Tag: Massimo Carlotto

Questo è l’ultimo intervento, almeno per ora, dagli Stati Generali del Genere. E’ di Massimo Carlotto e pone non poche questioni. Specie alla vigilia di una primavera dove sono annunciati molti romanzi che si presumono di qualità alta, e molti di quei romanzi, specie di scrittrici che per ora non nomino, si intrecciano strettamente con il genere, anche se non in modo dichiarato (per fortuna).
Per questo comprendo ma non concordo del tutto su quanto scrive Massimo Carlotto sul rosa: il rosa piace perché è analgesico. E’ vero, ma forse dobbiamo intenderci su cosa sia oggi il romance. Perché certo, ci sono i romance supervenduti che scivolano quasi sempre in una strada terribilmente consolatoria e purtroppo scontata, e per quello vendono. Ma forse all’interno di quello che definiamo romance si muove altro: e magari non riusciamo a vederlo, perché non lo leggiamo.
Su tutto il resto, condivido Carlotto parola per parola.

Proprio in questi giorni? Sì, proprio in questi giorni. In giorni di polarizzazioni, di impossibilità di discutere, di dimissioni e licenziamenti e censure. E di silenzi. Dagli Stati Generali dell’Immaginazione l’intervento di Massimo Carlotto. Da leggere e ricordare.
“Non c’è settore che non mostri segni profondi di crisi dal punto di vista della credibilità e non è un mistero per nessuno il fatto che, oggi, la cultura italiana non sia più in grado di incidere sulle grandi e piccole scelte del Paese. Nel corso degli anni, a partire dall’avvento del berlusconismo, la relazione con la società si è modificata e oggi il ruolo è soprattutto ideologico e legato alla produzione di consenso. Questo modello di democrazia ha bisogno di un’industria culturale che consoli e distragga, che illuda e depotenzi i conflitti. La cultura come indispensabile radicalità della visione del presente esiste solo come concetto e pratica minoritaria, giusto per affermare l’esistenza della libertà di espressione come concetto formale.”

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