SE MARTIN FOSSE GIUDICE A MASTERPIECE…

In rete si legge di una piccola insurrezione contro la tendenza anti-fantasy dei giudici di Masterpiece. Il che, in sè, non sarebbe una novità, visto che il fantastico non ha mai goduto di status alcuno presso gli ambienti letterari italiani. Motivi noti: la tendenza novecentesca al disprezzo del fantastico in ambito accademico,  il moltiplicarsi senza tregua degli epigoni di Tolkien, il massacro editoriale (cannibalizzo dunque sono) degli ultimi anni, giusto per riassumere.
Incuriosita, sono andata a vedere l’ultima puntata del programma (la trovate qui e dal minuto 17.05 trovate la dichiarazione incriminata di Andrea De Carlo). In realtà, l’esaminato  non aveva affatto scritto un fantasy, ma un saggio sull’alchimia. De Carlo, elencando la biografia dell’autore (classificatore di insetti e impagliatore di uccelli, fra l’altro), ha detto: “lei è un fantastico personaggio di un romanzo, secondo me… lei dovrebbe attingere…  invece di andare a buttarsi nel fantasy andare…lei dovrebbe attingere a se stesso, ha una storia fantastica da raccontare”.
Ora, comunque la si pensi su Masterpiece (e non è necessario pensarne qualcosa per forza) e su De Carlo, trovo la frase abbastanza onesta: non avendo letto il saggio (non romanzo, insisto), immagino che consigliare a un autore di raccontare o trasfigurare una storia personale notevole sia un buon consiglio. A prescindere dal tono sprezzante di De Carlo.
Che c’era, è vero. Ma quel tono è poca cosa, a ben vedere: e io ho la sensazione che l’autodifesa di chi legge e scrive fantastico sia un modo come un altro per mantenere in vita l’antica dicotomia “noi buoni e incompresi voi là fuori pessimi e collusi” che certamente non aiuta il fantastico stesso a uscire dal ghetto. Così come non lo aiuta un malinteso concetto di “noi magia, voi realismo”. Detta così la cosa è anche vera, ma non è affatto vera la divisione granitica. Lascio dunque la parola a George R.R.Martin, autore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, che qualcosina di fantastico sa. In un montaggio di risposte su Tolkien a cura dell’Associazione romana studi tolkieniani, Martin dice che:
“Da appassionato di Tolkien, ho preso molto spunto da lui. Ha avuto un’influenza enorme su di me e Il Signore degli Anelli è una montagna che si staglia su ogni altra opera di Fantasy scritta prima e dopo. Ha modellato tutta la Fantasy moderna. Ci sono alcune sue scelte che ormai fanno parte del canone Fantasy: tutto il concetto dell’Oscuro Signore, la battaglia tra Bene e Male, l’influenza penetrante di quest’ultimo a tutti i livelli. Sono tutti elementi che Tolkien ha gestito brillantemente, ma che nelle mani dei suoi innumerevoli imitatori hanno prodotto una sorta di cartone animato! Non c’è più bisogno di un Oscuro Signore, né di altri elementi così radicali. Ho veramente odiato alcune delle opere scritte dopo Tolkien. Mi sembra che alcuni imitatori abbiano copiato l’autore inglese senza capirlo, prendendo le cose peggiori di lui”.
In cosa sbagliano gli imitatori di Tolkien, secondo Martin? Proprio nell’uso della magia, che è essenziale, dice ancora, ma va dosata: “è come il sale nella minestra: un pizzico le dà un buon sapore, ma troppo sale la rovina”. Non solo:
“Anche in Tolkien c’è pochissima magia, mentre nei suoi imitatori abbonda. Questa è veramente una grande differenza tra me e chi ha voluto prendere la “parte peggiore” dell’autore inglese. Per me è fondamentale il realismo. La mia è una Fantasy con un basso contenuto di magia. In questo senso, ho seguito le orme di Tolkien perché, se si legge bene Il Signore degli Anelli come feci io quando stavo scrivendo i miei libri, si vede benissimo che la Terra-di-mezzo è un mondo magico nel senso che è un mondo pieno di meraviglie, ma in realtà c’è pochissima magia. Non si vede mai Gandalf lanciare un incantesimo o sparare una palla di fuoco! Se c’è un combattimento, lo stregone tira fuori la spada… Certo, crea fuochi d’artificio e il suo bastone brilla nel buio. Ma si tratta di cose minime. Anche gli anelli magici, anche il potentissimo Unico Anello: tutto quel che vediamo è che rende le persone invisibili. Si suppone che l’Unico Anello abbia un grande potere di dominio, ma quando Frodo se lo infila non può dare ordini ai Nazgul che lo circondano. Non è così semplice. È un potere sconosciuto, un potere pericoloso. È questo tipo di magia che va descritta. Un errore grave che ho visto fare da un’enormità di imitatori di Tolkien è proprio l’abuso di magia, la creazione di mondi ad alto contenuto di magia. Ci sono mondi in cui maghi, streghe e stregoni possono distruggere interi eserciti, ma appunto in cui esistono ancora eserciti! È un controsenso: se qualcuno può dire “abracadabra” e distruggere un esercito di diecimila guerrieri, perché c’è bisogno ancora di radunare un esercito? Questi scrittori non si curano del realismo: se esistono dei maghi così potenti come possono esistere ancora re e signori? Perché non sono i maghi che dominano quel mondo?”.
Infine, sul partire da se stessi. Di Tolkien, Martin ricorda:
“Lui era un veterano della Somme, un soldato della Prima Guerra Mondiale e Il Signore degli Anelli è stato in parte scritto durante la Seconda Guerra Mondiale (e pubblicato nel 1954-55). Tolkien scrisse in un’epoca in cui veramente sembrava che la guerra fosse il destino della civiltà. Tutto questo si riflette sulla stessa Terra-di-mezzo. Guardiamo la mappa: il mondo è diviso in due parti in lotta. Hobbit, Nani, Elfi e Uomini si alleano per combattere l’Oscuro Signore Sauron. Il continente di Westeros è invece un’unica nazione che riunisce i Sette Regni: non due, ma sette. Westeros è nel caos, basta che una pedina cada per far saltare tutto il banco. “Molti uomini buoni sono stati pessimi re”, dice uno dei personaggi, “e alcuni uomini malvagi sono stati ottimi regnanti”. Neanche Dio decide cosa sia giusto o sbagliato. Ognuno ha il suo Dio: ce ne sono sette”.
Parla Martin, non De Carlo, ribadisco. Al netto del disprezzo generalizzato, che esiste, forse qualche riflessione interna al genere (riflessione, non rissa) non sarebbe superflua.

110 pensieri su “SE MARTIN FOSSE GIUDICE A MASTERPIECE…

  1. Saramago, La zattera di pietra
    Buzzati, L’invasione degli orsi in Sicilia
    Beowulf
    Le saghe islandesi (molte edite anche da Iperborea).
    Le Guin La salvezza di Aka

  2. Ciao Edoardo. Certo che vale Marquez. L’idea è quella di compilare una lista ampia, proprio per capire quali siano i confini e se esistano confini quando si parla di fantastico, e quanto valgano le nicchie delle nicchie in cui spesso viene rinchiuso o si rinchiude. Cosa di Will Self?
    Aggiungo, per la saggistica, La strega, un classicone di Jules Michelet. E, per la narrativa, un libro che meritava più fortuna, L’ospite di Sarah Waters.

  3. Scusatemi ma me ne vengono in mente tanti e appena posto un commento, ecco che per incanto la mia mente visualizza un altro titolo, in questo caso autrice: Octavia Butler una delle poche scrittrici di fantascienza afroamericane. A me è piaciuto motlo il suo Ultima genesi

  4. Sascha le altre due cantiche non sono affatto realistiche, ma non le ho lette integralmente. Ergo, non li ho citati.
    Quanto alla disonestà, magari possiamo riparlarne.

  5. Visti i margini porosi di queste liste, aggiungo la trilogia di Magdeburg di Alan D. Altieri come narrativa, e come non-fiction “L’enigma di Omero” di Claudio Cazzola. E il ciclo dei Fabbricanti di Universi di Farmer.
    E tutto, ma proprio tutto Ph.K. Dick (anche gli scontrini della spesa).

  6. Will Self
    Misto maschio
    Le grandi scimmie
    The Book of Dave
    How the Dead Live
    be’ e poi IL capolavoro di Sendak – Il paese delle creature selvagge
    anche nella versione romanzata di Dave Eggers (le creature selvagge)

  7. Dopo che mi butttarono nel fiume prima i annegare di Dave Eggers (In La fame che abbiamo)
    Arancia meccanica – Burgess
    Jon – una storia di quel genio pazzesco che è George Saunders

  8. Tra le vostre liste trovo libri che ho amato tantissimo e che mi hanno praticamente cresciuto e cambiato la vita.
    .
    Ci aggiungo:
    Orson Scott Card tutti i libri della Saga di Ender (Il Gioco di Ender)
    Valerio Evangelisti tutti 😉
    Christopher Pike la trilogia di “Remember Me” (semisconosciuta in Italia)
    L. Frank Baum “Il Mago di Oz”
    James M. Barrie “Le avventure di Peter Pan”
    Bianca Pitzorno una delle più grandi scrittrici italiane per l’infanzia
    George Orwell 1984
    Emilio Salgari
    Antoine de Saint-Exupery Il piccolo principe
    George MacDonald The Princess and the Goblin e The Princess and Curdie
    Stefano Benni Terra!
    il grande, grandissimo Douglas Adams “Guida galattica per gli autostoppisti”
    e “Pulp” di Charles Bukowski
    .
    Se me ne vengono in mente altri aggiungo 😉

  9. Mi pare che nessuno abbia citato I Cicli di Robert E. Howard. Catalogato come “sword and sorcery”, sottogenere truculento e grondante del fantastico, continua, dopo ottant’anni, a mantenere una sua potente vitalità. Io preferisco il ciclo Celta, meno sanguinolento e più ragionato del più noto ciclo di Conan.

  10. Michail Afanas’evič Bulgakov – Il Maestro e Margherita; Cuore di Cane
    Fëdor Michajlovič Dostoevskij – Il Coccodrillo
    Nikolaj Vasil’evič Gogol’ – Il Naso
    Hermann Hesse – Il Giuoco delle Perle di Vetro
    Günter Grass – Il Tamburo di Latta

  11. Una terzina anche da me:
    Giuseppe Pederiali, “Il tesoro del Bigatto” : quest classico, ma all’emiliana, nei tempi e nelle terre di Matilde di Canossa (nella trilogia anche Le città del diluvio, e La Compagnia della Selva Bella).
    Toni Morrison, “Amatissima”. In assoluto uno dei libri più belli mai letti (lo spirito di una bambina continua a vivere in casa della madre che l’ha uccisa).
    Mark Twain, “Uno yankee alla corte di Re Artù”, esilarante classico, filone viaggi nel tempo.

  12. Ma infatti: post da incorniciare che mi auguro possa proseguire ad libitum nei commenti. Ricordo, anni fa, di aver commentato su un vecchio blog ormai in disarmo sulla necessità di organizzare un luogo sulla rete, un indirizzo di senso rispetto a oggetti come questi. Perchè manca, mi pare chiaro. Specie adesso che la parola scritta si sta lentamente democratizzando (non senza contraddizioni grandi e piccole) anche nelle nostre contrade di sonnambuli.
    Roco vaniloquio?

  13. Visto che abbiamo il bellissimo Coraline di Gaiman ed altri romanzi per ragazzi, io aggiungere anche
    P.L. Travers – tutta la saga di Mary Poppins (a ben vedere assai piu’ dark della versione Disney)
    Roald Dahl – Le streghe; Matilde
    Inoltre, uno dei libri piu’ esilaranti ed ispirati che io abbia mai letto nell’ambito del fantastico è Good Omens di Terry Pratchett e Neil Gaiman (il titolo italiano è ‘Buona Apocalisse a tutti’ ma secondo me non rende giustizia all’originale).

  14. wow, sta uscendo una lista bellissima.
    manca il buon Patrick Rothfuss, Il Nome del Vento e La Paura del Saggio (terzo e ultimo libro della serie ancora non pervenuto). Due bei mattoni nella costruzione di un fantasy post-tolkieniano che abbia un senso. Soprattutto nella direzione incontro-scontro tra paradigma culturale della società in cui si svolge la storia (spesso medievaleggiante) e valori assolutamente moderni dell’autore che scrive nel 2013, che poi è un’altra cosa di cui Martin è maestro.
    Oltre ai libri, fico il podcast di Patrick in cui videochatta con giganti del fantasy contemporaneo e riflettono su cose fantasy (iniziare una storia, personaggi, forma, sesso, razzismo, che ci dobbiamo aspettare dall’urban fantasy blah blah blah)
    http://www.youtube.com/playlist?list=PL3y5s5W5l_OP1vpFK5GGk_XKCcq_Z174a

  15. Oddio, ho scatenato l’inferno, non volevo XDDD
    ma Jonathan Strange & il signor Norrell non l’ha citato nessuno? Uno dei libri di magia con meno magia del mondo, a quanto ricordo.

  16. Ursula Le Guin con tutta la godibilissima serie di Terramare e, per ragazzi ma non solo, di Chris Riddell e Paul Stewart la trilogia Cronache di Boscofondo, Cronache del Bordo e Cronache di Santafrasso.

  17. Bella cosa ragionare insieme sul genere di letteratura (proprio al di là dei generi). Scusate se cito alcuni titoli magari già inseriti, ma non riesco a leggere tutti i commenti e le indicazioni. Vado un po’ indietro nel tempo e suggerisco Joseph Sheridan Le Fanu (Carmilla, Té verde, Racconti, ecc., un tempo tradotto e pubblicato da Serra e Riva, non so se ancora in catalogo) e un saggio di Julia Briggs “Nicht Visitors”, tradotto e pubblicato in Italia, ma non ricordo da chi. Poi, W Murakami, Wells, McCarthy, Gaiman, De Mari, Dick e altri già ricordati. Lo dico da ex-lettore di fantastico. Avanti così e grazie a chi ha avuto l’idea, alessandro

  18. Ma che cumulo di beltà tutto questo!
    Mi sento di aggiugere
    Lord Dunsany, i suoi racconti e il romanzo La figlia del Re degli Elfi
    William Morris (“tappezziere” tuttofare), La fonte ai confini del mondo
    Tad Williams e la sua inctredibile trilogia delle spade (che comincia con Il trono del drago), uno dei mentori riconosciuti da Martin, ripubblicato in Italia qualche anno fa e ancora abbastanza poco conosciuto rispetto al suo talento!
    Steven Eikson e l’epopea della Caduta di Malazan (inizia con I giardini della luna), per chi non teme di restare assai concentrato durante la lettura
    Patricia McKillip (La maga di Eld, Il signore degli enigmi, Una culla in fondo al mare, e molto altro)
    Margaret Mahy (La figlia della luna, anche per adolescenti)
    Jack Vance, tutta la sua fantascienza e la sua saga fantasy Lyonesse
    Guy Gavriel Kay (Il paese delle due lune e la trilogia di Fionavar)
    Tim Powers (Il Re Pescatore, Le porte di Anubis, Mari stregati)
    James Blaylock (Homunculus e altro)
    Dave Duncan (La stanza fatata, e quel che segue).
    Lunga vita al fantastico!

  19. Non è un libro sul fantasy, ma è intriso di fantasy. Io l’ho adorato (LUI LO ADORO) Junot Diaz La breve favolosa vita di Oscar Wao. La storia di Oscar Nerd sovrapperso americano-dominicano appassionato di fantascienza e fantasy. La sua storia, quella di sua madre, di Santo Domingo, una storia d’amore, una storia di immigrazione. Un libro che consiglio e mi è entrato nel cuore anni fa.

  20. Forse qualcuno li ha già citati, e allora ribadisco, che comunque non fa mai male.
    Assolutamente gli argentini del fantastico: Borges, Cortazar e Bioy Casares per citarne solo tre.
    Rappresentano secondo me forse la più alta e libera espressione del fantastico in letteratura, inarrivabili soprattutto nel racconto.
    Tra i tre il mio preferiti è Cortazar, abile come pochi a mischiare gioco, funzione e le spire dell’inconscio.
    Tra l’altro autore di alcuni brevi e famosi saggi sia aula forma del racconto che sul fantastico, i quali andrebbero insegnati a scuola.
    Il volume di Tutti i racconti uscito x la biblioteca della Pleiade di Einaudi è una Bibbia del fantastico, dentro ci si trova di tutto e se non si fa attenzione ci si può perdere, un po’ come tra le inesplicabili pagine del libro di sabbia Borgesiano.
    Viva il fantastico, e viva anche il racconto! 🙂

  21. Piccolissima lista, ma per ora è tutto quello che trovo rovistando nella memoria:
    Dino Buzzati, “I misteri d’Italia”, Arnoldo Mondadori Editore, 1978;
    Mercedes Lackey, “La saga di Valdemar”, composta da:
    “Un araldo per Valdemar” (1987, Editrice Nord),
    “Le frecce di Valdemar” (1987, Editrice Nord), e
    “Il destino di Valdemar” (1988, Editrice Nord).
    Il primo lettura più matura, questi ultimi piacevolissimi ricordi adolescenziali.

  22. Storia di Neve di Mauro Corona è un fantastico furioso, passa dal delicato racconto di fantasmi allo splatter più sgangherato e blasfemo. Da l’idea di una mente allucinata che scrive di getto fregandosene della tecnica (che in altri suoi libri è molto più curata).

  23. Mi scuso se ripeterò alcuni dei titoli già elencati, ma non sono riuscita a leggere in dettaglio tutti i commenti. Mi pare che non sia stato citato, tra le opere di Tolkien, il Silmarillion e tutta la History of Middle Earth (editata da Christopher Tolkien), molto utile per capire come un intero universo fantastico è stato costruito e si è evoluto nei decenni.
    Poi “Jonathan Strange e Mr Norrell” e “Le Dame di Gracedieu e altre storie di magia” di Susanna Clarke.
    Poi Antonia Byatt: “Il genio nell’occhio d’usignolo”,e il suo ultimo sul Ragnarok, penso, anche se non l’ho ancora letto.

  24. Uh, quante cose… e vedo che ci siamo allargati, abbiamo messo dentro anche fantasy e fantascienza. E allora mi lancio anch’io, che da lettore disordinato quale sono sempre stato ho alacremente mescolato gli ingredienti senza mai capire bene i confini tra i generi.
    – Fruttero e Solmi: Le meraviglie del possibile (Einaudi). Questa antologia della fantascienza curata da Fruttero e Solmi, uscita per la prima volta negli anni settanta (o addirittura i cinquanta, non sono sicuro), è veramente una pietra miliare; ci sono Bradbury, Brown, Simac e qualche altra decina di grandi maestri, di quelli che scrivevano quando ancora si poteva pensare che su Marte ci fossero i residui di una civiltà antichissima, e su Venere creature acquatiche dotate, inaspettatamente, di intelligenza superiore. Insomma, quando le meraviglie erano possibili.
    – Leo Perutz: Di notte, sotto il ponte di Pietra. Una Praga magica, ma magica davvero, vissuta attraverso gli occhi di due guitti e di altri personaggi, tra cui l’imperatore alchimista Rodolfo che si staglia sullo sfondo ed è anche protagonista di un episodio.
    Ursula Le Guin: Il ciclo di Earthsea, La mano sinistra delle tenebre, I reietti dell’altro pianeta, Il mondo di Rocannon. Il periodo junghiano della Leguin è una delle cose che più amo nei suoi romanzi.
    Stanislaw Lem: Il congresso di futurologia, I viaggi del pilota Pirx, L’indagine del Tenente Gregory. Lem è superlativo per la capacità che ha di divertirsi con temi scientifici di complessità anche notevole, che esplora e rende letterari prendendo spesso spunto dai paradossi del mondo della scienza e della matematica.
    Stephen King: il maestro. It sta una spanna sopra tutto ciò che ha scritto, secondo me. Grande anche La lunga marcia, e non è male neppure Joyland.
    E poi ce ne sarebbero tanti altri: Philip Dick, Robert Silverberg, Isaac Asimov, Alfred Elton Van Vogt e chissà quanti che adesso non mi vengono in mente. Ovviamente H.G. Wells. Ancora più ovviamente Tolkien (tutto ciò che ha scritto, anche la lista della spesa. E poi… è fantastico, Saramago? Ma io direi di sì, mettiamoci anche lui, che scriveva come un Dio: Le intermittenze della morte, L’anno della morte di Ricardo Reis. E mi fermo, che l’entusiasmo mi sta prendendo la mano e sto andando a ruota libera, mettendo dentro cose che con il fantastico propriamente detto hanno poco a che vedere. Ma è meglio che parli chi di queste cose capisce più di me, perché io – mi rendo conto – sto solo facendo l’elenco delle letture che mi hanno entusiasmato, spesso senza capire bene come né perché.

  25. Ho visto che sopra c’è un altro Maurizio che ha citato gli argentini, e non potrei essere più contento di questa confusione di nomi: quello che ha scritto lui avrei potuto scriverlo io. Borges, soprattutto.

  26. Ortese- L’Iguana, Il cardillo addolorato
    Marvin Pyke- La trilogia di Gormenghast
    Shilrley Jackson- L’incubo di hill House; Abbiamo sempre vissuto nel castello
    Karen Russel – Swamplandia; Il collegio di santa Lucia per giovinette allevate dai lupi.
    E poi, anche a costo di forzare, Bolano – 2666.
    (Italiani giovani e bravi mi sembrano: G. De Feo: Il Mangianomi, L’isola dei Liombruni; F. Dimitri: Pan e chissà quanti altri che non conosco)

  27. Palazzeschi: Il codice di Perelà
    Landolfi.
    Leggo molti anglosassoni, ma se tornassimo tutti a ‘Scapigliarci’ un po’ e a dare credito alla tradizione esile, ma notevole, del fantastico italiano, favoriremmo, credo, l’emergere di voci interessanti.
    Intanto grazie per le liste: ci sono autori di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza.

  28. Ritengo che la Ursula K. Le Guin con il suo uso “minimale” e contenuto della magia rientri in quel buon uso della tradizione tolkeniana delineato da Martin. Basti pensare al suo ciclo di Earthsea (Terramare), in cui i poteri magici sono qualcosa di legato a ben precise nozioni linguistiche, antropologiche e mistiche. Una forza che non deve mai esser usata alla leggera, sempre pericolosa.
    Inoltre se dovessi parlare di autori che mi hanno influenzato scopro che mi è molto difficile fare una “lista della spesa” ma scopro che molti nomi che mi balzano alla memoria sono proprio sudditi di Sua Maestà. Come Neil Gaiman, il cui “realismo magico” è davvero il prodotto di una narrativa capace di plasmare il mondo, non il semplice copia e incolla di un logoro modello tolkeniano stereotipato che prende qui e lì qualche elemento da Tolkien per dar vita a universi pseudo-medievali tutti uguali tra loro.
    A I. M. Banks, recentemente scomparso per una malattia, che si è sempre divertito a reinventare la space-opera e che ha saputo muoversi lungo i confini che separano la fantascienza dal fantasy. Il suo Impero di Azad (The players of game) invece è al tempo stesso sci-fi e racconto filosofico, senza pedanterie e lungaggini.
    Aggiungo anche una novella Muschiorespiro di Ian R. MacLeod, storia di formazione di una giovane post-umana ufficialmente sci-fi ma non privo di meravigliose suggestioni che non esito a definire fiabesche.
    Concludo con un autore francese, Alain Damasio, con il suo splendido seppur complesso L’orda del vento. Qui abbiamo un intero mondo con leggi fisiche e un linguaggio (scritto e parlato) ideato per raffigurarlo, un gioiello. Tempo fa era stato annunciato pure un anime tratto dalle sue pagine.
    Infine, dato che il nome di Gaiman è legato alla graphic-novel di culto Sandman, mi permetto di citare qui il manga The Five Star Stories di Mamoru Nagano, letteratura disegnata infinitamente barocca e sofisticata che tenta di unire tra loro mitologia, fantasy e sci-fi.

  29. Stupendo per i bambini, anche piccoli, il GGG, Le streghe, La magica medicina ecc. ecc. di Roald Dahl… Quando li leggo ai miei alunni di 6/7 anni in classe non vola una mosca!

  30. E tirerei in ballo anche David Foster Wallace che (riferendosi alla letteratura americana) dice “per me l’antitesi netta tra letteratura realistica e non realistica è solo una distinzione convenzionale, creata da gente che ha interesse a preservare la tradizione del realismo con la R maiuscola”. E comunque lui stesso, pure interessatissimo al mondo “reale”, riteneva che ngli anni ’90 quel tipo di realismo “alla barbecue in cortile e tre martini” fosse ormai talmente assimilato e corrotto dall’intrattenimento, da risultare anstetico e consolatorio, e che ormai mal si prestasse a opere che sfidassero il lettore (questa posizione si trova in molte sue interviste, la citazione nell’int. con Larry McCaffery del 1993 in cui si parla molto di questo). Il rifiuto di un certo tipo di realismo aveva molto a che fare molto con la scrittura, ma in Infinite Jest che pure parla sostanzialmente del nostro mondo e della nostra civiltà, l’ambientazione e l’intreccio sono piene di componenti fantastiche: tecnicamente sarebbe in effetti un romanzo distopico (ambientato nell’anno del Pannolone Depend, nella confederazione dell’ O.N.A.N.) incentrato su un leggendario video che crea dipendenza e ti intrattiene a morte.

  31. Tutto Pratchett direi, che qui è stato citato solo in coppia con Gaiman per Buona Apocalisse a tutti! (libro meraviglioso)
    Tutta la saga del Mondo Disco, la saga delle streghe, del triste mietitore, la tematica degli stereotipi del fantasy completamente sovvertiti.
    Come dimenticare in Guards, guards! uno dei protagonisti, Carota, nano alto 1,80 adottato, dotato di voglia a forma di corona e spada del destino che finisce per arruolarsi nella guardia cittadina? 😀

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