SVEGLIATEVI!

Questa è l’Ansa:

“In questo momento di crisi globale l’Italia deve svegliarsi, la Spagna ne ha bisogno per creare un fronte comune nel sud dell’Europa”. Lo ha dichiarato oggi la scrittrice catalana Alicia Gimenez Bartlett, intervenendo come ospite al ‘Noir in festival’di Courmayeur dove stasera riceverà il premio letterario ‘Raymond Chandler’.
“Per noi spagnoli – ha aggiunto – l’Italia è depressa e deve reagire al più presto per diventare una forza emergente dell’Europa meridionale e contribuire a contrastare il forte dualismo che esiste ancora tra nord e sud del Continente”. La scrittrice catalana ha partecipato questa mattina ad una conferenza sul tema ‘Il noir al femminile’.
Guardando all’attuale situazione della condizione femminile, AliciaGimenez Bartlett si è detta ottimista per l’evoluzione registrata negli ultimi anni, ma “preoccupata per la pressione sociale ancora esercitata sulla psicologia e sui sentimenti di molte donne”.
Ps. Ma Alicia ha raccontato molte altre cose di cui vi darò conto. E’ un piacere intervistare una scrittrice così. E anche sulla tavola rotonda a sei (Bolton, Marklund, Bartlett, Vinci, Bucciarelli, Tozzi) prometto resoconti. Presto, lo giuro.

16 pensieri su “SVEGLIATEVI!

  1. C’ho un sacco di amici però che nell’attesa che si svegli l’Italia, se ne stanno andando tutti in Spagna.
    In Spagna c’è abbastanza posto per tutti. E Zapatero, digiamolo, è un buon incentivo.
    L’Italia forse avrebbe bisogno di questo. Trasferire tutti ma proprio tutti per un anno all’estero.
    Nel frattempo mandare la ditta per la derattizzazione e su e giù per 12 mesi a distruggere tutte le cose orrende del nostro paese. E poi rifare entrare tutti.

  2. @Ekerot: mica male l’idea… pensa però che disastro, se riuscissero a andare all’estero anche tutte le “cose orrende” prima della derattizzazione… e soprattutto se riuscissero a rientrare dopo… mi sa che ci vorrebbe un nuovo pifferaio di Hamelin

  3. Giusta obiezione.
    Io credo – con non so quale motivato ottimismo – che certi virus riescano a proliferare soltanto in certi quartieri nostrani. E all’estero avrebbero maggiore difficoltà di sopravvivere.
    Magari al rientro certuni e certaltri, potrebbero – chessoio – precipitare da qualche burrone sulle Alpi o annegare in mare…

  4. Sono tornata da poco dalla Spagna, un altro mondo! Pensare all’Italia stando là è come riflettere su di uno zombie che conosci di vista ma che non ti va veramente di frequentare.

  5. Conosco diverse persone che in età adulta hanno deciso di trasferirsi altrove e hanno scelto la Spagna, e tutti confermano che non rimpiangono la decisione presa: lì è tutta un’altra musica.
    Io ci sono stata da turista e la visione non è stata difforme dalla loro. Per come stanno andando le cose qui da noi, penso che la Spagna possa pure perdere le speranze di fare con noi fronte comune: siamo lontani anni luce, distanza che non riusciremo mai a colmare visto anche l’attuale tendenza a tornare indietro piuttosto che avanti.
    Pessimista? Non direi. Piuttosto crudamente realista.

  6. Bha, io ho vissuto e lavorato a Madrid per un anno, e posso testimoniare le seguenti cose.
    I giovani li chiamano milleuristas per quanto poco guadagnano , in un città dove l’affitto medio si aggira sugli 800-900 euro al mese. Il privato risente della crisi in Spagna come nel resto del mondo. Il mercato immobiliare è impazzito per due anni e ora è definitivamente crollato. La maggior parte della gente che ha contratto un mutuo lo ha fatto con il tasso variabile (grazie anche al fantastico battage del Banco Santander). Molte persone che ho frequentato aveva il problema del rincaro della rata e considerato che gli stipendi sono bassi pure lì, non c’era tanto da ridere. La movida è finita da mo’. Il madrileno medio si alza presto e va a lavorare come ovunque nel mondo. Hanno abolito pure la siesta. L’unica cosa che funziona ancora bene è il settore pubblico, con concorsi che assicurano tuttora il posto fisso. Gli insegnanti sono pagati 2000 euro al mese. Dò sterili dati, tanto per stare coi piedi per terra.
    Avendo precedentemente vissuto in un’Irlanda all’apice della Celtic Tiger, devo dire che l’ottimismo spagnolo che ho trovato a Madrid mi ha ricordato un po’ quell’atmosfera, fra il cafone e l’overoptimistic tipico degli ultimi arrivati. Mi ha anche ricordato il mio Veneto tardi anni ’80: Schei. Poi, come abbiano gestito i propri investimenti sia l’Irlanda che la Spagna, ultimamente si nota abbastanza. Una finanza basata sul nulla non dura da nessuna parte.
    Se invece il fan club della Spagna ruota intorno all’idea che gli spagnoli siano vivaci e simpatici, mentre noi siamo mortaccioni e depressi, un fondo di verità c’è, anche se la causa della nostra depressione siamo noi stessi. Ma qua il discorso si allunga e vado fuori tema.

  7. [OT] bentrovata – scusa per la fuga in aeroporto, avrei voluto salutarti/vi meglio, ma avevo un gran bisogno di tornare a casa immediatamente.
    Molto piacere di averti conosciuta e complimenti per la gran famiglia 🙂
    Ti abbraccio,
    A.

  8. La seconda che hai detto.
    Io penso che la bellezza della Spagna sia proprio questa. E confrontando alcune situazioni di amici che in Italia non facevano nulla e lì si sono sistemati, direi che se la somma fa il totale allora oggi come oggi la Spagna batte l’Italia, e non ai rigori.
    E’ vero che oggi l’Italia non è proprio una pietra di paragone fenomale, ma tra cultura, arte, letteratura, lingua, posizione climatico geografica, stile di vita, possibilità, cucina e “atmosfera”, la Spagna è avanti a molte altre nazioni.

  9. Scusami, Ekerot, ma bisogna vedere *come* si sono sistemati. Cioè, per sfangarla, la si sfanga pure qui. Ti assicuro che il precariato esiste eccome pure in Spagna e che gli stipendi non sono molto alti. Inoltre, su tutti i tuoi argomenti ti passo solo lo stile di vita, per quanto a me sia venuta una mezza cirrosi con tutta quella tortilla con cañas. Tutto il resto mi pare ciancia da cartolina. Io ho lavorato nel mondo della cultura e ho incontrato dei bei cazzoni pure lì, và. In quanto a lingua, letteratuta etc, tutto magnifico, concordo, ma pure noi non è che siamo proprio da buttare. Prova ad entrare all’Escorial: non c’è un quadro che sia di scuola spagnola, tutto importato dall’Italia. Ma, vabbé, qua la stiamo buttando a ciccia e patate. Personalmente, avendo espatriato il mio cervello per anni, vorrei sentire argomenti un po’ più solidi su questa questione, che mi tocca sul vivo.

  10. Della Spagna, anzi della Galizia, mi ricordo una bella cittadina abitata da imbecilli tra i 20 e i 30 che passavano la notte a ubriacarsi con i fottuti botellon e a provarci senza remore con le fidanzate altrui. Per non parlare dell’estremismo cattolico (neocatecumenali, per esempio) che lì forse è peggio che qui. Mi sbaglierò, ma ho l’impressione che la Spagna rappresenti gli eccessi opposti sia del progressismo, sia del conservatorismo.
    Per me, nel bene e nel male, oggi più che mai, la terra dei sogni è rappresentata da tre lettere: U.S.A.

  11. Concordo con Cladia B., purtroppo vorremmo che il mondo (e di conseguenza questa Italia o Italietta come qualcuno direbbe) fosse come i vestiti che indossiamo: della nostra misura e dei colori che prediligiamo. Non è così ed è come tutti insieme lo costruiamo giorno per giorno, nel bene e nel male. Siamo spesso affascinati da ciò che vediamo all’estero (in questo caso in Spagna) e ci dimentichiamo che in realtà siamo solo abbagliati dalla vacanza e dal fatto che abbiamo scelto il posto che ci è più congeniale, ma viverci e tutt’altra cosa. La terra dei sogni non esiste e sarà così affascinante, sig. The Daxman, fino a quando rimarrà un sogno

  12. Presumo che bisogni accettare un pochetto di relativismo sulla faccenda del “paese bello”.
    E’ come per i film.
    Adesso che sto in Canadà me ne sono reso conto molto bene.
    Per quanto mi riguarda la Spagna è una nazione in cui adesso mi piacerebbe puntare. E andare a provare. L’idea che mi sono fatto – che ovviamente non potrà corrispondere alla “realtà”, e ci sta che sia totalmente diversa da quella di Claudia – è estremamente positiva.
    Diversi amici miei, universitari, hanno abbandonato l’Italia andando lì. Prendendo il doppio dello stipendio, sussidi statali e gratificazione lavorativa.
    Questo non significa che tutti gli spagnoli siano persone eccellenti o eccezionali. Si sa che la mamma degli imbecilli è sempre incinta in qualsiasi posto.
    E’ altrettanto ovvio che l’Italia rifulga di storia, arte etc. Ma direi che adesso sia totalmente affetta da paturnie. In Spagna, e dovrei dire Madrid, perché di fatto è l’unica città che conosco bene, queste paturnie sono meglio nascoste. O forse non esistono. O non le vedo.
    Anche qui: non ho detto che gli spagnoli vadano in giro cantando e ballando. Ma in generale mi paiono più sereni di noi.
    Anche in Canada sono più sereni di noi. Ma ci manca tutto il coté storico-artistico-paesistico-climatico che nei nostri paesi mediterranei è ovunque.
    E sono fattori forti di giudizio quando penso ad un ambiente dove poter vivere. Oltretutto molti di loro sono affetti da “mentalità anglosassone”, che dispiace dirlo ma non si confà.
    Detto ciò, anche io Claudia, sono in cerca di argomenti validi. Ma sono tutti estremamente personali. E magari pieni di dettagli che tendenzialmente si considerano “marginali”.
    Faccio un esempio: qui a Toronto alle undici di sera è tutto fermo, chiuso. Devi andare a trovare i posti con il lanternino.
    Magari col tuo lavoro alle undici sei già in piena fase rem. E non te ne può fregare di meno.
    Magari io stacco dal lavoro alle undici, e non c’ho voglia di andare a letto. E un po’ mi deprimo.
    Per le poche cognizioni che ho, posso solo dirti che secondo me due sono fondamentalmente le grandi variabili sulla scelta di un paese piuttosto che un altro.
    1) Il lavoro. Anche se finisci in Siberia ma ti pagano bene e ti stimano, e ti senti realizzato, beh la Siberia inizierà a sembrarti molto meno fredda.
    2) Le persone. Se sei solo, senza compagno e senza amici, e non riesci a fartene per tutte le motivazioni che possiamo metterci dentro, anche il posto migliore del mondo alla lunga ti deprimerà.

  13. Mi trovo daccordo, comunque, con claudia b. La realtà di un paese è sempre diversa da quello che ci crediamo, e anche i due punti citati da Ekerot influiscono nella possibilità di giudicare. E poi, boh, il pensiero di lasciare famiglia, amici, fidanzata se ce l’ho, per andare all’estero, a me onestamente fa paura. E dice bene Claudia a essere ottimista, perché anche qui in Italia qualcosa si può fare.
    @Vito b.: Non è un caso che io abbia usato “paese dei sogni”. Inoltre, i difetti di quel paese li conosco e li critico aspramente. Ma quando si parla di arte e si pensa all’Italia, a me vengono in mente solo intonaci di 500 anni mezzi distrutti, teatro dell’opera, e cinema girato in camera da letto (per fortuna nella letteratura c’è il NIE). L’arte e la musica vere, quelle vitali, che si scrivono, nascono e fanno tendenza adesso, che non sono anticaglie rinascimentali, vengono da lì, ci piaccia o no.

  14. @The Daxman: forse siamo più convergenti di quello che appare, non so. C’è una cosa che voglio aggiungere a quello che ho detto. C’è gente che va (o vorrebbe andare) via dall’Italia per cercare posti dove si sta meglio, altri vanno a cercare paesi dove si sta peggio per dare il proprio contributo a migliorarli, io amo questo paese perchè ci sono nato (amerei anche l’alaska se ci fossi nato) resto quì, desidero (salvo rari momenti) restare e lavoro ogni giorno (o quasi) per cercare di migliorarlo… intendiamoci la mia non vuole essere una regola, ma è solo un sentimento (il mio e di milioni di altri italiani).

  15. Sono d’accordo con Ekerot (a parte il fatto che sono tendenzialmente esterofila per utta una serie di ragioni che non sto ad enumerare), la questione lavorativa è fondamentale come pure le persone con le quali stai. Ho vissuto a Londra per un po’ lavorando in negozi e scuole, facendo una vitaccia, ma mi sono quasi sempre sentita apprezzata e pagata decentemente (e poi c’era il ‘movimento’, ossia non entravi come commessa per restare tale vita natural durante, ma la tua posizione cambiava, ti venivano date delle possibilità, lo so che sembra stupido ma ha la sua importanza). In Italia ho collaborato quattro anni con l’univeristà con uno stipendio da far ridere e con il risultato che il corso di laurea all’interno del quale c’era il mio corso, è stato chiuso perché funzionava (ovvio), ossia per motivi altri (e qui non mi posso sbilanciare) da quelli ragionevoli di riscontro sul territorio e così via.
    Per quanto riguarda la Spagna, non la conosco bene, ma il viaggio (di studio) appena fatto (Valencia e Valladolid) mi ha lasciato un’impressione più che buona, con ottima organizzazione, bellissime strutture, mezzi di trasporto efficienti e prezzi abbordabili.

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