LISTE

101 nel 2006, 107 nel 2007, 112 nel 2008, 119 nel 2009. Responsabili i mariti nel 36% dei casi, i conviventi o i partner nel 18%, gli ex compagni nel 9%, i parenti nel 13%. Per lo più italiane le vittime (70,8%) e gli assassini (76%). Dal 2006 al 2009 le donne uccise sono state 439.
Altro, qui.

47 pensieri su “LISTE

  1. E poi c’è ancora qualcuno che dice che la violenza non è “maschile”. Segnalo che le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donne “una pandemia globale”, un fenomeno che non presenta differenze in base alle etnie, alle religioni, al Pil. Certo si acuisce in caso di guerra (a conferma del fatto che i conflitti “liberano” gli istinti peggiori), ma riguarda ogni Paese in qualunque parte del mondo. Ed è, sempre secondo l’Onu, tra i fattori che impediscono lo sviluppo sano di una nazione.
    Per approfondimenti: http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=36513&Cr=gender+equality&Cr1=

  2. Queste statistiche mi sorprendono, ma in positivo, e mi rendono felice.
    Pensare che sul territorio italiano l’omicidio di una donna colpisca solo una su 100 milioni al giorni, detto altrimenti uan donna ogni tre giorni, è frutto di un miracolo di civiltà. Se pensiamo a quale casino di relazioni, emozioni violente, frustrazioni, ignoranza, il dato mi conforta.
    Quale epoca meticciata come la nostra ha conosciuto una così risibile presenza di femminicidi, un così alto tasso di contenimento dell’aggressività?
    Questa statistica ci obbliga all’ottimismo, non al suo contrario.

  3. @hommequirit: felice che la cosa ti conforti. a me no, il bollettino di guerra è piuttosto nefasto e se ti fai un giro anche tu purtroppo avrai poco di che consolarti: http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/.
    non capisco il riferimento all’epoca meticcia dal momento che le violenze sulle donne italiane sono commesse quasi tutte (diciamo un buon 70% circa) da italiani e in famiglia. il punto dolente, più dell’ignoranza, della frustrazione e delle emozioni violente, è una cultura ancora profondamente basata sull’oppressione di genere che va semmai peggiorando a causa delle suddette motivazioni, complice una cultura mediatica che dopo il femminismo ha appiattito la figura della donna come contorno estetico o oggetto sessuale.

  4. Dove c’è disparità di forze in campo può esserci violenza e abuso di potere. Accade tra uomo e donna (anche al contrario, come nota la Badinter nel suo libro “La strada degli errori”), fra uomo e uomo (un esempio fra tanti: le molestie e gli stupri in carcere), fra donna e donna (bullismo femminile, violenza in carcere, eccetera), fra adulto e bambino e via dicendo. Credo ceh allargare la visuale e cominciare a considerare la violenza come il prodotto di emozioni violente che si producono all’interno di una situazione sbilanciata, possa essere un modo per uscire dalal gabbia di approcci di genere del tipo “la violenza è maschile”. In America, dove le coppie lesbiche sono una realtà da più tempo che da noi, si registrano dinamiche e violenze molto simili in coppie donna-donna. Questo non per sminuire il problema della specifica violenza “uomo su donna”, anzi. Dovunque si verifichino violenze, ben venga chi ne parla. A proposito di numeri e statistiche, credo anch’io che i numeri tendano a scendere piuttosto che a salire. E che l’effetto escalation si crei perché oggi sempre più donne, per fortuna, denunciano e trovano organizzazioni e consultori che le sostengono (molti tra l’altro a rischio di chiusura, purtroppo). E’ un po’ come per gli incidenti sul lavoro. Un dirigente dell’INAIL mi diceva, tempo fa, che gli incidenti sul lavoro sono costantemente diminuiti negli ultimi decenni, solo che quelli che avvengono hanno (giustamente) una risonanza maggiore. Ma un conto è dire che c’è ancora molto da fare. Un conto è dire che siamo allo sfascio e sempre più lo saremo e via dicendo.
    .
    Per quanto riguarda l’affermazione “la violenza è maschile”, vorrei dire che mi occupo da anni di abusi infantili e purtroppo le cose non stanno affatto così. Ma questo – almeno da noi – è ancora in larga parte un tabù. Come sa bene loredana, le mamme non si toccano.

  5. Sull’argomento, nel 2003, è uscito per Zona “Il male stanco. Alcuni omicidi quotidiani e quello che ci dicono” di Luigi Bernardi.
    Illuminante.

  6. In riferimento al commento di Manuela. Non credo che la violenza sia maschile. Parlare della violenza come una caratteristica maschile è assolutamente riduttivo. C’è senza dubbio una violenza maschile, e una violenza degli uomini contro le donne.
    Sarebbe da approfondire la profonda radice di violenza presente nel rapporto uomo donna, le modalità in cui si esprime. Ma la strada non è certo quella di legare il termine maschio al termine violenza in un connubio indissolubile.

  7. La famiglia è patogenetica. Le persone sono sole e alla deriva. Analfabeti affettivi privi di guida sui sentimenti e sulle emozioni.
    I dati sono fondamentali e danno il livello di allerta spazzando il campo da deliri xenofobici e razzisti, ma sarebbe interessante avere il quadro delle storie in cui si sviluppano certi terribili omicidi e violenze.
    Cosa c’era prima? Che rapporti avevano queste donne con i loro carnefici? Quali i presupposti delle unioni e quali i fattori di violenza?
    Esistono parallelismi o costanti?
    D.

  8. Certo, l’educazione cattolica inculca l’idea che la donna esista solo come ex costola dell’uomo, che in molti casi cede sicuramente alla tentazione di riprendersela, ma a me interessa di più seguire le statistiche sull’omicidio tout court (quanti esseri umani uccidono altri esseri umani) e se l’andamento del fenomeno tende all’espansione o alla flessione.

  9. @lucio. non credo che l’educazione cattolica debba necessariamente inculcare questo. La figura di Maria (aspetto di vedere il film di Guido Chiesa, “Io sono con te”) mi sembra indicare altro. E la famiglia di Gesù, in una società tribale e arcaica come quella, mi sembra un esempio positivo e moderno, di rispetto reciproco e interazione sana. Le potenzialità c’erano e ci sono per costruire qualcosa di diverso dalla violenza di cui leggiamo in queste statistiche, e dalla sopraffazione psicologica che vediamo in tante famiglie. @daniele – Io però non credo che sia la famiglia ad essere patogena. E’ un problema di agenti tossici concentrati in uno spazio ristretto, forse. Che si chiami famiglia, ufficio o forum (mi ricordo i guai nella famiglia del forum di fahre!)

  10. @ lucio angelini
    Dal 1992 ( anno in cui si è raggiunto il picco massimo di omicidi da quando esistono rilevamenti, intorno agli anni 60 ) ad oggi gli omicidi sono gradualmente calati anno per anno, tranne che alla voce delitti in famiglia. Quest’ultimi sono aumentati, in certi anni anche del doppio. Ora, fare analisi su base annua dice poco, poi io le analisi proprio non le so fare, comunque è evidente che se in generale il tasso di omicidi di tutti i tipi da quarant’anni a oggi è notevolmente sceso, e invece quello in particolare degli omicidi in cui vittime sono le donne no, qualcosa non va. sotto un link, con i dati, son 4 mega.
    http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf

  11. @paperinoramone
    Documento importante, grazie per averlo linkato.
    C’è una considerarazione che ritengo errata nel suo chiedersi “che se in generale il tasso di omicidi di tutti i tipi da quarant’anni a oggi è notevolmente sceso, e invece quello in particolare degli omicidi in cui vittime sono le donne no, qualcosa non va.”
    Certamente lei ha preso in considerazione la tabella IV.3 a pag. 120. Occorre un certo occhio per dedurne conclusioni giuste.
    Come lei ha notato, nell’intervallo 1992-2006 calano tutti i tipi di omicidi legati a criminalità organizzata, lite-rissa futili motivi, rapine e furti,altri motivi (1). Mentre invece aumentano gli omicidi per motivi familiari-questioni amorose (2).
    Il fatto è che mentre la lista (1) è legata a una diversa percezione delle conseguenze giuridiche in chi freddamente commette reato (per cui diventa rilevante, detto a esempio, la differenza tra una rapina senza omicidio per cui sei fuori di galera il giorno dopo e una con il morto in cui ti puoi beccare l’ergastolo) gli omicidi sentimentali sono per la maggior parte figli di un’emozione violenta, di un raptus, insomma, della chiusura della vena. A volte premeditati ma solo a volte.
    Secondo punto: osservi i dati della colonna “Altri motivi”(3). Come vede, mentre dal 1992 al 2006 gli omicidi familiari-sentimentali(4) passano da 97 a 192, in un trend di media crescente, i dati registrati nella colonna Altri motivi passano da 779 a 186, con una curva simile alla (4) ma decrescente. cosa significa? Che è aumentata la capacità di catalogare determinate motivazioni, che nel 1992 restavano nell’indeterminato. Ora, da 97 a 192 abbiamo in (4) un incremento di circa il doppio, ma in (3) una diminuzione di circa 5 volte. Anche dall’osserrvazione dei casi assoluti possiamo dedurre che buona parte dell’incremento in (4) era già contenuto in (3).
    Infine, e si scusi la tediosa analisi, mostriamo un giochino: dire che nel 1992 gli omicidi sentimentali-familiari erano 97 e nel 2006 192, vuol dire poter esibire un incremento del 97%. Però, direte voi, un bell’incremento, c’è da preoccuparsi.
    Ma se rapporto questi numeri alla totalità della popolazione italiana, potenzialmente coinvolta come vittima o carnefice, l’incremento percentuale relativo di questa tipologia di omicidi diventa dell’ordine di circa 0,000157%.
    Chiaro? 🙂

  12. Hommequirit: lo vada a dire a tutte le persone che sono impegnate, da anni, nei centri di assistenza. Lo vada a dire alle giuriste che si occupano di femminicidi. Lo vada a dire ai familiari delle donne uccise.
    Lei giochi pure con i suoi numeretti, si diverta a tentare di dimostrare che noi umanisti non siamo in grado di leggerli, cerchi di convincerci che l’esistente va benissimo e viviamo nel migliore dei mondi possibili.
    We are not amused.

  13. Non faccia retorica e non mi metta in bocca un cinismo che non c’è. Non ha bisogno di rintuzzare perché non c’è attacco nelle mie parole. Dal dire ciò che dico a insultare le persone e le associazioni che dedicano la propria professionalità, o il tempo libero, alla prevenzione e terapia di questi problemi ce ne passa.
    Leibniz? Lo apprezzo solo come matematico.
    Un po’ di calma, You are not abused
    🙂

  14. Un’unità, quando si parla di cose inaudite come l’omicidio, ha un peso insostenibile. L’omicidio di una persona è un fatto che sconvolge un’intera comunità, una rete di affetti e conoscenze. In questo senso, il riferimento ai familiari e alle persone che entrano in contatto con realtà drammatiche non è affatto retorico. I numeri vanno pesati…

  15. @Danilo
    Lei ha totalmente ragione, mi associo e sottoscrivo. È proprio per questo motivo che dare i numeri diventa una scelta, il ritenere che in una persuasione non sia sufficiente la qualità di una morte che ci interroga ma serva la quantità che le affastella anonimamente. E se si decide di darli, come dice lei, questi numeri vanno pesati.
    Io li peso e la mia bilancia funziona bene. Quella degli altri?

  16. Volevo solo banalmente ribadire quanto già detto da altri/e, la violenza non è nè maschile nè femminile.
    C’è sicuramente un problema di violenza maschile nei confronti delle donne legato forse ad una maggiore difficoltà culturale da parte degli uomini ad accettare che un rapporto d’amore può finire, e che non si può essere sempre al centro dei desideri dell’altro, che l’altro è una persona con una sua individualità e non il nostro pronto soccorso sentimental-sessuale. Certo anche una donna può essere possessiva e troppo gelosa del suo uomo (ci sono anche casi di donne arrestate per stalking), ma è più difficile che arrivi all’omicidio dell’ex e al suicidio.
    In genere penso che quando sentiamo lui/lei dire “tu sei solo mio/a” dovremmo fuggire a gambe levate anche se lo dice nel tono più romantico del mondo.

  17. @ Hommequirit
    ( scritto prima di leggere il suo ultimo commento, quello a Danilo )
    beh, io non mi preoccupavo tanto dell’aumento di casi, ma del persistere di questi. Proprio perché alla base della diminuzione generale dei delitti c’è immagino il confluire delle varie politiche e il miglioramento delle condizioni di vita di tutti, perché questo non avviene nei casi di omicidi contro le donne, commessi dai vari partner, ex, ecc. ? Mi pare di capire che tu ( per me il “tu” è meglio, anche nel caso che mi stia definitivamente sul culo ) attribuisci ai delitti del secondo tipo l’aura di fatalità. Il tuo pare un atteggiamento distaccato che una comunità non si può permettere, in secondo luogo non è molto pertinente in un blog che ha certi obiettivi. Senza essere troppo ipocriti, io non è che mi metto a scrivere qui chissà per quali istanze filantropiche, né per giocare al piccolo analista, nel caso specifico Angelini chiedeva dati.
    Per quanto riguarda i termini assoluti: certo che su 60 milioni di persone, 100 o 200 morti forse non fanno da base a ragionamenti di ordine sociologico, ma di persone stiamo parlando, non di numeri.
    è da tenere sempre presente che l’omicidio è la punta di un iceberg, che si allarga e coinvolge in numero sempre maggiore le donne di questo e altri paesi. Sommerse rimangono le altre violenze, giù fino ai piccoli pregiudizi.
    ( scritto dopo… )
    dare i numeri è una scelta, ad alcuni non è concesso neanche questo.
    Sulla bilancia per una volta ci metta quello che pensa, del perché sta intervenendo qua, di cosa le interessa.

  18. L’uomo che ride, sghignazza e fa le faccine, la sa davvero lunga. Un vero mago dei numeri, si tratti di spettatori o mortammazzati non c’è modo di gabbarlo. Quelli lì non li guarda nessuno, è garantito, lo dicono i numeri, basta saper leggere. E quelle lì sono pochissime, che diamine, come si fa a non lasciarsi travolgere dall’ottimismo rispetto a dati che parlano così chiaro, se solo li si sapesse leggere?
    In un letamaio meticcio e promiscuo come il nostro sarebbe ovvio vedere piuttosto decine di corpi di negre uccise da bianchi, e ancor più di bianche uccise da negri accatastati negli angoli delle strade. Se ciò non accade è per la tradizionale bonomia, tolleranza e pazienza di noi brava gente italiana che tutto il mondo ci riconosce da sempre. E’ davvero incredibile che si cerchi di farci vergognare di dati di cui invece dovremmo andare fieri.
    Che poi per certe fasce d’età si tratti della prima causa di morte, che poi i cadaveri siano la punta estrema di un iceberg di abusi, violenze e sopraffazioni che riguarda milioni di donne, questo certo non può fermare la nostra risata, attutire lo sghignazzo, ridurre il compiacimento.
    Un miracolo di civiltà. Non fatevi fuorviare, ripetetelo ad alta voce, davanti allo specchio.
    Un miracolo di civiltà.
    L.

  19. @Paolo1984
    “Certo anche una donna può essere possessiva e troppo gelosa del suo uomo (ci sono anche casi di donne arrestate per stalking), ma è più difficile che arrivi all’omicidio dell’ex e al suicidio.”
    Mi dispiace ma non è così. Se riprendiamo il documento di sintesi stilato dal Ministero dell’Interno e linkato da Paperinoramone, consigliodi andare a pag.121, Tabella IV.4, intitolata: Rapporti di parentela fra autori e vittime di omicidi commessi in ambito familiare in Italia (2001-2006), per sesso della vittima.
    Cosa ne viene fuori a leggere questa tabella? Che all’interno delle vittime di sesso maschile, il 26% vien fatto fuori dalla “coniuge, convivente o fidanzata”. E che il 10,3% ucciso in “relazioni sentimentali-extraconiugali”.
    Che ne deduce?
    Con questo intervento concludo per rispetto altrui i miei commenti al post.

  20. Urge una postilla.
    Forse non ci siamo capiti.
    Proprio perché questo è uno splendido blog umanistico di letteratura e sensibilità sociali, per quale motivo il Numero impera?
    La mia è solo una critica ai numeri degli altri che se si tirano fuori vanno saputi usare. Lungi da me l’amare il gioco del pallottoliere.
    Non voglio offendere nessuno, ma i numeri sono quelli e se uno me li mette sotto il naso io li guardo e rifletto, non li prendo come se fossero oro colato, perché non voglio delegare l’intelletto, come del resto non lo volete voi, a qualcun’altro che pensa per me.
    Ma poi, scusate, il blog è così pieno di argomenti intelligenti esposti con penne argute, che senso ha cedere alla pedanteria della calcolatrice?

  21. @ Hommequirit
    Io non ho detto che è impossibile che una donna uccida l’ex, sicuramente succede, è successo e succederà, ho detto che mi pareva più difficile se così non è..bè è l’ennesima conferma che uomini e donne sono uguali moralmente e intellettualmente, nel bene come nel male.

  22. Anche se l’omicidio fosse solo uno sarebbe una tragedia. ma va osservato che il tasso di omicidi in Italia è relativamente basso, 1,2 ogni 100.000 abitanti. il tasso europeo è 2,1, con punte che arrivano a 20. il tasso delle americhe è almeno 10 volte tanto, fino alle 50 volte tanto del Venezuela.
    che poi la famiglia non sia il posto più sicuro dove conservare gli affetti, è tanto che si sente dire. ma nessuno più ne mette in discussione le fondamenta, men che meno le donne. secondo me è un errore (e anche un orrore), perché l’aumento o la non diminuzione della violenza sulle donne fa parte dello spostamento a destra dell’intera società, di quella destra feroce che considera i deboli in qualche maniera colpevoli.

  23. #
    dai Larry che cosa c’entra la diatriba destra-sinistra con questo dato?
    La violenza generata dalle mani familiari è un fattore avita nei focolari italiani (e non solo). Qui si parla di violenza fisica, ma enorme è la violenza di stress che cala sulle madri di famiglia da noi, che 8 volte su 10 devono pensare e far quadrare tutto, dal lavoro ai figli al risparmio al mutuo. Parlo di stress a livello mentale, organizzativo domestico e gestionale. In questi concisi, poi, non è certamente bello nemmeno crescerci, da bambini, al di là dei casi di violenza che (come ben dici Larry) sarebbero una tragedia anche se fossero uno solo. Nelle famiglie “normali” è più la forma del bastone di ovatta, cioè quello dello stress, a gravare sulla donna che le bastonate vere e proprie, nonostante anche sul tipo di violenza fisica ci sarebbe da fare dei distinguo: molti uomini non sono dei criminali, ma hanno alzato almeno due o tre volte le mani sulla moglie nell’arco di trent’anni. o altri meno, ma restano fatti gravissimi.
    Stesso discorso si potrebbe fare sui bambini che vengono regolarmente educati a suon di sberle (“come ‘na volta”). E la scuola poi non sarebbe una altra forma di violenza? in antropologia si parla di omicidio rituale. La violenza(che reputo la cosa più penosa sulla faccia della terra) non ha nessun colore Larry, è la forza delle cose. altro che spostamento a destra. si può mitigare con certa pratica mentale, con un po’ di istruzione e buon senso, è vero, ma resta la più istintiva e risolutiva forma di egoismo umano

  24. Daniz l’ideologia del liberismo si fonda sulla costatazione che gli ultimi sono ultimi perché si danno poco da fare. Non l’ho inventato io. Questo intendo per destra. Ciò non significa che nella famiglie che votano a sinistra non si pratichi la violenza sui più deboli, donne e bambini, ma non sono compagni che sbagliano, sono fascisti che si credono compagni. Secondo me.

  25. Secondo me il dato politico non c’entra niente. Il genere umano (uomini e donne) se può sopraffare un altro lo fa.
    Il liberismo mi fa schifo.
    Ma tu sei un cazzone simpatico

  26. “Ciò non significa che nella famiglie che votano a sinistra non si pratichi la violenza sui più deboli, donne e bambini, ma non sono compagni che sbagliano, sono fascisti che si credono compagni”
    se questa è la profondità di pensiero dell’italiano medio…

  27. Ma di che stiamo parlando?
    Per quale motivo no si può parlare di un argomento senza che qualcuno non senta la necessità di stemperarlo o annacquarlo con argomenti contrari o altro?
    Il femminicidio è una dato di fatto. Vogliamo forse sostenere il contrario?
    Si parla del dato e punto. Ci sono altre casistiche? Bene, allora si completa il quadro, senza bisogno di contestare un dato con un altro che non sono di per sé in conflitto.
    Il numero serve in quanto l’aria che tira di solito dai media e nell’opinione pubblica è diversa, si sostiene che la minaccia è esterna, che è il diverso, il rumeno o il trans o lo zingaro il pericolo maggiore. Il numero fa luce su questo, i numeri svelano la vera natura della nostra società. Vanno maneggiati bene e non messi in contraddizione se, di fatto non lo sono.
    Il dato politico secondo me non c’entra con gli omicidi verso donne, c’entra nella valutazione che si da della casistica. Di base la destra è conservatrice e il conservatore vede l’uomo in qualche modo non equivalente alla donna ma “per natura” collocato su ruoli diversi.
    Tra l’altro la destra conservatrice punta alla competizione tra la comunità nazionale contro comunità coesistenti nello stesso territorio, come per proteggere un’idea di unità culturale nazionale data e statica (che scientificamente non esiste).
    In questo senso la destra preferisce sempre far credere che il male sia fuori anziché dentro la comunità, il male esterno compatta la comunità, la definisce allentando contemporaneamente le tensioni interne.
    (Vedere ombre e nebbia di Woody Allen sull’argomento)
    La sinistra progressista osserva l’individuo all’interno di tensioni economiche e sociali comuni a tutta l’umanità e pertanto è più attenta alle azioni e alla tutela anziché a proteggere un’idea di comunità data visto che anche la comunità coeva ha le stesse caratteristiche e necessità come diritti doveri e forza lavoro.
    D.

  28. Non c’è niente da fare. Appena qualcuno si permette di mettere in evidenza che la violenza sulle donne avviene soprattutto in famiglia e ad opera del maschio subito qualche “uomo” si sente in diritto di dire che non è vero arrivando addirittura ad essere ottimista per i dati riportati. Stiamo scherzando vero? La violenza è figlia del maschio. Basta guardare la società in cui viviamo che è fatta dall’uomo, per l’uomo a sua immagine e somiglianza. Una società in cui se sei “diverso/a” vieni annientato/a, una società in cui è la cultura machista, fallocratica e fallocentrica ad avere la meglio su tutto e tutti/e. Non c’è spazio per chi la pensa diversamente, tutto è maschio: la religione, la politica, l’economia, il linguaggio. Ogni singola cosa presente in questa società è stata fatta per l’uomo tanto che persino la donna, che discende, secondo la religione, da una costola di Adamo, diviene strumento del maschio. Un corpo che l’uomo può prendere e usare come vuole. Sarà che sono sempre stato fra quelli “schiacciati” da questa cultura ma a volte mi vergogno davvero di essere un uomo.

  29. Io invece non mi vergogno affatto di essere uomo, e beninteso neanche ne vado particolarmente fiero poichè nascere maschi o femmine è un puro caso indipendente dalla nostra volontà e quindi non vi è nè merito nè colpa nell’appartenenza ad un genere che poi oggi grazie alla chirurgia si può pure mettere in discussione.
    Io onestamente non mi sento minimamente colpevole per le sopraffazioni che in tutto il mondo taluni esponenti del mio sesso compiono sulle donne così come credo che una donna non debba sentirsi in colpa per la mamma di Cogne o per quelle maestre d’asilo che picchiano i bambini, la responsabilità delle proprie azioni è sempre personale per quanto la nostra personalità sia influenzata e lo è moltissimo dall’ambiente, dall’educazione e dalla cultura in cui cresciamo.
    Io poi, escludendo naturalmente i casi di stupro e di violenza fisica, penso che nessuno possa “usare” qualcun’altro senza il suo consenso più o meno tacito, più o meno interessato, più o meno rassegnato il che ovviamente non annulla colpe e responsabilità.
    E poi scusate, sì è vero che in Italia siamo culturalmente indietro su tante cose, ma in Europa e nel Nordamerica non siamo proprio all’anno zero quanto a libertà femminile

  30. Se c’è un solo vantaggio nel Pensiero unico è che non dà adito a decostruzionsmi. E se c’è un solo svantaggio della Società aperta è che se parli della radice quadrata c’è sempre chi crede di avervi visto un patibolo e sente il bisogno di farlo a te.
    Sottititolo per i non capenti.
    Se ho volutamente scritto commenti fastidiosi ma educati – e tuttavia ineccepibili – l’ho fatto per testare la tanto incensata capacità critica di ognuno, che è anche la facoltà di non leggere i calcoli altrui dando sfogo alla bile per produrre i propri. Interrogatevi se chi attaccate abbia pronunciato davvero le parole e le conseguenze che gli attribuite a ruota libera. Altro che forclusioni.
    In sintesi, è proprio perché sono d’accordo con ciò che dice la Lipperini il motivo della mia pedanteria. Mostrare i numeri è una strategia persuasiva, e sono convinto che sia in buona fede. Ma se quei numeri non sono stati studiati bene, ecco, si possono prestare all’equivoco o al ribaltamento della tesi, con il risultato di rendere scettica la persona che li legge, addirittura indifferente alla giusta causa che si va difendendo, fossero gli ascolti di Vieni via con me o la barbarie della violenza sulle donne. Le critiche che ho mosso io potrebbero essere usate da altri a sostegno di tesi che non condivido affatto. Paradossalmente potresi scoprire che possono essere un boomerang per ciò che vado difendendo da anni. La lezioncina è finita e me ne scuso, forse il metodo non era giusto eppure si impara più sulla forza degli argomenti altrui provocando che chiedendo.
    Perciò cautela, cautela sempre.

  31. vabbeh, allora diciamoci subito che in ogni essere umano c’è bontà e cattiveria e finiamola lì, minimizzando il problema.
    Il punto è che qui un numero eccessivo di donne (e ho detto donne, non madri, chi vuole difendere a tutti i costi le sante madri?) subiscono violenze psicologiche, sessuali e fisiche dagli uomini. Quante volte accade il contrario? Nessuno sta dicendo che non avvenga, qui si sta dicendo che il fenomeno non è statisticamente paragonabile.
    O ragioniamo sui dati effettivi o non ha senso discuterne dicendo che “per me” o “a mio avviso” la violenza sulle donne non è in aumento “perché si denuncia di più” (ma se ancora il 90% delle vittime non denuncia un bel niente?) o perché “ci sono anche uomini uccisi dalle donne” (però la prima causa di morte degli uomini fra i 16 e 44 anni non mi pare sia la violenza femminile, come invece è al contrario). Allora, scusate, anche i femminicidi sono in aumento perché in realtà è aumentato il numero di denunce dei ritrovamenti? Ma per piacere!
    Qui non si tratta di legare il termine maschio con violenza, qui si tratta di riconoscere le radici di un fenomeno che è, volenti o nolenti, un problema che riguarda gli uomini e le donne e i loro squilibrato rapporto, che a sua volta deriva da uno squilibrato rapporto fra maschile e il femminile nella società e nel mondo. Non è un caso, infatti, che questa violenza si chiami appunto “violenza di genere”. Così come non è un caso che l’ONU abbia istituito la giornata mondiale contro la violenza sulle donne (proprio le donne) e non sugli uomini.
    Ecco alcuni link per approfondire il fenomeno:
    http://femminicidio.blogspot.com/
    http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/
    http://www.repubblica.it/solidarieta/volontariato/2010/11/25/news/un_nastro_bianco_contro_la_paura_ad_uccidere_sono_mariti_e_fidanzati-9487242/
    http://www.repubblica.it/economia/2010/10/12/news/gender_gap-7976966/

  32. mi chiedevo, giorgia, forse su alcune cose possiamo essere tutti d’accordo: da un secolo a questa parte (per non tornare più indietro) si sono fatti immensi passi avanti, anche se c’è ancora molta strada da fare; la violenza è violenza, cioè abuso di potere del più forte sul più debole. Per quanto mi riguarda poi, ma è una mia opinione personale che non minimizza niente, una battaglia fondata sull’approccio di genere finisce molto più spesso in un autogol (la donna indifesa da tutelare) che non in conquiste reali (empowerment). Non è possibile, sono d’accordo, minimizzare il problema. Leggo ora l’intervento di hommequirit, che lo conferma. Solo, non riesco a partecipare di certi toni indignati e catastrofisti che sembrano chiamare a una guerra. Se la situazione attuale non è “un miracolo di civiltà”, come ha scritto forse troppo provocatoriamente hqr, non è neanche la fine del mondo che a volte ci viene prospettata. Stamattina, ho sentito leggere (su radio3) un bellissimo articolo di Elisa Giorni apparso sul Mulino, proprio su questo: su come anche il tema della ‘violenza sulle donne’ venga usato dai media per alimentare quel clima di pericolo e allarme sociale che serve a molti (per es. ai giornali e ai giornalisti, e ai politici) per assicurarsi un seguito (di lettori o elettori). Io direi che sarebbe meglio non salirci, su quel carro. Il che non significa pensare di vivere nel migliore dei mondi possibili, significa solo restare lucidi, vigili, attenti. Quanto a @perseo: io sono italiana, nata e cresciuta qui e ho la mia bella età. Non ho mai conosciuto una sola donna che fosse ‘strumento del maschio’ (giuro). Da qui forse la dissonanza cognitiva, quando parli di ‘questa società’. Ma tu porti la tua esperienza, che è altrettanto reale della mia. Probabilmente messe insieme danno un quadro più equilibrato della realtà complessiva. Un’ultima cosa, @giorgia: le madri c’entrano, anche loro. Torno a linkare il video a un’intervista con Alessandra Kustermann, direttrice del centro antiviolenza della Mangiagalli di Milano http://www.youtube.com/watch?v=hoQapao4ZyI (Vai al minuto 7).

  33. il punto, diana, è che qui non si tratta né della mia né della tua esperienza personale (che per quanto tu possa avere la tua bella età resta comunque la tua personale esperienza) ma di statistiche. i media cavalcano l’onda della violenza solo quando è per mano di uno straniero ma non indagano mai sulle origini della violenza di genere e sul perché la stragrande maggioranza di queste violenze avvenga in famiglia e per mano di uomini italiani (compagni, mariti, ex e famigliari). queste sono cose che i media non hanno interesse ad indagare perché ciò presupporebbe l’affermazione di un’emergenza di genere e la conseguente necessità di un piano d’emergenza con campagne più che punitive direi educative di massa che a nessuno, specie ad un potere che sulla secolare alleanza maschile ha retto le sue basi, a nessuno interessa davvero intraprendere.
    non capisco ancora la questione madri: che il problema di genere risieda nell’educazione è palese, anche in quella delle madri ovviamente.

  34. Io estenderei il discorso, e direi che il problema della violenza, non solo di genere, risiede nell’educazione. Che di solito è subappaltata alle madri. Ecco perché le ho chiamate in causa. Quando sento parlare di ‘campagne educative di massa’ resto perplessa, ma sì, capisco quello che dici, e sono d’accordo su molti punti.

  35. permettimi, infine, di aggiungere una considerazione sui toni: io non mi sento catastrofista, cerco di essere obiettiva. le cose in italia sono migliorate per le donne fino a un certo punto, da qualche tempo in poi si sono bloccate se non addirittura peggiorate (da un anno all’altro siamo passati dal bassissimo 72° all’ancora peggiore 74° posto nella graduatoria del divario di genere nel mondo, dietro a Paesi come Cina, Ghana, Romania e tanti altri). è un dato gravissimo sul quale, esattamente come su quella della libertà di stampa per esempio, non mi sento di fare alcun sconto come persona, prima che come donna.
    perché non è la battaglia ad essere di genere, è la violenza ad esserlo e che purtroppo, per essere sradicata, necessita di essere riconosciuta come tale al fine di indivuarne e rimuoverne le cause. le battaglie per i diritti alla persona non hanno né colore né sesso ma solo la sensibilità di tutelare chi subisce.

  36. senz’altro. Il fatto, però, che le cose si siano bloccate o addirittura peggiorate è controverso. Per quanto riguarda la statistica che citi, nel thread aperto da loredana (qui: http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2010/10/13/settantaquattro/), troverai diversi link (tra cui questo, postato da me: http://www.noidonne.org/blog.php?ID=01066, ma ce ne sono altri), e l’analisi dei dati fatta da hommequirit. Come vedrai, dire che siamo scesi di due punti non significa automaticamente quello che sulle prime abbiamo tutti pensato. Il Lesotho, per esempio, si piazza ai primi posti, accanto ai paesi scandinavi. Ma dubito che la condizione della donna in Lesotho sia equiparabile a quella di Norvegia o Islanda. Esistono dei problemi, in quel report (cioè negli indici e sub-indici o come cavolo si chiamano). Non lo dico, anche qui, per minimizzare la carenza cronica di servizi di cui soffriamo, le difficoltà delel donne nel mondo del lavoro, e tutto il lavoro che c’è ancora da fare. Solo che il gender report, per come è costruito, è un po’ una mezza trappola. (Lo scrive la giornalista di noidonne, non io). Questo credo che sia emerso nel thread.

  37. quel report, che sicuramente discutibile, non credo prenda in considerazione il benessere delle donne ma il divario fra maschi e femmine, ecco perché potrebbe capitare di trovare lesotho e norvegia vicini, per dire.
    in ogni caso possiamo fare i controversi quanto vogliamo, tanto ci sono centinaia di statistiche che disegnano la condizione della donna in italia indipendentemente dal global gender gap (percentuale di lavoratrici, di rappresentanza nei posti di comando nelle aziende, in senato e parlamento, donne molestate sul lavoro, donne che hanno subìto violenza, donne che hanno dovuto abbandonare il lavoro dopo essere diventate madri, tempo dedicato a lavori domestici, percentuale di bambini coperti dal servizio di asilo nido, numero di laureate che non trovano lavoro, differenza di stipendio a parità di capacità..dai, devo continuare? no dai, secondo me sul senso del discorso ci siamo intese).

  38. certo che ci siamo intese, e quel rapporto misura il divario, hai ragione, anch’io ho semplificato male. Non so se il report sia discutibile, sicuramente per cavarne qualcosa di utile c’è da lavorarci, e i giornalisti che lo hanno presentato sui giornali non hanno avuto la pazienza (o la capacità) di dedicargli un po’ di tempo. Hanno preferito, come al solito, puntare sul titolo a effetto. Fine dell’OT!

  39. Mi sembra che stiamo a fare le pulci a un elefante.
    Esiste un sentire comune ancora zeppo di pregiudizi sul rapporto uomo e donna in questo paese.
    Questa cultura maschilista è alimentata da molte donne che cercano l’uomo all’antica perpetrando un modello maschilista e la maggior parte delle mamme allevano dei figli senza l’idea di educarli all’uguaglianza dei sessi.
    In questo mare di pregiudizio e stereotipi i casi clinici arrivano a fare fuori le amiche, sorelle, mogli, compagne o ex.
    .d

  40. @daniele. Una sola precisazione. Siamo d’accordo che il problema (enorme) esiste – i numeri parlano chiaro – e che quando qualcuno esercita una violenza su un’altro/a che non è in grado di difendersi la responsabilità è del violento. Non è questione di fare le pulci. La mia obiezione riguarda la prospettiva in cui certi fatti vengono inquadrati. E nello specifico, non credo che la violenza si alimenti ‘perpetuando un modello maschilista’. Non è tanto questo, o non solo, l’innesco. Il delirio fusionale di certi uomini violenti (che non accettano l’abbandono, per esempio) non è, secondo me, scollegato dal delirio fisuionale con cui certe madri crescono (non: ‘educano’) i figli. Il sentimento di possesso, la rabbia compressa, la voglia di rivalsa, il non rispetto del confine fisico e psicologico, in sostanza l’uso improprio che donne (e uomini) a volte fanno dei figli – tutte queste cose, sono l’innesco. E’ questo che fa la differenza, credo, tra crescere un maschilista e un uomo maltrattante. La differenza è sostanziale, non solo di ‘gradi’ diversi di maschilismo. La cultura maschilista sarà pure il brodo in cui tutti cresciamo, ma un brodo che si va lentamente allungando. Lentamente, ma si allunga. Allora dico: perché conservare la visione a tunnel della ‘violenza è maschile’, e non allargare la visuale e lavorare in una prospettiva più globale, che non colpevolizza nessuno (neanche le madri) ma punta sulla consapevolezza e l’autoeducazione?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto