Che ci fosse una dicotomia in atto è cosa risaputa da cinque anni, ed è nata e si è sviluppata nel momento in cui dicevamo di noi stessi che saremmo stati migliori. Invece, non abbiamo mai fatto i conti con gli effetti della pandemia e, prima ancora, di un certo uso dei social che ha scavato la divisione profondissima fra “voi e noi”. Non è la prima volta che scrivo di questo, ma ci torno perché in questi anni, e poi in questi giorni, sto constatando quanto sia diventato difficilissimo dialogare.
Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin (atto spaventoso, diciamolo prima che qualcuno alzi il ditino e dia della putiniana a me, a me che ancora fremo di rabbia per l’assassinio di Anna Politkovskaja), non è stato più possibile parlare di pacifismo senza ricevere insulti.
E’ avvenuto con Carlo Rovelli, avviene con Alessandro Barbero.
Laddove chiunque abbia contestato l’uso del falso video “in quanto falso video”, e non per le posizioni che venivano espresse, è putiniano, fango, fan accecato, altro.
Ci sono ovviamente decine di altri esempi sul modo in cui ci si divide e ci si sbrana vicendevolmente, ma non fa ben sperare il fatto che persone stimabili e stimate, intelligenti, colte, attente a quanto succede nel mondo, mostrino sempre più quello che, se non sbaglio (potrei) Elias Canetti chiamava “duro cristallo di rancore”.
E ancora, allora, qual è il compito di chi scrive? Secondo il mio umilissimo parere è esattamente auspicare altri discorsi, altri confronti, altre parole. Che non eliminino il conflitto, ma anzi lo accolgano nei termini in cui possa essere costruttivo.
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Però prima o poi dovremo fare i conti con gli effetti della pandemia e, prima ancora, di un certo uso dei social che ha scavato la divisione profondissima fra “voi e noi”. Non è la prima volta che scrivo di questo, ma ci torno perché in questi due giorni ho constatato la prova provata di quanto sia diventato difficilissimo dialogare. Due i casi: il ritiro del ritiro dell’invito a Carlo Rovelli alla Buchmesse 2024 e l’addio di Fabio Fazio alla Rai. Due casi gravi, accolti molto spesso con lo scherno verso i pacifisti e con il risentimento verso un conduttore famoso.
Meglio di me, lo dice un’altra breve e fulminante parabola, che si deve al filosofo Slavoj Žižek. Una strega dice a un contadino: «Ti farò quello che vorrai, ma ricorda, farò due volte la stessa cosa al tuo vicino». E il contadino con un sorriso furbo: «Prendimi un occhio!».
Direi che sarebbe il momento di pensarci su.