Nel frattempo – mentre accade quel che accade, a livello economico e sociale – la commissione Giustizia ha dato parere favorevole a due emendamenti del Pdl che da una parte prevedono il carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni “irrilevanti” e dall’altro vietano la pubblicazione delle intercettazioni fino alla cosiddetta udienza filtro. Blog salvi: avranno obbligo di rettificare entro 48 ore solo le testate on-line che risultano registrate. Non è salva, evidentemente, l’informazione. Conta qualcosa? Conta, nell’opinione comune? Non lo so. Ieri, ricordando a Fahrenheit Anna Politkovskaja, una delle ospiti ha citato la sua previsione sulla libertà di stampa, raccontata un anno prima della morte: pochissimi spiragli, questo vedeva Politkovskaja.
Questi i fatti. Ma dai fatti vorrei passare al “frame” (perdonate se uso di nuovo il termine) che si è diffuso in queste ore: chi non difende Nonciclopedia è un censore. Laddove censura non c’è mai stata, come gli accorti utenti del sito hanno scritto nel loro forum: “Come sempre il popolo di internet non perde tempo e grida morte al censore. Scommetto che tutti sti blogger e giornalisti vari la prenderanno benissimo, quando sapranno che non si tratta di censura”. L’iniziativa di Nonciclopedia, anticipata per “bruciare” lo sciopero di Wikipedia era semplicemente finalizzata a pararsi il sedere, non alla lotta per la libertà di espressione. Sempre nel forum, la chiosa è chiarissima: “nessuno oserà più farci causa”.
Dunque, c’è una leggera differenza fra la censura e il rifiutarsi di partecipare a una gigantesca operazione pubblicitaria in favore di un luogo che, insisto, ospita contenuti razzisti, omofobi, sessisti. C’è una leggera differenza fra la Nonciclopedia italiana e i suoi simili in altre lingue: il solito, insostituibile Jumpinshark ne ha fatto una comparazione qui. C’è una leggera differenza tra censura e denuncia delle pratiche. Nei commenti al post su Giap, Wu Ming 1 spiega benissimo cosa sia il microfascismo:
“Quando diciamo “fascismo” il riferimento è più vasto e più “a monte”: si parla di un mondo pulsionale, di un insieme di fobie, incubi e ossessioni intorno a “donne, flussi, corpi e storia” (per citare il sottotitolo di Fantasie virili di Theweleit). Si parla della potenzialità di un divenire-fascista. Si parla, insomma, di “microfascismo”, questo è il concetto più volte utilizzato da Foucault e da Deleuze & Guattari. Non ci sarebbe macrofascismo senza microfascismo, cioè senza pratiche di prevaricazione quotidiana radicate nel nostro inconscio, senza un reticolo di relazioni basate su soprusi, esclusioni, auto-inganni e risentimenti”.
E qui vorrei introdurre un altro elemento. Che parte da un paio di faccende minime che mi sono accadute in rete, in questi giorni. Minime davvero: post sulla mia bacheca di Facebook di scrittrici ed editrici che, come se niente fosse, denunciavano i torti subiti da tale e tal altro offendendosi a morte nel momento in cui li rimuovevo, perchè “non ero dalla parte delle donne” o “perchè non le consideravo interlocutrici degne”. Scrittori molto ben pubblicati che, alla semplice richiesta di non iscrivermi forzatamente e senza avvertire a gruppi Facebook a loro stessi intitolati, rispondevano così: “sei acida, maleducata, scortese e snob”. Risentimenti da crisi, suppongo: detesto fare Cassandra, ma che il sistema editoriale, come è già avvenuto in America, si stia sbriciolando è cosa che solo i ciechi negano.
Eppure, nella violenza della micropratica con cui si rivendica ossessiva attenzione e si aggredisce chi la nega per motivi evidenti in quanto “casta”, ebbene, in tutto questo c’è un filo rosso. Ne parla oggi Carlo Galli, in un intervento sul Diario, a proposito dell’antipolitica:
“Ma l´antipolitica ‘di protesta´, dell´indignazione, dell´onestà e della legalità, per giustificata che sia (del resto, anche quella della competenza lo è: pensiamo ai tunnel per i neutrini), non va al di là della rabbia contro la Casta, del lancio di monetine, dello sventolio di cappi. In ogni caso, questa antipolitica è rivolta non contro la politica in quanto tale né contro un sistema da abbattere con la rivoluzione, ma contro un ceto politico che ha deluso le aspettative – che viene rifiutato con la stessa feroce energia con cui lo si era amato; che viene respinto come corrotto tanto quanto da esso ci si era lasciati corrompere – . Ed è quindi, con ogni evidenza, essa stessa una politica, che non sa di esserlo, o non vuole ammetterlo.
Il rischio a cui va incontro è che risulti passiva e inefficace, che sia una valvola di sfogo per i cittadini, che si sottraggono alle proprie responsabilità e le scaricano sulla classe politica, divenuta il capro espiatorio universale. È questo rischio che rende questa antipolitica manovrabile da chi ne sa cogliere l´ingenuità credulona, cioè dall´imprenditore politico populista, che sfrutta il qualunquismo e l´indignazione per sostituirsi ai vecchi politici, e finge che tutto cambi perché tutto resti com´è (o peggiori radicalmente).”
I microfatti determinano i grandi. I passerotti, a forza di beccare dettagli, forse riescono a vedere meglio delle aquile. Vogliamo parlarne, o ci basta, come sempre, un clic?
Vitorino canta:
nao julgar por eu cantar
que a vida alegre me corre
eu sou como o passarinho
tanto canta atè que morre.
che più o meno significa:
non giudicarmi perchè canto
chè la mia vita scorre felice
sono come il passerotto
canta finchè non è morto
ascolto fahrenheit dalle cinque in poi, nel viaggio durante il quale torno a casa da firenze, e la puntata di ieri mi ha davvero molto colpito…
Leggendo l’intervento di Carlo Galli resta in bocca un amaro sapore di déjà-vu, mi ricordo bene quando non riuscivo a credere che finalmente il “CAF” stesse crollando sotto i suoi stessi malcostumi e ricordo bene quando la C di “CAF” lasciò il paese per sfuggire alla giustizia italiana.
ricordo anche che allora, come alfiere dell’antipolitica si presentò un ricco milanese, che aveva da tempo, con le sue televisioni, iniziato a cambiare la testa degli italiani.
ricordo che si presentò proprio così, come l’uomo nuovo, diverso dalla “casta” diverso dai partiti tradizionali.
e oggi, dopo vent’anni di rimbambimento collettivo me lo immagino fare le valigie verso un luogo protetto, magari dal suo amico russo, e temo che un altro qualunquismo si affacci nel paese, perchè la storia degli ultimi venti anni mi ha insegnato che quando ho pensato che niente poteva andare peggio avevo sempre torto.
Fascismo e psicoanalisi. Questione vecchia, indagata e poi rimossa, specie in questo paese dove il vizio del fascismo procura sempre eccitazione sessuale.
“Scrittori molto ben pubblicati che, alla semplice richiesta di non iscrivermi forzatamente e senza avvertire a gruppi Facebook a loro stessi intitolati”
Ti hanno iscritto senza chiedere il tuo parere, ho capito bene? Questa è prevaricazione e sopraffazione. Adesso sta raggiungendo livelli di guardia altissimi in tutti i settori, nel grande e nel piccolo: continuando così si arriva a esplodere.
Wuming 1 (con tutto il rispetto) non ha spiegato niente che non fosse ovvio a chiunque: perché ci siano i danni del maiuscolo Fascismo ci vogliono i minuscoli fascisti e perché ci siano i fascisti ci vuole una microbica mentalità tale. Il che vale per qualsiasi processo e si attaglia anche ai motivi per cui esiste e si vende la Nutella. Ci voleva la filosofia confusionaria dei continentali per comprendere queste banalità contrabbandate per intuizioni di saggezza?
A mio modesto parere molti di voi hanno sprecato le proprie intelligenze e energie per commentare un sito, a filosofia wiki, irrilevante come lo è Noncilopedia. Le vostre critiche sarebbero valide se non Nonciclopedia si proponesse o venisse percepito come un luogo di cultura, un luogo di verità, un luogo di scienza. Certo, le voci analizzate mostrano una satira che per il mio gusto è infima esteticamente e antitetica assiologicamente.
Ma non limitatevi a cercare le proprie idiosincrasie andando a leggere e vivisezionare il modo in cui si tratti Anna Frank, la donna o la pedofilia. Troppo facile partire lancia in resta, pensando di avervi riconosciuto l’autentico nemico. Non è da questi particolari che si giudica l’operazione; operazione che sarebbe pericolosa se fosse veicolata una filosofia d’altro tipo, spacciandola per controcultura. Fate la prova del nove e andate a vedere come invece sia trattata la voce “nazismo”, tanto per valutare l’eventuale (in)compatibilità tra voci antitetiche, quindi con i registri usati per quella che ne è la vittima: l’adolescente ebrea Anna Frank.
Ebbene, scoprirete che la cifra di Nonciclpedia non è il razzismo, né l’antisemitismo, non è la misoginia: quindi non è il fascismo. È la scemenza che ride di se stessa, come riassumo da Jumpinsharck che si prodiga in una bella analisi che però è già spreco di attenzione e un regalo di legittimità alla pochezza e alla innocua pericolosità di un’operazione come Nonciclopedia.Perché la domanda è: chi la caga? Ci sono le bettole e c’è la satira da bettola. Quindi ricordiamocelo:i trogoli esisteranno sempre, così come i maiali. Prendiamocela con i trogoli che si spacciano per atenei e con i maiali che passano per intellettuali.
Inutile battere sulla salvabilità della satira buona rispetto alla cattiva. È un arma spuntata che vede sempre soccombere il buono perché comunque sia il potere non distinguerà comunque.
Il fatto che in questo caso Vasco Rossi volesse querelare nonciclopedia era ovviammete pubblicità e doveva capirlo anche l’ultimo degli asini, così come pubblicità era la contromossa di nonciclopedia: altrimenti si dovrebbe dedurre che lo stesso staff di Rossi avrebbe attribuito a noncilopedia uno statuto di verità oltre a sopravvalutare la sua irrilevante portata mediatica. Prendiamocela con i giornali che ci sono cascati come sempre per guadagnare ai propri banner pubblicitari qualche lettore in più.
Ma è giusto difendere la libertà d’espressione anche di un sito (comunque libero e in protoccolo wiki, si ricordi bene) che ci fa cagare personamente, in linea ai motti apocrifi Voltairiani.
Non crediare però che questa scelta sia figlia di un buonisimo da ingenua educanda. Al contrario è proprio in nome di uno spirito luciferino che ritengo importantissimo un sito come quello: chi mai potrebbe riassumerci in modo così felice, così pratico e sintetico, il contrario dei nostri valori? La satira di merda va accolta come tale e distrutta dall’interno.
Utilissima palestra quindi.
Infatti, caro UGO, nessuno batte su satira buona e cattiva: quella è stata la furba cornice usata da chi dipinge chi ha dissentito dalla macchina pubblicitaria sostenendo che qualcuno voleva scegliere al posto delle masse.
Come già detto, ritengo che l’insignificanza, nel momento in cui assume in poche ore una rilevanza di quella portata sulla rete, sia nulla.
Saluti molto cari
Curioso che si ripeta da più parti che questa vicenda non va analizzata perché è una perdita di tempo. Stiamo in rete, cerchiamo di mantenervi una presenza critica, e analizziamo quel che vi accade.
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Per quarantott’ore si è affermata in rete una narrazione di un certo tipo, a cui hanno partecipato migliaia e migliaia di persone sui social media e sui blog, una narrazione basata su premesse artefatte e false opposizioni (non sto a ripetere analisi, argomentazioni ed esempi disponibili altrove). In questa narrazione, che nel volgere delle ore è stata amplificata e portata al parossismo, un sito è stato difeso in modo acritico e pregiudiziale avendo come unica fonte la sua stessa propaganda – “sulla fiducia”, senza riscontri, senza fonti, senza chiarimenti ulteriori – da parte di persone che nella maggior parte dei casi non ne avevano letto una sola pagina. Un gigantesco riflesso pavloviano della rete.
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Quel sito è stato presentato come baluardo della libertà di pensiero contro il potere, e si è ri-attivato il solito frame ideologico secondo cui, in nome della satira, vi sono discorsi che non si devono né si possono criticare, perché fanno ridere e ridere va sempre bene. Alla base c’è una terribile confusione fra critica e censura, e anche il tentativo di avere una scappatoia sempre pronta per le proprie cazzate.
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Poi, per fortuna, qualcuno fa notare che le cose non stanno proprio come diceva quel sito all’inizio e – soprattutto – quel sito ha contenuti che non sono assolutamente né dovrebbero mai essere al di sopra della critica. Contenuti che, intenzionalmente o per incapacità espressiva, veicolano antisemitismo, razzismo, omofobia, odio per i diversi, dileggio per le vittime, insulti ad Anna Frank e Primo Levi, stereotipi etnici, prese per il culo delle donne stuprate etc.
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Infine, anche loro stessi, ridendo e facendosi l’occhiolino a vicenda, dicono compiaciuti che non c’è stata nessuna censura e prendono le distanze dalla “violenza verbale” di quelli che li hanno difesi. La bolla si sgonfia, è stata una grande presa per il culo.
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A me sembra un caso da manuale su come funzionano i social media in situazioni “d’emergenza”, reali o fittizie che siano. Stavolta si è trattato della piccola truffa di alcuni furbetti che si collocano tra il bimbominkia e l’ignobile fascistello. Un’altra volta può accadere con una delle famose “cose più serie” che in questi tre giorni siamo stati accusati di trascurare (e pregasi dare un’occhiata a quel che scriviamo e di cui ci occupiamo solitamente, prima di fare considerazioni banali e fuori luogo sul tempo che dovremmo occupare “meglio”, sì, bisogna sempre occupare il tempo meglio, il problema è sempre un altro).
Capisco, cara Lipperini. Però allora potrei dirle che anche lei sta giocando al rigattiere e confeziona la sua cornice sulla cornice di “chi dipinge chi ha dissentito dalla macchina pubblicitaria, sostenendo che qualcuno voleva scegliere al posto della masse”. Per esempio non c’è nessuna parentela tra il comma per cui ha scioperato wikipedia e la strumentalizzazione sinnedochica dell’interio DDL che ne hanno fatto tanti giornali, compreso quello in cui sovente scrive, e che tirano acqua al proprio mulino.
Ma inutile paludarsi dietro espressioni arzigoglate: o si prende una posizione ecumenica sulla libertà d’espressione e si tollerano anche spazi che ci offendono; o davvero si lascia a qualcuno il potere di decidere. Poi ci può essere una Zauberei che ha tutto il diritto di indignarsi e di essere chiamata in causa se scrivono delle idiozie sugli ebrei ai quali rivendica l’appartenenza. Ma non può pensare di cavarsela con il paralogismo che “difendere nonenciclopedia e in genere difendere la libertà di dire tutto il possibile, vuol dire operare una scelta, sancire una gerarchia per cui la libertà di prevaricare è più importante delle amate e vecchie libertà liberali: di culto, di orientamento sessuale, di scelta politica.”
No, non funziona: le libertà che lei chiama liberali non si difendono con i divieti ma con gli argomenti. Non con strumenti negativi ma positivi.
Altrimenti qualora ci si sentisse impauriti dalla possibile persuasività di certe tesi, addio alla democrazia. Che lo ricordiamo per i tanti che la difendono è un metodo elettivo di quantità, non di qualità e nemmeno di verità, e quindi implica, per chi la abbraccia, che l’antisemitismo, l’omofobia, l’uxoricidio possa diventare legge legittima. Ad ogni modo anche le libertà liberali di Zauberei derivano da una legittimità di maggioranza. E sono contingenti, non eterne, ahimé.
Credo sia un mio limite: non capisco dove lei voglia andare a parare o cosa desideri difendere al netto della sua prosa che in questo suo post mi è parsa oscura e un po’ criptica.
Ecco che mi ha censurato di nuovo. Vatte a fidà.
Ugo, come spesso avviene, stai parlando d’altro: di quel che hanno fatto i giornali, in questo preciso thread, non mi interessa.
Altro punto: ho parlato di divieti? Entra anche lei nel refrain? Sto parlando di argomenti e li sto usando.
Quanto alla mia prosa: non scrivo per il Nobel (è andato al poeta svedese Tomas Tranströmer, per la cronaca).
Angelini, sempre per la cronaca: discorso vecchio, ma è bene ribadirlo. Chi continua a interferire con i cazzacci propri nelle discussioni cercando di interromperle e non capisce alla prima, alla seconda, alla novantesima, ebbene, va in moderazione.
Oscurantista eri, oscurantista rimani.
Il tuo commento è in attesa di approvazione.
Vasco è un reazionario. Questo cambia la prospettiva d’analisi di tutta la faccenda Nonciclopedia.
Postato giovedì, 6 ottobre 2011 alle 12:13 pm da luziferszorn
Molto bello il pezzo di Galli. Molto bello il titolo di un articolo di Rodota’ , la tirannia della maggioranza.
Solo che a Galli e a tanti intellettuali di questo paese si dovrebbe chiedere conto dell’innamoramento per il maggioritario e per il bipolarismo di qualche anno fa.
Non ci sara’ forse una corresponsabilita’ per il clima antipolitico ed antiintellettuale che si respira nel paese?
Meglio farsele adesso queste domande, visto che stiamo tornando nella stessa(pessima ) direzione del 94.
Ma allora di cosa sta (stiamo, stanno) parlando? Sintetizzo io per lei? Ci proviamo? Bene: la rete si è mobilitata per difendere un principio, non un sito. I media ci hanno attaccato la loro protesta per un DDL che non gli permetterebbe più di fare l’audience tramite gossip. Una gran quantità di commentatori, tra cui lei, ritiene che difendere il principio imparentandolo a quel sito sia dannoso e pericoloso per la sopravvivenza degli altri. Quindi difendendo un sito razzista e offensivo come quello si porgerebbe il fianco a chi sostenesse la necessità di approntare altri strumenti giuridici per regolamentare la diffamazione in rete, mentre gli altri, che ritengono che questi strumenti ci siano già e funzionino a dovere, si smarcano da Nonciclopedia per non esservi assimilati.
In questo post specifico la sua prosa mi dice invece che: utilizzando a mo’ di pezza Wuming1 si passa dall’Universo degli eventi al quanto dei dementi; di qui lei passa ai suoi aneddoti personali mescolando tanti ingredienti per una ricetta inedita. Quale filo rosso passi tra il fascismo, le micropratiche dei delusi risentiti per un’amicizia da facebook negata e l’antipolitica da sottrazione di responsabilità, capirà, è arduo da vedere.
Forse è meglio tornare dove volano le aquile: ci sarà una ragione per cui nessuno ha mai considerato acuti i passerotti.
Possibile che sia colpa della mia prosa se il nesso non si vede, caro Ugo: il nesso sta proprio nelle micropratiche, ad ogni modo. In quelle che portano a postare la pagina su Primo Levi su Nonciclopedia, in quelle che portano molti utenti a difenderla in nome di una censura mai esistita, in quelle che rivendicano ossessiva attenzione per i propri romanzi e la propria persona in quanto dovuta (e l’individualismo, sono sicura che lei lo sappia meglio di me, e’ uno dei primi ingredienti del populismo, come si legge fra le righe di Galli).
Detto questo, sognavo che lei rimanesse dove volano le aquile, e sono molto dispiaciuta che sia tornato a occuparsi di passerotti. E lei sa bene il motivo.
Potrei ricordarle che destino dei passerotti è quello di essere mangiato dalle aquile, quindi non le conviene continuare con la sua incauta metafora.
Comunque mi ha permesso ancora una volta di riflettere, quindi la ringrazio.
Ne sono perfettamente consapevole. Altrimenti non terrei un blog da sette anni e non mi farei insultare – non da lei – almeno sette volte al giorno, che ritengo comunque micropratica salutare. La ringrazio io.
il problema di posizioni come la mia è che la pervasività di certe tesi l’ha vista provata sulla sua pelle e la vede provata per esempio nella mancata approvazione della legge sull’omofobia, negli incidenti gravi e mortali che capitano nei campi rom nei video su yot tube dove un bambino disabile viene picchiato etc. Mi sembra anche che dietro tutto questo, anche dietro alla stessa convinzione di non dover pensare a una denuncia o a una querela – sulle quali anche tu Loredana se non ho capito male non sei d’accordo – risponde a un’idea un po’ semplice ed edulcorata della democrazia, e del perchè fino ad ora ci ha relativamente protetto. (A me più che ad altri, ma grazie alla possibilità della querela).
È un’annosa questione,certo,un viaggio al termine della notte.Ma alla luce del dibattito attuale come andrà classificato un brano di “tanto per cambiare” di Jay McInerney:una ragazza si sposa con un miliardario e lo convince a pagare un regista teatrale perché le faccia recitare la parte della protagonista nel diario di Anna Frank.Il giorno dello spettacolo,nel momento in cui entra in casa la gestapo per arrestarla,vista la scarsezza della performance recitativa,l’unico spettatore presente urla:”è in soffitta!” .Secondo me ancora una volta bisogna astenersi dai manicheismi per operare di fino in modalità discernitiva(utilizzando il codice penale come stella polare e il fantasma della libertà artistica in guisa di croce del sud)
http://8106.tv/blog/audio/08_07/dont/01.mp3
A proposito di presunte perdite di tempo.
Ma infatti nessuno stava parlando di quello di cui stava parlando.
Si stava elaborando invece di limitarsi a trovare (parafrasando DFW).
Ma sono tempi in cui ci si accontenta di nuotare in superficie, in cui “la maggioranza degli occidentali, preferisce moralizzare, consumare, conformarsi, indulgere nel lusso, litigare o semplicemente farsi dire da altri chi dover essere, cosa pensare e cosa fare” (Wendy Brown).
Premetto che sono un ammiratore- non definitemi fan, non mi esalto nemmeno per me stesso- di Vasco Rossi e un ammiratore -chiamatemi pure fan in questo caso- di Anna Frank, grazie alla quale ho imparato ad amare la scrittura.
Premetto anche che ho conosciuto Nonciclopedia da poco tempo e pertanto me ne sono stato un’idea precisa (!).
In mezzo a tutte queste premesse, aggiungo che ho un’idea del fascismo ancora più precisa: un “fascio” di stupidate assurte a pratica politica, in quanto deficitarie di teoria.
Detto ciò, parlare di fascismo oggi è anacronistico (dico questo per fare sfogio della mia capacità di banalizzazione) e partire dal microfascismo per arrivare al terrore di un ipotetico macrofascismo futuro è come voler parlare del pesciolino col terrore che diventerà balena.
Sono profondamente convinto che le piccole azioni influiscano sulle grandi e che “un reticolo di relazioni basate su soprusi, esclusioni, auto-inganni e risentimenti” possano esplodere prima o poi in fatti così gravi da doversi chiedere “ma come è stato possibile?”.
Eppure c’è qualcosa che non mi torna.
Dimenticavo: sono anche un estimatore dell’illuminismo (oddio, ho proprio tutti i difetti) e dallo studio di questo movimento ho imparato a essere prima ancora che libero, tollerante.
Ecco, tollerante per me significa che darei la vita (per modo di dire, non prendetemi alla lettera) affinchè chiunque possa esprimere un’opinione, per quanto non condivisibile.
Se poi questa opinione diverte, ancor meglio.
Giù le mani dunque dall’umorismo, anche quello più cinico o nero di Nonciclopedia.
Anna Frank continuerà a essere per me una sorta di eroina, Vasco un grande cantante; anche se da un lato si è sfiorato il razzismo e dall’altro l’idiozia.
Non vi convince? Provate a leggere J.S. Mill, troverete un piccolo sunto anche sul mio blog.
Magari per sbaglio potreste anche imparare qualcosa.
Giuseeppe, il libro di J.S Mill prova a ficcartelo su per il culo con la senape, e vedrai che ti passerà la voglia di dare la vita affinchè io possa di usare il mio geniale umorismo cinico.
é abbastanza nonciclopedico?
Per Giobix e tutti quelli che ignorano o non riescono a comprendere (anche l’intelligenza ha i suoi limiti e per questo chiedo pazienza anche a tutti gli altri) J.S.Mill:
La libertà si esprime propriamente quando occorre andare oltre se stessi.
Per il resto… di nonciclopedico non c’è nulla nel tuo intervento ma solo volgarità e banalità gratuita: dove sta l’umorismo? non riesco proprio a scorgerlo!
Una pillola di saggezza per tutti gli altri: “non discutere mai con un cretino, ti abbassa al suo livello e poi ti batte con l’esperienza”.
Bravo, sono le stesse cose che mi chiedo io quando provo a leggere quel sito.
Sulla perla di saggezza: come darti torto?
Oggi questa notizia su Nonciclopedia. che risponde a una domanda che mi facevo: a quando una pagina su Barletta? Ecco:
http://iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2011/10/11/news/strage-di-viareggio-i-familiari-delle-vittime-denunciano-nonciclopedia-5120455