“La guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una «guerra giusta» né per la Chiesa né per la Costituzione”.
Nel febbraio del 1965 i cappellani militari della Toscana emanano un comunicato stampa  accusando i giovani italiani obiettori di coscienza di essere dei vili. In loro difesa interviene don Milani con una lettera aperta agli stessi cappellani,  nella quale chiede rispetto per chi accetta il carcere per l’ideale della nonviolenza. Per questa  lettera Milani viene denunciato da un gruppo di ex combattenti e messo sotto processo. Impossibilitato a parteciparvi per l’aggravamento del tumore che lo porterà, di lì a poco, alla morte, Milani scriverà una memoria difensiva sotto forma di lettera ai giudici.