Una storia piccola, un’altra. Ma forse le storie piccole sono quelle che possono incidere sulla storia grande. Come, altrimenti? Ieri ho letto, insieme a molti altri in Italia, un passo di Stalingrado di Vasilij Grossman, appena pubblicato da Adelphi nella traduzione di Claudia Zonghetti. Questo: “Le fiamme divampavano ovunque, appiccate da decine di migliaia di bombe incendiarie… Enorme, la città si spegneva tra il fumo, la polvere e il fuoco, nel boato che scuoteva il cielo, l’acqua e la terra. Lo spettacolo era tremendo, ma ancora più tremenda era la morte negli occhi di un esserino di sei anni schiacciato da una trave di ferro. Perché se esiste una forza capace di risollevare dalla polvere città enormi, non c’è forza al mondo in grado di risollevare le palpebre dagli occhi di un bambino morto.”
No, non c’è forza al mondo. Ma, forse, ci sono forze che provano a impedire che accada. E questa è la storia di Chambon-sur-Lignon, che salvò cinquemila persone tra il 1940 e il 1943.