El Pais intervista Roberto Saviano e Repubblica riporta la conversazione. Riporto a mia volta:
Qual è la differenza tra la mafia siciliana e la camorra napoletana?
"La mafia siciliana ha una struttura piramidale e la Camorra l’ha orizzontale. Entrambi i sistemi si rapportano in maniera diversa al potere politico. Il meccanismo mafioso è semplice e si riduce al binomio appalti-mafia. Vale a dire che la mafia, tramite la politica, ottiene appalti pubblici (edilizia, raccolta dei rifiuti, ospedali, ecc.). La camorra, invece, funziona con una logica ultraliberale il cui fulcro non è l’appoggio dei politici. Ciò rende la camorra più flessibile e più imprevedibile. Non può esistere nella camorra un boss che abbia il monopolio dei prezzi, perché se lo facesse sarebbe assassinato o arrestato. Un esempio: Sandokan Schiavone a un certo punto aveva monopolizzato l’usura, il prezzo del cemento e il prezzo del latte. Fu arrestato. Altri boss arrivarono e il prezzo del latte tornò a scendere".
Quindi nella camorra non possono esistere boss come Bernardo Provenzano, il capo di Cosa Nostra per decenni?
"No, è molto difficile. Un boss che mantiene il potere fino ai 70 anni e, inoltre, con quel carisma … È stata molto significativa la vicenda di Provenzano, lo hanno scovato nella sua casa. Viveva in condizioni indecenti. Anche Sandokan Schiavone fu trovato nel suo paese nascosto sotto la sua casa. Ma lì non aveva una cantina, ma un palazzo".
I boss della camorra l’affascinano in qualche modo?
"La struttura criminale è molto più importante degli individui. Ma le personalità semplici hanno per me, che sono uno scrittore e non un giornalista, un valore letterario enorme. Penso a Augusto la Torre, il boss psicoanalista, che parlava citando Lacan. O a Giuseppe Misso, che ha scritto diversi libri. O a Luigi Volla, soprannominato Il Califfo, che ama i quadri di Botticelli. O a Sandokan Schiavone, che possedeva una vasta biblioteca dedicata a Napoleone… Sono stato accusato spesso di essere vittima del loro fascino e in qualche modo è così. Mi sono lasciato prendere dal carisma di questa gente per poterlo raccontare. Perché sono i miei miti, i miti del posto in cui sono cresciuto. Per capire i boss, ho dovuto guardarmi allo specchio, più che guardare loro".
Si è lasciato ossessionare dalla camorra?
"Sì. E credo che uno scrittore debba ossessionarsi con ciascuno dei suoi libri. Se avessi scelto di scrivere di cavalli, avrei visto muscoli, tendini, figure in velocità e metafore equine ovunque. Ma ho scelto di raccontare la mia epoca e la condizione umana attraverso la camorra. Mi sono lasciato ossessionare da queste storie perché sono una loro vittima, perché sono cresciuto in quel luogo".
Se potesse tornare indietro, lo scriverebbe Gomorra?
"No. E non per le minacce, ma per quello che esse hanno comportato: il comportamento degli editori e di molte persone vicine. La solidarietà è solo una parola".
N.B. Come si può constatare nei commenti, Saviano ha di fatto smentito l’ultima risposta con questa dichiarazione al Messaggero: "Mi riconosco completamente nel mio libro, pur non aspettandomi di
dover subire, dopo la sua pubblicazione, tante pressioni, o di vivere
nella situazione di minaccia in cui mi trovo. La solidarietà, in certi
casi, può sembrare solo una parola, ma io l’ho sentita in maniera
concreta da tutti coloro che, dal mio editore alle persone di ogni
parte d’Italia, me l’hanno voluto esprimere. Continuerò a scrivere come
ho sempre fatto, senza nessun indietreggiamento."
“Se potesse tornare indietro, lo scriverebbe Gomorra?
“No. E non per le minacce, ma per quello che esse hanno comportato”
Roberto, tutta la mia comprensione per quanto riguarda l'”indotto” del libro, ma non pentirti: hai fatto proprio bene a scrivelo.
Sarebbe davvero molto interessante poter approfondire l’ultima risposta.
In moltissimi, caro Roberto, siamo totalmente dalla tua parte. Aspettiamo di sapere.
Buona settimana
Il libro di Saviano è un ottimo lavoro, l’abbiamo già detto. tralascio la sua delusione sulle “persone vicine” a lui.A me colpisce il significativo passaggio sull’editore: un punto interrogativo mi era sempre rimasto su questa scelta (sarà stata una scelta?).
Sia chiaro, è giusto che un ottimo libro possa essere letto da tutti. E l’editore di Saviano è l’editore di tanti, di (quasi) tutti, d’ogni genere. Ma evidentemente neanche da quelle parti hanno tanto gradito il clamore, perchè chi alla fine stacca l’assegno non è “senza nome” ( a questo proposito, se non sbaglio, esiste in rete una simile discussione sulle scelte politiche di Wu ming e il fatto di pubblicare dallo stesso editore. Lo dico senza polemica, è una discussione aperta però).
Parafrasando l’antico motto, il nome (dell’editore) è la conseguenza della cosa…allora come chiamarla la decisione di Saviano di pubblicare proprio con quell’editore? Ingenuità? Necessità? ineluttabilità?……
Roberto Saviano non ha mai rilasciato quell’intervista ad El Pais, è stato smentito tutto da lui tramite un’ansa. Se non finisce questa attenzione mediatica malata e markettara su di lui, beh che Dio gli dia la forza per non crollare.
Smettiamola un po’ tutti e speriamo che riesca a trovare un modo per vivere.
leggete il pezzo sul messaggero, vedete la smentita vedete come stanno le cose?
Quotidianità negata
Riporto dal “Messaggero” la dichiarazione di Saviano con cui il pezzo si apre.
L’articolo si trova a pagina 16 ed è a firma di Rita Sala.
“Mi riconosco completamente nel mio libro, pur non aspettandomi di dover subire, dopo la sua pubblicazione, tante pressioni, o di vivere nella situazione di minaccia in cui mi trovo. La solidarietà, in certi casi, può sembrare solo una parola, ma io l’ho sentita in maniera concreta da tutti coloro che, dal mio editore alle persone di ogni parte d’Italia, me l’hanno voluto esprimere. Continuerò a scrivere come ho sempre fatto, senza nessun indietreggiamento.”
Scrissi a Saviano pochi giorni dopo la faccenda della scorta, per esprimergli la solidarietà mia e di persone che lo avevano letto tra i miei amici, dicendogli che se poteva serviva saremmo andati giù a manifestare. Però mi sono sempre chiesto se mail come la mia gli arrivassero o se a causa della protezione fosse isolato. Sono contento di leggere “…persone di ogni parte d’Italia, me l’hanno voluto esprimere”, vuol dire che qualcosa gli arrivava e che serviva anche.
A questo punto sarebbe necessaria una smentita anche da parte di Repubblica delle false notizie diffuse da El pais.
A me pare che a Roberto Saviano vogliano bene tutti. Mi viene in mente la spettacolo “Francesco” di Dario Fo. A un certo punto il Papa di turno vuole la testa di Francesco che era tornato da lui dopo essersi rotolato tra i maiali. Il Papa sta per dare l’ordine quando il consigliere lo ferma. “E perché?” dice il Papa. Gli rispondono “Perché lui è figlio di tutti”.
ma vattene ‘a Savia’! Che balletto indecente e ne facciamo parte tutti. La parte peggiore è quella delle telefonate mute della camorra… credete davvero che operino come i killer psicopatici dei film di Dario Argento?
Non ho esperienza di come operino i killer di camorra. Ma ho esperienza di come operino gli sciacalli, caro Paolo.
premessa 1: ad andarsene dovrebbe essere qualcun altro.
premessa 2: fare comunicazione sulla pelle delle persone non è esclusiva di un gruppo editoriale. non tornerò in alcun modo sull’ “annosa questione”, che veramente ha rotto i coglioni. Ma che dire del magazine del corriere (RCS) che sbatte roberto in copertina come brad pitt, con foto d’archivio non concordata e sensazionalismo di ultima ?
Oppure dell’espresso (De Benedetti) che usa roberto come grimaldello della sua campagna su napoli ? Poi arriva anche El Pais, che taglia, cuce, parafrasa, infarcisce. Ma…
Questione:
…Perchè El Pais dedica 5 (cinque) pagine a Gomorra ?
Ecco, per piacere, torniamo alla sostanza delle cose, che è l’unica cosa che conta, o dovrebbe contare.
Perchè Gomorra, dalla visuale di El Pais, non parla di napoli, di scampia, o dei cazzi di roberto. No, parla proprio della spagna, del suo fragoroso boom economico, e di ciò che, almeno in parte, lo compone. Perchè è proprio così, dietro le sfolgoranti plusvalenze della costa brava, blanca, del sol, si cela una massa enorme di capitale di “sistema”, da oltre vent’anni a questa parte. Parliamo, anche lì, di miliardi di euro. Bisogna che ce lo mettiamo bene in testa tutti, è questa la deflagrante potenza di gomorra: parlare del mondo intero, non di napoli, e delle sue selvagge “economic rules”, che rendono la camorra e i suoi simili in tutto il pianeta i soggetti più adatti a prosperare, a incarnarne lo spirito. I veri innovatori, i più adeguati, forse addirittura gli unici. Un quotidiano britannico, scozzese, potrebbe fare lo stesso servizio di El Pais, e forse lo farà. E uno russo, se potesse, altrettanto. E via così, da un continente all’altro. Rimaniamo su questo per favore, che il resto sono puttanate.
wm3
Qui l’articolo del Messaggero su Saviano citato da helena:
http://www.ilmessaggero.it/view.php?data=20061113&ediz=01_NAZIONALE&npag=16&file=SAW.xml&type=STANDARD
Da qualche parte, in giro per il web, altri sciacalli (magari lo stesso a.k.a. Paolo) che continuano a dimostrare di conoscere, di “Gomorra”, solo il primo capitolo e le recensioni che hanno sbirciato in rete.
lo riposto spezzandolo:
http://www.ilmessaggero.it/view.php?data=20061113&ediz=
01_NAZIONALE&npag=16&file=
SAW.xml&type=STANDARD
Nemmeno il primo capitolo. C’è chi scrive dal container sospeso a mezz’aria cadono “teschi e scheletri”. Segno che non è arrivato nemmeno a pag.2. Per non dire dei vari “riassunti” della presunta tesi presentata in “Gomorra”, che non c’entrano niente con quel che c’è scritto nel libro. Il fatto che il libro venda tanto fa rodere il culo a un sacco di gente, che ha troppa foga di stroncare per perdere tempo ad aprire il libro.
Per gli indirizzi troppo lunghi, non c’è bisogno di spezzarli, basta andare qui:
http://tinyurl.com
Ecco il pezzo del Messaggero.
Lunedì 13 Novembre 2006 Chiudi chiudi finestra
E Saviano racconterà la normalità negata
di RITA SALA
«MI riconosco completamente nel mio libro, pur non aspettandomi di dover subire, dopo la sua pubblicazione, tante pressioni, o di vivere nella situazione di minaccia in cui mi trovo. La solidarietà, in certi casi, può sembrare solo una parola, ma io l’ho sentita in maniera concreta da tutti coloro che, dal mio editore alle persone di ogni parte d’Italia, me l’hanno voluta esprimere. Continuerò a scrivere come ho sempre fatto, senza nessun indietreggiamento».
Roberto Saviano, ventisette anni, napoletano, una laurea in filosofia e un’esperienza di anni come ricercatore nell’Osservatorio sulla camorra, è senz’altro diventato, dopo il dilagante success o di Gomorra (editore Mondadori, 250 mila copie vendute, e il numero promette di aumentare) quel che si dice “un personaggio”. Non perché si sia messo in evidenza più di quanto la sua scrittura lo obbligasse a fare. Anzi. Né perché si sia concesso alla brama del secolo, la televisione. L’estrema popolarità che oggi subisce viene da altro: la scorta che lo protegge da eventuali ritorsioni, l’ostracismo dal quale è stato colpito dopo la pubblicazione del libro, i comportamenti di chi lo circonda o di chi, per diversi motivi, viene a che fare con lui.
In una lunga e articolata intervista concessa a El Pais (che ieri , alla vigilia dell’uscita del libro in Spagna , ha dedicato a Gomorra , a Saviano e al tema della camorra un dossier di cinque pagine, comprensivo di ampi estratti “non letterali” dell’opera), il giovane autore sembra dichiarare che non riscriverebbe il bestseller: non tanto per le minacce ricevute, quanto per le conseguenze che hanno provocato, vedi il comportamento degli editori e la mancanza di solidarietà delle persone vicine. A distanza di poche ore, rintracciato al telefono, ha però precisato il suo pensiero: «Sono determinato a continuare, ho avuto sia l’appoggio dell’editore, sia quello delle persone care e degli amici». Non dimentichiamo, fra l’altro, che esiste su Internet un sito per la “solidarietà a Saviano”.
Oggetto d’oro a tutti gli effetti, Roberto ormai rischia non solo il piombo, ma pure il fraintendimento. Anche per questo, suo malgrado, cresce in appeal . Antitesi migliore non poteva capitare all’editore che lo pubblica e a quanti scambiano la lettura di Gomorra per una movimentata seduta di emozioni. In realtà, il filosofo impegnato sul campo, è costretto a vivere il successo e il denaro in una condizione davvero difficile, complicata da decifrare e, soprattutto, da smaltire. Non a caso, nell’impegno ad andare avanti c’è il tema del nuovo libro che sta scrivendo: è l’analisi del malessere che sta vivendo dopo la forza e il consenso, il perché degli sguardi e dei silenzi, l’impossibilità di considerare i giorni, le ore, i minuti, come qualcosa di uguale «a prima».
Roberto Saviano e la quotidianità negata. Il prossimo bestseller. Mentre la Napoli nera, la Napoli di piombo, lotta con l’altra sé stessa per ritrovarsi.
Ragazzi, qui viene riprodotta un’intervista che molto probabilmente è falsata. Naturalmente Repubblica la pubblica in buona fede, Loredana la riprende in buona fede, però se siete seri mettete in homepage il brano che Helena ha riprodotto in questo sottoscala di commenti e fate capire a tutti, anche ai frettolosi, che l’intervista è falsata.
Su fate i bravi.
Fatto.
Sì, ci voleva, perché è esattamente il contrario di quello che scrive El pais.
E poi non credo davvero che sia stato abbandonato. Non siamo ancora così matti, spero.
“El Pais” di oggi pubblica, tra le “CARTAS AL DIRECTOR”, questa lettera di Roberto Saviano, che ribadisce ciò che era pubblicato ieri sul “Messaggero”:
«Creo que hubo un error de traducción en la última pregunta de mi entrevista, publicada en el Domingo el 12/11/2006. Quiero corregir: me identifico plenamente con mi libro, aunque no me esperaba ser víctima de tantas presiones y tampoco vivir en las condiciones en las que vivo ahora. La solidaridad puede parecer una palabra, pero yo la sentí de manera concreta por parte de todos los que quisieron demostrarla, empezando por mi editor. Seguiré escribiendo, como hice hasta ahora, sin ningún paso atrás.»
Il link (spezzato) per verificare la veridicità della fonte (astenersi scribacchini frustrati, blogger invidiosi e quarantenni vittime della sindrome del vorrei-ma-non-posso) è questo:
http://www.elpais.es/articulo/opinion/Aclaracion/
elpporopi/20061114elpepiopi_8/Tes/
“La mafia siciliana ha una struttura piramidale e la Camorra ce l’ha orizzontale”. Sì, va bene, qui stiamo parlando di affiliati. Saviano confonde spesso la pericolosità di un’organizzazione criminale, la sua capacità di influenzare i porcessi economici e sociali, con il numero di affiliati che può vantare. Ma la pericolosità della mafia siciliana non sta nel numero di affiliati. Non conta la quantità. Anzi, ogni mandamento conta pochi affiliati e paradossalmente le famiglie più potenti sono quelle che con pochi affiliati riescono a controllare territori sterminati. Perché rispetto alla camorra le cose stanno al contrario: la “mafia affiliata” ha una struttura piramidale, ma una pervasività nei vari ceti sociali orizzontale, molto, molto, molto orizzontale. Tanto che spesso non si capisce chi lotta contro chi… La Sicilia è talmente orizzontale che è quasi nella bara.
Mi spiego meglio: per quanto riguarda gli apparati militari le cose stanno così: mafia/piramidale, camorra/orizzontale. Però la pericolosità della mafia non sta nella sua struttura piramidale ma nella sua capacità di essere presente orizzontalmente sul territorio, senza affiliati.
Che rapporto c’è tra il colosso e il depresso? e tra il depresso e l’ossesso? e tra l’ossesso e l’abisso? e tra l’abisso e l’anfiosso? E’ su queste domande che si deciderà il destino di Nazione Indiana.
Massimina Caciari
A quanto pare abbiamo un nuovo troll che imperversa su ogni sito sputando bile. bisognerà farsene una ragione
Signorina Lipperini, non vedo più il mio commento che riportava un link a Renzo Paris di Liberazione e un’acuta recensione di Anfiosso, sempre su Saviano: che succede? La prego quantomeno di togliere l’infamia di Paolo qui sopra: “ma vattene ‘a Savia’! Che balletto indecente ecc.” Proprio l’altro giorno parlavo con Franco maorcoaldi, che cercavo di convincere della “bontà” dei blog: non mi/lo faccia ricredere!
db
Dario, io non ho cancellato nessun commento: sicuro di non aver confuso i post?
Comunque, una cortesia personale: non sento il bisogno di convincere nessuno, neanche un collega stimato come Marcoaldi, della bontà dei blog. Può dunque risparmiarmi queste forme, sia pur amabili, di ricatto. Grazie.
Mi sembra strano che la camorra, come sembra sostenere Saviano, possa, – (guarda caso) proprio oggi, con la sinistra al governo dappertutto (e innanzitutto in Campania) -, quasi prescindere dal potere politico, o solo “sfiorarlo”.
Ricordiamoci che negli anni ottanta e novanta non si faceva altro che sottolineare lo stretto collegamento tra camorra e democrazia cristiana.
Mi sembra quanto meno apodittica la tesi secondo cui, oggi, non c’è quasi più rapporto tra politica e camorra. Ma andiamo!
Devo dire che in questo paese c’è sempre più bisogno di onestà intellettuale. Ma com’è possibile pensare che la camorra possa fare affari, ad esempio sui rifiuti, senza controllare l’attività politico – amministrativa!? Siamo seri!
Cara Loredana, è proprio come dice lei, e dunque mi scuso davvero (ho disdetto anche il noleggio di Baldo, che Franco mi cedeva per un pomeriggio a scopo aizzaggio). Buona serata!
db
saviano sbaglia nel dire che la camorra e’ piu’ potente di mafia e ‘ndrangheta forse e’ influenzato dal fatto che è nato la’, ma la mafia sicula rimane la piu’ potente perchè ha piu’ connessioni politiche e finanziarie, tolto questo il suo e’ un bel libro
Saviano parla dei corleonesi senza sapere un cazzo dovrebbe ringraziare i corleonesi se la sua osannata gomorra e’ viva perchè nel 92-93 hanno cambiato l’intera politica e un andazzo che avrebbe distrutto tutte le mafie, perchè non sono certo le gomorre o le ndringhite a tenere il tritolo a portata di mano nei momenti piu’ opportuni