Volevo fare un post su “Vieni via con me”. Nei fatti, mi limito a poche righe e a un paio di considerazioni. Ieri Il giornale ha definito “snob e senza popolo” Fazio e Saviano. I dati Auditel hanno smentito la seconda definizione: peraltro, il programma è stato visto da molti spettatori giovani, e in particolare nella fascia tra i 15 e i 24 anni il programma ha raggiunto il 28 per cento di share, superando il 30 per cento (30,14 per cento) in quello tra i 25 e i 34 anni.
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Per quanto riguarda lo snobismo, è sufficiente farsi un giro in rete, specie nei social network, per verificare che soprattutto da parte intellettuale l’accusa che viene rivolta al programma è esattamente opposta: troppo “popolare” e “retorica”, che noia.
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A chiosa, una semplice notizia: a trasmissione ancora in corso, nella mia casella di posta è arrivato questo comunicato stampa.
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A proposito di abissi d’ingegno, segnalo che un premio Nobel comunista e di sinistra il suo milione se lo è speso tutto in ambulanze donate ad associazioni di volontariato.
Così, tanto per cazzeggiare, perché al cazzeggio siamo.
Ieri sera Benigni non ha preso una lira (e ha ringraziato gli autori dei suoi testi, i ragazzi di Spinoza.it: lo dico per anticipare il prossimo cazzone che dirà, non avendo visto il programma ma avendo letto il Giornale, che Benigni copia le battute da Spinoza.it), e Fazio è già a contratto Endemol, per cui non era pagato coi soldi pubblici. E il costo del programma nella sua interezza era già coperto dagli sponsor pubblicitari, per cui nessun denaro pubblico è stato rimesso. Come, del resto, “Che tempo che fa”, bello o brutto che sia, che costituisce una fonte di entrate, al netto di quanto la Rai versa ad Endemol.
Sempre cazzeggio per cazzeggio, che i soldi siano “il criterio ultimo e definitivo di giudizio a sinistra” è una ignorantata. La differenza tra un marxista e un liberale (in un mondo nel quale le parole hanno un senso) è proprio nel fatto che per il liberale i conti si fanno in valore assoluto (2 milioni sono 2 milioni), per un marxista in valore relativo (2 milioni sono meno del valore prodotto se il valore prodotto è 3, più se il valore è 1). Se un programma produce 10 di valore, e i suoi produttori ne intascano 8 (comunque se li ripartiscano tra loro), vuol dire che l’emittente televisiva trattiene 2 di valore prodotto. Se l’emittente è pubblica, vuol dire che il servizio pubblico ha più risorse per lavorare.
Saluto e vado a ripassarmi le tabelline, quelle sì roba tosta, che domani devo spiegarle ai bimbi.
@abacus
Cazzeggia bene, non c’è che dire. Non risponderò alle sue provocazioni da “cazzone”.
Però Benigni ha dichiarato di andare gratis dopo che i compensi erano stati diramati sui media. La dichiarazione del suo manager, prima del dietrofront signorile, e citata anche da Repubblica, era di 250000 euro con sconto.
È chiaro che a quel punto la frittata era fatta e tutti, Saviano in primis, hanno seguito la causa vittimistica del “non è giusto lavorare gratis” (si veda Annozero) con una logica assurda a due valori: gratis o compenso osceno.
Qui non si è capito: non ho nulla contro la soubrette o il conduttore che percepiscono milionate di quattrini. Mi scaldo quando c’è dietro la pretesa di fare cultura, e con tale argomento si chiamano le masse in difesa della libertà ad andare in onda. E poi che a sinistra si invochi la pubblicità come criterio di remunerazione di un conduttore che pretende di fare cultura, a mio modesto parere, è il massimo. Ma ripeto, le mie sono solo opinioni e chi si scalda ha il nervo scoperto.
Se la Rai si decidesse a fare un canale finanziato interamente dal canone, senza pubblicità, nello stile della PBS statunitense, allora scenderei in piazza a difendere la libertà di andare in onda di queste trasmissioni. Se invece si invocala pubblicità come criterio allora vadano nelle tv commerciali a farsi pagare e a fare le loro trasmissioni. A me non dispiace Santoro, ma ricordo che è rientrato in RAI con una sentenza giudiziaria che lo equiparava a un dipendente, argomento che non sarebbe mai potuto essere preso in considerazione in una tv commerciale.
Io sono un comunista quindi si figuri cosa posso pensare del suo pensiero liberale. Fazio ha un contratto Rai, è Saviano che viene pagato da Endemol. Ma vedo che continuiamo a non capirci: io non desidero che a parlare di precari e disoccupati ci siano persone che per parlarne prendono soldi, pubblici o privati, che corrispondono a svariati anni di lavoro di quelle persone. Tutto qui. È lecito dire che da persona di sinistra mi urta? Che non c’è credibilità quando una trasmissione di denuncia trae affari proprio dalla denuncia stessa?
Abacus ha già detto tutto mi sembra.
Tuttavia vorrei ricordare che il comunismo non c’è più, non esiste proprio più…
In italia non esiste più quel corpo coerente comunista di “compagni” dall’etica compatta cui si reclamava coerenza coi dettami dell’ideologia.
Oggi è rimasto solo l’odore di quella roba lì, magari questi personaggi che vengono ancora visti come “compagni” votano Di Petro o Fini o chi gli pare…
Come avevo già accennato in altri pos,t da noi i soldi dell’arte, dello spettacolo dello Show business, sono cacca in confronto a quelli della scienza della catena di montaggio o di un precario. E invece no.
E’ giusto lottare per la giusta retribuzione per tutti, e secondo me le professioni più pagate dovrebbero essere gli insegnanti e gli infermieri, ma tant’è.
Se qualcuno intrattiene milioni di persone è giusto che prenda i soldi in proporzione al livello del settore in cui opera.
Disse Conrad: come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?
D.
Scusa Hommequirit se sei comunista allora ok. E’ tutto chiaro.
In bocca al lupo.
D.
@hommequirit
Scusa sono stato un cretino.
non ti volevo offendere.
D.
@Daniele Marotta
Sto inquinando il thread e mi taciterò con questo commento. Naturalmente dirsci comunista non ha nulla a che fare con i sedicenti e ridicoli esponenti politici che dicono tali. Io intendo semplicemente un sistema elettivo basato sui soviet e non sui partiti. Ma non posso pretendere che l’uomo di lettere conosca gli irrisolvibili problemi teorici della democrazia, i teoremi di Arrow o di Sen che ne dimostrano l’inesistenza così come è concepita dall’ingenuo.
Per il resto concordo con quanto dice, l’ha ammesso lei stesso: “se qualcuno intrattiene milioni di persone è giusto che prenda i soldi in proporzione al livello del settore in cui opera”.
Appunto, stiamo parlando di intrattenimento. E quindi varietà, spettacolo. Però non ci si riempa la bocca della parola cultura perché si invita lo scrittore famoso a pubblicizzare il suo libro, prego. Questa si chiama promozione. Sto parlando del format di Fazio, non della Lipperini, sia chiaro.
Mettersi a leggere questo thread, tutto di seguito, a quest’ora, è davvero illuminante: ma che ci stanno a fare i fatti, quando ci sono un sacco di teorie, bellissime-autorevolissime-esplicativissime per carità non dico di no, che li sostituiscono?
E’ proprio vero: “i cavalli lavorano sui fatti, gli uomini sulle parole”, come diceva Cholstomér. E da ciò concludeva che i cavalli sono superiori agli uomini.
Ah, dimenticavo: Cholstomér, beato lui, era un cavallo.
Gentile Loredana Lipperini, incuriosita dal contenuto del “comunicato stampa, ho cliccato. Ho smesso di leggerlo dopo aver trovato scritto, ad opera di rappresentanti di una casa editrice, la seguente frase : “non vorremmo che una sua geniale idea passi inosservata”. Poiché in italiano la frase è : “non vorremmo che una sua geniale idea passasse inosservata”, sono passata oltre. Ho deciso di non leggere più chi non sa scrivere nell’italiano che si dovrebbe aver appreso alle scuole elementari. Naturalmente, continuerò a leggerLa, dato che Lei sa scrivere in italiano. Grazie.
Chiedo scusa se non partecipo a questo interessantissimo post.
Ieri pomeriggio ho appreso che ad un mio caro e giovanissimo amico è stata diagnosticata la sclerosi. Non sappiamo come comunicarglielo: sarebbe difficile comunicarlo a chiunque ma avendo soli 22 anni lo è ancora di più.
Sarà retorica, sarà banale, sarà personale, non importa: certe situazioni di vita ridimensionano tutto. E’ bello confrontarsi, dialogare, scontrarsi, avere opinioni diverse.
Non sono mai riuscito a sorridere alla vita, che mi ha spesso tolto molto, ma crescendo, dopo aver tentato tutte le strade lastricate di sofferenza per autodistruggermi, ho capito.
E’ una fortuna che sono ancora vivo, che sono sopravvissuto a me stesso.
Ho capito che la vita è svegliardsi e vedere l’alba e non andare a dormire all’alba.
E’ bello esserci, essere presenti, essere davvero vivi.
Scusate lo sfogo, scusate l’OT, ma volevo comunque esserci.
In fondo, spesso ce lo dimentichiamo, siamo tutti comunque dalla stessa parte: quella della cultura, destra o sinistra non importa. Siamo così in pochi a combattere un mondo di superficie. Così in pochi che…forse converrebbe unirci contro quelli che, senza razzismo, si incazzano per un gol mancato e non si incazzano per tutti.
Scusate, ripeto, il buonismo, ma sentivo di scrivere questo.
Sul blog Satisfiction ho appena pubblicato una notizia, chiedo scusa a Loredana Lipperini, non è uno spot, la musica aiuta a combattere la criminalità.
Forse non è una novità, ma è comunque una bella notizia.
Credo.
Gian Paolo
Saviano e Fazio, attraverso il loro “Vado via e resto qui”, in effetti hanno fatto da pungolo, nel web, al desiderio, da parte dei blogger, di spiegare le ragioni per cui uno vorrebbe “andare via e restare”. Addirittura un blogger ha anche creato un banner, ironico, che recita così: “Metti un finocchio a cena!” con invito rivolto anche alle istituzioni.
Per essere più preciso… si augura buon appetito a B.
Leggendo il discorso di Serino più che l’idea di pubblicare Schiavone mi colpisce negativamente l’idea di pubblicare libri brutti rifiutati da tutti (ho capito male?).
La sovrapproduzione libraria non ha bisogno anche di simili operazioni e credo che se una cosa similia l’avesse scritta o detta un editore di provincia sconosciuto, lo avrebbero tutti deriso.
Hommequirit, io sono testarda: dev’essere un difetto degli umanisti.
I dati ufficiali, con grafico davanti ai miei occhi, dicono che il pubblico televisivo, nella fascia 15-24, si comportava così:
alle 21, era davanti a Raitre il 19.44 contro il 26. 45 che era su Canale 5
dopo quaranta minuti, prima dell’intervento di Benigni, siamo al 27.60 contro il 23.11 che segue Canale 5. Con Benigni arriviamo a 35.62 contro 17.09. A fine trasmissione, su Raitre rimane il 17.07 contro il 31.78 che è su Canale 5.
Vediamo la fascia 25-34 anni.
Inizio trasmissione: su Raitre il 7.35 contro il 29.89 su Canale 5. Dopo quaranta minuti, 31.03 su Raitre e 20.45 su Canale 5. Benigni: 37.87 contro 15.04. Chiusura: 21.05 resta su Raitre, 28.64 va su Canale 5.
Ora. Non ho alcun dubbio che tu sarai in grado di sciorinare algoritmi e parentesi graffe che sovvertono questi numeri. Ma a me, sciocca umanista, questo dicono. E non mi pare poco.
@gianpaolo. evviva la buona musica, i buoni libri, i buoni film. Ho appena letto, in ritardo, “Rosso Floyd” di Michele Mari. Erano secoli che un libro non mi entusiasmava così. Credo che Michele Mari sia il miglior scrittore italiano vivente. Quanto al libro di Schiavone, sarebbe sicuramente un altro tipo di libro: di quelli che semplicemente documentano, oppure l’ennesimo titolo del filone ‘celebrities’ (in positivo o negativo)…
Non si pubblica solo ciò che assicura il cosiddetto “piacere letterario”. Ci sono libri di cucina, testi tecnici, manuali, barzellettari… A ciascuno secondo i suoi bisogni:-)
Serino la capisco, ci sono dei fatti che ci obbligano a guardare la vita in modo diverso, e anche a vivere, a volte, in modo diverso da quello in cui avremmo immaginato o vorremmo.
Dunque, mi creda, non è per una forma cinica di rivalsa nei suoi confronti che faccio notare un dettaglio, forse piccolo, ma determinante per la questione che si sta dibattendo qui: a Roberto Saviano, quando aveva 25 anni, è stata diagnosticata la pena di morte.
Capisco che questa frase possa suonare retorica, ma sono i toni e il lessico della camorra a essere retorici e melodrammatici: o stai zitto o ti ammazzo.
E non lo dice solo, lo fa. La camorra è enfatica pure nei fatti.
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Ecco, questo magari è solo un dettaglio trascurabile dentro le maestose cattedrali teoriche all’interno delle quali viene interpretata ogni cosa che fa e dice Saviano, ma forse bisognerebbe tenerne conto.
E bisognerebbe tenere conto pure del fatto che, prima di questa diagnosi, Saviano non solo scriveva libri ma andava in giro anche nei più periferici centri sociali per fare quello che evidentemente gli sta a cuore più di ogni cosa al mondo: denunciare la camorra e la criminalità organizzata, le loro prassi, la loro pervasività.
Capisco che questa ossessione possa risultare ridicola all’interno delle cattedrali teoriche di cui sopra che certo danno una visione della vita di ampio respiro. Molto più ampio, certo, di quella che può avere un ragazzo vissuto a Casal di Principe, che ha visto fin da bambino come la camorra strangoli la vita di uomini, donne e bambini che hanno avuto la disgrazia di nascere da quello parti, e ormai anche molto più lontano.
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Ecco, a Saviano tutto questo sta a cuore. E lo VUOLE dire, a tutti i costi. Pure da quella scatola infernale che si chiama televisione (dentro la quale lo ha confinato quel dettaglio così trascurabile di cui sopra).
E lo FA.
D’altra parte se non lo facesse, cosa rimarrebbe da fare agli altri che lo criticano perché lo fa?
Ciao a tutti.
In particolare mi rivolgo a Valeria, che spero mi perdonerà la sintesi.
Ripeto: credo che Roberto Saviano, che personalmente ha voluto dare un inedito a Satisfiction (pur sapendo di essere da anni non certo idolatrato da noi) abbia capito come vanno le cose, molto più dei suoi lettori.
Per il resto, CONTINUO a non capire, perchè ci si concentri solo sulle provocazioni.
Gli Impresentabili, o impubblicabili, sono un debordata situazionista al sistema editoriale contemporaneo.
Ma quel che più CONTA e che NESSUNO DI VOI non sottolinea del COMUNICATO STAMPA è: proporre grandi autori (da Kazan a Simon) e rimborsare il costo del libro se a qualcuno non piace.
Più di così cosa dobbiamo fare?
a me la proposta del libro di schiavone e l’annuncio della collana degli impresentabili mi sembrano delle ottime idee.
@Serino
Basta che non pubblicate schiavone a meno che lui non si penta ufficialmente del suo passato ed inizia a collaborare con la magistratura.
Voi campereste lo stesso dei vostri altri autori e delle vostre trovate editoriali e non sareste moralmente complici dei casalesi.
Non può esserci ammissione senza redenzione.
Io personalmente avrei evitato di riferirmi alla tragedia di un mio amico, nessuno si aspettava una sua giustificazione in ogni caso…
Siamo tutti presi a fare altro durante il giorno….
Buona giornata,
D.
Serino, scusa, ma non mi pareva che su questo thread si stesse discutendo delle tue proposte editoriali.
Ma va bene, se vuoi una mano, te la dò.
Pubblicare gli impresentabili, nel senso di coloro che cadono fuori dalle maglie strette della grande editoria, mi pare utile e meritorio.
Restituire il costo dei libri ai lettori che si sentono frodati, da lettrice lo trovo apprezzabile.
Cosa dovreste fare di più? Piantarla con le provocazioni.
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Riguardo a Saviano. Noi, lettori di Saviano, non siamo così ingenui e abbocconi come ci si dipinge. Nemmeno lui lo è.
Tutti abbiamo capito come vanno le cose. Lo ha capito lui, lo abbiamo capito noi, lo hanno capito tutti.
Il resto dipende da cosa si fa con quel che si è capito.
E Saviano per me fa la cosa migliore. Nelle condizioni date, nel contesto estremamente contraddittorio in cui ci è dato vivere.
@Lipperini
Guardi, le consiglio di non leggere mai le percentuali realtive senza accompagnarle dai dati assoluti. Altrimenti lei si incarterà sovente. Non ho intenzione di farle alcuna lezione ma invece di citare il confronto tra share percentuali in una determinata fascia, citi invece due dati: il confronto tra le due medie totali per fascia analizzata, il suo numero totale degli spettatori, e il numero complessivo di persone (spettatori e non). Senza questi tre dati lei non può rispondere alle domande importanti: 1) Vieni via con me ha richiamato più spettatori in quella fascia d’età rispetto alla concorrenza? 2) Quella fascia d’età abitualmente che numeri fa? 3) Vieni via con me ha attratto spettatori non abituali?
Vedo inoltre che non ha evitato di riprendere i dati dell’articolo di Repubblica da lei citato, da me commentato. Lo faccia, nel suo privato, quando ha tempo, magari con qualcuno di cui si fida. Con la calma e l’ingegno si accorgerà di come si possa costruire qualsiasi grafico, qualsiasi posizione, quando non venga sempre esplicitato il binomio percentuale relativa-dato assoluto. 🙂
pardon: ” Vedo inoltre che ha evitato…”
Ho davanti a me, ripeto, il grafico. Sì, ha richiamato più spettatori in quella fascia. Quanto alle altre due domande, cerco i numeri precedenti (immagino che senza il due non si risponde al tre).
Una considerazione: fatta salva la sacra fede nel numero, non trova che il frame del commercialista – si veda il nostro ministro del Tesoro – a volte sia limitante? Detto da una volgare umanista, naturalmente.
Quancuno è riuscito a scrivere veramente questa frase: “@Lipperini
Io non faccio salamelecchi. La stimo e la leggo. E la critico per quel che posso, perché lei ha una visibilità e doti che io non avrei mai e perciòè importante che correggera se stessa per correggere chi la segue”
CHE CORREGGA SE STESSA?!
Ma stiamo scherzando?
Tremonti è capace di questo e altro 🙂
Visto che insiste tanto, esprimo anch’io un parere sulla ‘proposta editoriale’.
Restituire i soldi se il libro non piace è una “puttanata” demagogica, populista, nel perfetto stile di questi tempi. Pubblicare un libro ha un costo, sia di produzione che di ideazione, che presuppone vi sia dietro un lavoro. Tra l’altro, sempre, un lavoro di più persone, dall’autore allo stampatore, con tutto quello che c’è in mezzo. Il lavoro va retribuito.
Lei dovrebbe rimborsare il prezzo solo se il volume perde fogli e mi si frantuma tra le mani, semmai, non se a me per caso non è piaciuto il contenuto. Anche perchè questa finta bontà e trasparenza verso i presunti acquirenti celerebbe un’opacità di altro genere. E cioè che lei i soldi per pubblicare e sostenere la sua casa editrice li prende da qualche altra parte, che non ci dice.
Piuttosto, se può, e so che è difficile, cerchi di tenere i prezzi bassi, per tutti, renda trasparenti costi, tirature e venduti reali.
Basta coglionare le persone facendo finta di essere loro paladini. Non se ne può davvero più. Chi compra un libro, va a teatro, guarda un film, ascolta un concerto, sa che potrebbe non piacergli. Non è questo che legittima la richiesta di rimborso. Nel caso, non leggerà, guarderà, ascolterà il prossimo.
Gli impresentabili, i rimborsi, il non-libro di Sandokan…Merda da comunicato stampa very trendy, molto adatta a tempi in cui insultare l’intelligenza altrui sembra essere l’unica carta vincente.
L.
Scusa Loredana se mi permetto,
una cosa è dare a tutti la possibilità di esprimere un’opinione suportandola con i dati. Tutt’altra faccenda è lasciare che questi dati, correttio o no, diventino strumento di attacco personale.
Neussuno, mi pare, in questo posto è un maestrino dalla penna rossa, ha verità uniche, la parola “correggere”, te e gli altri, a mio avviso è terribile, mi riporta alla mente simboli orrendi.
Ma guardi che gli ieratici numeri li date voi giornalisti. Siete voi che sacralizzate i sondaggi per scrivere le vostre tesi. Poi quando qualcuno vi fa notare che fate dire ai numeri ciò che i numeri non dicono, si parte con la mutatio controversiae e quanto è triste fare il ragioniere, che fa tanto Tremonti.
Guardi, le mostro la questione da un’altra prospettiva, appena appena più inclusiva, per dirle che si può “barare” con i numeri sempre. Per questo occorrono i dati assoluti affiancati ai relativi: nella fascia (15-34) il GF batte RAi3 (25,75% vs 23,31%); in quella 35-44 (Gf batte Rai3 23,66% vs 20,77%).
Capito? 🙂
No, perchè sono stupida.
Io le ho mostrato tre comparazioni in tre momenti del programma. E le fasce che ho riportato sono quelle su cui si basa la rilevazione Auditel (nada sondaggi): non le ho, come vede, sommate, ma le ho riportate così come sono in tabella.
Alessandra, sì, è terribile. Sono doppiamente stupida, e persino un po’ stufa. 🙂
@Alessandra C
Guardi che esprimere una critica vuol dire suggerire di prendere in considerazione la possibilità che un’affermazione sia sbagliata. Io sono un logico e quindi non posso accettare che tutti abbiano ragione. Se tutti hanno ragione allora tutti hanno torto. Io non sto suggerendo una correzione alla signora Lipperini per quel che concerne i suoi gusti o le sue posizioni d’opinione, ci mancherebbe! Io sto correggendo un errore, perché di errore ritengo si tratti e perché da questi errori si traggono valutazioni fuorvianti.
Se poi lei vuol associare la parola “correzione” ai suoi “terribili” fantasmi personali, beh, che dire: è competenza del suo analista.
@Lipperini
Vedo che lei fa la finta tonta e mi dispiace che una persona così capace e aperta alla critica si impunti. Siamo in disaccordo. Finiamola qui. Mi duole averla stufata, ma ormai il frame è quello tremontiano, calcolatrice contro calamaio.
Se vorrò farle una critica userò un altro registro la prossima volta. 😉
Io SONO tonta 🙂
ma perché ‘correggere’ è terribile? si parla di correggere dati, comparazioni fra dati ed eventuali conclusioni tratte da eventualmente errate comparazioni fra dati, non di correggere la persona naturalmente. Il prospetto fornito dal logico mi sembra utile, nella discussione e nella interpretazione dei dati. Perché privarsene?
Scusate, mi correggo: “Se tutti hanno ragione allora nessuno ha torto” 🙂
Apprezzo gli intenti pedagogici di hommequirit, per cui ne vorrei fare tesoro.
Anch’io, purtroppo sono un’umanista con inappagate curiosità aritmetiche, e dunque vorrei capire, almeno grosso modo, la questione.
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Non ho letto l’articolo di Repubblica, ho cercato di arrangiarmi con quello che ho letto qua.
Allora quello che ho capito io è che quella sera davanti alla televisione c’erano circa una trentina di milioni di spettatori, di cui 7 a guardare Saviano e 5 il grande fratello, migliaio in più migliaio in meno, con uno share rispettivo del 24, 48% e del 20% (tralascio il problema di come sia stato calcolato quest’ultimo. A occhio, mi pare che qualche svista ci sia).
Fin qui, a parte il calcolo dello share per G.F. che potrebbe oscillare dal 15 al 20% circa a seconda della base di calcolo (4 o 6 milioni), mi pare che ci siamo.
Quello che non capisco è il discorso sulla ‘qualità’ degli ascoltatori.
A parte che a me parrebbe molto più centrato il bersaglio se la trasmissione avesse raggiunto i più anziani e i meno colti, quelli cioè che, in genere, non hanno accesso a nessun’altra forma di informazione, mi sfuggono le sue critiche e il modo in cui le ha argomentate.
Mi pare che lei dica che la maggioranza del pubblico che guardava Saviano, quindi quei sette milioni di persone circa, fosse composta in maggioranza da persone anziane e meno colte. E io direi: meno male.
Ma mi pare, dall’idea che mi sono fatta leggendo i numeri dei grafici dati da Loredana, che i dati di repubblica fossero disaggregati sul totale del pubblico che era in quel momento davanti alla televisione, o almeno sul totale di coloro che stavano guardando Saviano e il G.F.
Per cui lo share, a quanto sembra, è stato calcolato sulla base di fasce omogenee per caratteristica del campione osservato, ovvero:
rispetto al numero totale dei laureati che in quel momento stavano davanti al televisore, quanti guardavano Saviano? Quanti il G. F.?
Sul totale dei giovani (da anni tot… a tot…) che in quel momento stavano davanti al televisore quanti guardavano Saviano? Quanti il G. F.?
E questo, nella mia grande ignoranza di umanista, mi parrebbe un procedimento corretto.
Ma, ovviamente, aspetto un suo intervento pedagogico che riesca a migliorarmi e a fare di me una creatura meno ignorante di quello che sono. Grazie.
p.s. sì, hommequirit e Diana, non c’è niente di male a correggere gli errori degli altri e pure ad essere in totale disaccordo, ma ci sono pure i toni che contano. E poi, scusate, ma a ame il nick ‘hommequirit’ mi fa pensare a qualcuno che, appollaiato sul suo pinnacolo, osserva con sarcasmo gli ometti e le donnette che si affannano a un livello infinitamente inferiore al suo.
@Luca. E’ vero che quel dici rispetto al rimborso del libro. Non lo avevo considerato da quel punto di vista, ma solo da quello più limitato e limitante di lettrice che si sente spesso frodata da ‘recensioni’ generosamente false.
@valeria: RE: hommequirit. Appollaiato sul suo pinnacolo, sì, ma sta qui. Il suo presunto tentativo di porsi al di fuori o al di sopra sarebbe come minimo ingenuo. Sembra una voce critica, sì, e magari anche lui con i suoi fantasmi personali, come tutti. Però mi sembra utile la sua presenza.
Qualcuno ha sbuffato. Potrebbe essere un apporto critico pure questo.
Solo che, e lo ripeto pure a diana, ci sono modi e modi per esprimere le critiche.
I toni che a volte assume hqr mi sembrano indisponenti. In genere cerco di far tesoro della critica, me la tengo, ma respingo decisamente la supponenza.
E con questo chiudo.
@Valeria
Le risposte le ha sotto gli occhi: prenda i dati dall’articolo linkato di Repubblica, si trovi la versione cartacea di ieri, magari si rilegga ciò che ho detto e critico e si premunisca di calcolatrice. Non si deve fidare di me, né di Loredana: vada alle fonti, legga i dati e il balletto sulle percentuali relative date da Repubblica senza le assolute – che è ciò che critico da una decina di interventi, troppi.
Non ho intenzione di alimentare polemiche ulteriori. Siccome lei mi ricorda, a ragione, che i toni contano allora nessun pedagogo per lei. È tempo di fare da soli. Calculemus! 🙂
Ps
Complimenti alla qualità dei commenti di questo blog che seguo da tempo. Bella comunità.
Non so se il ps fosse sarcastico e non voglio saperlo.
Sicuramente NON è sarcastico il comunicato stampa di ManifestoLibri che annuncia la nuova edizione di “Eroi di carta” di Alessandro Dal Lago. Copio, incollo e sospiro:
“Dopo la sua uscita in libreria, e per quasi un mese, il saggio Eroi di Carta è stato preso di mira da opinionisti, politici, direttori di quotidiani e telegiornali, conduttori di talk show, redattori di case editrici e così via. Nella nuova edizione del libro: “Non si scherza con i santi!”, una postilla dell’autore sul declino dello spirito critico in Italia.”
Sarebbe giusto farne un volume unico con quello di Schiavone.
Non si scherza con Santo Kan!
Ottimo, un remake di Maciste contro Godzilla ci voleva proprio.
L.
Nessun sarcasmo, è bene invece che lo sappia. Che tutti gli interventi continuino all’insegna dello spirito critico, giusto?
Della serie: chiediamo a Dal Lago di leggere Lipperatura? 🙂
Grazie homme qui rit, mi munirò di calcolatrice e della fonte cartacea (il link non l’ho visto), sperando di venirne fuori.
Comunque, a prescindere dai dati, che magari sconfesseranno i calcoli di Repubblica (cosa che, se fosse, sarebbe comunque deplorevole), mi pare che si possa affermare che la trasmissione è stata vista da un numero considerevole di persone, che hanno la televisione come unica fonte di informazione.
E’ questo io lo considero un successo.
‘Non si scherza con i santi’ è il titolo della nuova edizione di ‘Eroi di carta’?
Ah, ma allora Dal Lago nella prima edizione voleva scherzare. Mica l’avevo capito.
leggo, sospiro, e poi trasecolo! inorridisco!
E poi, che figura retorica può spiegare il passaggio da:
“Dopo la sua uscita in libreria, e per quasi un mese, il saggio Eroi di Carta è stato preso di mira da opinionisti, politici, direttori di quotidiani e telegiornali, conduttori di talk show, redattori di case editrici e così via”
a:
“Nella nuova edizione del libro: “Non si scherza con i santi!”, una postilla dell’autore sul declino dello spirito critico in Italia.”?
Dunque, per due mesi si è parlato del libro e quindi c’è la necessità di una postilla sul declino dello spirito critico?
Boh!
@hommequirit: uh, che bello, i numeri. Mi permette: sono un umanista e uno scienziato. Bestia strana, vero? Mi può fare un favore, però? Eh, non perché non mi fidi di lei, ci mancherebbe. Anzi. Però mi segua nel ragionamento, perché ogni tanto esce fuori il mio animo umanista e su 2+2 incespico.
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Prendiamo i numeri che ci fornisce Loredana:
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“I dati ufficiali, con grafico davanti ai miei occhi, dicono che il pubblico televisivo, nella fascia 15-24, si comportava così:
alle 21, era davanti a Raitre il 19.44 contro il 26. 45 che era su Canale 5
dopo quaranta minuti, prima dell’intervento di Benigni, siamo al 27.60 contro il 23.11 che segue Canale 5. Con Benigni arriviamo a 35.62 contro 17.09. A fine trasmissione, su Raitre rimane il 17.07 contro il 31.78 che è su Canale 5.
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Vediamo la fascia 25-34 anni.
Inizio trasmissione: su Raitre il 7.35 contro il 29.89 su Canale 5. Dopo quaranta minuti, 31.03 su Raitre e 20.45 su Canale 5. Benigni: 37.87 contro 15.04. Chiusura: 21.05 resta su Raitre, 28.64 va su Canale 5.”
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Ora lei ci dice: “Guardi, le consiglio di non leggere mai le percentuali realtive senza accompagnarle dai dati assoluti. ”
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Peccato che i dati di Loredana non ne abbiano bisogno: se si confrontano le percentuali nella stessa ora, per la stessa fascia di età nei due canali, che il pubblico complessivo di quella fascia d’eta a quell’ora sia 2.000 o 100.000 non fa alcuna differenza. E’ un rapporto (mi segue? Sono concetti matematici finissimi, me ne rendo conto). Se nelle diverse fasce orarie il pubblico totale oscilla, di nuovo, non fa differenza. Per ipotesi, potremmo veder artificialmente crescere la percentuale di spettatori di un canale mentre in realtà sono stabili, o diminuiti: ma ciò significa che sono calati, e di molto, il numero di spettatori negli altri canali. In poche parole, non stanno guardando niente. E’ scorretto considerare il numero complessivo di “contatti”. Più interessante vedere quanti hanno seguito la trasmissione- fino in fondo. Non le pare?
Il resto ha la forma matematica di una foglia di fico 🙂
ps: “sono comunista” è una figura retorica. Chissenefrega, potrebbe essere un pesce. Sono gli argomenti che contano 🙂 ossequi
Mi sfugge il busillis dell’uomo che ride. Laddove fossero certi i suoi algoritmi dove vuole andare a parare? Cosa cambia? Se anche percentualmente ha vinto il GF dove è lo scandalo? Mi fa più paura Del Lago.
E il suo spirito critico.
@Blepiro
Senta scienziato, invece di fare il sarcastico torni a studiare perché della questione non ha capito un tubo e non fa niente per nasconderlo.
Non le chiederò certo di andare a leggere i grafici e i dati di Repubblica, che è poi la critica che muovevo a Loredana Lipperini: non l’ha fatto finora, perché dovrebbe seguire l’ennesimo invito?
Qualcuno mi ha rimproverato per l’uso dei toni, e se usassi i suoi le dovrei dire che pensa troppo per la sua intelligenza.
Riguardo gli unici dati che ha ripreso da Lipperini, che a sua volta rilanciava con altri dati, diversi dai primi, non ha neanche capito dove stia l’errore. Se io cito un numero N limitato di confronti tra due share in dati momenti T (in questo caso Repubblica ne cita 3) il dato non dice nulla perché nei rimanenti T si possono avere percentuali diverse, con un numero di persone maggiori. Quindi i dati che interessano restano la media e il totale. Ma Repubblica ha sbagliato anche quelli, e da ciò sono partite le mie critiche primigenie. Glisserò anche sul grafico di pagina 12 di Rep, che mi pone sulle ordinate a sinistra il numero di spettatori totali nell’ordine dei milioni. Ma ancora una volta, perché l’arroganza quando non si leggono le tabelle in questione? Così come superfluo sarrebbe invitarla a ridere del modo di proporre 4 valori a pagina 13, uniti tra loro da un tratto di penna, come fossero il risultato di una funzione mentre rappresentano mele e pere.
Per concludere: non si gioca con le percentuali relative senza dati assoluti a fianco.
@hommequirit: mi perdoni se il mio fare l’ha punta nel vivo. Tuttavia davo per scontato che i dati auditel non si riferissero a istanti ideali, ma a fasce d’orario (così in genere sono riferiti i dati auditel, non so se lei riesce ad averne di diversi). Non è certo mia intenzione difendere i grafici di Repubblica (spesso risibili). In linea puramente teorica neanche le medie servirebbero a granché, bisognerebbe studiare l’andamento del grafico. E sapere, ad esempio, che lo share si calcola sulla durata complessiva di un programma (ecco le apparenti discrepanze percentuali tra due programmi, quello di Rai3 e il GF, che hanno durate diverse: il GF è durato di più). I pochi dati auditel che sono riuscito a reperire confermano i numeri di Repubblica, mi dispiace. Si metta l’animo in pace. E si rilassi : per quanto ci si sforzi di guardare e riguardare, quel programma l’ha visto un sacco di gente 🙂 (tutte le altre considerazioni, “ci si poteva aspettare di più” etc etc, oltre che smentite nei fatti, sono inconsistenti). Saluti
@Blepiro
Altri toni, che apprezzo. Ma i dati che contesto a Lipperini e Repubblica sono:
1) Share e audience del Gf che non sono compatibili;
2) Grafici impostati a mostrare attraverso equilibrismi che coloro che hanno visto il programma fossero giovani e colti. Ebbene, ripeto: oltre il 69% ricadono invece nella fascia d’età superiroe a 45 anni. Punto.
Sono il primo ad essere felice che il programma sia stato visto comunque da oltre 7 milioni di persone, ma le mie critiche a presentare i dati rimangono. Anche perché a interpretare i dati alla maniera di Repubblica si deduce un mondo che non esiste.
Ad esempio Repubblica, con i suoi dati in mano, avrebbe dovuto dire che tra 15 e 24 anni, hanno visto la trasmissione 371.800 persone.
Se prendiamo qualche tabella anagrafica (http://www.comuni-italiani.it/statistiche/eta.html) si scopre che tale fascia copre oltre 6.050.000. Quindi è inutile citare lo share del 28% per dire che “tanti” giovani hanno visto Vieni via con me. Non l’ha visto nessuno, uno su 16.
Comunque saluti