PRIMA DI SQUID GAME: STORIE DAGLI ANNI NOVANTA A OGGI

Così, tocca a Squid Game incappare nella richiesta di censura e nella demonizzazione generale. Gridi di dolore di educatori e genitori, petizioni su Change.org, analisi più o meno dotte sulle terribili conseguenze che la visione della serie avrà sui bambini (anche se è indicata come adatta ai maggiori di 14 anni), anatemi contro i genitori che dimenticano i figli davanti a YouTube, Twich e TikTok dove frammenti della serie passano, anatemi contro Internet. Anatemi.
Facciamo un ripasso.
1997
La psicologa Vera Slepoj afferma che la quinta serie di Sailor Moon compromette seriamente l’identità sessuale dei bambini. Da Wikipedia: “L’accusa della Slepoj  era basata sulla segnalazione di alcuni genitori, i cui bambini maschi, appassionati di Sailor Moon, giungevano a identificarsi con la protagonista.”
1999.
Il reverendo Jerry Falwell (quello che attribuì la responsabilità dell’attentato dell’11 settembre a: «i pagani, gli abortisti, le
femministe, i gay, le lesbiche e tutti coloro che cercano di imporre uno stile alternativo di vita e di secolarizzare l’America» ) sostiene che i Teletubbies promuovono tendenze omosessuali ( si riferiva soprattutto a Tinky Winky, quello bluastro :”he is purple – the gay pride color; and his antenna is shaped like a triangle – the gay-pride symbol.” )
2000
5 maggio. Un bambino romano di quattro anni cade dal balcone della sua abitazione, al quarto piano. Morirà dopo qualche giorno. Episodio tristissimo che viene modificato e trasformato spietatamente in campagna anticartoni animati dai quotidiani, in totale disprezzo al diritto alla riservatezza e alla pietà di una famiglia colpita da un orrore di quelle dimensioni, e il cui dolore viene scavalcato da esperti e associazioni di genitori pur di ottenere tre righe in cronaca. Perché tutti i quotidiani attribuiscono all’emulazione dei Pokémon la causa dell’accaduto.
Il titolo più frequente, infatti, è il volo legato all’imitazione del cartone. Senza nessun riscontro se non le dichiarazioni di un amico di famiglia che conferma la passione del piccolo per i Pokémon, e dichiarazioni con molti condizionali da parte degli investigatori.
Eppure. Un grande neuropsichiatra come Giovanni Bollea viene tirato per la giacchetta fino a dichiarare: “ci vorrebbe una legge che proibisca ai bambini al di sotto di sei anni di età di essere lasciati soli davanti a un televisore”. Una legge, lasciati soli: segnatevelo. Anche perché la sventurata mamma non lo aveva lasciato solo, non era fuggita in discoteca, ma si era girata di spalle per caricare la lavatrice, come miliardi di genitori hanno fatto, fanno e faranno. Girare le spalle, caricare la lavatrice, o starnutire.  Fa niente, colpa sua, e colpa dei Pokémon. Tutti i quotidiani hanno titoli quasi identici: Vola dal balcone per imitare i Pokémon, Giù dal balcone, come i Pokémon. Seguono box con questo titolo: Violenza under 10: quei terribili pupazzetti volanti che scatenano l’aggressività. Basta poco e si scatena la compagnia di giro: il Moige, la più mediatica tra le associazioni di genitori, senatori di AN , psicologi volontari (si chiamava Help me, l’associazione ed era molto attiva, sui media) invitano a segnalare, censurare,eccetera.
Vennero, e vengono ancora, bruttissimi pensieri rileggendo oggi quelle insensatezze astute, che nei contenuti non sono così dissimili da quelle di oggi, e che miravano, all’epoca, a conquistare una visibilità effimera sulle spalle da chi era colpito da una tragedia. Formulavano giudizi senza conoscere, come l’allora presidentessa del Coordinamento genitori democratici, Angela Nava Mambretti, che dichiarò: “Un bimbo che si lancia dal terrazzo credendo di poter imitare i Pokémon è un bimbo che non sa, che è stato lasciato solo, a cui nessuno ha insegnato la grammatica dell’infanzia, come direbbe Rodari”.
Ma il povero Rodari avrebbe avuto e avrebbe ben altro da dire, specie sulla lobbistica della dichiarazione compunta, viva soltanto perché qualcuno ha i suoi numeri di telefono per commissionare dichiarazioni del tenore desiderato. Il povero Rodari era quello che difese per primo i cartoni animati giapponesi (Goldrake e Mazinga) che interpellanze parlamentari (di sinistrissima) chiedevano di cancellare perché pericolosi e diseducativi. E peccato che nessuno si sia preso la briga di spulciare gli archivi, e di verificare come, negli anni, i tragici voli dei bambini siano stati attribuiti a tutti i loro eroi: da Superman a Peter Pan.
2007.
Ewa Sowinska, responsabile dei diritti dei bambini per il governo polacco, affida ad una equipe di psicologi infantili un’inchiesta sui Teletubbies. In particolare,  anche i i timori della signora si concentrano su Tinky Winky.  Sotto accusa, la sua borsa. Dichiara Sowinka: «All´inizio pensai che la borsetta potesse essere una caratteristica di questo personaggio… dopo
ho capito che poteva avere un messaggio omosessuale nascosto».
2008: Il comitato tv e minori sanziona Drangoball
2021.
A un altro episodio tristissimo, la morte per asfissia di una bambina, segue accusa generale dei media contro TikTok. Della a sfida mortale cui la bambina avrebbe aderito, su TikTok non c’è traccia.
Passo indietro. 2007.
Sto scrivendo Ancora dalla parte delle bambine ed esamino i dati di ascolto televisivi. Cerco  una puntata qualsiasi del maggio 2007. Dalle 14.46 alle 16.16 il programma Uomini e donne ottiene il 23, 38% di share. Quanti sono i bambini che lo guardano? Controllo: gli spettatori fra i quattro e i quattordici anni sono ben l’11,43%, e salgono fino al 18,43%. Accendo il televisorino per capire cosa stia accadendo nel momento del picco. Parla una donna del pubblico, giacca rosa, faccia cattiva, rivolta ad un ragazzo che, se capisco bene, sta corteggiando la Tronista di turno. “A me – scandisce la donna – mi stai antipatico”. Il ragazzo ride. La donna insiste: “Sì, fai una risata. Sai fare solo questo. Sai otto vocaboli in tutto”. Il ragazzo continua a ridere.
Trovo un secondo picco del pubblico infantile, che tocca quasi il 20%. Vediamo perché. La Tronista è in primo piano, ha gli occhi vitrei, si rivolge ad un uomo del pubblico: “Ma da dove sei uscito?”. Lui agita il braccio destro, in un gesto beffardo: “Sei ridicola!”. La Tronista è ferita, la voce le si fa acuta. “Sei ridicolo tu, e patetico. Ma vai a casa, vai”. Il pubblico urla. Una donna , seduta in prima fila, ride. Maria De Filippi è sempre accucciata sugli scalini che separano i due settori di pubblico. Volano insulti verso la Tronista, che quasi piange. A quel punto la signora  si alza in piedi felice, rotea il bacino come una baccante, pesta i piedi per l’esultanza.
Cambio giornata. Share quasi identico, 23.48%. Il pubblico dei bambini è più numeroso, 12, 31%. Sale fino al 20.28 nel mezzo di una seconda rissa. La lite, stavolta, è fra due donne del pubblico: la signora  che il giorno prima ballava si rivolge ad un corteggiatore: “Il tuo quoziente di intelligenza non arriva al mio…Magari fosse un quarto del mio”. La telecamera inquadra le cosce scoperte di un’altra partecipante, vicino alla Tronista. La signora dietro la donna  interviene: “Lui si esprime meglio di te”. La donna : “Ma via! Ma che dici! Ma che stiamo dicendo?”. Tutti, nuovamente, urlano.
Chi non urla in studio, lo fa su Internet, in uno dei forum dedicati al programma:
Prima ragazza. Sono sconvolta!! Ma avete visto oggi Paola come era indemoniata!!
A un certo punto le si sono gonfiate le vene del collo, la voce è diventata affannosa come stesse per soffocare…
mi sono quasi spaventata!
Se l’è presa addirittura con il povero Alfonso che di solito la venera!
E’ pur vero che parlava con quella sfigata sguaiata di Karina..
però nn avevo mai visto in tutti questi anni scene simili!!!”
Seconda ragazza: paola a pescivendolame se la gioca con Daniela”
Terza ragazza: daniela è un ippotamo con la gonna e gli stivaletti neri anni 70”
Ricapitolando: programmi come Uomini e donne e Buona domenica, destinati agli adulti, vengono in realtà guardati in larghissima parte dai bambini. La stessa cosa avviene per Striscia la notizia.
Bene, penso: ma esiste un Comitato Tv e minori che vigila. Vado a controllare e trovo le ultime risoluzioni. Eccole: il cartone animato I Griffin; Wonderland su Sky Cinema; la bestemmia di Ceccherini all’Isola dei famosi; una puntata del Dr.House dove si raccontava di una modella quindicenne che aveva sedotto il padre;  Dragon Ball.
Passo avanti.
Non sono una psicoterapeuta. Sono educatrice in quanto adulta che ha avuto a che fare con i figli bambini e che ha a che fare con persone più giovani. Credo, banalmente, che se invece di combattere i prodotti dell’immaginario provassimo a capirli potremmo trarne giovamento per noi e per i figli e per tutte le giovani persone. Credo che non avrei fatto vedere Squid Game a bambini di otto anni e che a quattordici lo avrei visto, con loro o meno, per parlarne con loro. Credo che, ancora una volta, le campagne mediatiche che ignorano i modelli non narrativi (come ai tempi Uomini e donne) per concentrarsi su quelli narrativi sbaglino bersaglio. Sbaglino, punto. Ieri come oggi e come, purtroppo, domani.

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