A Courmayeur nevica da ieri pomeriggio, le connessioni Internet vanno e vengono (dunque pazientino coloro che mi hanno inviato mail in questi giorni). Intanto, nel vasto mondo, impazzano le discussioni sul giallo e sul noir e sul lettore medio e sugli scrittori italiani e americani e sul valore delle giurie, dei critici letterari, della convenzione di Ginevra e quant’altro.
Per chi segue questo blog da qualche tempo, niente di nuovo: sul genere si equivoca e ci si scontra da decenni, e chi lo vuole aperto, e chi lo vuole chiuso, e chi si chiede che ci fanno certi libri nella lista dei finalisti, e chi senza aver letto un accidenti, ma davvero, sostiene che i libri di Lucarelli trattino di delittucci condominiali. Accade nelle migliori famiglie.
Mi limito a ricordare la discussione di due anni fa, innescata da Valerio Evangelisti, sul rapporto fra genere e mainstream, e sul parallelo con il destino del cyberpunk. Naturalmente, il richiamo vale per coloro che intendano affrontare l’argomento con interesse e buona fede, prescindendo dal rigurgito dell’Autore Incompreso dal Mondo, dal delirio del Quanto Sono Controcorrente Quando Faccio Queste Meravigliose Polemiche, eccetera. Altrettanto naturalmente, sto parlando a titolo personale, come titolare di un blog che da anni si occupa, anche, di genere: difendendolo nella stragrande maggioranza dei casi. E difendendo, sempre, il cosiddetto lettore medio. Guarda un po’.
Comunque.
C’è un vincitore del Premio Scerbanenco, caro commentarium. Anzi, una vincitrice: ed è Paola Barbato, con Mani nude.
La cosa, spero, farà piacere a quei comunicatori che hanno completamente ignorato la presenza di non poche scrittrici di noir e dintorni al Festival. Quanto alla sottoscritta, si prepara a presentare, indegnamente, una signora di alto rango come Alicia Giménez-Bartlett, domani.
Ps. Nessuno, credo, si offenderà se metto in moderazione i commenti fino a quando avrò il modo di usufruire di una connessione non traballante. State bene: la neve è meravigliosa.
Francamente, non si capisce dove stia il problema: il mercato offre sia letteratura di genere chiuso, sia letteratura di genere aperto. Che gli autori scrivano come meglio credono. Che gli editori pubblichino quel che li convince di più. Che i lettori-acquirenti comprino-leggano in pace i libri più adatti ai loro gusti. A ciascuno secondo i suoi bisogni… diceva Mao, ora Maramao perché è morto.