Ho un piccolo desiderio, che resterà irrealizzato. Mi piacerebbe che tutti coloro che, in queste ore, si sono spesi in un’inedita lotta di classe (il “ricco” Vasco contro la “povera” Nonciclopedia), o nell’appoggiare il proletariato della comunicazione (“il popolo” della rete contro “gli intellettuali” che vogliono ridurre la libertà a proprio favore e per conservare il proprio potere), spendessero poche parole in favore del mondo reale. Ovvero, in favore delle vere classi e del vero proletariato, che ancora esistono, accettano lavori in nero da 3,95 l’ora e a volte muoiono su quel posto di lavoro.
Mi piacerebbe, ma non avverrà, perché, come si suol dire, non è questo il punto.
E’ questo, invece, o dovrebbe esserlo quando si intraprendono discorsi sulla ricchezza e sulla povertà e sulla libertà di parola badando bene che il contesto in cui quei discorsi avvengono non rimanga che uno sfondo lontano. Qualcosa che si intravede appena e poi, si sa, si “skippa” e si “passa”.
Qualche link:
Giap sulle ultime ore della rete, con storify a futura memoria
Valigia Blu su Wikipedia
E’ evidente che si tratta di populismo, che è il vero problema con cui dobbiamo combattere. L’immagine della rete che esce da questi due giorni è lo specchio del reale e di anni intossicati dalla televisione: un mondo dove chi strilla più forte e chi si ritiene il Lavitola della situazione parla al “voi”, voi navigatori, voi amici, voi fratelli pensando dentro di sè a una sola parola: “coglioni”.
Piacerebbe anche a me Loredana. Che delle beghe di Vasco Rossi in Rete me ne strafrego per principio ma trovo osceno che negli ultimi due giorni tutti gli italiani siano stati praticamente obbligati a fare da spettatori al solito morboso processo per omicidio, mentre condizioni di lavoro come quelle delle donne di Barletta e il degrado urbano (e amministrativo) che si è mostrato in questa circostanza finisce per essere considerato “normale”.
Gira e rigira, l’una e l’altra cosa rientrano nel campo di un’illegalità così diffusa e così ipocritamente tollerata, che sembra doversi considerare una caratteristica ambientale di questo paese, soprattutto al sud.
Nel marasma delle forze di sinistra, che non sono mai daccordo su niente, non potrebbe essere questo della legalità (non parlo dei soliti processi al satrapo di Arcore, ma del sistema-paese) il collante potente, la piattaforma di base? Non è a partire da qui che si dirimono la questione dei diritti insieme a quella delle risorse fiscali (e quindi dello sviluppo e del welfare) e della gestione del territorio?
Ci vuol così tanto a capirla?
beh sì, peraltro “non è questo il punto” mi sembra un’obiezione del tutto sensata.
Forse, Francesco, e forse no. Perchè le motivazioni usate negli abbaiamenti pro-Nonciclopedia erano di due tipi: la vecchiaia di Vasco Rossi e la sua ricchezza. Lui è ricco, “noi” siamo poveri. Lui è famoso, “noi” no. E chi lo difende vuole conservare il proprio status di potere. Sto parlando in generale, non delle eccezioni più articolate. Felicissima che si parli di ricchezza e povertà, visto che sono argomenti espulsi così come la parola “classe”. Ma allora, per coerenza, parliamone davvero. E mettiamoci davvero in prima linea.
è già successo e succederà ancora. Le condizioni del nostro patrimonio edile, sopratutto al Sud, sono disperanti. Nessun piano di manutenzione nazionale, nessun libretto dell’edificio, niente. Solo divina provvidenza.
Sappiamo già, come al solito, cosa succede, poi:
“mentre il cuore d’Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta.”
@Loredana – non saprei. non credo che ricchezza e povertà fossero argomenti in causa (o se lo erano suppongo fossero argomenti stupidi) quando si parlava di vasco rossi e nonciclopedia e/o di wiki contro legge bavaglio, o quel che era.
Casi personali non fanno statistica tuttavia credo possano indicare una tendenza. Chi non lavora stabilmente in una struttura – qualunque sia il suo mestiere – guadagna una cifra compresa tra i 5 e i 7 euro lordi l’ora. Almeno questo è ciò che sento in giro. Le condizioni degli edili e non solo sono note ma finché non ci scappa il morto avvolte da un silenzio generale, rotto solo dagli addetti ai lavori. Le parole “classe”, “capitalismo”, “sfurattamento” sono epunte dal vocabolario dei più. Ed è molto più appagante occuparsi dei diritti degli estensori di una enciclopedia del cazzeggio razzista contrapposti al presunto potere di un cantante ricco e non più giovane piuttosto che ragionare dell’impoverimento generale che ci sta travolgendo tutti. Qualora non fosse chiaro non mi riferisco alla padrona di casa, la quale cerca e sforna dati non appena può.
Lo sono stati, Francesco, eccome.
Come detto nei commenti al post di ieri, i due casi (Nonciclopedia e Wikipedia) sono diversi: e non perchè una è merda e l’altra è utile. Ma perchè lo sciopero di Wikipedia è stato fatto esplicitamente contro la legge bavaglio. Quello di Nonciclopedia, per sollevare il branco. Leggete lo Storify.
Sinceramente devo dire che oggi la difesa del web non è nei miei pensieri. Avrei voluto difendere le lavoratrici che hanno perduto la vita.
Oggi mi vergogno profondamente.
Non vi sembra che sia molto più facile montare campagne sullo specifico della rete (casi di censura, auto-censura, leggi, commi, …) usando, ad es., il giochino del trending piuttosto che su temi certamente altrettanto importanti (politici, sociali, ecc.).
Indignarsi per questa maggiore facilità mi sembra spropositato
Nessuno, capagira, si indigna per la maggiore facilità. Si indigna per i temi che vengono usati nel meccanismo: parlare del proletariato di Nonciclopedia, per esempio, è un canone che rischia di espandersi molto oltre il caso specifico. Sostenere che la rete tutta è il proletariato è un errore. E non solo perchè, di fatto, questo web sta agendo su un terreno altamente capitalista, semmai (Google, Facebook, Amazon), e ben pochi lo rilevano.
Mi piacerebbe che il giochino del trending venisse usato seriamente. Se possibile.
si vabbè loredana… è populismo quello dei “nonciclopediani” (che comunque hanno ragione) contro vasco rossi (che comunque ha torto marcio) ed è populismo il tuo, di che stiamo a parlare?
Speriamo che esca qualcosa di buono da questa vicenda. A me lascia basita i fatto che tra le due questioni, non si veda il collegamento della totale anestesia collettiva, l’incapacità di vedere come l’atmosfera di ilare dissacrazione di un valore o di una priorità abbia tanto tanto tanto a che fare colle randellate sui maroni che ci diamo quotidianamente.
Perchè non è che tutti l’utenti de nonciclopedia ci hanno nu bello contrattino a tempo indeterminato me pare….
E però Repubblica si è occupata di Vasco, di Nonciclopedia, con notizie in home page. Perché? Non è la sola testata che ha dato tanta visibilità a questa storia. La censura stava per essere applicata e in maniera paradossale e pesante, con tanto di richiesta di risarcimento. Direi che è piuttosto grave. Fortuna si è risolto, grazie alla mobilitazione della rete e non solo.
Il DDL comma 29 rischia di far chiudere i battenti a Wikipedia in italiano: un fatto gravissimo questo, che di fatto mira a instaurare una dittatura e un controllo su persone e fatti denunciati o portati all’attenzione dell’opinione pubblica. Si finirà come in Cina, in Russia, a Cuba, dove la rete non è?
Non si sottovaluti dunque la censura, anche per quelle che potrebbero sembrare bagatelle populistiche: senza la denuncia che si fa in rete, le lavoratrici in nero che hanno tragicamente perso la vita… oggi, domani, posdomani non avrebbero neanche un rigo, perché il DDL non lo permetterebbe: si verrebbe subìto accusati d’aver pubblicato notizie non veritiere, non corrispondenti alla realtà.
P.S.: I Wu **** meglio sarebbe se tacessero… giacché la censura l’hanno operata anche loro e in maniera che è meglio non dire.
il mio post di stamani è su questo argomento, lo metto qui…
http://letteredalucca.wordpress.com/2011/10/05/che-cosa-e-cambiato/
Grazie, Letteredalucca e grazie a Zauberei per il post di oggi sull’antisemitismo di Nonciclopedia.
Sulla confusione tra reato di diffamazione già esistente e comma 29, si è ampiamente detto al post precedente.
Pappero, infatti, perchè ti prendi tale briga? Buona vita.
perchè credo/spero… visto che sono consentiti i commenti siano accettati anche quelli che non dicono “bravissima, sono con lei/te, mi ha/hai aperto un mondo”. buona vita.
Come vedi, sono accettati. Naturalmente, l’auspicio è che siano argomentati, invece di limitarsi a dire “faccia di velluto, populista, blabla”. Ognuno dà quel che può. Non necessita di replica, grazie.
Temo ci sia ancora poca o nulla chiarezza su cosa s’intende per diffamazione e che cosa invece per satira: una satira è anche un atto diffamatorio? E un intervento critico è anche un atto diffamatorio? Per alcuni parrebbe di sì.
Non faccio nomi, ma su alcune librerie online, in particolare una, è quasi impossibile lasciare dei commenti negativi ai libri, per cui chi dovesse osasse inviare un commento critico negativo a un libro (soprattutto se trattasi di un romanzo di un qualche autore italiano ancora in vita, quindi esclusi i classici) questo non viene pubblicato. Censura preventiva? La critica, e parlo di critica non di manifestazioni di insofferenza verto tizio o caio o sempronio, quando è negativa non passa e basta. Capisco, ma entro certi limiti solamente, che la libreria si sia prefissa il compito di vendere; ma censurare a priori le osservazioni critiche negative che i lettori portano sui libri, questo è un fattaccio molto grave. Sono in OT? Forse, ma non troppo. Nonciclopedia fa della satira, che può piacere o non piacere: ma quanta satira si fa in televisione, ad esempio, e che definire di dubbio gusto è comunque fargli un complimento? Quando uscì “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco, l’Osservatore Romano fu tra i primi a tacciare l’autore di antisemitismo, dimostrando così di non aver capito un’acca. Gli fecero eco altre voci disinformate, nonché ignoranti patentati. Intervenne anche Moni Ovadia in difesa del lavoro di Umberto Eco, leggendo anche delle pagine del romanzo davanti al pubblico per dimostrare quanto fossero infondate certi sproloqui di alcuni sedicenti critici.
Arrivo ora al punto: le operaie che lavoravano in nero per 14 ore al giorno con una paga da fame (3,95 euro all’ora) sono morte schiacciate sotto le macerie. Il DDL passa, anzi facciamo finta che sia già passato e approvato. Io scrivo un pezzo di cronaca dicendo che il sindaco ha prestato poca attenzione agli allarmi che eppure erano stati lanciati nei giorni precedenti alla tragedia. Per assurdo, ma non troppo, il primo cittadino dice che non è vero, che sto facendo opera di diffamazione nei suoi confronti. Direi che c’è di che meditare.
Massì, è meglio che stiamo zitti, in fondo che ne sappiamo noialtri? Che abbiamo mai fatto contro la censura?
Sì, è vero ci siamo beccati azioni civili con richieste di mega-risarcimenti da PM di processi su cui avevamo fatto controinformazione, ma son cazzate.
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/lasciate.htm
Sì, abbiamo avuto un libro sequestrato da tutte le librerie d’Italia, ma che vuoi che sia?
Sì, una volta il Comune di Roma ha oscurato una bella fetta di rete civica perché quello stesso libro aveva fatto capolino su *un* sito, ma dai, sarà mica una cosa importante?
http://www.mediamente.rai.it/docs/approfondimenti/001103.asp
Sì, siamo stati querelati per diffamazione da Forza Nuova (per fortuna tutto archiviato), ma a parte questo che ne sappiamo di querele?
Sì, ci hanno accusati di “stare coi nazi” quando abbiamo attaccato il disegno di legge che istituiva il reato di negazionismo, ma che c’entriamo noi con la libertà di parola?
E’ del tutto evidente che siamo nemici delle libertà in rete, perché abbiamo la sfrontatezza di dire che questa roba
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Rom
era e rimane merda nazista.
Siamo nemici delle libertà in rete, siamo dei censori, perché siamo talmente stronzi da pensare che l’etichetta di “satira” non chiuda nessun discorso. Non solo: abbiamo esercitato la censura “in maniere che è meglio non dire”, magari perché abbiamo bannato dei troll dal nostro blog, o abbiamo segnalato profili FB di gente che si spacciava per noi turlupinando i lettori, o segnalato violazioni delle norme di utilizzo di un network da parte di gente che inoltrava falsi appelli e petizioni a nostro nome, insomma, cose del genere. Perché su Internet tutto è “libero e bello” e intoccabile, anche la calunnia, lo stalking, l’impostura. Visione in fondo speculare a quella dei veri censori, e retoricamente funzionale al potere.
Ci sono forme molto raffinate di censura, e soprattutto di autocensura.
La strage di Barletta era già finita al di sotto di altre, più succose notizie (come il processo di Perugia), o addiritura scomparsa, su notiziari televisivi e radiofonici e giornali on line (anche grandi): se ha riconquistato la visibilità delle prime posizioni, è stato solo perché ne ha parlato Napolitano.
Dopo di che: chi parla, davanti a queste lavoratrici assassinate dal mercato del lavoro, di come il lavoro senza sicurezza e senza norme si estenderà con le nuove norme anti-crisi, con l’estendersi della “flessibilità” (magari chiamata “flexicurity”, come fa Pietro Ichino) con l’applicazione delle norme dettate dalla BCE, la cui legittimità nessuno dei “leader politici” mette in discussione? Chi, davanti al dibatitto politico, va oltre la faccia e il nome – solo Vendola, solo Di Pietro, solo Fini, solo Nembo Kid possono salvare l’Italia – e si prende la briga di informarsi sui programmi economici di tizio e caio? Per dire, quanti di quelli che vedono in Ignazio Marino la faccia nuova della politica sanno che la sua linea in tema di lavoro è quella di Pietro Ichino (il cui studio legale difende i padroni nelle cause di licenziamento)? Quanti di coloro che si sono messi a tifare Fini da quando è “passato all’opposizione” ricordano cosa Fini ha fatto, o cercato di fare, o farebbe se potesse in tema di cancellazione delle norme sulla sicurezza e sulla tutela della salute dei lavoratori per ottenere i voti degli industriali, soprattutto al sud?
Quanti di quelli che smaniano per le primarie che danno voce alla sovranità popolare andranno a mettere la scheda nei gazebo senza aver letto i programmi dei candidati?
Quanti di quelli che sostengono che comunque dobbiamo onorare i nostri debiti sono consapevoli di quante morti sul lavoro costerà “onorare i debiti” con le grandi banche (responsabili del tracollo finanziario della Grecia) come Goldman & Sachs, JP Morgan, ecc.?
brava, sono d’accordissimo con te!
Ti dice niente un certo Melloni?
Bravo.
Ti dice niente che per una tua foto pubblicata hai mosso mari e monti, che la furia di Leonida a confronto era quella di una Heidi indifesa?
Ti dice niente che quando ero su altra piattaforma i post che parlavano del NEW BIP BIP mi venivano puntualmente cancellati, con tanto di messaggio dalla redazione che dovevo provvedere io a cancellare o avrebbero fatto loro d’ufficio? (e non erano inviti al boicottaggio)
Ti dice niente che il libro di Lucio Angelini su ilmiolibro.it è stato ritirato dalla vetrina? Chissà per quale strano assurdo motivo.
Ti dice niente che alcuni materiali a mia firma che erano sul vostro sito, di punto in bianco li avete cancellati, punto e basta? (Ma sai che me ne frega, anzi, grazie infinite e senza ironia alcuna)
…
Devo forse continuare?
La lista è lunghissima, non ho problemi. Ma non vorrei annoiare il qui gentile pubblico.
Mi spiace per le censure che tu, voi avete subito. Ma dei santi non lo siete proprio.
E in ultimo non ho voglia né tempo da perdere con te, anzi con voi, con rispetto parlando.
Chiedo venia per questo che è palesemente un OT.
E che dire di quella porcata di VMO? E’ stato bello giocare? Vi siete divertiti? Ne è valsa la pena?
Dimmi, Wu, per quante persone ti sei spacciato tu? Una due tre quattro cinque dieci cento duemila, con la scusa di far della satira? Se era satira io non l’ho capita. Ho capito che è una porcata.
Come vedi non sei un santo, proprio per niente.
Vuoi denunciarmi ora perché ti ho detto che non lo sei un santo? Ho ferito il tuo orgoglio?
Addio
Urca, scusate tutti! Ho capito solo adesso chi era “Ienax”, dalla risposta consuetamente incentrata sulla psicosi del complotto e su sequele di avvenimenti semi-immaginari. E’ quello dei fotomontaggi con Loredana sul corpo di Eva Braun, Genna vestito da nazista, blog interamente consacrati allo stalking telematico nei confronti di chi volta per volta identifica come il suo “persecutore”. Insomma, è quello che vede i WM dappertutto
Me ne fossi accorto prima non avrei risposto, don’t feed the troll.
Tra l’altro è pure strano che sia riuscito a commentare, è bannato praticamente da tutti i blog letterari del domineddìo!
Scusate ancora, ho fatto una cazzata.
Skippa e passa
mi è capitato l’articolo sottomano… e ho detto cosa pensavo, tutto qui.
non ho argomentato perchè mi son sembrate scontate e banali le stesse argomentazioni del tuo articolo.
è come dire “eh si, ci si preoccupa del commerciante che non fa lo scontrino ma nessuno pensa ai bambini africani che muoiono di fame”…
le battaglie a favore dei proletari vanno fatte appunto nella vita reale, un post su faceook, seduti comodi davanti al pc non cambia la situazione, mentre per nonciclopedia è proprio il campo naturale, per il mondo reale il web lo si usa per far circolare le informazioni, ma i cambiamenti si possono provare ad apportare esclusivamente nella vita reale.
Abbiamo due concezioni diverse del web. Pace e bene.
beh, qui sei tu che non argomenti, scusami eh… spiegamolo in che modo posso cambiare la situazione dei precari su internet, sono dispostissimo a cambiare opinione… giustissimo far circolare le informazioni (e l’ho già scritto mi pare) ma oggettivamente come faccio a cambiarla? faccio una petizione su firmiamo.it? serve a qualcosa?
Molto lungo, e poco tempo. Intanto un link:
http://www.isoladeicassintegrati.com/
mi confermi che si può solo informare, mi pare (con le testimonianze dirette nel caso del tuo link, di chi si impegna per l’appunto nella vita reale).
è utilissimo, fondamentale anzi… come input per far smuovere la gente realmente… non virtualmente. tu dici che chi si è preoccupato di attaccare vasco rossi sul web dovrebbe pensare ai precari… si parla di facebook… si può far girare un link sulla propria bacheca (non è detto che chi si è scagliato contro vasco non lo faccia), ma poi?
In realtà sul web non mancano spazi in cui si discuta di problemi inerenti il mondo del lavoro (e, andando oltre la discussione, anche di reale partecipazione: si veda ad es. San Precario).
Il punto è sempre l’attenzione, su cosa conviene focalizzarla. Molto più su diceva una cosa simile Valter Binaghi, a proposito delle informazioni che subito sommergono altre notizie (poi, personalmente non ho seguito la vicenda di Vasco Rossi vs. Nonciclopedia, perciò non ho gli elementi per capire quali connessioni possano esserci).
Mi collego a tutto: oggi sul profilo FB Vasco ha postato un video di Bollicine, questa è un tipo di ironia che capisco al volo (basta sostituire il nome della bevanda con quello di un sito).
Il comunicato di wikipedia richiede un certo impegno solo a leggerlo, parlare di lavoro nero pure, specie se magari ci lavori in nero.
è più facile tornare a casa e sfogarsi con qualcosa di lontano (vasco sì, vasco no) il resto richiede più fatica, fa più male e paura (sì, anche a me).
Prima ci si informa, poi si discute, poi ci si organizza…richiede uno sforzo molto diverso dal bere la coca cola che ti fa digerire, e sei subito protagonista.
appunto simone: sono due cose che hanno scarsa connessione tra di loro, per questo ho “accusato” di populismo… non è certamente populistico discutere di precariato.
c’è stato,”Mi piace lavorare – Mobbing”, un film misconosciuto con la moglie di benigni,che parlava di come è facile essere seriamente disimpegnati finchè le questioni ti toccano sbattendoti a terra.Allora diventi subito un socialista della prima ora stupendoti come mai non c’è nessuno a raccoglierti.Benedetta fretta(maledetta superficialità)
http://rx931.com/music/charts/SUPERHEAVY%20-%20MIRACLE%20WORKER.mp3
Quando ho detto che avevo poco tempo, era perchè avevo la trasmissione. Ora posso tentare una risposta più articolata, Pappero.
Il link che ti ho postato racconta una storia particolare: quella di un gruppo di operai che “attraverso” Internet ha ottenuto dei risultati nel mondo reale. Non solo informando ma raggiungendo altre realtà: è quello che si chiama fare comunità, al di là del semplice clic su un “mi piace” o sulla firma in calce a una petizione on line. Pratiche che, concordo con te, sono limitanti, e a volte persino controproducenti. Qualcuno lo chiama Clickactivism o clicktivism. Se ti interessa, qui c’è anche un articolo sul Guardian.
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2010/aug/12/clicktivism-ruining-leftist-activism
Ma Internet è un ottimo modo non per risolvere i problemi del lavoro, evidentemente, e non solo per informare, ma per organizzare eventi che poi si svolgono off line. Cose che sicuramente saprai, peraltro e che Simone Ghelli potrebbe certamente spiegare meglio di me.
Il collegamento con la vicenda di Nonciclopedia è questo: sono e resto fortemente critica con quelle persone (alcune particolarmente sbraitanti in ogni social network, in queste ore) che hanno fatto della vicenda una questione “di classe”. Vasco è ricco, Nonciclopedia è povera. Dunque, morte agli intellettuali e viva il proletariato della rete.
Dunque, sarebbe logico che chi ha a cuore le questioni di classe se ne occupasse con frequenza maggiore, e non solo quando se lo ricorda. O, peggio, quando gli fa comodo. Saluti.
Post che mi trova sulla tua stessa lunghezza d’onda.
Scusate, ma come si fa a non segnalarlo?
Merda nazista, e merda chi la giustifica. E merda chi giustifica chi la giustifica. Questi sono dei maiali e dei vigliacchi, e chi li difende nel merito è un maiale e un vigliacco.
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Primo_Levi
Aggiungo una notazione interessante relativa all’etica. Viene dritta dritta dal forum di Nonciclopedia:
“vi rivelo un segreto
domenica sera era uscito in pp su repubblica che wikipedia avrebbe scioperato o qualcosa del genere
eravamo nel panico perché era la stessa cosa che volevamo fare noi proprio domenica sera e ci avrebbero rubato la scena.
abbiamo messo tutto su e siamo riusciti a batterli sul tempo, e secondo me sono stati loro poi a pensare: cazzo, questi ora ci rubano la scena”
Se qualcuno sostiene ancora che fra le due cose non c’è differenza, pazienza.
certo, da oggi lo decide la Lipperini di che cosa è legittimo parlare e cosa no. La Lipperini pubblicherà una lista stilata in collabrazione con gli altri soloni della sinistra intellettuale barricati all’interno del fortino di repubblica. Tanto per essere chiari trovo che Nonciclopedia sia zeppa di inutili scemenze. So anche, per conoscenza diretta, che l’autosospensione verificatasi è una mossa pubblicitaria premeditata. Detto questo la questione, l’unica che conta è la seguente: un sito di m…a come Nonciclopedia ha il diritto di esistere comunque? Il verdetto della Lipperini e degli altri salottieri del calamaio mi sembra netto e senza appello: NO. Non ci avete pensato nemmeno un attimo.
Proprio voi che schierate, a sua insaputa, Anna Frank nella vostra squadra di crociati del raziocinio forse non ci siete mai stati ad Amsterdam, a visitare la casa della giovane scrittrice. Vi ricordereste che alla fine della mostra c’è uno stanzone con un megaschermo e tanti pulsanti: vengono proiettate delle domande: è giusto che uno simpatizzante nazista possa manifestare le sue idee in pubblico? È giusto che una insegnane musulmana possa insegnare a scuola con il capo coperto dall’Ejab? È giusto che un sito contenente insulti alle minoranze vada on-line?
i visitatori posso votare. La risposta giusta non c’è. Il fatto che la Fondazione Anna Frank , metta queste questioni ai voti la dice lunga sulla grande cultura nordica del libero pensiero. Una cultura dalla quale la Lipperini non è mai stata sfiorata.
In mia modestissima e ininfluente opinione alcune pagine di nonciclopedia vanno rimosse. Il danno che creano è del tutto sproporzionato rispetto alla libertà cui qualcuno si appella. Vedete, qualcuno scrive qui “La Lipperini non può decidere per noi”, non credo che Loredana si voglia accollare sto peso di scegliere per l’universo mondo – immagino abbia di meglio da fare. Dal salotto di casa mia – l’unico frequentato dalla sottoscritta – ribadisco che una porcata nazista mascherata con un linguaggio finto ironico è resta una porcata. Chi li difende è complice ed è bene se ne assuma la responsabilità. Mi pare – poi – che gli interrogativi posti dal museo Anna Frank di Amsterdam siano di altra natura, affrontati con diversa levatura e in luogo congruo.
Gianni, è giusto che ognuno si mostri per quello che è…ma prendendosi le sue responsabilità. Non parandosi il culetto con l’anonimato.
Gli interrogativi della Fondazione, appunto, interrogano (d’accordo con Barbara, sono ben altro), non giudicano le risposte di nessuno. Se ne potrebbero aggiungere altre: è giusto che un luogo di lavoro – in nero – crolli addosso a chi ci lavora, e che si sappia che ancora una volta non se ne occuperò quasi nessuno? E’ giusto che a Barletta come all’Aquila si rassicuri fino all’ultimo momento chi denuncia crepe e strani rumori, e che probabilmente non solo nessuno paghi, ma si sia rassegnati al fatto che continuerà ad accadere? E’ giusto passare il tempo che si potrebbe dedicare ad altro difendendo l’indifendibile? E’ giusto cercare di mettere sullo stesso piano l’informazione e l’umiliazione, la democrazia e il fascismo?
Ringrazio di cuore Gianni perchè con il suo intervento permette di mettere in luce il “canone”(la Lipperini che, chiusa con i soloni intellettuali “decide”, escludendo). Quel canone è evidentemente falso, e diffuso ad arte. Non ho mai detto, mai, che Nonciclopedia vada “censurata”: semmai che su certi contenuti le responsabilità vadano prese, eccome. Io ho sempre risposto sulle mie: sono stata querelata dagli armatori della Jolly Rosso, per un’intervista. Sui miei libri c’è stata una richiesta di espulsione dalle biblioteche pubbliche del Veneto. Ma questo non mi esime dal dover rispondere se scrivessi quel che è stato scritto ed è tuttora visibile su Primo Levi.
Nonciclopedia ha diritto di esistere. Io ho il diritto di ribadire, in ogni sede, che è merda, e che non intendo difenderla, e che intendo mettere in guardia chi la difende e cade nelle trappole pubblicitare degli amministratori e nel rinforzo anti-intellettuali-censori diffuso ad arte e per autopromozione in queste ore.
@ Gianni
Io ci sono stato più volte, nel magazzino di caffè dove Anne Frank si nascose assieme ad altri ricercati ora trasformato in museo. Da solo, e con i miei studenti. E quando li porto, leggo prima loro una delle merdate che i nazi mettono in giro: il diario è scritto con la penna biro, che non era commercializzata nel 1944, dunque è un falso creato dal padre. Poi faccio vedere loro le pagine del diario: scritte a stilo. C’è anche una pagina dove si nota un cambio di pennino: è quella citata da Anne (ho dovuto abbandonare il pennino con cui avevo cominciato…), e citata anche da un negazionista che dice: bisognerebbe proprio vedere se c’è una pagina simile. C’è, la si vede. Per la cronaca, a biro è scritta la trascrizione del diario fatta dal padre dopo la prima pubblicazione: quella che, forse, il negazionista in questione ha visto. Questo è l’humus nel quale si muovono i nazi e i negazionisti, sfruttando un mix di disinformazione, ingenuità e falsità. Trovare la balla della biro in rete è roba di pochi minuti, smontarla mi è costata ore di ricerca (e per fortuna ero già stato ad Amsterdam). Su Nonciclopedia vale lo stesso discorsoche farei sulle curve ultras (su ceerte curve ultras): un ambiente nel quale si infiltrano, seguendo un consapevole disegno ben pianificato, i neo-nazi, lasciando circolare affermazioni che concorrono a formare l’humus razzistico che abbiamo tutti quanti sotto gli occhi. Rom, zingari, ebrei, e chi più ne ha più ne metta.
Quindi, Gianni, parla pure per te: io ci ho pensato, eccome, prima di scrivere il commento al post. Per quel che mi riguarda, ti dò la mia risposta: Nonciclopedia non deve chiudere (e, lo dico per correttezza, perché il solo citare la chiusura è un trucco retorico: nessuno, neanche Vasco Rossi, ha mai chiesto la chiusura di Nonciclopedia); le pagine che, col falso pretesto della satira, spargono veleni razzistici sì, per me devono chiudere (esiste anche una legge dello Stato, la “legge Mancino”). Così come devono sparire dai giornali le foto soft-porno (e a volte neanche soft-) che offendono e mercificano il corpo delle donne per pubblicizzare una merce. Se ci sono strategie per ottenere questo risultato senza passare dal giudice, io le perseguo (sono uno di quelli che segnala pubblicità offensive). E questo vale anche per la rete: c’è una netiquette che non tutti seguono, e questo è un dato di cui bisogna prendere atto. Se qualcuno vuol parafrasare un testo di Vasco Rossi per prenderlo in giro, ne ha tutto il diritto (e non mi risulta che Vasco abbia mai detto alcunché in proposito); se qualcuno diffonde notizie non ironiche, ma false, ha il diritto di querelare e chiedere la rimozione della notizia.
@Barbara: quale sia levatura delle questioni poste dal museo di Anna Frank lo puoi verificare tu stessa, andando a visitarlo. Scoprirai che alcune sono domande all’apparenza banali, ma solo all’apparenza, come anche la questione Nonciclopedia all’apparenza è risibile, ma solo all’apparenza. Il male (ma anche il bene) spesso si alimenta della banalità. Ma la questione è: che cosa è legittimo fare, che cosa è bene fare. Abbiate coraggio di dire che Nonciclopedia va chiusa e spiegatemi perchè. E soprattutto, per quale motivo delle idee pessime, nel momento in cui sono comunque concepite, dovrebbero essere meno pericolose perchè non presenti sul web. E vengo a Giobix: il web non è un organo di stampa. E nemmeno un sistema di pubblicazione. È un ambiente. Dentro ci sono i saggi, i cretini e perfino i nazisti. Pensare di bandirli da quello spazio è assolutamente inattuabile oltre che sbagliato. Il fatto che la Lipperini invochi che si parli di alcune cose anzichè di altre significa che è rimasta ferma alla rotativa. Andare sul webnin significa avere una ribalta particolare. Sul web non si “leggono” cose, sul web si “cercano” cose. Se tu cerchi della m…a il problema sei tu, non certo chi la rende disponibile. Se anche vieti la m….a, la storia ci insegna che chi la cerca la trova. Non cambia nulla, avrai solo creato del sommerso e avrai perso la possibilità di monitorare una situazione. È l’eterno dilemma tra pensiero libertario e pensiero repressivo. Il web ha solo creato le condizioni strutturali per far esplodere questo conflitto, il cui destino è già segnato. Non puoi chiudere una rete in una scatola, non è uno slogan, è un fatto. Ed è un fatto bello. Ha materializzato il detto volteriano “non condivido le tue idee ma mi batteró affinchè tu le possa esprimere” (qualsiasi esse siano , ndr). Ecco, oggi non serve più nemmeno battersi. Perchè il problema non è esprimere, il problema è trovare. Rilassatevi, la guerra è finita.
Grazie per la lezioncina su cosa sia il Web. Noto che continui a sostenere che si voglia “chiudere una rete in una scatola”. Noto che travisi completamente il mio pensiero: non ho mai detto che bisogna parlare di alcune cose e non di altre: ma che coloro che hanno fatto i guerriglieri anti-capitalisti su Nonciclopedia dovrebbero essere coerenti. Noto anche che non rispondi. Quanto alla guerra, siamo in ulteriore disaccordo: non è finita. E’ in atto.
“non condivido le tue idee ma mi batteró affinchè tu le possa esprimere”…bene, aggiungo: e mi batterò per il diritto a sentirmi offeso da quello che dici, e per difendermi, invoncando la responsabilità mia e tua.
Anche il bar è un ambiente, entra in un bar e insulta qualcuno. Potresti beccarti un cazzotto, una querela, o nulla. Ma lì ci pensi due volte perchè non puoi nasconderti.
Responsabilità delle proprie azioni. Altrimenti non c’è niente da discutere.
@loredana. Relax: Non avevo risposto perchè non avevo ancora letto. Finchè metterai sullo stesso piano l’autorialità della rotativa con quella del web, temo avrai la sensazione di ricevere altre “lezioncine”. Lungi da me. Ma evidentemente questa è la tua percezione. Per te la guerra non è finita ma mi sembri un po’ come quei giapponesi dispersi negli atolli del pacifico dopo il ’45. I prodotti editoriali hanno un “target”, il web ha degli user. Questo dovrebbe suggerirti qualcosa.
@girolamo. La legge Mancino non mi piace. Come ex frequentatore della curva più pacifica d’Italia, ho assistito allibito ai tentativi delle forze dell’ordine di sequestrare uno striscione che recava la scritta “Terroni del nord”, frase che non era neppure riferita agli avversare, perchè riferita ironicamente a noi stessi. In questo caso, l’autoironia ha mandato in
cortocircuito l’apparato legislativo dimostrando che quella legge non
funziona. In un’altro caso una bandiera dell’Europa in cui le stelle erano state
sostituite con delle foglie di maria è stata sequestrata perchè vilipendio all’identità europea. Mah, non ci siamo. Prima di fare una legge bisognerebbe lavorare sulla cultura. Un esempio interessante: vessilli pro-israele che molti tifosi dell’Ajax espongono durante le partite non piacciono molto al presidente della squadra
(peraltro ebreo) che peró si è guardato bene dallo stigmatizzarli, ha rilasciato dichiarazioni e interviste chiedendosi se quelle bandiere rappresentino correttamente la squadra. Una parte della tifoseria ha risposto di si. E se le terranno. In Italia, dove purtroppo (o per fortuna) non vivo più, vedo un’ossessione legalitaria che potrebbe anche andare bene. Se funzionasse.
Ma non è cosí. Un dibattito come questo sarebbe risibile nella maggior parte delle nazioni europee. Vi ringrazio per gli stimoli alla riflessione ma spero che cambi la mentalità.
Gianni, noi vecchietti esponenti della casta della rotativa (se sintetizzo bene i preconcetti con cui vieni a commentare qui, dall’ignobile esponente della casta medesima), leggiamo veloce. Io, almeno, leggo velocemente. Temo che parliamo di due guerre diverse: tu pensi ancora allo “strapotere” cartaceo versus la rete. No, io parlo dei microfascismi di cui al post di oggi: e quella guerra è in atto.
Condivido il tuo ultimo pensiero: un dibattito come questo nella maggior parte delle nazioni europee non si porrebbe proprio. E non perchè noi abbiamo l’ossessione legalitaria (ancora pensi che si sia armati di timbri e bolli contro i nerd innocenti, vedo): ma perchè qulla coltura e cultura microfasciste sarebbero state rese innocue. Non con le forbici, ma con la discussione. Cosa che, con chi si adagia nelle comode cornici (tu nemico giornalista, io combattere te), non è possibile