BIBLIOGRAFIA DISARMATA: CHAMBON-SUR-LIGNON

Chambon-sur-Lignon (1940-1943). Una storia piccola, un’altra. Ma forse le storie piccole sono quelle che possono incidere sulla storia grande. Come, altrimenti? Ieri ho letto, insieme a molti altri in Italia, un passo di Stalingrado di Vasilij Grossman, appena pubblicato da Adelphi nella traduzione di Claudia Zonghetti. Questo:

“Le fiamme divampavano ovunque, appiccate da decine di migliaia di bombe incendiarie… Enorme, la città si spegneva tra il fumo, la polvere e il fuoco, nel boato che scuoteva il cielo, l’acqua e la terra. Lo spettacolo era tremendo, ma ancora più tremenda era la morte negli occhi di un esserino di sei anni schiacciato da una trave di ferro. Perché se esiste una forza capace di risollevare dalla polvere città enormi, non c’è forza al mondo in grado di risollevare le palpebre dagli occhi di un bambino morto.”

No, non c’è forza al mondo. Ma, forse, ci sono forze che provano a impedire che accada. E questa è la storia di Chambon-sur-Lignon,  un villaggio sull’altopiano del Vivarais-Lignon, ai confini dell’Alta Loira, dell’Ardèche e delle Cevenne. E’ il 1940, 22 giugno. il maresciallo Petain firma l’armistizio con i nazisti, impegnandosi ad applicare in Francia le leggi razziali. Cosa possono fare due semplici pastori di un piccolo villaggio, André Trocmé e Edouard Theis? Quel che credono giusto, e lo faranno. Nel sermone di Trocmé si dice infatti: “Se non riusciamo a sottomettere subito le nostre anime, vorremo almeno sottomettere i nostri corpi. Il dovere dei cristiani è di opporre alla violenza esercitata sulla loro coscienza con le armi dello Spirito. Facciamo appello a tutti i nostri fratelli in Cristo affinché nessuno accetti di collaborare con questa violenza”.
Il villaggio comincia ad accogliere i perseguitati: ebrei, omosessuali, rom e sinti, antifascisti. Lo fanno inizialmente quasi alla luce del sole. Dopo il rastrellamento del 26 agosto 1942, i rifugi dell’Altopiano vengono evacuati e l’accoglienza diventa clandestina: i rifugiati vengono nascosti nelle fattorie, assumendo una falsa identità. Nel villaggio ci si organizza addirittura per fabbricare documenti falsi per la fuga in Svizzera.
Il 13 febbraio 1943, i pastori Trocmé e Theis, e il direttore della scuola elementare furono arrestati e internati nella Campo di Saint-Paul d’Eyjeaux, vicino a Limoges. Il 29 giugno dello stesso anno, 18 studenti della casa Roches e il suo direttore furono portati via da agenti di polizia tedeschi. Sette di loro sono sopravvissuti.
Alla fine della guerra gli abitanti del villaggio salvarono cinquemila persone. Hanno sempre rifiutato la definizione di eroi: “abbiamo solo fatto la cosa giusta”. Dal 1990 le località dell’Altopiano sono fra i Giusti tra la Nazioni.

 

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