Non tanto, non solo Eugenio Scalfari, ma quegli anni. Gli anni dei giornali su cui ha scritto o che ha fondato. Il Mondo, L’Espresso, Repubblica. Quegli anni in cui noi crescevamo, e noi credevamo.
Questo non è in modo alcuno un post nostalgico sulla giovinezza perduta. E’ però la preoccupazione per una perdita, questo sì: la perdita della possibilità di credere in qualcuno, in qualcosa, in un progetto.
Noi credevamo, appunto, che attraverso un giornale si potessero sventare i piani dei servizi segreti deviati, portare allo scoperto i fili di trame velenose, provare a costruire un mondo meno oscuro. Il fatto che oggi  non sia possibile credere, questo sì, innesca il rimpianto.