OH, IO SONO SOLO LA BALIA

Di ritorno da Mantova (una sintesi dell’incontro è qui, felicissima di aver conosciuto di persona una donna meravigliosa come Simonetta Soldani, e di aver visto amici nuovi e vecchi), ho terminato il saggio di Elisabeth Badinter con una domanda, fra le molte. Come mai siamo ancora così ancorati al concetto di natura? La natura lo sa, la natura (anzi: Madre Natura) non fa nulla a caso, è il tormentone che ci accompagna negli ultimi anni.
Uno sguardo al sito italiano della Leche League conferma gli interrogativi: la Leche League nasce negli anni Cinquanta per favorire l’allattamento al seno, di cui è fautrice “ad ogni costo” e senza limiti d’età. Fra gli slogan leggibili nel sito, ne scelgo uno:  “Se ti chiedono: Non è un po’ troppo grande per poppare  al seno? Puoi rispondere così: Oh, io sono solo la balia. Sai, mi pagano bene”. Qui un articolo dove si parla dell’importanza di allattare oltre il primo anno. Molto interessante anche quanto detto dalla Leche League sul padre: “Il ruolo del padre, specialmente nei primi mesi, è principalmente un ruolo di sostegno e di accudimento della madre, così che lei possa a sua volta concentrarsi sull’accudimento del bambino”. Ci tornerò, ovviamente.
Per oggi, la faccio breve. Badinter demolisce benissimo i falsi miti che portano alla colpevolizzazione della madri che scelgono – o sono costrette a scegliere – l’allattamento artificiale, o che sono perplesse sull’estasi de “i tuoi seni appartengono a Lui” (uno dei comandamenti della LLL), scrivendo, fra l’altro:  ”Tutti i discorsi che si ispirano al naturalismo e che, quindi, proibiscono la diversità di scelta sono un ritorno indietro”.
Quella che dà da pensare è la reazione della Leche League, che accusa Badinter di essere una femminista “alla francese” che rifiuta la maternità, dunque, la femminilità stessa. Ora, uno dei grandi, grandissimi rischi non solo francesi, ma comuni a molto movimento delle donne, è esattamente questo: il mito della differenza biologica che prevale sulla cultura (antropologicamente parlando).  Ci facciamo i conti quasi tutti i giorni, nelle discussioni sulla questione femminile: peccato che non si tratti di scegliere una “fazione” invece di un’altra, ma di capire su quali basi vada posto il discorso. In altre parole ancora: sembra esserci odor di fondamentalismo e di condanna verso chi non segue la stessa strada “naturale” (e magari sceglie i pannolini usa e getta).  Rimuovere questo aspetto porta, temo, a non pochi guai.

95 pensieri su “OH, IO SONO SOLO LA BALIA

  1. Dici benissimo. Sappiamo che il (falso) dibattito fra “natura e nutritura” risale almeno al Medioevo. Lo schema di riferimento era già quella volta: sofisticati intellettualismi possono venir spazzati via da una sapienza empirica che l’ignorante possiede e al saggio elucubrante sfuggono (Penso al Bertoldo, o a Marcolfo che beffa Salomone).
    Ma se nel Medioevo questo schema di pensiero poteva essere una comprensibile compensazione dell’ignoranza imposta (nonché un topos letterario relativamnete innocuo), dopo il metodo scientifico, l’illuminismo e la scuola di massa questo griglia diventa una scelta voluta, o per lo meno una reazione dell’individuo a un mondo che funziona in base a meccanismi che non comprenderemo mai fino in fondo, ma che almeno alcuni vanno investigando e altri divulgando grazie al pensiero critico.
    La leche league come i tea party in America, i complottismi o certi movimenti anti big Pharma forniscono risposte semplici (per quanto false) cui molti individui semplice o che preferiscono credere nella semplicità preferiscono aggrapparsi. Purtroppo la realtà è complicata, e le risposte semplici sono pie illusioni.
    E uno dei compiti degli intellettuali e dei giornalisti dovrebbe anche essere quello di accompagnare attraverso la complessità (ed evitando gli Scilla e Cariddi dell’erudizione e della banalità) più persone possibile: come si fa qui, per di più discutendone apertamente.

  2. Sul tema dell’allattamento al seno ho sentito di tutto e ci sono opposte “fazioni” di donne che si scagliano le une contro le altre con fervore e animosità. Personalmente, ho allattato entrambi i miei figli ben oltre l’anno, sono soddisfatta di questa scelta, ma non me la sentirei mai di criticare ne’ di giudicare chi ha optato per l’allattamento artificiale. E’ importante informarsi e poi decidere ciò che è meglio per noi e per i nostri figli, valutando la nostra situazione, il contesto in cui ci troviamo, come ci sentiamo noi come madri. Non ho mai pensato alla questione dell’allattamento nei termini “natura/cultura”, ho fatto semplicemente delle valutazioni pratiche, soggettive e, personalmente, non l’ho caricato di particolari significati, cosa che mi pare stia succedendo…

  3. Se una donna non vuole allattare il proprio bambino, forse è meglio che non metta al mondo con la complicità del partner dei figli. Se ci sono delle ragioni mediche, di salute, per cui non è possibile l’allattamento al seno è una cosa; se invece la neomamma ha paura di sciuparsi le poppe, allora è tutto un altro paio di maniche per un quadro non poco raccapricciante.
    In ogni caso il silicone è oramai a portata di tutte e di tutti (maschietti compresi che si fanno imbottire i pettorali che non hanno, le natiche, e non solo), per cui basta poco, che ce vo’?. si va dal chirurgo plastico e ci si fa imbottire di silicone nel nome della femminilità, dell’emancipazione, della bellezza fatta di niente.

  4. Anche a me colpisce moltissimo questo ritorno della Natura come Madre (ovviamente) Buona e Saggia. E’ chiaro che la modernità alienante, la pressione che genera avere possibilità sulla carta infinite, il senso di fare parte di un mondo del tutto incontrollabile, dove ogni cosa è controversa ha fatto la sua parte per il ritorno in voga di questa utopia regressiva (che riguarda la fetta abbiente del mondo, gli altri lo sanno che la Natura vuol semplicemente dire che il più debole muore). Secondo me c’è anche un confortante senso di sollievo, di deresponsabilizzazione dell’individuo, nel fatto di seguire leggi che si suppongono superiori e immutabili.
    Le Leche-Leghiste poi mi fanno rizzare tutto il rizzabile vello che ho. Però distinguerei tra un ritorno alla “Natura” e una gestione del proprio impatto ambientale, che al contrario presuppone una presa di responsabilità individuale verso l’ambiente in cui si vive, ambiente naturale ma soprattutto umano e civile. La raccolta differenziata, il riciclo, certe attenzioni e modalità di consumo alternative comportano forse un po’ di sbattimento in più, ma nessuno vieta di recuperarlo sacrificando altri lavori domestici non indispensabili o suddividendo il carico di questi lavori su tutti i membri della famiglia. Noi quando possiamo usiamo i pannolini lavabili. E, nel 2011, quando dico che in casa nostra non si stira pressochè mai, il 90% delle signore e signorine mi guarda incredula…

  5. Ienax, forse il discorso è un po’ più complesso di come la metti tu. Forse una vuole allattarli, ma forse poi non è così facile e naturale per tutte e tutti ibambini, e ci prova ma non ci riesce per mille motivi “tecnici” (se hai avuto figli sai di cosa parlo, se no puoi sempre documentarti). Forse poi non può proprio, o non vuole, dedicare 24 h del suo tempo unicamente all’accudimento di un figlio (magari deve lavorare, o per dire ne ha altri, di figli). Forse siccome esiste l’alternativa, sarebbe opportuno lasciare libertà a caisscuna di fare un po’ come crede senza colpevolizzarla, sia in un senso che nell’altro.

  6. La L.League, come molte organizzazioni, è composta da persone illuminate e altre cosiddette talebane dell’allattamento.
    Mi rivolsi a loro per un “problema” legato alla conformazione del mio seno e da parte loro nessuna costrizione, grande gentilezza e nessuna forzatura a partecipare ad incontri o a procrastinare lo svezzamento.
    Desideravo allattare e nonostante le difficoltà l’ho portato avanti fino ai 18 mesi di mio figlio.
    Allattare al seno indubbiamente è economico, più sicuro (se non vivi in zone altamente inquinate) rispetto ai latti ricostituiti.
    Nessun senso di colpa se alla fine si fa la scelta del latte artificiale, però mi chiedo come mai molte (mariti e compagni compresi) non vogliono nemmeno provarci, non chiedono supporto alle ostetriche o hanno paura di trasformarsi in “mucche”… Sentito con le mie orecchie…

  7. @ Francesca
    Ognuna e ognuno faccia come meglio crede. Ma se il motivo è il “lavoro, la carriera, l’estetica” per cui una madre decide di non allattare il proprio figlio, a me la cosa fa paura e non poco. Si sta andando sempre più verso la disumanizzazione. Come ho già detto, se ci sono dei problemi di saluti che impediscano l’allattamento al seno, bene, sono io il primo a dire che il bambino può venir su anche con il latte artificiale… Ma se il problema si riduce a: non voglio rovinarmi le poppe, non tengo tempo, devo pensare alla mia dannata carriera (per la serie il figlio l’ho partorito, e che diavolo, che altro si vuole da me?), ho altro a cui pensare e via dicendo, diavolaccio, se questo non è inquietante non so cos’altro potrebbe esserlo. Semmai il problema è che il partner dovrebbe aver la possibilità oltreché voglia e volontà di stare maggiormente accanto alla compagna e di aiutarla. La cosa che mi terrorizza è che nel regno animale questi problemi non esistono: l’allattamento è naturale, è la vita, è essere vivi. Per alcuni invece sembra essere un problema, sì, ma spesse volte costruito ad arte. Comunque ognuna libera di fare le sue scelte, di rifarsi il seno o anche tutta, di non allattare, di pensare che non può proprio allattare perché la carriera altrimenti potrebbe andarsi a far benedire. In tutto questo non volere c’è più che altro disumanizzazione prima che una forte mancanza di femminilità. D’altro canto si va sempre più verso la disumanizzazione, in ogni ambito sociale e culturale, per cui non vedo poi troppo lontano il momento in cui la prole verrà prodotta in serie in grembi artificiali. Che bellezza, questa sì che è la parità dei sessi: il grembo artificiale e il figlio te lo consegnano a casa quando è poi già bell’e fatto, istruito, maggiorenne e pronto a sposarsi. Ti bussano alla porta e ti dicono: “Questo è suo figlio, glielo facciamo conoscere, giusto per pura formalità”. Una lacrima d’orgoglio, un bacio sulla guancia e la porte in faccia e tanti saluti.
    Chissà quanto diavolo costa farsi gonfiare i bicipiti! Non troppo credo, oramai sono cosette alla portata di tutti.
    Restiamo umani.

  8. E’ interessante comunque – la costante scotomizzazione del problema del materno che non esplode come perfetto, e credo che a Loredana Badinter piaccia molto per questo – mentre Ienax è il commento tipico di chi cede un po’ a questa mitologia. O la madre è supermadre, o non deve essere madre. Le età della crescita sono tante e molto diverse, e le madri cambiano molto meno dei loro figli, per quanto cerchino di adattarsi: è un’illusione culturale quella per cui la madre ottima con il neonato sarà altrettanto perfetta con il figlio appena adolescente. COme è un mito culturale che sottende un segreto desiderio fascista quello per cui solo i perfetti e i felici devono avere figli. La rubrica dell’etica, la rubrica della procreazione e del diritto a esistere e a scegliere, deve andare sotto un’indice diverso della raubrica della cura.Ossia io sono psicologa per esempio, mi occupo di post partum per giunta e so bene quali sono le condizioni di maturazioni psichica che conducono a una depressione oppure a una difficoltà nell’allattamento. Posso avviare una terapia su richiesta ma non mi viene in mente di sindacare sul diritto alla genitorialità.
    Detto questo – per fornire due cose in più al dibattito. L’allattamento al seno è una gran cosa, ma se la donna ha una resistenza per un problema di negoziazione con il corporeo con l’animalità della faccenda, un biberon potrebbe fare di lei una madre migliore, un oggetto intermedia che facilita il suo scambio emotivo col figlio. In secondo luogo, dopo una certa età si può categorizzare specie in occidente, l’allattamento prolungato come un abuso sessuale. Il bambino viene usato dalla mamma per consolarsi, per non avere una relazione con il padre che viene estromesso. Ora dico una cosa che è puramente congetturale, ma l’allattamento molto prolungato è tipico di paesi in cui non solo c’è grandissima carestia, ma anche un grandissimo maschilismo, una donna che non può mai sottrarsi all’uso da parte del maschio, al suo concepimento continuo l’allattamento e il figlio da allattare diventano uno scudo. Scudo che poi proprio per essere stato trattato come tale, si scaglierà contro la madre.
    Spero di non essere andata troppo ot. Caso mai torno dopo.

  9. ciao loredana, una curiosità a margine. leggendo gli atti del processo per stupro di cui fu vittima artemisia gentileschi, in tutte le sue deposizioni il sesso femminile viene definito “natura”. Mi toccò la “natura” ecc. E riferendolo a degli amici, ho saputo che questo sinonimo rimase fino a un paio di generazioni fa (diciamo le nonne), e non valeva al maschile. Forse da qui nasce il collegamento.

  10. No, niente supermadri e superpadri. Essere e restare umani non include in nessuna maniera d’essere super. Super ‘de che’? Se ci si illude d’essere super non si è umani, si è qualche cosa d’altro. Ma solo in forse. Ci sono madri che non danno manco il biberon ai figli perché non tengono tempo, ma il tempo ce l’hanno per sbattersi dalla parrucchiera o dal chirurgo plastico, eccome se ce l’hanno. Alla faccia delle tanto vituperate veline. Per non dire di quei padri e di quelle madri, di quei genitori che dimenticano i figli in macchina per ore e ore. e poi: “Oh, che disgrazia, m’è morto il figlioletto appena nato. Ma la colpa mica è mia”.
    Dico solo: non volete fare i genitori perché avete altro da fare, io sono d’accordo, ma non fate i figli per ammazzarli o rovinarli per tutta la vita con comportamenti disgraziati. Fate la vostra vita, fate tutto quello che volete, a me non interessa, ma non mettete al mondo delle anime innocenti per diventare i loro carnefici.

  11. ienax scusami, io non sono molto diplomatica. Ma come si fa a pensare che uno uccida un figlio per egoismo? per distrazione? Tu mi parli di genitori di plastica, roba da telefilm scaduti, che parlano alle donne che non solo dal parrucchiere non hanno il tempo di andarci, ma manco i soldi. Ma di cosa parli? Fare un figlio è un’esperienza che mette in una condizione mentale in cui non esiste superficialità ma in caso patologia. Non esiste leggerezza capisci? Per le donne meno che per gli uomini, vuoi per rinforzo culturale, vuoi anche perchè il fatto che uno l’hai fatto te, un pochino ci fai caso che dici?

  12. tempo fa c’era un interessante reportage su internazionale, sui genitori a cui erano morti i fogli dimenticati in macchina. Non direi che la loro reazione fosse esattamente “Oh, che disgrazia, m’è morto il figlioletto appena nato. Ma la colpa mica è mia”.
    sono persone che hanno la vita distrutta da un errore, e non penso sia il caso di giudicare e liquidare un errore così grande in due parole…provo una grande, grandissima pena per loro e mi astengo dal giudicare frettolosamente
    detto questo, mi chiedo perchè le donne madri che si occupano anche di se stesse son sempre tacciate di andare dal parrucchiere e dal chirurgo plastico, mente l’uomo padre che va in bicicletta, in montagna etc etc è la persona che giustamente prende del tempo per se, oltre al lavoro ed alla famiglia
    ma i contenuti del mondo, in famiglia, li devono sempre portare gli uomini, mentre le donne si immergono nella cura e nell’accudimento? non hanno anche un loro un’esperienza di vita al di fuori della famiglia da trasmettere ai figli?

  13. @ ZAUBEREI
    La cronaca nera ahinoi parla chiaro: padri e madri che dimenticano i figli in macchina, sotto il sole. E’ la cronaca nera a raccontarci di queste morti assurde, e non un telefilm da quattro soldi. Mi permetto di segnale due notizie, tanto per dimostrare che non siamo in un film:
    http://www.nanopress.it/cronaca/2011/05/27/perugia-padre-dimentica-il-figlio-di-undici-mesi-in-auto-inutili-i-soccorsi_P1779241.html
    http://blog.panorama.it/italia/2008/05/30/la-mamma-dimentica-la-figlia-in-auto-ma-la-bambina-muore/
    Sono solo due esempi. Due. Ma la tragedia degli innocenti morti così è lunga. Una volta il padre, una volta la madre.
    Non siamo di certo di fronte a delle fatalità.
    A dell’egoismo? A della distrazione? A della superficialità o a della inadeguatezza?
    Io so solo che se dovessi scegliere fra la vita di mio figlio e la mia non esiterei un solo istante: mio figlio.

  14. Ienax, ribadisco che le figura della madre che non allatta perchè si rovina le poppe o perchè non vuole scalfire la sua super carriera, mi sembrano più categorie dello spirito che persone reali. Esisteranno anche quelle, ma credo siano un fenomano molto marginale. Perlomeno, a me non è mai capitato di incontrarne. Ho conosciuto invece moltissime madri che hanno provato ad allattare, a cui era stato detto che è una cosa facile e naturale, e per alcune lo è, mentre altre hanno trovato un sacco di difficoltà. Non ti parlo di gravi ragioni mediche, bensì di difficoltà teoricamente sormontabili: che però hanno finito col rendere l’esperienza dell’allattamento un inferno di sfinimento, ansia, inadeguatezza, dolore, nervosismo ecc. e non già quel momento idilliaco di comunione col bambino che loro si aspettavano. E per questo hanno rinunciato, sentendosi anche in colpa e madri di serie B. Tu dici di restare umani: che c’è di più umano di questi sentimenti?
    E per cosa poi tanto senso di colpa: per una cosa che alla fin fine non ha nessun effetto permanente sulla vita del bambino, e sul rapporto coi genitori che, come ricorda Zaub, si protrae per almeno diciotto anni e si sviluppa su moltissimi piani. Io stessa ho allattato tre figli, con modalità diverse, e penso: ma poi alla fine, che differenza ci sarebbe in loro, o tra noi, se li avessi allattati qualche mese in più o in meno, o anche solo col latte artificiale? Nessuna, lo penso sinceramente. Se una madre è egoista e anaffettiva o immatura, il non allattare magari può essere una delle manifestazioni, ma il problema non è il non allattamento, ma l’immaturità o anaffettività ecc.
    Che poi è curioso che come esempio di umanità tu citi proprio le bestie. Insomma le bestie allattano al seno, e non ci sono problemi e dilemmi in effetti: il cucciolo debole, e che non succhia bene, muore di fame e la madre magari se lo mangia così ha più energia per allattare gli altri.

  15. Basta un’occhiatina alla storia delle ideologie per rendersi conto che il termine “natura” è stato stiracchiato a destra e a manca, anche per giustificare le peggiori aberrazioni sociali. D’altro canto, con la scusa che “natura nisi parendo vincitur” l’agire tecnico e il profitto capitalistico hanno legittimato non solo l’orto, ma anche la toilette e la nursery di Frankenstein. Diciamo che esiste una tendenza “de destra” che confonde deliberatamente la natura con un ordine sociale considerato inamovibile, e una tendenza “de sinistra” che a furia di affermare una trascendenza utopica dalla natura e dalla storia produce un soggetto alienato dal corpo e dal mondo, in balia di un desiderio senza oggetto.
    Credo che il femminismo, dopo aver legittimamente combattuto la prima tendenza, si sia spesso fatto strumento per l’espansione della seconda, e oggi bisogna che ne prenda atto. Infatti, se molte delle istanze che giustamente rivendicava sono rimaste disattese e guardate con sospetto dalle masse, è perchè un certo soggettivismo de-genere, ribelle non solo all’idea della sottomissione ma anche a quelle della famiglia e della maternità, risulta ripugnante al senso comune.

  16. Fra le donne che non allattano al seno ce ne sono anche molte che magari vorrebbero, ma non possono. L’equazione “non allatti al seno = madre snaturata” danneggia molto queste ultime che spesso rischiano di sentirsi frustrate. Bene quindi promuovere l’allattamento al seno, ma non demonizzare chi non lo fa.
    Io come padre ho avuto la fortuna di partecipare all’allattamento visto che mia moglie raccoglieva il latte e lo congelava. Ricordo ancora quanti cubetti e quale tempo di microonde a seconda della dimensione del biberon. La mia esperienza (limitata a due figlie) è che prima inizia il papà ad essere un complemento e meglio è. Aiuta l’indipendenza della donna che non è più strettamente vincolata ai tempi dell’infante.

  17. @ienax Io starei attento a condannare i genitori che lasciano i figli in macchina. Non credo sia un atto di leggerezza, men che meno una scelta premeditata. Credo piuttosto che ci si possa interrogare su quale livello di stress e preoccupazione devono aver avuto. Quei genitori si porteranno dentro una croce ed un peso immenso.

  18. Ritorno proprio nel topic.
    E’ vero che biologia non è più di cultura – ma biologia produce una cultura psichica. Per esempio i commenti sono molto più simili tra i due sessi prima dell’esperienza del concepimento. Quando si fa l’esperienza del concepimento della possibilità etc i commenti tra i due sessi tendono a diversificarsi. In sostanza io credo che i sessi siano molto simili, come percorsi intellettuali, ma si strutturano su un’esperienza culturale diversa che è quella fornita dal corpo, il problema è l’uso che si fa di questa esperienza e il modo di trattarla o di restringerla e il mancato riconoscimento del fatto che essa si sovrappone e mischia ad altre esperienze culturali.
    Poi Ienax la cronaca la conosciamo tutti – che ti metti a citare, ci fanno due palle così i voyeurs della cronaca spicciola, i vari libero.it yahoo.it etc. Solo che se ti occupassi di infanticidio, scopriresti che il 62 per cento delle madri che incorrono in questi episodi tenta il suicidio, e spesso ci riesce. C’è qualcosa di molto grave dietro una cosa che apparentemente suona come una dimenticanza.

  19. Essere madri ed essere padri è una sfida. Non c’è spazio per supereroine e supereroi, men che mai per la perfezione. Anzi: direi che maternità e paternità sono il banco di prova della capacità, propria e della coppia, di “reggere” davanti all’incertezza e alla complessità. La questione su cui riflettere non riguarda la patologia della maternità o della paternità (in cui rientrano i casi di abbandono, le distrazioni fatali, giù giù fino agli abusi e agli infanticidi) ma la sua fisiologia oggi. Perché le contraddizioni sono troppe per non soffermarsi a osservarle.
    Partiamo dall’allattamento, che è il tema del post. Siamo tutti d’accordo sul fatto che il latte materno è migliore, più salutare e a minor impatto ambientale. Ma l’esaltazione delle sue qualità indiscutibili non può tornare a ritorcersi contro le donne. Perché allattare non è una passeggiata: significa donare interamente corpo e tempo alla propria figlia o figlio, essere disponibili 24 ore su 24 a soddisfare i suoi bisogni, prestare attenzione alla dieta, rinunciare ad abitudini poco salutari (fumo e alcol). Tutto ciò all’indomani di un evento sconvolgente come il parto.
    Una madre che allatta andrebbe quindi sostenuta, per esempio lasciandola riposare non appena sua figlia o suo figlio si addormentano, andrebbe sgravata dagli altri compiti, aiutata nelle mansioni domestiche, e invece – ecco la prima contraddizione – nella maggior parte dei casi deve anche pensare all’organizzazione della casa e della famiglia. Perché? Perché il padre lavora, altro che “ruolo di accudimento della madre” (ricordo che in Italia l’astensione obbligatoria dal lavoro è possibile soltanto per le madri e l’astensione facoltativa, che è retribuita al 30% e quindi in tempi di crisi molto poco appetibile, riguarda una trascurabile percentuale di padri).
    Non solo: la mamma che allatta ha in genere attorno a sé un codazzo di persone (nonni, amici, conoscenti) improvvisamente espertissime di alimentazione neonatale, sempre pronte a osservare che la bimba o il bimbo non mangia abbastanza, a instillarle dubbi e paure, a farla sentire l’unica responsabile della crescita del piccolo. E per giunta la suddetta neomamma vive in un Paese in cui alle donne si richiede di essere magre, sorridenti, piacenti e sexy.
    Seconda contraddizione, che richiama la prima: l’Organizzazione mondiale della sanità sostiene che il latte materno dovrebbe essere l’alimento esclusivo assunto dal neonato fino a sei mesi compiuti e che la modalità di allattamento ideale è quella “a richiesta”. Benissimo! Facciamo due conti, però: la madre italiana lavoratrice, che va in maternità due mesi prima del parto, dovrebbe rientrare quando la figlia o il figlio hanno tre mesi con il diritto a usufruire di una pausa di due ore per l’allattamento fino al compimento del primo anno di vita del figlio. Due ore? Ma se l’allattamento è a richiesta, dunque senza orari, come si fa a tornare in ufficio, che magari dista un’ora da casa? “Ci si può tirare il latte”, dicono quelli che non hanno mai provato un tiralatte. La soluzione più praticabile è in realtà quella di stare a casa altri mesi, pagando il prezzo di uno stipendio tritato e di un ulteriore periodo di assenza dal lavoro. Oppure quella di ricorrere al biberon, vincendo i sensi di colpa e accettando di piombare nel girone delle “madri imperfette”.
    Io credo che la magia contemporanea della maternità risieda altrove, negli stessi meandri ancora poco esplorati in cui si annida la magia della paternità: certe famiglie oggi sono luoghi di negoziazione continua, esperimenti a cielo aperto. Per questo ogni appello alla presunta naturalità di certi comportamenti mi sembra ideologico e conservatore: fornisce soltanto l’ennesimo alibi agli uomini per sottrarsi in casa ai nuovi compiti che la complessità dell’organizzazione familiare richiede loro e per giustificare una separazione dei ruoli che non può più esistere. A meno che, come molti vorrebbero, le donne non tornino tra le mura domestiche, anche metaforicamente (nel senso di tornare alla funzione esclusiva di accudimento della prole e del compagno).
    Banalmente io vorrei invece due cose: che i padri stiano obbligatoriamente a casa dopo il parto come le madri e che si smetta, in nome della Natura, di pretendere dalle donne, madri o no, ciò che non si pretende dagli uomini.

  20. Francamente, le donne di cui parla Ienax, tutte attente al loro aspetto fisico e poco disponibili per il neonato (nemmeno il tempo del biberon, addirittura!), mi sembrano caricature, personaggi da fumetto. Penso che sia tutto molto più complesso. In effetti, si dice che allattare sia “naturale” e con questo aggettivo penso si intenda dire anche che è qualcosa di semplice e spontaneo, qualcosa che avviene senza fatica. Niente di più falso. Ci possono essere tante difficoltà iniziali e spesso le donne non trovano collaborazione e aiuto. Io fortunatamente l’ho trovato ed ho potuto allattare a lungo. Però, come ci sono donne che si sentono quasi in colpa perché non allattano e c’è chi fa di tutto per farle sentire a disagio, allo stesso modo esistono madri che hanno scelto l’allattamento al seno e per questo vengono additate come talebane e fanatiche. A me per esempio è successo ed è stato spiacevole, tuttavia penso che sia giusto portare avanti le proprie scelte, senza fermarsi sulle polemiche sterili. Credo che la risposta “Io sono la balia” che la “Leche League” propone a chi si sente criticata sia un po’ da vedere in questo senso, ossia: ti criticano? E va bene, tu rispondi in modo spiazzante, non ti diranno più niente. Sinceramente penso che se qualcuno ti dice “Ha più di un anno, lo allatti ancora?” sia meglio rispondere “Sì, e allora?” e se ti chiedono “Il biberon? Non lo allatti tu?!” sia giusto ribattere “No, e allora?”. L’importante è fare le proprie scelte con criterio nel modo più opportuno per noi, cercando di non farsi condizionare da chi vuole decidere se siamo “buone” o “cattive”.

  21. OT: mi chiedo soltanto come si faccia a frequentare e a leggere questo (e altri blog) per così tanti anni e continuare a fare questi discorsi ottocenteschi da maschi terrorizzati dalle crudeli donne che trascurano la procreazione per inseguire la loro sfolgorante (?) carriera (???)…no perché ascoltati in altri contesti ok, ma qui sinceramente perseverare è diabolico…

  22. d’accordo con luciana
    ienax mi sembra fin troppo provocatorio
    talmente tanto che non risponderei neanche
    e comunque ci risiamo
    o buone o cattive
    o badinter o allattamento ad oltranza
    e invece in mezzo c’è un mondo per fortuna meno integralista
    a un certo punto della vita qualcuna di noi diventa madre
    per scelta
    escludendo ovviamente casi particolari e difficile ma questa è un’altra storia
    qualcuna vorrebbe diventarlo ma non ci riesce
    qualcuna lo diventa adottando
    qualcun’altra invece ad avere dei figli proprio non ci pensa
    una volta madre poi ci sono altre scelte
    e per fortuna molte donne non incontrano solo o ricche filosofe o gruppi di fanatici tettaioli
    ci sono anche bravi pediatri e ginecologi che consigliano cosa è meglio per la paziente
    faccio parte della generazione di mamme giovani e sinceramente tutti questi problemi non ce li siamo proprio poste
    non ci siamo mai giudicate per le scelte diverse ma aiutate questo sì
    abbiamo sposato giovani uomini ben lontani dai cliché maschilisti e machisti
    e abbiamo delle splendide amiche single con le quali bere il famoso bicchiere di vino
    purtroppo è con lo stato che non abbiamo buoni rapporti
    il problema è nelle strutture
    ma allora più che dire donne riprendetevi la vita sarebbe meglio dire cittadine riprendetevi lo stato
    la badinter poi è anche moglie di un ministro!
    e comunque quando invita a riprendersi la vita ha mai pensato che magari non tutte vogliono ritornare alla vita di prima?
    non si può semplicemente essere serene e contente della scelta fatta?
    perchè dobbiamo sempre essere messe in discussione sempre sotto esame sempre divise
    da altre donne poi…
    la maternità sta diventando una moda editoriale
    passato questo momento le scuole pubbliche saranno chiuse e noi avremo discusso di poppate

  23. L’immagine dei cubetti di latte materno surgelato messi nel microonde mi ha fatto sorridere, mi ha messo allegria, ed è involontariamente un po’ spiazzante rispetto alla rigidità del problema allattamento al seno o latte artificiale… nel senso che in questo caso il rispetto per le persone (madre, padre e bambino) porta ad una soluzione pragmatica – ovviamente non sempre praticabile – pur nell’ambito dell’allattamento materno.
    E a certe soluzioni forse si arriva solo quando veramente si abbandonano le contrapposizioni drammatiche e rigide e si rispettano le scelte.
    Sì, io penso che certo fondamentalismo sia paralizzante, conservatore e anche cieco – non vedi (e non vedi proprio più dove stai andando).

  24. Secondo una recente ricerca (che non so quanto sia autorevole, quindi perdonatemi se ho linkato una boiata http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/8709334/Italian-women-the-unhappiest-in-Europe.html ) 2/3 delle donne italiane si pente di aver avuto figli. Ora, prima di sparare sentenze, credo che i signori straparlanti che spesso fanno capolino dovrebbero provare a riflettere sul fatto che la maternità magari sulla carta è una cosa, ma poi in pratica è tutt’altra. E lo è non perché le donne sono ignoranti e “c’è gente che non dovrebbe fare figli”, ma soprattutto perché la società che hanno attorno trova fantastici i bambini, ma le donne incinte e le madri un po’ meno. E quanto ti ritrovi il pancione prima e il bimbo dopo spesso sei vertiginosamente sola, il tuo capo ti mette a lavorare in uno scantinato (o ti licenzia direttamente), il tuo compagno/marito (come giustamente hanno detto altri prima di me) se ne va in bici o ai concerti con gli amici mentre tu sei murata in casa, e ogni spazio che ti prendi lo vivi con il senso di colpa o dovendo affrontare i rimproveri di genitori, suoceri, parenti vari. La realtà è che la maternità è ancora un terreno di contesa, un fronte su cui le donne devono ancora battersi, ogni santo giorno. Perché è vero che la schiavitù della gravidanza qua da noi per fortuna l’abbiamo superata, ma la libertà di essere madri come riteniamo più giusto (che non è individuale, ma collettiva e riguarda tutti) è ancora lontana mi pare.

  25. Una nota per punk: non si tratta affatto di mettere in discussione le scelte individuali, che in quanto individuali vanno rispettate, sempre. Quanto di riflettere sulle costrizioni, più o meno velate, più o meno amorevoli, che riguardano la maternità e l’immaginario.
    Badinter non si rifiuta affatto di parlare di stato, anche se la situazione in Francia è diversa dalla nostra: si interroga, però, sui significati culturali, oltre che sociali. E’una filosofa ed è il suo ruolo: e lo svolge bene, per i motivi che Zauberei ha indicato più sopra.
    Poi. Punk, tu dici: “non ci siamo mai giudicate per le scelte diverse ma aiutate questo sì
    abbiamo sposato giovani uomini ben lontani dai cliché maschilisti e machisti
    e abbiamo delle splendide amiche single con le quali bere il famoso bicchiere di vino
    purtroppo è con lo stato che non abbiamo buoni rapporti”
    Purtroppo non è così. Non per tutte, ma una parte – non grande – che per cultura, formazione, famiglia, professione riesce felicemente a ottenere tutto questo. Non vale per tutte, non vale sempre, è importante lavorare perchè valga per il maggior numero di donne possibile.

  26. Nella misura in cui le statistiche sulla felicità sono attendibili, è abbastanza noto che fare figli renda infelici. Specie fare il primo.
    Ma questo non chiude il discorso, perché le persone più felici di solito pur sempre le coppie che progettano un figlio e le coppie che vedono i figli andarsene di casa.
    Non solo, i più depressi sono i single senza figli.
    Investire nei figli resta dunque un buon investimento, nonostante l’ infelicità.
    D’ altro canto anche la retorica sulle “cura” è esagerata (perlomeno da quando si è scoperto che la genetica conta molto più del previsto). La Leche League, quindi, davvero non mi convince. Penso che in genere lo sforzo e il sacrificio di sé nell’ allevare un figlio debba diminuire, è in gran parte inutile, e lo dico da cattolico.
    Dunque, la Leche League non mi convince, i sacrifici per i figli sono in buona parte uno spreco di energie,  fare figli rende infelici… cio’ nonostante, per quanto detto, la strategia più razionale è una sola: fare più figli!
    E per i più politicizzati ricordo l’ ovvio: il più prolifico vince.

  27. Forse ho capito male, ma mi sembrava che a prescindere dall’allattamento, l’attenzione posta da Loredana fosse sugli eccessi e i fondamentalismi delle parti, su chi si arroga il diritto di parlare di metodi “naturali” e li usa per contrapporsi radicalmente al resto, definito “artificiale”. Nell’universo femminile e della maternità sono moltissimi gli aspetti (e non solo l’allattamento) su cui leghe, associazioni, fazioni e scuole di pensiero si scatenano. E spesso le indicazioni che danno sono più controproducenti che utili (perché contrappongono, mettono in crisi, erigono muri…). Qui il tema non è: allattamento al seno si o no, ma se questi schieramenti forzati, in nome di chissà quale principio, non rappresentino uno degli anelli deboli di una catena che fa fatica a funzionare…

  28. @ Stefano
    Assolviamoli, sicuramente hanno avuto buoni motivi per dimenticare i figli in macchina.
    @ Punk
    Sì, d’accordo. E’ la solita vecchia storia, girare la testa dall’altra parte. Ma questo non è femminismo né libertà né rivendicazione di libertà né altro.
    Chiaramente chi ha dimenticato i figli in macchina a cuocere sotto il sole, poco ma sicuro, che si trattava di attori di Cinecittà sotto stress. Stupido che sono, non ci avevo pensato.
    Non so, ma ho l’impressione – sottolineo che ho l’impressione e quindi non trattasi d’una certezza – che la cronaca nera la si legga con distrazione. Sarà anche questo un segno dei tempi? Boh

  29. ienax, no: quasi tutte le persone che hanno risposto qui hanno cercato di avere rispetto per certi drammi e certe tematiche – rispetto, non leggerezza. Il rispetto è qualcosa di molto profondo e umile. Una delle poche porte aperte per capire.

  30. Difatti ho sottolineato che la mia è solamente una impressione e non altro.
    Aggiungo solo che i diritti dei minori sono i più lesi e ignorati al mondo.

  31. Interessante il punto di ienax.
    Parliamo sempre dei nostri diritti, diritto di lavorare, di divertirci, di essere come prima nonostante tutto e nonostante la fresca genitorialità. E non parlo solo di costruzione dell’immaginario.
    Ma i diritti del nascituro? Quali sono?

  32. Non capisco cosa c’entra l’allattamento artificiale coi figli dimenticati in macchina. Chi vuole e può allattare al seno è bene che lo faccia e che sia sostenuta a farlo; e questo in Italia non è per niente facile per le donne che lavorano dato che ci sono datori di lavoro che lo prendono come un affronto personale se una dipendente fa un figlio… Chi non può o non vuole allattare al seno può utilizzare l’allattamento artificiale, i bambini crescono bene lo stesso. Dire che queste donne sono addirittura disumane o senza amore è decisamente eccessivo… Non allattare al seno non vuol dire non occuparsi dei figli anche perché i figli (specialmente da piccoli) hanno bisogno di 1000 altre cose oltre al latte.

  33. Nella mia esperienza ho riscontrato almeno tre usi del termine “naturale” in relazione ai comportamenti umani.
    1. “naturale” nel senso che risponde alle leggi della natura studiate dalla scienza (es. dalla psicologia evolutiva);
    2. “naturale” nel senso che emerge, non in conformità al progetto di un’ intelligenza sovraordinata ma spontaneamente dall’ interazione di più intelligenze (es. mercato);
    3. “naturale” come nostalgia regressiva verso pratiche del passato anche remoto (es. ambientalismo… e LLL?).
    Penso che la terza categoria sia preoccupante ma ancor più perniciosa è l’ azione di chi vorrebbe prenderla di mira ma poi, in nome di un astratto e filosofeggiante pan culturalismo, finisce per impallinarle tutte e tre.

  34. Come qualcuna ha fatto notare, si parla molto della maternità (molto meno di genitorialità, e ancora meno di paternità): purtroppo però se ne parla da una prospettiva non proprio salubre, colma di luoghi comuni, precetti naturalistici spesso ai confini della superstizione e manchevoli di supporto scientifico.
    E dunque trovo utili e opportuni post come questo; la difficoltà enorme di rimanere in topic mi sembra sia la cartina di tornasole del livello di maturità e consapevolezza che abbiamo nei confronti del materno e della sua rappresentazione.
    Altre cartine di tornasole, ben più importanti e che dovrebbero farci riflettere e indurci al dibattito, credo siano: la negazione del diritto ad un parto indolore, i trattamenti sanitari piuttosto invasivi ai quali le gravide vengono sottoposte senza che questi siano comunicati dal personale medico e paramedico nei modi adeguati, la generale aspettativa che dopo il parto la madre debba essere raggiante e felice, nonché disponibile a condividere la sua felicità con il parentado d’origine e con quello acquisito, una certa supponenza per cui tutti sono convinti di sapere cosa è meglio per madre e bambino (dal parto all’allattamento) senza considerare il vissuto personale e i desideri e le esigenze della donna e del suo corpo, una disinformazione pervasiva che cerca di imporre parti naturali (ma poi cos’è un parto naturale? Ossitocina e kristeller sono considerate naturali? L’episiotomia è naturale?), a demonizzare i trattamenti antalgici (se non partorisci soffrendo e urlando non salderai il legame con tuo figlio, a molte donne viene detto questo), a stigmatizzare le mamme che non possono o non vogliono allattare dal seno (ci sono donne per cui non c’è nulla di spontaneo nell’attaccare al seno il piccolo, ci sono donne che non riescono ad allattare per problemi di fisiologici o psicologici e per cui l’allattamento diventa un momento di sofferenza; vogliamo considerarle e comprenderle o attaccare loro addosso un’etichetta di madri snaturate perchè hanno fatto ricorso al biberon?).
    E all’uscita dall’ospedale le cose non migliorano: infrastrutture semplicemente inesistenti, reinserimento nell’attività lavorativa spesso ostacolato, un welfare che ormai poggia sulla buona volontà dei nonni ad accudire i piccoli, padri che spesso si deresponsabilizzano e abdicano a buona parte del loro ruolo. E in tutto ciò ci si aspetta anche che le neo mamme siano contenterrime per il lieto evento.
    C’è una solitudine sociale spaventosa nei confronti della maternità, questo è il punto.
    Non ho letto Badinter, ma da quel che ci dice Loredana, mi sembra che lei voglia porre in rilievo la capacità di scelta e l’intelligenza delle donne, cui secondo me devono venire in ausilio una corretta e completa informazione e un approccio pragmatico alla questione della maternità, lasciandoci alle spalle atteggiamenti superstiziosi ed evitando di affidarsi a teorie naturalistiche spesso dannose per la salute (anche psichica) della donna. Informazione, consapevolezza e possibilità di scelta, dovrebbero essere sempre garantite.

  35. Cara Loredana, condivido molte cose che scrivi ma questa forte implicazione del movimento pro-Natura nella questione di genere non lo vedo proprio. Sarà che fondamentalmente lo apprezzo. Sarà che personalmente non lo vivo come un ritorno a un ruolo femminile passivo, ma come una consapevole e attiva presa di posizione contro stili di vita che non apprezzo: “Cara Multinazionale, tu che riesci con ogni mezzo di comunicazione a instillare in me un senso di inadeguatezza e di sfiducia nelle mie capacità di madre, NO! Io non ci casco nella tua trappola! Io SONO CAPACE di nutrire mio figlio e non ho bisogno del tuo latte in polvere e dei tuoi omogeneizzati! Io SONO CAPACE di accudirlo e non mi serve una valanga di costosissimi prodotti usa e getta per farlo!”
    Boh, ma forse sono un’illusa, come quella miss Italia che credeva di poter sfruttare il concorso di bellezza e avere in pugno la situazione…

  36. Agnese, un conto è essere consumatori attenti, critici, consapevoli ecc. Ma questo non c’entra NIENTE con la Natura, davvero. E non si smerciano con facili slogan solo gli omogeneizzati, ma anche idee e modi di vita.
    E anche fare figli come tutte le questioni pur legate a fnzioni naturali quali mangiare, accoppiarsi, ammalarsi, morire ecc. oggi difficilmente c’entrano molto con la natura. Cioè quando tua figlia a 13 anni avrà la prima mestruazione, la natura ti sta dicendo che è pronta per avere un figlio. Tu le dici, figlia mia, vai pure, accoppiati e riproduciti? Oppure fai considerazioni diverse, tipo sul suo benessere psichico e sociale? se invece l’aderenza a una presunta legge di natura diventa il modo per valutare un buon comportamento riproduttivo e genitoriale, siccome in natura il ruolo della femmina è la riproduzione e cura della prole, lì si va a finire.

  37. Salve!
    Ho allattato il secondo figlio grazie alle informazioni che ho trovato agli incontri de La Leche League e devo dire che ho sempre trovato ascolto, informazioni senza mai un giudizio, aiuto anche per chi voleva smettere di allattare. Sì, nel corso degli incontri a cui ho partecipato sono arrivate anche mamme con bambini di varie età che chiedevano come fare a smettere e hanno ricevuto le informazioni, senza che nessuno gli dicesse: “ma non sai che devi allattare due anni?”
    A parte questo, che tenevo a dire, perché troppo spesso sento commenti negativi verso questa associazione da parte di chi non l’ha mai contattata, volevo dire che leggo anche qua e là sul web cose come quelle scritte qui, cioè “LLL dice che si deve allattare almeno per tot mesi, tot anni…” “LLL dice che il latte materno fa questo e quello” e così via.
    Mi stupisco perché quello che viene detto è semplicemente il riferire quello che dicono l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’UNICEF, i pediatri ecc…
    Invece nessuno va a dire male dell’OMS che RACCOMANDA di allattare esclusivamente per sei mesi e così via, ma de LLL che riporta queste affermazioni, senza però mai dire: “mi RACCOMANDO”.
    A me hanno sempre chiesto: “tu cosa vuoi fare?”
    e in base a quello rispondevano.
    Ci tenevo a dirlo. ciao a tutti.

  38. Gentile Costanza, come detto in altra sede, sono molto felice che LLL italiana si differenzi da altre sedi: perchè nel saggio di Badinter ho trovato, riportate e virgolettate, alcune dichiarazioni rilasciate in Francia e in Usa che non andavano nella stessa direzione. Ne riparlerò molto volentieri.

  39. Mi fa piacere questa ultima precisazione.
    Perchè altrimenti sarebbe un pò come dire che se in francia o in germania un medico/psicologo/insegnante fa una affermazione criticabile, allora tutta la categoria dei medici del pianeta va messa in discussione.
    Anche il femminismo si differenzia a seconda della cultura nella quale si esprime.
    Sarei davvero curiosa di sapere quanti di quelli che hanno menzionato LLL in questi post l’hanno conosciuta veramente. Io posso parlarne perchè l’ho conosciuta 22 anni fa e l’ho frequentata per alcuni anni, ho ancora rapporti di amicizia e mutuo aiuto con alcune donne conosciute nei gruppi.
    L’ho cercata perchè avevo bisogno di confrontarmi con persone che sapevo aver fatto una scelta che avevo intenzione di intraprendere anche io. Nessuna mi ha mai messa in discussione come persona.
    Nessuna mi è venuta a cercare, le ho cercate io e mi sembra che funzioni tutt’ora così. Loro si propongono di sostenere chi vuole allattare, non di convincere chi fa liberamente scelte differenti.
    Altre figure istituzionali invece si sono molto “preoccupate” per me, ad es la pediatra del consultorio si è impicciata ad oltranza, criticando le mie scelte, mettendomi in guardia su probabili patologie fisiche e financo psichiche dei miei figli allattati “a lungo”, cercando di convincermi che la mia era una scelta dettata dalla passività e remissione femminili, che il mio matrimonio ne avrebbe risentito e molte altre terribili profezie. Con che diritto e con quale titolo non l’ho mai capito. Una grande mancanza di rispetto che so per certo, molte donne che allattano fuori dagli schemi si trova a subire. Come vedete ce n’è per tutte.
    Non vi dico le educatrici del nido…e mia madre… e mia sorella…e mia zia zitella :))) che continuava a dirmi che prima di essere una madre ero un sacco di altre cose…pensare che stavo cercando da anni di essere una persona intera e non un insieme di ruoli…
    Dalle mie parti si dice : e farve na sportina de fati vostri?
    Sono stata una femminista, ho partecipato alle lotte per l’aborto, ho preso le botte ai cortei. Ma quando le mie compagne di allora, con le quali affermavamo gioiose e incazzate che “l’utero è mio e lo gestisco io” (e tante altre istanze di autoderteminazione della donna), che mi vedevano allattare mio figlio con la stessa motivazione e determinazione, con lo stesso spirito di autodeterminazione, mi (e si) guardavano sbigottite, con aria di compatimento, insinuando che mi si era panato il cervello… proprio non ho capito. Ho pensato…forse le tette non sono le mie? oibò? e di chi sono allora? Cioè…posso decidere se fare i figli o non farli ma se li faccio poi finisce lì? il resto lo decide qualcun altro? stavo tradendo le serate letterarie su Virginia e Emily per dedicarmi a questo futuro usurpatore che avevo messo al mondo?
    L’ossitocina mi rendeva schiava?
    Battute a parte…ho capito che purtroppo la strada da fare è tanta, almeno per quelle che come me, non hanno avuto intenzione alcuna di farsi dire da nessuno quanto allattare, nè dalla natura (se mi dite cosa ne è rimasto) nè da QUESTA cultura e tanto meno dal MERCATO.
    E nemmeno dalla Badinter il cui modello culturale mi sfugge e se non mi sfugge mi inquieta.
    Il corpo è ancora e sempre il mio. E lo gestisco io.

  40. mi chiedo una cosa…
    come mai fino al parto tutti si sperticano per sostenere la naturalità e dopo invece no? in fondo nel 2011 che motivo c’è di farsi sconquassare la vagina? facciamo tutte dei bei cesarei!!! perchè andare incontro nella migliore delle ipotesi ad una epidurale che, vi garantisco, non è sempre una passeggiata, quando possiamo programmare e velocizzare il tutto?
    Io penso che come si nasce (e dopo allattare o no) è cultura, cavoli se lo è. Smettiamola con queste contrapposizioni.
    E’ tutta una questione di potere!!!!
    Di fatto in questa cultura non c’è spazio/tempo nemmeno per allattare, come non c’è di ammalarsi o di invecchiare e di morire dignitosamente del resto, questo dovrebbe preoccuparci. Non c’è tempo per le cose umane, dobbiamo solo produrre e consumare.
    Di tutti i commenti mi colpisce questo:
    “ma i contenuti del mondo, in famiglia, li devono sempre portare gli uomini, mentre le donne si immergono nella cura e nell’accudimento? non hanno anche un loro un’esperienza di vita al di fuori della famiglia da trasmettere ai figli?”
    Che tristezza…quindi la cura è l’accudimento non sono contenuti del mondo? o non lo sono perchè sono per lo più le donne a farlo fino ad ora? Cioè…è la (presunta) capacità di cura che svilisce la donna o è la donna in quanto considerata di serie B che svilisce il valore della cura?
    Sempre contrapposizioni, il cui peso è stato dato dalla cultura misogina di cui anche certe donne si sono appropriate.
    Ma perchè gli uomini non si mettono in discussione davvero? Ribellatevi!!!! e non intendo facendo i mammi…perchè tra tutti non ci impegnamo ad occuparci di più delle persone e meno di tutte le stronzate di cui ci hanno riempito il cervello?

  41. Per Elisabetta: condivido molte cose che dici ma non la tua premessa, secondo te le scoperte delle neuroscienze circa parto e postpartum sono superstizione? la psiconeuroendocrinologia è priva di valore scientifico? una donna dopo il parto è nella stessa condizione psicofisica e neuroendocrinologica del partner?
    Per affermare il rispetto che come donne ci è dovuto in quanto esseri umani dobbiamo negare la biologia e la fisiologia?
    Negando così anche quella del neonato?
    Mai letto Odent o Maurer (tra i tanti)???

  42. Respingo con forza la definizione di “stronzate”, Linda. Assegnare alle donne il ruolo (antichissimo) di uniche detentrici della cura è un danno incalcolabile sia per le donne che per gli uomini.
    Mara: Badinter cerca di far ragionare donne e uomini a cui si rivolge, senza cullarsi in nessuna mitologia del ritorno al passato.
    Quanto alla “sportina di fatti nostri”: è proprio per essercene fatte molte che la situazione, in Italia, è quella che è. Nessuno, nè Badinter nè la sottoscritta, intende dire alle donne “fai questo o quest’altro”. Possibile che ogni volta che si ragiona sull’immaginario ci si senta sempre toccare sul personale?
    Questo, per me, è il motivo per cui bisogna fare molte sporte di fatti altrui, invece. Perchè ci riguardano, tutte e tutti.

  43. Solo un commento breve e forse ripetitivo, non nei ringraziamenti.
    Apprezzo enormente il lavoro di Lipperini e i saggi della Banditer, a questo punto lo leggerò anch’io, però le citazioni sulla Leche L., messe così, vanno a toccare il profondo di chi ha fortemente voluto allattare e trovatosi in difficoltà ha scoperto in loro una valida fonte di supporto e aiuto, ricordiamolo, gratuito.
    Sono andata a rivedere il loro sito italiano e, lo ammetto, l’enfasi sul “naturale” è evidente. All’epoca presa da dolori e ingorghi mammari non ci feci nemmeno caso, corsi alla pagina dei contatti!

  44. rispondo in quanto chiamata in causa…
    certo, la cura e l’accudimento sono delle belle cose, se si può decidere come, quanto e per quanto tempo svolgerle…se sono attività a cui ci sentiamo “naturalmente” votate, è diverso a mio parere
    sono anni che litigo con il mio compagno perchè anche lui abbia verso di me lo stesso atteggiamento di cura, che può esprimersi semplicemente nel preparare una cena o nel piegare i suoi vestiti, che io ho verso di lui
    perchè la mia voglia di accudire gli latri è un prodotto dell’educazione, della sensibilità, non della natura,
    così come il mio desiderio di immergermi nelle cose del mondo, lavoro, conoscenza, fatiche, e trasmetterle ai miei figli come esperienze di vita
    spero di essere stata chiara….

  45. @ linda, io invece sono rimasta colpita positivamente dalla frase che citi sul portare i contenuti del mondo da trasmettere ai figli. Non mi sembra che si sminuisca l’accudimento e la cura, pendendo atto che ci sono ALTRI contenuti del mondo e altri valori oltre a questi, e che una persona possa desiderare di accedervi senza preclusioni dovute al suo genere di appartenenza. Mentre esiste un certo modo di vedere il mondo secondo cui le donne dovrebbero dedicarsi in modo preferenziale se non esclusivo a cura e accudimento, visto che per natura, appunto, lo sanno fare così bene. L’accudimento è importante, che ci si dedichino in ugual misura uomini e donne allora, perchè finchè rimane affare di donne sarà giudicato sempre materia di serie B. E così è: ma non in questo forum, bensì nell’Italia in cui viviamo. Basta guardare le leggi sui congedi parentali, i supporti dale risorse investite in asili e scuole, o le domande che ti fanno ai colloqui di lavoro se sei una donna.
    @ Olga, nel dire che non si può sentire questo continuo vociare di ritorno alla natura, non si sta cercando di negare che nel puerperio ecc. la fisiologia e lo stato psichico della madre, e dunque il coinvolgimento emotivo, siano diversi da quello del padre. Si pretende però che queste differenze naturali non siano usate come una scusa per defilarsi, per mantenersi ai margini, relegando l’accudimento a cosa di donne: non parlo di tenere la mano in sala parto, ma di accettare che la vita del padre cambi tanto quella della madre dal punto di vista delle priorità. Per esempio in Svezia il congedo parentale è obbligatorio per entrambi i genitori. Obbligatorio. Da noi il contrario, e con la scusa della natura questo squilibrio si protrae finchè il figlio raggiunge l’autosufficienza (mai sentito in una coppia un padre che prende lui il part time perchè asili e scuole alle 16 chiudono? io pochini, mentre di madri tante).

  46. @Olga: scusa se non rispondo punto per punto, ma la serie di domande che poni mi sembra abbia un tono polemico che non lascia molto spazio al confronto, e tra l’altro non è neanche accompagnata da una riflessione/critica puntuale in merito al mio intervento.
    Odent, così come Leboyer e Gaskin, mi trovano in totale disaccordo circa la loro visione metafisica e spirituale del parto, in particolare trovo inquietante l’invito di Odent a dimenticarsi di ciò che ci differenzia dai mammiferi e tutti i suoi esempi sui parti di capre e scrofe, per non parlare del parallelo tra ginecologo e veterinario, del parto naturale e spontaneo a tutti i costi, possibilmente accompagnato dalle preghiere, e l’esortare la partoriente ad accettare con umiltà la propria condizione di mammifero.
    Stesso dicasi per Leboyer, che parla del parto come di miracolo ed estasi e che nega il diritto all’epidurale perchè in questo modo la madre tradirebbe il bambino.
    Trovo tutto ciò estremamente pericoloso e dannoso, soprattutto se tali contenuti vengono diffusi come informazione scientifica da medici e ostetriche, ledendo così il diritto delle donne ad una informazione scevra di suggestioni personali e naturistiche.

  47. ma se donna è scrofa, allora il ginecologo (uomo) secondo logica dev’essere non veterinario, ma verro! O no? (si fa pe’ ride 😀 oink oink)

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