BIBLIOGRAFIA DISARMATA: DON MILANI

Don Lorenzo Milani (1923-1967). Basta una lettera. Anzi uno stralcio. Non pretendo certo di ricostruire, io, la vita di un uomo più volte raccontato. Mi limito a un episodio, quello che oggi serve di più. Nel febbraio del 1965 i cappellani militari della Toscana emanano un comunicato stampa  accusando i giovani italiani obiettori di coscienza di essere dei vili. In loro difesa interviene don Milani con una lettera aperta agli stessi cappellani,  nella quale chiede rispetto per chi accetta il carcere per l’ideale della nonviolenza. Per questa  lettera Milani viene denunciato da un gruppo di ex combattenti e messo sotto processo. Impossibilitato a parteciparvi per l’aggravamento del tumore che lo porterà, di lì a poco, alla morte, Milani scriverà una memoria difensiva sotto forma di lettera ai giudici.
Eccone un passaggio.

 

“Eppure mi tocca parlare anche della guerra futura perché accusandomi di apologia di reato ci si riferisce appunto a quel che dovranno fare o non fare i nostri ragazzi domani. Ma nella guerra futura l’inadeguatezza dei termini della nostra teologia e della vostra legislazione è ancora più evidente.

È noto che l’unica «difesa» possibile in una guerra di missili atomici sarà di sparare circa 20 minuti prima dell’«aggressore». Ma in lingua italiana lo sparare prima si chiama aggressione e non difesa.

Oppure immaginiamo uno Stato onestissimo che per sua «difesa» spari 20 minuti dopo. Cioè che sparino i suoi sommergibili unici superstiti d’un paese ormai cancellato dalla geografia. Ma in lingua italiana questo si chiama vendetta non difesa.

Mi dispiace se il discorso prende un tono di fantascienza, ma Kennedy e Krusciov (i due artefici della distensione!) si sono lanciati l’un l’altro pubblicamente minacce del genere.

«Siamo pienamente consapevoli del fatto che questa guerra, se viene scatenata, diventerà sin dalla primissima ora una guerra termonucleare e una guerra mondiale. Ciò per noi è perfettamente ovvio» (lettera di Krusciov a B. Russell, 23-10-1962).

Siamo dunque tragicamente nel reale.

Allora la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una «guerra giusta» né per la Chiesa né per la Costituzione.

A più riprese gli scienziati ci hanno avvertiti che è in gioco la sopravvivenza della specie umana. (Per esempio Linus Pauling premio Nobel per la chimica e per la pace).

E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito o no distruggere la specie umana?

Spero di tutto cuore che mi assolverete, non mi diverte l’idea di andare a fare l’eroe in prigione, ma non posso fare a meno di dichiararvi esplicitamente che seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura.

Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e maestri d’ogni religione e d’ogni scuola insegneranno come me.

Poi forse qualche generale troverà ugualmente il meschino che obbedisce e così non riusciremo a salvare l’umanità. Non è un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l’umanità ci salveremo almeno l’anima”.

 

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