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Tutti gli anni qualcuno ha qualcosa da dire contro Halloween.
A mia memoria cominciò davvero molto tempo fa, e lo ricordo perché ne parlai a Lampi. Sul Corriere della Sera del 2 novembre 1998 venne pubblicato un editoriale di Ernesto Galli della Loggia titolato “Feste, fantasmi e zucche vuote”.
Lo scorso anno, oltre ai parroci seccati dal rito satanico, fu Stefano Massini a condannare il rito. 
Ma come ogni anno tocca ricordare che Halloween, l’antica Samhain (non è un prodotto d’importazione: basterebbe leggere i libri di Eraldo Baldini sull’argomento, o persino googlare, per saperlo), è esattamente il momento in cui da sempre, con guerre e carestie in corso, prendiamo atto di quel che siamo: donne e uomini che danzano in un cono di luce, circondati dalle tenebre.
Io sarò a Lucca, stanotte, anche se non ho l’età e un po’ mi preoccupo. Domattina alle 10 presento il Segno del Comando all’Auditorium di San Girolamo, ed è un modo di attraversare la notte, no?
A lunedì.

Poche parole sull’immaginazione e l’immaginario anche oggi, partendo da questa notte, la notte di Halloween. Avviene da molti anni che in questa occasione si prenda parola per condannare i festeggiamenti, le zucche, i costumi e tutto quello che costituisce il rito moderno (consumistico? Sì, anche e non solo però). Da ultimo si sono levate due voci: quelle di alcuni parroci romagnoli, che ritengono grave il “rito satanico” mentre infuria la guerra, e quella di Stefano Massini su Repubblica, che chiede di spiegare quale sia il senso di questa ricorrenza: “se tutto intorno la morte è un cabaret”, scrive, e sostiene che se intorno a noi si uccide e si muore, il gioco di Halloween non dovrebbe esserci.
Invece, è importante che ci sia.

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