Tag: Aree interne

Mentre leggete, è in corso di svolgimento al Senato un nuovo convegno che si intitola “La ricostruzione demografica. L’Appennino centrale tra spopolamento e rilancio post sisma”. L’iniziativa è di Guido Castelli, commissario alla ricostruzione. Le conclusioni sono affidate alla ministra per la famiglia Eugenia Roccella.
Ora, il pregiudizio non andrebbe mai applicato: non bisognerebbe dunque pensare che il commissario Castelli (Fratelli d’Italia), già sindaco di Ascoli nonché consigliere alla Regione Marche, è colui che ha finanziato con un centinaio di migliaia di euro un libro, I cammini della rinascita, ovvero una guida al turismo sostenibile nelle zone colpite dal sisma del 2016.
Di certo, in barba ai pregiudizi di cui sopra, sarà un convegno di grande interesse, anche se quel termine, “ricostruzione demografica”, è appunto sibillino. Che significa? Che gli abitanti delle aree interne saranno invitati a figliare di più? E come, di grazia, potrebbero farlo in territori dove si sottraggono servizi invece di aumentarli? Dove spariscono ospedali e bancomat? Dove il Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 parla apertamente di accompagnamento al declino?
Dunque, chissà che non si parli di questo nel convegno al Senato. Chissà che non si parli di cultura: quella che dovrebbe arrivare nei territori che non vengono toccati dal turismo di massa, che viene allegramente indirizzato verso la costa, che offre divertimenti mordi, fuggi e paga tantissimo. Chissà se l’idea di rinascita del commissario non sia quella di investire centomila euro in un libro, ma dirottarli su iniziative che nascano dai territori e che non li considerino sono una cornice per farsi belli, o un serbatoio elettorale.
E, no, parlare di territorio non è nostalgia, non è l'”allontanati, torna però” del poeta norbert c.kaser (in minuscolo, come desiderava): è una possibilità concreta di vita e di intelligenza e, mannaggia a voi, persino di sviluppo, ma non nel senso di cui discettano compunti fondazioni e istituti e industriali. Sviluppo in un altro senso. Idee. Bellezza. Resistenza.

Le piccole solidarietà di quartiere si vedono quando manca la luce da dodici ore e tu devi, almeno, ricaricare il telefonino per poter comunicare col mondo: saltellando tra un ufficio e il bar con il mio caricatore, ho avuto modo di leggere l’articolo di Alfonso Scarano per Il Fatto quotidiano. che dice una cosa terribile quanto, ahinoi, prevedibile.
Scarano è andato a spulciare un documento pubblicato silenziosamente all’inizio dell’estate, ma consultabile integralmente. Si tratta del nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), che all’Obiettivo 4 (pagina 45 del pdf) recita:

Obiettivo 4: “Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile Un numero non trascurabile di Aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste Aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”.
Quello che il documento dice che le Aree Interne (i circa quattromila comuni italiani , 23% della popolazione, e , come dice Scarano, “quella che custodisce boschi, pascoli, acque, borghi storici, comunità coese”) vengono già date per perse. Perché nel documento si distingue fra territori recuperabili e quelli da buttare a mare, il che significa, “che non si investirà più per trattenere i giovani o attrarne di nuovi. Che non si costruiranno più servizi in quei luoghi. Che si pianificherà una dignitosa decadenza: un welfare del tramonto che fornisca badanti e medicine, ma non opportunità né speranza”.
In violazione, peraltro, dell’articolo 3 della nostra Costituzione.
Detesto dire che l’avevamo detto, che lo stiamo dicendo da anni, in pochi, molto spesso scherniti come luddisti (eh già), mentre il vero luddismo è quello di chi concentra ogni impegno sulle città (peraltro cementificandole).
Ma era tutto annunciato.

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