SEMPRE QUASI

Ribadisco che questi post  sono un “quasi”, e che fino a lunedì prossimo resto a guardare le montagne, dove i primi sfregi della ventura superstrada sono già evidenti (a proposito, non è buffo che i lavori siano stati affidati ad una ditta che opera in Italia, è stata costituita in Russia e ha sede legale in Austria? E che una questioncina come la messa in sicurezza sia stata, almeno nei primi giorni, un optional, visti i macigni rotolati dalle pendici del monte fin quasi nei giardini delle case? Non è buffo, d’accordo).
Però, tanto per dare un’idea delle cose a cui sto pensando.
Conversazione telefonica con un’amica, ieri pomeriggio. Non è che la questione del linguaggio, posta assai correttamente all’inizio, sta diventando un pericoloso boomerang per i narratori italiani? Non  è che sta diventando la finestra attraverso la quale rientrano egotismo e narcisismo e le estenuanti autodescrizioni delle proprie personalissime esistenze ingrandite a cosmogonia? Non è che si stanno perdendo di vista le storie?
Buffo, anche questo.

6 pensieri su “SEMPRE QUASI

  1. Allora aspetto lunedì prossimo per darti il bentornata, così sarebbe un ‘quasi bentornata’, che non mi parrebbe per niente carino nei tuoi confronti.

  2. Giustissima la considerazione sul linguaggio come ideologia letteraria rischiosa (non ce l’ho con tutte le ideologie, anche se), Loredana. Ma forse nella trappola ossessiva del linguaggio cadono solo i destinati a cadervi. Se leggi Lacan e poi parli (o scrivi) come lui, non sei Lacan, sei destinato a mutarti in una scimmia. Forse c’è la speranza che esistano scrittori immuni, non scimpanzoidi, con delle cose da dire (perdonatemi lo slogan) e un’immaginazione che quando sente della “potenza” o del “potere” del linguaggio sbuffa, storce la bocca, sputa in un angolo e fa i capricci. E poi anche, perché no, non scrive, almeno finché il fantasma del linguaggio non si allontana.

  3. Sono anche piuttosto allarmato di apprendere di superstrade sulle montagne visibili immagino da casa tua. Non sono un simpatizzante dei verdi, però mi piace potermi rifugiare, e la superstrada è un modo per snidare un rifugio. Che palle.

  4. Sull’ostinazione degli scrittori a prendere parte ai blog conversando di stile, letteratura in genere e raramente (purtroppo) degene…
    “In una società democratica com’è la nostra, l’artefice di prosa o di verso deve rinunziare ad ogni benefizio che non sia di amore. Il lettor vero non è già chi mi compra ma chi mi ama. Il lettor vero è dunque la dama benevolente. Il lauro non ad altro serve che ad attirare il mirto… – Ma la gloria? – La vera gloria è postuma, e quindi non godibile. Che importa a me d’avere, per esempio, cento lettori nell’isola dei Sardi ed anche dieci ad Empoli e cinque, mettiamo, ad Orvieto? E qual voluttà mi viene dall’essere conosciuto quanto il confettiere Tizio od il profumiere Caio? Io, autore, andrò nel conspetto dei posteri armato come potrò meglio; ma io, uomo, non desidero altra corona di trionfo che una… di belle braccia ignude.”

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