Ho scritto solo un libro per ragazze e ragazzi prima del Senzacoda, che esce oggi per Salani: Pupa, che uscì per la meravigliosa Rrose Selavy nel 2013. Quella storia nasceva da mia madre, che avrei perso l’anno successivo, e racchiudeva tutto quello che sapevo sulla sua infanzia, perché l’infanzia delle madri è qualcosa di lontano e mitico, e avevo bisogno, più o meno consciamente, di guardarla ancora una volta, di scriverne, di regalargliela.
Chissà perché i miei romanzi per giovani lettori nascono da una perdita, o da un dolore: Il senzacoda, come chi mi legge sa, nasce da uno strappo che riguarda uno dei miei due conviventi a quattro zampe, Lagna. Ma in questo caso è tutto diverso. Ho scoperto che da qualche parte esisteva ancora una mia voce non malinconica ma allegra, innamorata dei nonsense e delle situazioni impossibili (eppure resto convinta che i fenicotteri scrivano davvero sonetti quando nessuno li vede). E sono felice di averla ritrovata. E anche che siano stati i gatti e le amiche a restituirmela, perché come si fa, come, senza di loro?