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Questa mattina ho letto un’intervista a una psicoterapeuta che, in sostanza, ammonisce le ragazze a diffidare dell’ultimo appuntamento con l’ex.
E’ una lettura che mi sconcerta. Come si fa a immaginare non solo una responsabilità, sia pure velata, da parte di chi accetta un incontro per chiarire? Come si fa a suggerire che ci si deve muovere, da adolescenti e giovani, in un mondo dove il maschile si identifica con il bruto? Una cosa è parlare di patriarcato, che esiste, non è morto e continua a fare danni, un’altra è pensare che chi ti parla d’amore può ammazzarti sempre e comunque. 
Poi, ho molte amiche che sostengono la necessità della difesa personale da imparare presto, prestissimo, per quanto riguarda le ragazze.
E io capisco tutto e immagino che ci sia una parte di ragione o forse una ragione intera, ma penso anche che non dovrebbe essere così, non dovremmo immaginare un mondo così e non dovrebbero immaginarlo le ragazze e le donne. 
Ma nemmeno i ragazzi.
Dunque bisogna insistere perché nelle scuole si parli, nei modi giusti e con le persone giuste e nelle giuste circostanze, di tutto questo, liberandosi dalle pressioni dei cosiddetti Pro-Vita e dei fondamentalisti che agitano lo spettro del gender quando si parla di educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Certo che non è risolutivo, certo che bisogna lavorare su tantissimi livelli: ma da qualche parte si deve pur cominciare. E gli spettri, veri, da agitare, ci sono: sono quelli delle ragazze e delle donne che mentre ministri e ministre temporeggiano e fanno distinguo sono morte davvero. E non saranno le ultime. Purtroppo.

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