Ieri pomeriggio ho visto finalmente “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. L’ ho trovato non solo un film pieno di intelligenza e di grazia, ma una delle non molte storie in grado di catalizzare una comunità. Al cinema gli spettatori inorridivano quando alla protagonista cade di tasca la famosa lettera, per esempio, e piangevano nella scena finale, e alla fine abbiamo applaudito non per forma, ma per gratitudine. Cos’ altro si deve chiedere a una storia? Così, mi è tornata in mente una vecchia lettera che Marco Bellocchio scrisse a Repubblica nell’ agosto 2007. L’ avevo conservata, ed eccola.