
Chiedo scusa per la sineddoche (il tutto per la parte, “tutti” = “tutti tranne Garufi”).
D’ora in avanti rimarcherò la tua esclusione, aggiungerò sempre “tranne Garufi”.
Solo per confermare un paio di cose: la piattaforma di Kataweb, per quanto riguarda – chiamiamoli così – gli extra, non è gestita da me. Dunque, non posso trasformare la discussione in pdf da Lipperatura, purtroppo.
E confermo anche che il pdf in questione non contiene nè sintesi, nè rivisitazioni, nè tagli. E’ semplicemente la versione più leggibile (quanto a caratteri e impaginazione) di quanto si legge qui. Parola per parola. Dunque, in tutta onestà, non capisco dove sia il problema!
@ Andrea Cortellessa: per te io sono sempre il figlio della serva… 🙁
Ho formulato senza tecnicismi (che tu ci creda o no li mastico poco pure io) e mo’ ci riprovo:
@ Gilda Polcastro, se è ancora in ascolto: ci potrebbe spiegare perché se chiunque può leggere a video i suoi interventi in questa discussione non dovrebbe poterseli stampare su un foglio?
Ma quale sorrisetto di sufficienza?
E sono un tecnocrate autoritario solo perché ho detto che alcuni blog permettono di stampare le discussioni senza sprecare carta, mentre qui non è possibile e si è supplito volontaristicamente a questo difetto?
Prova a stampare una discussione di Lipperatura: ben sette (7) fogli A4 verranno sprecati solo per stampare il banner pubblicitario, la testata, il contenuto della colonnina destra, il contenuto della colonnina sinistra etc.
D’altronde, una discussione come questa copre 200 fogli A4. Impaginando meglio, si consuma molto meno carta e il risultato sarà più leggibile.
O il problema (non tuo, forse di Gilda) è proprio che il risultato sarà più leggibile, e quindi (forse) più letto, e (forse) lei pensa di aver fatto una figura non brillantissima?
Perché non credo di sovradeterminare nessuno se dico che questo sospetto è venuto a tutti tranne Garufi.
@ Andrea Cortellessa
Be’, Andrea, il mio spigoloso socio non ha tutti i torti: il sospetto è venuto… Ora sarebbe carino che la signora lo fugasse e dimostrasse a noi altri malevoli stronzi che a pensar male si sbaglia. Non credi?
Allora. Io ho chiesto rispetto, e lo chiedo una seconda volta, per chi 1) non capisce al volo questa questione tecnica; 2) non capisce al volo – o chiede che comunque venga spiegata con più calma, non mancando di esplicitamente chiedere agli interessati un consenso, il che non è ancora mai avvenuto – l’utilità di questo passaggio.
Se Wu Ming 1 insiste a esprimersi in questi toni, ho idea che Gilda Policastro non sarà più l’unica a sentire l’esigenza di formalizzarsi.
Chiedo scusa a Wu Ming 4, che già si è rivolto con rispetto a Gilda Policastro, mentre non appulcro più verbo sulla sconfinata – davvero epica – antipatia e arroganza del suo omonimo.
A me sembra di sognare. Ma il permesso per cosa??? E quale sarebbe la complicatissima questione tecnica che non sarei in grado di “far capire al volo”? Se stampi la discussione come viene adesso, viene una ciofeca. Se la stampi nell’impaginazione che stiamo facendo, viene leggibile. Ma che altro devo dirti? Arroganza? :-O E’ in-cre-di-bi-le.
anch’io francamente non vedo il problema, se voglio copio qui e me lo stampo.
cosa che non farò:D
è già in rete.
Potrei anche stamparlo, tagliare il banner eccetera e spedirlo a destra e a manca, a quelli che in rete non ci vanno, nessuno me lo può impedire, basta che dica che lo ho preso da qui, giusto?
e non farò neanche questo:D
andiamo, non aprirete una discussione anche su questo, voglio sperare.
Ho già detto che non è un mio problema.
Posso dire? Se la policastro non da l’autorizzazione va rispettata. io non sono d’accordo e non vedo il problema, ma l’informazione l’avete data in corsa e lei magari – sapendo di finire su carta – si sarebbe espressa in maniera diversa. Ripeto, non sono d’accordo ma non mi sembra onesto pubblicare il pdf senza il suo consenso. piuttosto provare a convincerla, o ripetere l’operazione palesando che la finalità sarà trarre un documento esplificativo di come si discuteva e bla bla bla.
Questa seconda opzione mi sembra la migliore, perché ripetendo l’esperimento sareste tutti senz’altro più concisi e forse si potrebbe trovare qualche terreno di discussione in comune – come ad esempio il salvataggio e la diffusione delle opere, che non mi sembra poco.
@ansuini
è probabile che Policastro sia già su carta, nessuno può impedire comodi copia-incolla, certo che se il dottor Inferno non fosse così infernale il problema non sarebbe neppure nato.
En abime, è lo stesso andamento generale di questa discussione.
A dice: c’è un problema. B risponde: io non vedo il problema, anzi ecco qui la soluzione di un altro problema. Ma se A vede un problema, resta che il problema, per qualcuno, c’è. Di certo non si risolve un problema asserendo che il problema non c’è, o di essere in grado di risolvere un altro problema.
@ Alessandro Ansuini,
no, non sono minimamente d’accordo ed è una posizione che non trovo sostenibile. Se adesso sul tuo browser clicchi File > Stampa > Invio, questa intera discussione finisce *su carta*.
Devi chiedere il permesso a Gilda Policastro per farlo? Evidentemente no.
E’ possibile intervenire su un blog dicendo “Non potete stampare quello che sto scrivendo?” Manifestamente no.
La stampata tale e quale viene una roba brutta e poco leggibile. Allora io – come diceva sopra aldovrandi – taglio il banner, tolgo i colonnini, ingrandisco il font, insomma faccio in modo che venga più leggibile. Devo chiedere il permesso a Gilda Policastro per farlo? Platealmente no.
Ma di cosa stiamo parlando? Quale autorizzazione? A fare che? Io con la mia stampante sono libero di stampare qualsivoglia discussione.
però è interessante, Elvezio che non vuol essere Elvezio fuori di qui, Policastro che non vuol essere pidieffata, non è che pensate che solo perché digitate nel chiuso della vostra stanza la cosa poi resta nel chiuso della vostra stanza?
Si aldovandi, che ognuno, se ha voglia, possa stamparsi la cosa è un conto, che qualcuno invece ne faccia un pdf scaricabile con un clic e comodamente leggibile è un’iniziativa editoriale, anche se libera.
Temo che non sia così semplice come appare. Ripetere l’interessante operazione vi sembra così improponibile?
comunque, @WuMing1, nel momento in cui vai incontro a Elvezio, ti metti in una posizione insostenibile nel confronti di Policastro
@ aldovrandi: interessante ipotesi “percettiva”…
aldrovrandi scusami, mi ero scordato un “r”.
@Andrea Cortellessa
ognuno ha diritto a chiedere di essere escluso dalla versione pdf se lo ritiene opportuno, per quanto fatichi a capire perché, ma non parliamo di “posa ipertecnicistica” parlando di pdf e/o stampa. Al massimo siamo d’accordo che non tutti siano tenuti a conoscere Movable Type (http://it.wikipedia.org/wiki/Movable_Type) che è stato citato come esempio.
Ma noi lettori siamo stati (non soltanto dalla dott. Policastro, ma non da te che hai voluto dialogare alla pari anche con noi) più volte indicati come non all’altezza della discussione, e siamo stati più volte “invitati” a studiare, laddove non fossimo stati in grado di seguirla. La stessa Policastro ci ha automaticamente escluso da un ipotetico discorso che avrebbe potuto continuare al di fuori del blog, per affibbiare poi il simpatico titolo di manutengoli ad alcuni di noi. Mi pare che la questione “tecnica” del pdf, a confronto, sia ben poca cosa.
Per quanto riguarda quella “formale/editoriale/legale” (aggiungete pure ciò che volete) sono d’accordo con Alessandro Ansuini e altri però, secondo cui, essendo l’informazione arrivata dopo, i partecipanti non hanno mai dato un consenso esplicito, che avrebbe giustamente potuto essere implicito se lo strumento per la creazione automatica dei pdf fosse stato presente. Ma mi chiedo banalmente, se domani Kataweb lo inserisse retroattivamente su tutte le pagine?
wuming1 ci siamo incrociati e mi pare di averti risposto. tu singolamente o io possiamo stampare in casa la discussione, se tu la prendi e la sposti poi su un altro sito dandole una cornice e un titolo è una cosa diversa. spulciando spulciando magari alla fine un cavillo ti dice che hai ragione o che hai torto ma la galanteria sarebbe – secondo me – ottenere un suo consenso o ripetere la discussione che, avendo questa precedente esperienza, magari porterà ad altri frutti.