SIGNOR SINDACO, LA INVITO IN METRO

Lo so che non usa, lo so che qui ci vorrebbe uno di quei tweet arguti, magari scritto tuit per aggiungere arguzia ulteriore, lo so che la letterina fa tanto vecchia guardia. Però, caro sindaco Marino, in 140 caratteri le cose che ho da dirle non ci stanno.
Nel caso, non ho intenzione di parlarle di libri e di cultura, e neanche di diritti delle donne: bensì del diritto primario di chi è cittadino. Quello di non diventare una bestia. Invece, bestie siamo, noi che usufruiamo dei trasporti pubblici romani: bestie ammassate, incazzate, inferocite, sudate, spaventate, disfatte alle otto del mattino. Tutte le otto del mattino di tutti i giorni in cui si aprono gli occhi in questa città, capitale d’Italia, quella di cui mezzo secolo fa si diceva, se ricorda, “capitale corrotta, nazione infetta”.
La corruzione di Roma è nel suo andare avanti pigramente, giorno dopo giorno, senza che mai si trovi una soluzione nè la si progetti. Per il piccolo caso che ho da sottoporle, i giorni sono tanti: quelli che vanno a comporre quattordici anni, perché risale esattamente al 2000 la mia decisione di non utilizzare più l’automobile per spostarmi nella mia città, ma solo i mezzi pubblici. La metropolitana, nel caso.
Che vuole, mi ero fatta convincere. I suoi predecessori avevano lanciato infiniti appelli per diminuire le auto, e in effetti la benzina era cara già allora, e in effetti i parcheggi sono sempre stati pochi, e anche chi, come me, vive in periferia, se ha la fortuna di avere una fermata della metro davanti casa può pure fare un sacrificio, no?
L’ho fatto, tutti i giorni, da quattordici anni: due metro e un autobus la mattina, due metro e un autobus la sera. Cambio a Termini, dalla linea B alla linea A, e viceversa. Ho sopportato silenziosamente i lavori per l’ammodernamento della fermata di Termini, che ammodernata non è, visto che le scale mobili si rompono ogni santo giorno e quando funzionano si rischia l’effetto bowling, visto che quelle che congiungono la linea B con la linea A sono, chissà come mai, strettissime, e il flusso di persone che le percorre è, chissà come mai, enorme.
Ho sopportato due guasti a settimana. Ho sopportato l’assenza di personale a cui chiedere informazioni “perchè non siamo tenuti a”. Ho sopportato la maleducazione (“signò, la metro è rotta,usi i piedi). La mancanza di informazioni in inglese, nei ricorrenti guasti (“la clientela è pregata di uscire dar vagone”), anche quando a guastarsi è la linea A diretta a San Pietro, e dunque piena di turisti a cui solo i volenterosi passeggeri anglofoni riuscivano a dare spiegazioni su cosa accadeva e cosa bisognava fare. Ho sopportato navette imprendibili. Allagamenti. Tornelli regolarmente rotti alla fermata di Lepanto. Secchi che raccolgono l’acqua che piove dal soffitto, sempre a Lepanto, da anni e anni. Ho sopportato l’ascensore che non funziona mai (per mancanza di personale) a Monti Tiburtini, che tanto è periferia, e chisseneimporta di quelli che abitano fra Pietralata e Rebibbia. Ho sopportato gli scioperi bianchi del personale, la puzza, i vagoni lerci, le banchine a rischio disastro. Le sopporto ogni giorno, insieme ad altri pazientissimi disgraziati che questa mattina erano in lacrime.
Oggi, 1 settembre, giorno di rientro e giorno dei tre euro in più per lo splendido abbonamento magnetico ricaricabile (che secondo noi rassegnatissimi utenti non funzionerà, perché la stragrande maggioranza dei tornelli si guasta quando usi gli abbonamenti magnetici, lo sapeva?), la metro B era di nuovo rotta, e noi si è fatto un balletto fra navette e banchine della direzione opposta prima dell’atteso annuncio sulla ripresa (rallentata) del servizio e l’impossibilità, ovviamente, di prendere un treno prima di venti minuti, visto che i primi erano satolli di passeggeri sudati e stravolti (ah, se non lo sapesse, i treni della linea B non passano ogni tre minuti, ma ogni sei e se gli gira male anche ogni sedici).
Allora, caro sindaco Marino, uso la forma obsoleta della lettera per farle un invito: venga con me, una di queste mattine. Mi risponda su twitter, se vuole, o usi la mia mail (loredana.lipperini@gmail.com). Ci daremo un appuntamento (senza preannucio, ovviamente) alla fermata di Monti Tiburtini, alle 8, e, se vorrà, faremo insieme il percorso fino a via Oslavia, incluso il trasbordo a Termini e l’attesa del bus a Lepanto. Prometto di non dire nulla. Ma lei guardi, osservi. Sarò io ad ascoltarla, mi creda.
Buon settembre.

19 pensieri su “SIGNOR SINDACO, LA INVITO IN METRO

  1. se ha trovato il tempo per leggerti o per ascoltare la rassegna stampa delle rimostranze(ci sono sempre inaugurazioni in cui presenziare), temo che nell’indecisione sofferta potrebbe pure perdere i sensi di fronte alla prospettiva di accettare la sfida, di fronte alla tua prosa molto cruda e realistica. In ogni caso molti dei problemi della metropolitana romana nascono a monte, essendo certamente sottodimensionata. Ma le manutenzioni si devono fare a prescindere da qualunque considerazione

  2. Questa lettera, che sottoscrivo in ogni passaggio, mi ha fatto tornare all’incubo trasporti pubblici di Roma. Ho vissuto 8 anni a Castel Gandolfo ma lavoravo al centro di Roma: il tratto Agnanina-Barberini, Metro A quindi, è stato quell’inferno così ben descritto da Loredana. Un incubo non degno di una capitale e di nessun’altra città.

  3. Grazie Sig. Lipperini, sottoscrivo tutto.
    Come si fa per condividerlo su FB?twitter
    Vorrei inviarlo a Atac, oltre che al sindaco….vorrei inviarlo al mondo!
    Grazie
    Gabriella

  4. salve a tutti, concordo e sono in sintonia con questa lettera e con le riflessioni di Loredana Lipperini. Aggiungo che ormai è chiaro che, come cittadini, se uniti per il bene comune, possiamo avere un “peso” e il nostro agire organizzato e virtuoso, oltre a raccogliere una visibilità mediatica, può sortire qualche buon risultato.
    Pur pagando profumatamente le istituzioni preposte ad amministrarci e a gestire la città (in questo caso Roma e il suo territorio allargato), questo compito – che è prima di tutto un dovere sancito dalla Costituzione e dall’incarico e dal ruolo assunto – è disatteso, clamorosamente e colpevolmente. Nell’attesa di risoluzioni elettorali e/o legali, e per evitare solo le lamentele, il pur lecito piagnisteo e il sacrosanto dritto all’indignazione, è evidente quanto sia più ficcante, piuttosto, mettersi in gioco di più, con pratiche attive – del RETAKE tra le prime -, scendendo in piazza, nelle strade, partecipando fattivamente alla bonifica, alla tutela, alla riqualificazione e alla valorizzazione urbane. Solo così è possibile farsi ascoltare, far sì che altri seguano l’esempio, intercettare quello che è un sentimento comune e, soprattutto, prendersi il ruolo determinante nella politica culturale di questa Capitale che ci spetta. Fare “cartello”, ovvero “squadra” o “Rete” che dir si voglia, è una soluzione che pare stia funzionando così come lo sono la raccolta di firme, le petizioni, le email inviate ai vari uffici comunali e statali, le lettere aperte, l’attivismo sui Social-Network (e ce n’è tantissimo e ben condotto, specialmente su Fb!) e gli articoli: come questo. Quanta passione abbiamo ancora, come persone e cittadini, quanto amore per Roma (in questo caso, ma vale per ogni altra città!) e il nostro desiderio di vivere e abitare al meglio la Capitale ma, aggiungerei, l’universo-Mondo: anche questa è CULTURA!

  5. Leggo e cerco di immaginare perché per quanto ci sia gente che a volte si lamenta, la metro e i mezzi pubblici a Milano FUNZIONANO BENE e spiace sentire cosa accade, ancora, a Roma.
    Capisco lo sconforto…
    saluti
    Federica

  6. Condivido e sottoscrivo quasta lettera aperta con immenso dispiacere. Vedere una città meravigliosa come Roma ridotta in questo modo fa veramente male.
    Basta visitare le altre capitali europee per capire che DA NOI le cose non fonzionano per la negligenza ed il menefreghismo di tutti, istituzioni e addetti ai lavori. forse è arrivato il momento di dire BASTA, basta “sacrificarsi” in selenzio e subire!
    Grazie Loredana per la sua lettera.
    Laura Venturi

  7. CONDIVIDO (fb) e naturalmente sottoscrivo (penna biro e pixel). La grandezza di Roma non è solo un attributo è anche una realtà geografica sicuramente difficile da amministrare ma ormai gli occhi ce li abbiamo tutti e sono OCCHI DIGITALI che registrano in un ‘batter d’occhio’ l’anomalia, la disfunzione, il degrado. Le istantanee che puntualmente inserisco in fb non le vado a cercare, ma nel vivere la mia normale vita in città le incontro… e non le digerisco!

  8. abitiamo nella stessa zona di Roma e sono praticamente full-option riguardo ai mezzi di trasporto. Mi mancano solo i pattini!
    Questo perchè non solo di lavoro si vive, e magari si hanno oneri e compiti vari da svolgere in un tempo che rientra nelle 12 ore di una giornata. Quindi per ogni onere e compito devo essere attrezzata! Motorino, macchina e tessera annuale bus. Costo? Non lo voglio nemmeno fare…
    E se poi esci la sera, ma che dico sera! tardo pomeriggio… e vuoi tornare a casa, senza macchina è impossibile. Dalle 20 in poi il servizio è come la domenica: assolutamente una meteora. Prova a prendere il 451 che dovrebbe essere una linea di raccordo fra tutte le consolari di roma sud-est…
    Ma il Sindaco Marino, come il precedente che ha ingolfato di dirigenti l’Atac nonchè l’AMA etc etc, ha decisamente la responsabilità principale del degrado della capitale. Degrado che è anche del Paese.
    I famosi treni regionali dei pendolari; o la situazione orribile della scuola, della Sanità pubblica.
    Ma per tornare a Roma, io mi vergogno di girare in una città così sporca e lasciata alla deriva! dove pare che ognuno sia lì per caso e non sia anche responsabile di dove cammina, vive, lavora.
    Scendo tutti i santi giorni per andare a lavorare alla stazione di Repubblica (Termini mi soffoca! e taccio sui lavori di FINTA restaurazione del nulla, costati non so quanto!!!) e non ho mai visto pulire quegli scalini. MAI!
    Viaggio e non sono ancora riuscita a trovare un luogo più sporco di Roma.
    Perchè? mi chiedo: perchè??
    Tempo fa leggevo Maria Laura Rodotà che parlava delle piste ciclabili praticamente impraticabili a Roma.
    Ogni cosa in questa città è complicata e tutto pare più semplice che qua!
    Esiste un altra capitale o città civilizza che abbia un Auditorium senza collegamenti metro/bus ogni 5/10minuti??
    Che ha i suoi cinema e teatri in chiusura per fallimento? Che ha tutti i suoi luoghi turistici pieni di venditori ambulanti con il banchetto chiudi-e-fuggi? che è piena di tavolini sulle strade del centro?
    Che non può nemmeno gestire il servizio taxi perchè sono una casta anche loro, e quindi non si può organizzare un servizio decente di collegamento con gli aeroporti o le stazioni ferroviarie? che ha i mezzi pubblici ridotti a pezzi, con due metropolitane, di cui una realizzata nel fascismo e l’altra negli anni 80!
    Va bene i fori imperiali chiusi al traffico; Piazza di Spagna pedonalizzata per davvero: ottimo! Dico va bene anche all’1,50€ per i parcheggi.
    Ma la città ha bisogno di una ripresa vera.

  9. Ah, un altro del partito “La Lipperini, simpatizzante Wu Ming, non parla degli zingari” (letta ieri su Facebook). Devo deluderla. In quattordici anni ho assistito a: risse, insulti, schiaffi, suicidi, tutto sulla metro. Il borseggio zingaro non l’ho ancora visto. Non significa che non si verifichi, naturalmente: compilo solo una personale statistica.

  10. Frequento Roma dal 1990, tranne una qualche parentesi durante le amministrazioni Fini e Rutelli, il suo degrado come città è sempre stato inarrestabile. Anzitutto per i comportamenti dei romani (non dei rom o degli stranieri: dei romani) che, ad esempio, per anni hanno praticato la “simpatica” abitudine di gettare dal finestrino della vettura il quotidiano già letto al primo incrocio con ingorgo. E faccio solo un esempio, il primo che mi scandalizzò da imberbe universitario venuto dalla provincia più profonda.
    E poi non parliamo dell’ostentato clientelismo politico-clericale, dell’indisciplina (sempre tutta Made in Italy) endemica, del menefreghismo dilagante, eccetera eccetera.
    La Metro è lo specchio migliore e più fedele di questa Roma, una sorta di sua “metafora rilessicalizzata”, un concentrato di disagi, fuori-servizio, drammi e violenze senza confini politico-geografici: vittime e carnefici sono di ogni dove, senza alcuna prevalenza etnica.
    Comincio a pensare che il cancro sia talmente metastatizzato che nessuna Giunta Comunale di derivazione elettiva sarà mai in grado di aggredirlo. Tacendo, per carità di patria, dell’endemica assenza di una qualche educazione civica diffusa. Che Roma sia una capitale fuori dall’Europa (e non solo, ahimé) è una banale constatazione di chiunque abbia minimamente viaggiato in altre capitali estere. Sono solo secoli che è così.

  11. Guarda, caro rs, ce n’è una in particolare che è riuscita a far meglio di tutte quelle che l’hanno preceduta (MontePaschi compresa): il suo caso viene citato persino nelle lezioni universitarie! Non c’è niente da fare: noi marchigiani, quando facciamo qualcosa, la facciamo bene o nulla. Quadrilatero docet. 🙁

  12. Per Luca Perilli. Scrivi “amministrazione Fini”, a me non risulta esserci stata. Marino è particolarmente inadatto ad amministrare la città. Per tacere dell’ostinazione con cui si persegue la costruzione di metropolitane – esose ed inadatte alla città – invece di procedere a una cura di tram il cui costo è decisamente inferiore e la messa in opera molto più veloce. Trascuri che la “civilita” di chi a Roma vive e lavora sta nel fatto non ci sia un omiicidio o una rissa al giorno sui mezzi pubblici su cui siamo costretti a viaggiare. Per altro, rispetto ad altre e celebratissime capitali europee, Roma riceve pochissimi finanziamenti dallo Stato centrale.

  13. Cara Barbara, io adoro Roma; se avessi potuto, a suo tempo mi sarei trasferito per abitarci. Oggi, a 47 anni suonati e con parenti romani anziani o molto anziani, mi rendo conto di quanto sia una città ostile per chiunque non sia al top della forma fisica e mentale: quel che qui in provincia si fa in poco tempo, a Roma richiede mezze o intere giornate (se lo ottieni)… Senza contare, per l’appunto, il problema dei trasporti pubblici, cruciale per vivere nella Capitale.
    Avendo quindi da anni molti contatti con Roma, purtroppo devo ribadire che il senso civico non è proprio il punto forte dei romani autoctoni… mi spiace. Ovvio che ci sono le eccezioni, ma l’andazzo generale è quello che è ed è ribadito dalle cronache di vita quotidiana di ogni tempo: lamentele su disservizi, sporcizia, inquinamento e corruttela ve ne sono dai tempi dell’Impero via via senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri (ahinoi).
    Su tram e metropolitane la penso così: idealmente i trasporti sotterranei sono sempre da preferire nelle metropoli per ragioni evidenti legate a fluidità, velocità e minor inquinamento; Roma però è un caso a sé: al netto di tutti gli abusi costruttivi e delle corruzioni varie, presenta l’oggettivo problema di un sottosuolo che nasconde ovunque antichità di rilievo, ragion per cui, realisticamente, il sistema dei tram andrebbe notevolmente privilegiato e potenziato.
    Sulla giunta-Fini, hai ragione: gran lapsus, Fini perse al ballottaggio contro Rutelli nel ’93. Volevo dire Veltroni (che gli successe). 🙂

  14. Luca Perilli, condivido. Ho abitato due anni in provincia (in Umbria per la precisione) dove senza la macchina sei morto. Impossibile lavorare, spostarsi ed altro. A Perugia i mezzi pubblici terminano alle 21 – dal centro alla periferia. Se lavori nei pressi non c’è modo di arrivarci, tranne la tua santa macchinetta.

  15. Cara Barbara, la scarsità (e mala amministrazione) delle risorse pubbliche ha portato a considerare il trasporto pubblico sempre meno come “servizio” e sempre più come offerta commerciale. È evidente che autobus o treni frequenti in provincia risulterebbero fatalmente deficitari per scarsità di biglietti e abbonamenti rispetto al costo medio di una corsa. Certo, soluzioni come l’alimentazione a metano o elettrica, l’adozione di piccoli mezzi accanto ai tradizionali autobus, la trasformazione delle linee ferroviarie interne in metropolitane di superficie, ecc., unite a politiche commerciali di reale interazione con il tessuto produttivo e con la rete di vendita locale, potrebbero ovviare parzialmente alle imprescindibili esigenze di bilancio. Sogni a parte, però, è vero: in provincia la macchina è praticamente obbligatoria. La soluzione futura sarà il car-sharing (tanto osteggiato)?!?Rispetto alla città l’unica (magra) consolazione è che in provincia mediamente si fanno meno file e si viaggia abbastanza fluidamente sui percorsi locali. Ma neanche sempre…

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