MODESTE PROPOSTE

Lo sapevate? Leggete qui. A proposito di scuola. Di disabili. Di insegnanti di sostegno.

13 pensieri su “MODESTE PROPOSTE

  1. Eh già. Questi continuano, come niente fosse, a sfasciare, incuranti di un paese che gli si rivolta contro, aggrappati al consenso parlamentare degli Scilipoti. E si apprestano a varare una manovra di quaranta miliardi da far pagare indovinate a chi.

  2. @ barbara: mi sembra che sulla stampa non aggiungano nulla a quanto purtroppo si legge nell’articolo postato da loredana. Mi sembra che con il consueto strumento retorico delle spese eccessive e la continua denigrazione della professionalità dei lavoratori (in questo caso degli insegnanti di sostegno, ma è già accaduto per altre categorie) si continui sulla strada dei tagli, e della distruzione della scuola pubblica, che in questo caso colpisce un valore della scuola italiana unico al mondo: il lavoro per l’integrazione, che impegna studiosi, ricercatori, docenti e associazioni dei genitori, oltre a numerosi enti, e che con queste parole davvero ipocrite viene fatto a pezzi con una leggerezza disarmante.

  3. Che poi non ci si rende conto di una cosa molto semplice. L’insegnante di sostegno è necessario non solo per una questione di competenze – il che può essere discutibile (io però credo in un ristretto numero di casi) ma proprio per il fatto che si, certi allievi hanno bisogno di un insegnante tutto per se – e se l’insegnante viene deprivato della figura di sostegno tutti ci rimettono per la qualità della lezione – ma naturalmente chi sarà il capro espiatorio? Cosa attiverà nella classe il rallentamento del ritmo, i problemi psicologici non contentuti?
    Discriminazione – discriminazione – discriminazione.

  4. Qua siamo nel regno della truffa bella e buona. A parte l’inopportunità di creare un organismo che ha lo stesso acronimo della Croce Rossa Italiana, che suona ed è di fatto una presa per il culo, ma poi ci manca solo che i già scarsissimi fondi a disposizione delle scuole vadano a finire nelle mani della Caritas, come se non ne gestisse già troppi, e che sia un’agenzia gestita da cattolici a decidere a chi assegnare le risorse per il sostegno. Inoltre, è incredibilmente offensiva l’affermazione secondo cui l’abilitazione al sostegno sarebbe una scorciatoia per entrare in ruolo. Comunque, queste sono tutte boutade senza alcuna possibilità di applicazione. La realtà è che è stato emanato un decreto per cui dovrebbero partire i TFA a breve, fra cui continua ad essere incluso quello per l’abilitazione al sostegno. Il dramma consiste nel fatto che le scuole non hanno più soldi, e non certo nelle competenze di chi sceglie di abilitarsi in sostegno. Siamo alle solite: mettere il culo in una scuola pubblica e toccare con mano prima di pubblicare centinaia di pagine di cazzate, no eh? Troppa fatica per i nababbi della Caritas e della fondazione Agnelli.

  5. Stanno facendo di tutto perchè l’integrazione dentro la classe, l’unica che abbia senso e funzioni, sparisca. E che non ci raccontino che tutto questo è finalizzato a rendere tutti i docenti esperti di didattica speciale. Tutti i docenti dovrebbero conoscere la didattica speciale, questo è giustissimo, ma devono cmq continuare ad essere affiancati dagli insegnanti di sostegno dentro la classe. La nostra scuola assiste a un continuo aumento di ragazzi con bisogni educativi speciali, a cui si deve rispondere con maggiori risorse umane dentro la classe. Altrimenti accadrà quello che sta già capitando con i DSA: prendi un ragazzo DSA, gli dai un computer, gli metti a disposizione, nella migliore delle ipotesi, tutte le misure compensative, e poi hai finito. E chi si occupa dei problemi motivazionali e relazionali, di accettazione delle difficoltà e degli stessi strumenti compensativi? chi si occupa di insegnare ai ragazzi DSA come gestire computer, software, simulatori vocali e chi più ne ha più ne metta? Il problema non è, come dice alla fine l’articolo, se gli insegnanti di sostegno avranno voglia di spostarsi in un ufficio usl, il problema è il vuoto incolmabile che resterà dentro le classi.

  6. Mi sembra un delirio.
    Ma non è certo sorprendente nel clima che si respira attualmente nella scuola.
    Pare la solita manovra per togliere di mezzo uno strumento utile (gli insegnanti di sostegno servono eccome, non solo per una questione pratica, ma anche per le competenze che dovrebbero avere), potrei dire di “privatizzazione”.
    Oltretutto adesso per ottenere l’abilitazione al sostegno ti devi fare un bel mazzo, e studiare anche diversi anni. Per poi cosa? Diventare una sorta di figura ospedaliera?
    Questo contrasta nella sostanza con l’idea del sostegno. Che è principalmente uno strumento della didattica. Ed è nella classe, assieme a tutti gli altri alunni e docenti, che trova la propria realizzazione.

  7. vado controcorrente.Mi pare che sviluppare l’aretè possa migliorare la società.Un’azione che potrebbe dare una risposta perfino a robuste teorie dello sviluppo economico apprese in gioventù.Certo,bisognerebbe promuovere questa filosofia a 360°.Mi ricordo bene una conversazione con un medico cileno in esilio a parigi da cui imparai che gli epigoni di ippocrate nelle altre nazioni all’occorrenza sanno pure cambiare un panno.(chissà cosa ne penserebbero gli interessati)

  8. Se è per questo, qualche anima bella ha recentemente suggerito che le famiglie dovrebbero pagarsi da sole gli insegnanti di sostegno…

  9. Ormai quando si parla di scuola ci dobbiamo sempre preparare al peggio. Purtoppo, oltre alle gravissime notizie sul sostegno, ne aggiungo un’altra (e scusate se vado un po’ OT):
    la chiusura dei corsi serali per lavoratori.
    Lo scempio si sta consumando sottovoce, nel senso che in rete ci sono solo notizie locali (Ravenna, Savona, Sardegna, …) ma nessuna notizia “ufficiale”. I dirigenti raccontano di aver appreso la notizia attraverso circolari di uffici periferici che notificano le modifiche nell’organico di diritto.
    C’è da dire che non si tratta di un “ridimensionamento” di classi poco numerose e dunque onerose, ma di una vera e propria soppressione di moltissime classi I, II, IV (salvano le classi terminali!) che sta avvenendo, tra l’altro, senza alcuna discussione tra le parti, ma che porterà alla soppressione dell’intero servizio.
    Un servizio importantissimo per tutti quegli studenti che, per ragioni varie non avevano potuto teminare gli studi regolari e speravano di migliorarsi , anche a costo di numetosi sacrifici.
    Inoltre, i corsi sono frequentati da molti stranieri, per altro talvolta già in possesso di titoli di studio da noi non riconosciuti, che speravano di avere una chance in più nel nostro paese.

  10. Dopo molti anni di esperienza in una scuola superiore, posso dire che il modello attuale funziona benissimo ( e dico benissimo) se i docenti (tutti quanti) sono motivati e capaci (sotto molto punti di vista) e la famiglia collaborativa. La nuova proposta, ha ragione Angela, è inattuabile e perfino pericolosa. E’ un altro passo verso una concezione squallida della didattica, ridotta semplicemente a tecnica, all’interno della quale il rapporto personale è bandito. Purtroppo si sta proseguendo su una strada aperta da altri, tanto tempo fa. Soltanto che adesso lo si fa con la malagrazia e l’ottusità che hanno dominato l’intero decennio. Quello che si sta perdendo è il senso e l’amore del particolare (cioè del personale), a farne le spese saranno soprattutto i più fragili, quelli che non possono essere fatti rientrare tanto facilmente nella norma. Il mio preside mi ha detto che per il prossimo a.s. pare siano giunte dall’alto indicazioni a formare le classi fregandosene del numero di disabili: le associazioni denunceranno, ovviamente, faranno ricorso ecc…intanto però l’anno sarà passato e lo Stato avrà risparmiato un bel po’. Più di quanto dovrà sborsare, nel momento in cui verrà condannato dal Tar.

  11. Salve a tutti, è la prima volta che commento in questo blog, anche se lo seguo ormai per tempo (i miei complimenti alla signora Lipperini, che promuove sempre discussioni e tematiche interessanti). Io sono una neuropsicomotricista, quindi mi occupo di riabilitazione con i bambini, e mi ritrovo spesso a collaborare con insegnanti di classe e di sostegno: dalla mia esperienza, l’insegnante di sostegno è una risorsa validissima e di grandi potenzialità, se quest’ultimo è ben preparato e motivato, e la collaborazione tra noi operatori sanitari e loro porta a grandi risultati. Vorrei limitarmi a rilevare che comunque alcuni problemi citati sono veri e rilevanti: i bambini cambiano spesso insegnante ogni anno, per cui si ritrovano a dover costruire ex novo una relazione con il nuovo docente; è vero che spesso si accede ai corsi di sostegno per salire in graduatoria (anche se questo non vuol dire che si possa essere ottimi insegnanti comunque) e la preparazione non è sempre ottimale, visto che spesso i docenti di sostegno (in teoria i più preparati) non sanno che cosa sia una paralisi cerebrale infantile. La soluzione proposta in questi articoli vuole risolvere questi problemi, ma non mi sembra la più adatta: forse istituendo per ogni struttura scolastica un gruppo di docenti di sostegno, che seguano per tutti gli anni del percorso scolastico lo stesso bambino e possano collaborare e informarsi anche tra di loro sarebbe una soluzione più efficace.

  12. Le basi sì, basta che l’insegnante non debba fare X corsi di specializzazione con X a piacere. La tendenza sembra quella ed è una scusa per fare selezione dato che i posti sono pochissimi

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