TRE CITAZIONI. UNA SPERANZA.

Mio marito mi cita spesso l’ultima intervista di Mario Monicelli. La rilasciò a Michele Santoro il 26 marzo 2010. In particolare, cita questa risposta:
Domanda: non sento speranza nelle sue parole
Monicelli: la speranza di cui parlate è una trappola, una brutta parola, non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni. La speranza è quella di quelli che ti dicono che Dio…state buoni, state zitti, pregate che avrete il vostro riscatto, la vostra ricompensa nell’aldilà. Intanto, perciò, adesso, state buoni: ci sarà un aldilà. Così dice questo: state buoni, tornate a casa. Sì siete dei precari, ma tanto fra 2 o 3 mesi vi riassumiamo ancora, vi daremo il posto. State buoni, andate a casa e…stanno tutti buoni. Mai avere speranza ! la speranza è una trappola, una cosa infame inventata da chi comanda.
Oggi leggo questo intervento di Franco Bifo Berardi. L’ultima parte, in particolare:
“A Genova ve lo avevamo detto: se continua così siamo condannati. Ci avete messo a tacere con la violenza, e in nome del profitto avete continuato a preparare l’Olocausto finale.
Adesso è troppo tardi. Il fuoco non si spegne, e ogni anno è destinato a bruciare più esteso. L’alluvione non si ferma e ogni anno è destinato a essere più turbinoso.
Venti anni fa si poteva. Forse.
Ora è sicuramente troppo tardi.
La Commissione europea promette che nel 2035 andremo tutti su auto elettriche, e Grillo, che non ha perso la voglia di farci ridere, consiglia di aspettare il 2050 dato che nel frattempo deve fare il Garante (della Goldman Sachs). Forse nessuno gli ha detto che la foresta amazzonica, un tempo considerata polmone del pianeta oggi, in buona parte, emette più CO2 di quanta ne assorba. Il che significa, se a Grillo non dispiace, che sul pianeta Terra nel 2050 ci saranno solo morti. Branson prepara navette per abbandonare la terra. Vada pure su Marte a farsi fottere.
Noi restiamo qua: stiamo attraversando la disfatta dell’Occidente, ma questo non ci mette di buon umore perché non siamo usciti dalla storia del capitalismo. L’Occidente ha perduto la guerra contro l’Islam ma non per questo possiamo rallegrarci, visto che l’Islam è un regno di terrore e oscurantismo. L’Occidente perderà presto la guerra contro la Cina ma non per questo possiamo rallegrarci, visto che la Cina è l’Impero dell’Automa.
Noi restiamo qua perché non abbiamo speranza, e questo ci rende invincibili”.
Questo post potrebbe anche chiudersi qui. Anche vedendo quel che stiamo vedendo. Gli uni contro gli altri. Divisi, inferociti, gli amici contro gli amici. Vecchi mestatori di ogni parte politica, scrittrici-guru, filosofi venerandi, si schierano, naturalmente, dall’una e altra parte, e mai che a nessuno (o a troppo pochi) venga in mente che magari fanno quel che hanno sempre fatto, lavorano ovvero per sé, prescindendo dalla materia del contendere: cercano dunque uno straccio di fama in più, e per ottenerla, in una situazione tuttora non narrabile, complicatissima, dove bisognerebbe tentare di mantenere il sangue freddo, esasperano gli animi, per guadagnare un poco di luce, ancora un po’, nonostante tutta quella già ricevuta
Invece il post non si chiude qui. Per merito di un libro che mi è arrivato stamattina mentre rimuginavo. E’ Cinema Futuro di Simone Arcagni, pubblicato da Nero. L’ho appena sfogliato ma sarà la mia lettura delle vacanze, perché racconta tutte le possibilità (del cinema, certo, e della tecnologia), che ancora non conosciamo. E quando ci sono possibilità, c’è speranza. A patto di voler capire, sapere, guardare dove non si guarda.
“La scrittura, la stampa, i mezzi audiovisivi, hanno sì potenziato l’immaginario, e soprattutto la sua trasmissione, ma hanno anche diviso le funzioni, creato dei ruoli, e separando il soggetto dall’oggetto hanno in qualche modo creato l’illusione di un’oggettività, anche sociale, indipendente dall’elaborazione collettiva”. Così, molti anni fa, Antonio Caronia. E’ la terza citazione. Nel momento in cui prendiamo atto, possiamo cominciare a studiare. Nel momento in cui cominciamo a studiare, possiamo sperare. Per me, ovviamente.

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