Cose che ho visto e capito in questi giorni di Più Libri Più Liberi.
Qualcosa sta cambiando. Nella finale del libro dell’anno di Fahrenheit c’erano diversi libri “di confine”, ovvero che hanno scelto di non seguire la via del realismo stretto addentrandosi in quelli che abbiamo chiamato “mondi sottili”, e che tecnicamente avrebbero il nome di perturbante. Non è faccenda di poco conto, credo: dopo l’alluvione di autofiction e autobiografie e autonarrazioni, si guarda ad altre possibilità, e lo fanno soprattutto le scrittrici, anche molto giovani. E’ presto per parlare di tendenza, e forse non bisognerebbe neanche farlo, per evitare che diventi filone da scarnificare in due bocconi. Ma è rassicurante.
Qualcosa potrebbe cambiare. Il fatto che Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi sia il libro dell’anno di Fahrenheit e abbia vinto il Premio Mastercard ha qualcosa da dirci sull’editoria: ebbe un prenotato di 168 copie, ma l’editore, Laurana, ne stampò fiduciosamente mille. E accettò di fare quasi cento copie omaggio. Inizialmente rifiutato (brutta copertina, troppo lungo, autore sconosciuto: queste le obiezioni) è andato avanti ristampa dopo ristampa dopo ristampa a colpi di mille copie a tiratura. Cosa che insegna molto, o dovrebbe insegnare, sul “canone” di quel che è vendibile. In tempi dove le prime edizioni aumentano e le seconde crollano: ovvero, il tempo di permanenza in libreria si accorcia ancora di più.
Qualcosa in cui sperare. Si deve aAstrid Hoem, sopravvissuta a Utøya, con cui ho dialogato venerdì scorso. Capire e non censurare. Ma non sottovalutare, mai, le parole di odio che precedono il sangue. Ce lo dovrebbero insegnare anche gli episodi non collegati ma sconvolgenti di questi giorni: il Tir che investe di proposito una ragazza, il condomino che spara e uccide durante una riunione. Siamo affogati nella rabbia da anni, da prima della pandemia, è ora di cominciare a guardarci intorno.
Cara Loredana , per favore , mi consiglia qualche titolo recente “ perturbante “ ? Grazie . Felice giornata ..
Sono d’accordo ma, più che dare qualcosa contro la rabbia, bisognerebbe agire immediatamente contro la violenza maschile, cancro mondiale. Certo, senza una reale volontà politica, che vada al di là delle chiacchiere e della propaganda, purtroppo non si va lontano…