Cosa rivendicano, fra gli altri, Jonathan Franzen, John Grisham, George RR Martin, George Saunders, Michael Connelly, Douglas Preston e molti altri? Il diritto d’autore, perché, sostengono, i loro libri vengono usati per addestrare ChatGPT, che può così produrre “lavori derivati” senza che venga loro riconosciuto alcun compenso, danneggiandoli non poco: “Il successo e i guadagni di OpenAI si basano sulla violazione di massa del diritto d’autore senza una richiesta di utilizzazione  o un centesimo di risarcimento ai proprietari dei diritti”.
La faccenda è molto complicata, però, e per quanto mi riguarda è difficile esprimere una posizione netta. Resto convinta che nulla potrà mai sostituire l’intelligenza umana, né la sua creatività: so perfettamente che ChatGPT è capacissima di scrivere un romanzo alla Stephen King (gliel’ho chiesto) (a proposito: buon compleanno), ma so anche che quel testo non sarà mai paragonabile a un vero romanzo di King.