Ricordo come fosse ieri quella cena autunnale (era il 2016) in un ristorante dell’Esquilino (che era buonissimo, ma non ricordo come si chiamava), dove Nicola Lagioia mi raccontò qual era il progetto a cui tentava di dare forma. La prima cosa di cui mi parlò era il gruppo editoriale. Era, allora, un’impresa difficilissima. Oggi si tende a dimenticarlo, ma il Salone era dato per morto. Fior di editori chiamavano in disparte i propri autori per traghettarli a Milano, a Tempo di Libri, e sussurravano che non aveva senso sprecare tempo per un cadavere.
Io me lo ricordo. Altri meno.
Non elenco tutto quello che è stato fatto, e che va al di là delle singole presentazioni dei singoli libri. Ma basta compulsare gli archivi o fare appello alla propria memoria, e ricordare che abbiamo portato quello che non c’era, i mondi che non avevano parola, e soprattutto un modo diverso di lavorare.
Tag: Salone internazionale del libro
Tema. Come passerai i prossimi dieci giorni. Svolgimento. Preparando il Salone del Libro di Torino, nella ormai consueta doppia veste di conduttrice di Fahrenheit e consulente editoriale (per chiunque protesti sul conflitto d’interessi, ci sono molte puntate precedenti da compulsare….