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Facciamo un passo indietro. Siamo nel 2019, quando scoppia il già citato caso Altaforte al Salone del Libro di Torino. Anche in quel caso, c’era un comitato artistico lontanissimo dalla scelta del commerciale di concedere lo stand, sulla quale non aveva altro potere che la protesta, che si era disposti a portare fino alle conseguenze estreme (far svolgere gli incontri fuori dal Lingotto). 
E però.
L’8 maggio il presidente della Regione e la sindaca di Torino chiedono agli organizzatori (all’epoca:  Torino, la città del libro, Circolo dei Lettori, Comitato di indirizzo del Salone del Libro) di rescindere il contratto con Altaforte.
Le motivazioni: “è necessario tutelare il Salone del Libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone”. Tra le altre cose, in quell’occasione si è ricordato che Torino è insignita della medaglia d’Oro al valor militare per la Resistenza contro il nazifascismo. 
Non solo. Nello stesso giorno presidente e sindaca inviano alla Procura della Repubblica un esposto per chiedere di valutare la sussistenza dei presupposti per il reato di apologia di fascismo, nonché dell’eventuale violazione della legge Mancino (n.305/1993), che all’articolo 4 prevede che venga punito chi “pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”.
Alle 23.30 di quel giorno sulla pagina Facebook della rassegna è stato comunicato che “il Salone rende esecutiva questa richiesta”.

Ora, è lodevole che il Comune di Roma si sia sottratto al rito dell’inaugurazione e dei ministri e quant’altro. Ma non sarebbe stato più importante seguire la stessa strada? Anche perché ugualmente Roma è Medaglia d’oro per la Resistenza, per esempio. E un’azione di questo tipo si applica dieci volte di più a Passaggio al bosco (che, ripeto, ha un catalogo al cui confronto Altaforte è Harmony).
E poi mi chiedo anche. 
Non è che Aie si sia tirata indietro quando c’era da escludere qualcuno. Penso a Carlo Rovelli. E anche a Roberto Saviano.
Dunque, più che accapigliarci su chi va e chi non va, magari potremmo concentrarci su questo, e per una volta uscire dalla tempesta perfetta del tutti contro tutti. Perché qui gli interlocutori sono molto chiari: Aie, istituzioni (Comune e Regione), e commerciale. Perché una riflessione su ruoli e poteri del famigerato commerciale va fatta con urgenza. Altrimenti, liberi tutti e alla prossima polemica.
Ci si vede alle 16 del 7 dicembre in sala Aldus, su questi e altri punti.

A un certo punto del video con cui annuncia la sua mancata presenza a Più Libri Più Liberi, Zerocalcare si chiede, grossomodo, quando mai cominceremo a discutere, ma davvero, di quello che succede intorno a noi e nelle fiere culturali.
Ha ragione. Perché in queste ore si tocca con mano il fatto che le petizioni non bastano, se servono solo a ottenere una risposta come quella dell’Aie. E non è solo questo: è che tocca spiegare e rispiegare che nessuno al mondo (non io, almeno) vuole impedire a Passaggio al bosco di pubblicare i  manuali del buon SS, e di venderli, e di organizzare corsi di formazione sul camerata spartano.
Ma dal momento che diventa sempre difficile discutere sui social, che la dicotomia è in agguato, che son sempre pronti quelli a dirti “oh, sei politicamente corretta”, “oh, sei per la censura” (santa pace, ma due domandine questi signori e signore se le fanno ogni tanto?), e dal momento che arrivano pure quelli che dicono che dopo il lavoro culturale è trendy parlare di Più Libri, e dal momento che forse è il caso di passare ai fatti, ecco i miei fatti.
– Sarò a Più Libri da sabato a lunedì per onorare l’impegno preso con alcune case editrici piccole e medie che hanno pagato lo stand e fatto investimenti per la fiera. In quei casi, che trovate sul programma, ci sarò per intervistare due autori. Ci sarò anche per l’omaggio finale a Michela, in cui avrò l’occasione di dire qualche cosa in più.
Ma.
– Metto a disposizione lo spazio che avevo come autrice per invitare editori, autori e autrici, lettori e lettrici e pure commentatori da social a discutere esattamente di quel che si è detto in questi giorni: cosa ci sta succedendo, come dobbiamo porci davanti a situazioni che si ripetono, ruolo delle fiere e tutto quel che volete. Avviene domenica 7 in sala Aldus alle 16. Avrei dovuto presentare Mozart in rock ma non lo farò: invece, grazie ad Andrea Colamedici e Maura Gancitano di Tlon, in questo caso mio editore, voglio discutere proprio di quei temi che qualcuno chiama trendy, ovvero cosa si fa quando due stand più in là si vendono manuali firmati da nazisti, e già che ci siamo proprio del lavoro culturale, perché come altri e altre hanno giustamente notato ci sono altre situazioni tossiche nelle fiere da affrontare.
L’invito non è solo aperto a tutti, ma l’augurio è che l’idea si estenda ad altri, che altri autori e autrici mettano a disposizione il loro spazio, in modo da tessere un filo comune che attraversi la fiera.
Per inciso, so bene che Aie ha offerto spazi di discussione: non se ne avrà a male se preferisco rinunciare a quelli che mi erano già stati assegnati. Non se ne avrà a male neanche Mozart, che di potere sapeva qualcosina, credo.

Con molta pazienza e molta calma provo a spiegare perché la lettera firmata da molti autori e autrici e diretta all’Aie a proposito della presenza di Passaggio al bosco a Più Libri Più Liberi è qualcosa di diverso dalla censura e dalla limitazione delle altrui libertà di opinione e di pensiero e di pubblicazione.
La lettera ha avuto tre tipi di reazione: la prima, su cui si sorvola, è, in soldoni, ma perché Alessandro Barbero e Zerocalcare tutti gli altri si occupano di politica? Seguito da dichiarazioni di delusione e promesse di non leggere più i libri dei firmatari (che peraltro, nella gran parte dei casi, si sono occupati sempre di politica, ma pazienza).
La seconda è più raffinata anche se prevedibile, e su questa vorrei soffermarmi. Nel vecchio giochino di accusare “la sinistra” di essere censoria e di voler monopolizzare la cultura, si citano alcuni nomi. Non vorrete, si sostiene, censurare anche Carl Schmitt che plaudì alle leggi razziali, o Mircea Eliade, che fu in fondo il teorico della guardia di ferro, o Ernst Jünger (che però, ehm, non fu hitleriano), o naturalmente l’antisemita Louis-Ferdinand Céline?
La risposta è naturalmente no. Perché questi testi sono letti, diffusi, studiati, e sono testi che hanno certamente un contesto e in quel contesto vengono letti, diffusi, studiati e anche letterariamente apprezzati.
Ma nessuno al mondo li proporrebbe come testi destinati all’Educazione e formazione di giovani lettori, che è invece esattamente quello che fa Passaggio al bosco nei suoi libri. Non si tratta, dunque, di un catalogo storico su cui riflettere: ma di un catalogo che viene proposto come manualistica per militanti contemporanei.
Se permettete, faccio qualche esempio che si trova sotto la categoria “Educazione e formazione”. Sono nel post.
Quello che intendo è che non si tratta semplicemente di testi “di destra”. Perché poi la destra è liberissima di pensare e scrivere quello che vuole (un pochino meno libera, secondo me, di appropriarsi dei pensieri altrui, come quelli di Tolkien e Pasolini, ma pazienza). Si tratta appunto di veri e propri manuali per militanti non “di destra”. Ma vicini al neonazismo. E questo l’Aie dovrebbe quanto meno valutarlo. Ma come? Ci sono stati i brigatisti!, urlano qua e là. Non mi risulta che in fiera alcuna siano stati distribuiti libri che incitavano alla lotta armata. Se così fosse, è stato un errore.

Dimenticavo la terza reazione. Un classico che suona così: “sciocchi! In questo modo avete fatto da cassa di risonanza a un editore di cui nessuno si sarebbe accorto”.
Errore. Siamo noi che continuiamo a non accorgerci di quello che ci circonda. Finché non sarà troppo tardi.

Da quindici anni a questa parte, la fiera della piccola e media editoria è stata un appuntamento fisso del mio dicembre: fisso e convulso, perché condurre la diretta di Fahrenheit significava arrivare prima al Palazzo dei Congressi e poi alla Nuvola alle dieci di mattina, carica di libri e appunti, e di insalate fatte in casa nel contenitore per evitare la coda al bar, ché non c’era tempo, e  passare le ore prima della diretta chiusa nella stanzetta della redazione, dove arrivava sempre qualcuno non della redazione a posare cappotto e borsa (con relativo crollo dell’attaccapanni) o qualcun altro a chiedere di presentare il proprio libro, ma anche qualcun altro ancora a portare generi di conforto (le sfogliatelle restano indimenticabili). 
Questa volta sarà diverso, per molti motivi.
Il più ovvio è che sarò presente come ospite o presentatrice, e non come conduttrice, ma questo va bene, perché i cicli devono essere chiusi per essere sani, e prometto solennemente alla redazione di Fahrenheit che andrò a posare il mio cappotto da qualche altra parte, per non affaticare l’attaccapanni.
Il più evidente è che a Più Libri ci si arriva con la sofferenza di quanto è avvenuto, e che comunque inciderà molto sul rapporto con tutto il mondo intellettuale, e non solo con chi ha preso la decisione, da cui moltissime si sentono tradite. L’auspicio è che la rabbia venga capita e soprattutto accolta e che si riparta, senza per forza ricucire, ma con la coscienza piena di quanto è avvenuto.
Detto questo, a Più Libri ci sarò, per onorare gli impegni presi con diverse persone, e per prendere spunto per discutere di quanto è avvenuto, come avverrà, tra l’altro, insieme a Mariano Tomatis.
Detto ancora questo, nel post c’è il calendario dei miei incontri per chi volesse.

Qualcosa sta cambiando. Nella finale del libro dell’anno di Fahrenheit c’erano diversi libri “di confine”, ovvero che hanno scelto di non seguire la via del realismo stretto addentrandosi in quelli che abbiamo chiamato “mondi sottili”, e che tecnicamente avrebbe il nome di perturbante.
Qualcosa potrebbe cambiare. Il fatto che Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi sia il libro dell’anno di Fahrenheit e abbia vinto il Premio Mastercard ha qualcosa da dirci sull’editoria.
Qualcosa in cui sperare. Lo insegna Astrid Hoem, sopravvissuta a Utøya, con cui ho dialogato venerdì scorso.

APPUNTI

Le prime due giornate di Più libri più liberi, da dove Fahrenheit trasmette  in diretta fino a martedì, sono state le tipiche giornate da Fiera: incontri, discorsi, riconoscimenti (mancati: almeno quattro persone mi hanno rimproverata per lo sguardo vacuo, ma…

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