TRE COSE SU ERRI DE LUCA. ANZI QUATTRO

Ancora su Erri De Luca. Anzitutto per augurargli una guarigione immediata, dal momento che ieri è stato ricoverato per un malore. Poi, per riflettere sulle sue parole all’Huffington Post: Erri De Luca denuncia, in questa intervista, il silenzio della gran parte dei colleghi sul suo processo. Non è contestabile, quel silenzio. Se ne è parlato a lungo, su questo blog (qui, qui, qui e in vari altri post ). La mancata solidarietà, però, ha molte cause non semplificabili che provo ad analizzare.
In primo luogo, la narrazione dominante sui NoTav, a tutti gli effetti raccontati come terroristi e assassini. Non da tutti, sia chiaro: perché esistono fior di intellettuali e scrittori che hanno preso posizione contro l’ostinazione nel portare avanti l’alta velocità in Val di Susa. Ma il discorso, come si evince da qualche commento su questo stesso blog, è stato condotto in modo martellante: “i NoTav porteranno al ritorno degli anni di piombo”. Che evidentemente è un falso. E altrettanto evidentemente su quegli anni, lo ribadisco per la centesima volta, non è ancora stata raccontata la storia in ogni sua sfaccettatura. Oggi, chi si accosta a quel periodo lo fa per dire cose elementari, del genere giovani sbandati si fanno sedurre dalla lotta armata, ammazzano e poi muoiono pure loro, fine. Non è così, ma su questo occorrerà tornare.
In secondo luogo, c’è la scarsa propensione di  molti scrittori italiani a sentirsi parte di un discorso comune. Più volte ho parlato della Gilda degli scrittori americana e di quanto si è battuta e si batte in difesa dei colleghi più deboli in tempi resi difficilissimi dall’avvento di Amazon e dalla crisi dell’editoria. Su questo punto, in Italia, le iniziative collettive sono state rarissime. Ed è solo un esempio, perché si potrebbero citare decine di altre occasioni dove la solidarietà non solo umana, ma politica, è stata obiettivamente carente.
In terzo luogo, è invece fortissima la propensione al cicaleccio da social: per cui sarà molto più facile vedere unito un gruppo di scrittori a spettegolare su Elena Ferrante che coinvolgerlo in una iniziativa di solidarietà. Non è colpa dei singoli: se il senso comunitario cala fino ad azzerarsi in un paese, chi di quel paese è espressione narrativa si comporterà di conseguenza. Con le dovute eccezioni, come sempre e naturalmente.
Detto questo, il secondo augurio è che le cose cambino. Ma vorrei anche dire una cosa: trovo molto più esecrabile il comportamento di chi si appropria della mancata solidarietà a Erri De Luca per agire pro domo propria. Per vendicarsi del silenzio sui propri libri usando un nome più noto e una battaglia molto più nobile dell’autopromozione, per poter accusare la “casta” di parlare soltanto di sè. Questo, a mio parere, significa che silenzio e tentativo di spostare l’attenzione su se stessi hanno la stessa radice. L’incapacità di coniugarsi al plurale.
E’ questo che ci ammazza.

41 pensieri su “TRE COSE SU ERRI DE LUCA. ANZI QUATTRO

  1. d’accordo su tutto, meno che sulla citazione a mio avviso inappropriata di Amazon, che sottintende una difesa d’ufficio delle case editrici che non hanno invece nulla, ma proprio nulla di innocente…

  2. “L’incapacità di coniugarsi al plurale”, parto da questo.
    E’ un’incapacità con cui mi sto confrontando, parto da me, sia in campo teatrale che in quello letterario. Faccio parte di entrambi i campi culturali sia come membro di un collettivo teatrale, che come alpinista/narratore. “Coniugarsi al plurale” è una scelta difficile, bisogna sapersi mettere in gioco e c’è bisogno di cura e attenzione. Non è pacifico, ci vuole coraggio.
    Ho camminato e manifestato in Val di Susa e per le strade di Torino, quindi faccio parte anche del movimento NoTav. Ho camminato con Erri De Luca, sicuramente l’ho fatto, ma non ricordo in quale manifestazione. Ho avuto il piacere di camminare con migliaia di persone. Ci sarà stata una manifestazione in cui i nostri passi saranno andati a ritmo, sicuro.
    La mia solidarietà a Erri è quella del compagno di camminata, di cordata: “Non si abbandonano i compagni e le compagne perché sono l’assicurazione di chi pratica l’Alpinismo Molotov.”, questo è uno dei passaggi che preferisco del nostro manifesto.
    In montagna si parte e si torna insieme.
    Sarebbe bello ci fosse più coraggio anche in campo culturale. Sarebbe ora.

  3. Anche il silenzio della chiesa, solitamente impegnata a frugare tra le nostre lenzuola e` sempre motivo di soddisfazione(che siano molto impegnati a puntellare la compagnia delle opere?)

  4. Ecco, yamunin, perché questo coraggio (o questo desiderio, partiamo da qui) non c’è? E’ questo che non riesco a capire, considerando la prontezza con cui, giustamente, ci si è schierati con la redazione di Charlie Hebdo. Quale fantasma scomodo evocano i NoTav, e De Luca che aderisce al movimento?

  5. voli veloce sugli anni di piombo e quelli che li hanno preceduti , il dolore di Erri De Luca è dovuto molto alla mancata solidarietà dei suoi ex compagni di strada tra cui si annovera anche Marino Sinibaldi direttore di radio3 che difatti non parla del suo libro la parola contraria … per il resto non seguendo non so le posizioni di Gilda ma posso dire che il silenzio su Erri è il silenzio grave su una denuncia assurda : aver risposto ad una intervista sostenendo la battaglia di una valle che dura da anni E chi segue il processo ha visto il tentativo della pubblica accusa di sostenere UN CAMBIO DI PASSO da quando erri ha rilasciato l’intervista cioè per merito suo sarebbero aumentati gli attentati …. solo parole senza prove ma altrettanto gravi

  6. Credo che innanzitutto ci sia ignoranza, poi stupidità, infine arroganza.
    Sto giudicando in modo forte, lo so. Ma chissà quanti artisti/artigiani della cultura hanno letto qualcosa sul Tav, sulle conseguenze che l’opera sta già avendo sul territorio, sulle vite delle persone che abitano quei territori. Per non parlare dell’impatto sul paese intero. Chissà chi avrà fatto alcuni collegamenti fra grandi opere, finanziamenti pubblici, aziende coinvolte e il loro legame con la mafia (uso la parola “mafia” nel senso più ampio). Credo in pochi. Manca il coraggio forse perché si da troppo peso alla paura. Paura degli “anni di piombo”, della “mafia”, del “terrorismo”? Fantasmi scomodi ce ne sono parecchi in Italia. Forse basterebbe metterla in movimento questa paura.

  7. Gentile Sergio, volo veloce proprio perché troppo veloci si è stati su quegli anni. Quando scrivo che su questo occorrerà tornare intendo proprio che bisogna lavorare a una narrazione che dia conto della complessità. per quanto riguarda Radio3, facendone parte non trovo corretto parlarne: posso solo dire che a mio personale parere non c’è alcuna intenzione censoria, e che sono convinta che la questione verrà affrontata. Così come abbiamo parlato di NoTav e di libri importanti come Binario morto di Luca Rastello. Però qui trovo giusto fermarmi. Questo è un blog personale, del resto, dove parlo solo per me 🙂

  8. Il mio forse è un caso particolare, il pesante imprinting della Torino della seconda metà degli anni 70, zavorrata negli anni di piombo (quelli che per De Luca non esistono, a meno che a parlare siano gli idraulici) mi ha probabilmente reso ipersensibile e mi fa vedere potenziali derive dove non ci sono. Provo attenermi a quanto è noto.
    De Luca auspica il sabotaggio. Nel contesto specifico della Val Susa di questi anni sabotaggio vuol dire anche questo:
    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/03/17/il-teste-al-processo-de-luca-in-cantiere-avevamo-pauraTorino02.html?ref=search
    Parlano Bufalino e Petronzi, testi di parte, non tutti sono d’accordo sul loro punto di vista, ma non risultano obiezioni degli avvocati di De Luca sul merito delle loro ricostruzioni. E l’oggetto del contendere processuale è la presunta istigazione da parte di De Luca a compiere queste azioni, non l’opportunità di costruire o meno la TAV.
    Mi chiedo per quale motivo un intellettuale dovrebbe schierarsi a fianco di un collega che affermi l’opportunità di queste azioni e forse arrivi a provocarle, a meno che costui sia rimasto ancorato all’idea che il mondo si cambi con le Hazet 36.

  9. Veramente, Picobeta, Erri De Luca ha più volte ribadito il suo concetto di sabotaggio. Ha anche scritto un pamphlet in proposito. Continuare a parlare di istigazione alla violenza è deviante, e fa parte della narrazione parziale a cui facevo riferimento. Quanto alle affermazioni che fai su De Luca che “provoca” azioni violente, la responsabilità è di chi scrive il commento (a proposito di depistaggi).

  10. @Loredana
    Parlando di parole che provocano la violenza, ho usato il termine forse e confermare o rimuovere la parola forse è proprio il centro della vicenda dal punto di vista legale. E probabilmente anche della ritrosia da parte degli intelletuali italiani a prendere posizione su questa vicenda
    @giobix
    Un po’ strano l’argomentare di Mauro Corona. A 70 km in linea d’aria da casa sua stanno scavando un tunnel di base di 55 km per la linea TAV del Brennero e su questo ha nulla da obiettare. All’altro capo del nord Italia stanno scavando un tunnel di base di 57 km per la Torino-Lione e questa è una violenza, questo è lo stato che ti strozza e che ti devasta il territorio. Che siano 2 km di galleria a fare la differenza?

  11. @Loredana:
    Un gran bel pezzo, sottoscrivo anche i puntini sulle i. Non credo ci sia molto da aggiungere se non la piena e sincera solidarietà, oltre che l’augurio di pronta guarigione. Lo stringersi attorno a lui non è per tutti, è chiaro, ma spesso il non per tutti equivale ai migliori.
    Forza, ché la rivoluzione non è da tutti. Il resto è fuffa d’autore.

  12. Ho già scritto che Erri De Luca non doveva essere processato per una questione attinente alla libertà di espressione in generale. Però non mi sento nemmeno solidale e, ad essere sincero, neppure in colpa.

  13. roba buona per il teatro dell’assurdo. Kafka e vivo e lotta insieme a noi insomma(piuttosto, almeno ora qualcuno la finirà di dire che i media non possono influenzare l’opinione pubblica in particolare al momento del voto, se si è disposti a credere che l’opinione romanzata di un buon scrittore possa spingere dei valligiani e i loro simpatizzanti verso le derive del terrore. Dovrebbero incazzarsi loro, e pure parecchio, nelle sedi giuridiche appropriate per essere considerati delle banderuole potenzialmente pericolose)

  14. @diamonds
    se lei mi rigetta in modo categorico l’idea che un intellettuale possa orientare le opinioni e forse anche le azioni altrui, allora mi butta a mare tutta una robusta tradizione che risale a quando Voltaire si prese a cuore il caso di Jean Calas se non a quando Virgilio regalò legittimità storica se non divina a Ottaviano con l’Eneide. In questo sfracello di alberi secolari di altissimo fusto, il libello di De Luca sulla sua impavida parola contraria è spazzato via come un fuscello

  15. “in modo categorico” io rigetto soltanto i fascismi. So solo che a ben guardare i casi di condanne per plagio(psicologico) sono una rarità(e comunque questa settimana mia nipote si prende la laurea specialistica in lettere antiche. Chiederò lumi sui casi di cui mi sta parlando). Ieri sera ho visto pure un bel film quasi ambiguo sui temi in argomento: “promised land”(2012)

  16. Caro picobeta, lei dimostra che in questo Paese siamo ancora rimasti al dibattito sui buoni e sui cattivi maestri. Dibattito irrisolvibile perché ognuno caccerà fuori un criterio suo per infilare Tizio o Caio nell’una o nell’altra categoria. La cosa davvero triste è che nonostante la sua indubbia cultura di cui fa sfoggio, lei continui imperterrito ad andare fuori tema rispetto al post!…

  17. Difesa di Erri De Luca e chiamata alle armi degli intellettuali pavidi basata sostanzialmente su due punti:
    1) De Luca non ha detto quel che sembrava volesse dire.
    2) Anche se l’avesse voluto davvero dire non ha importanza in quanto nessuno ascolta gli intellettuali.
    A quel punto mi chiedo:
    1) Perchè mai detti intellettuali dovrebbero mobilitarsi a difesa di De Luca se nessuno gli ascolta e quel che dicono non ha alcuna importanza?
    2) De Luca è contento di una difesa basata sulla sua inutilità come intellettuale?

  18. @luca perilli
    Vado fuori tema anche perché di temi ce ne sono tanti, troppi, quali il diritto/dovere dell’intellettuale
    – di schierarsi in una querelle di rilevanza politica/civile
    – di avere la competenza per valutare una querelle di rilevanza politica/civile
    – di influenzare le opinioni e le azioni altrui in una querelle di rilevanza politica/civile
    – di assumersi a livello morale e giudiziario le conseguenze di una sua posizione in una querelle di rilevanza poltiica/civile
    – di essere al riparo, in quanto intellettuale, al riparo da queste eventuali conseguenze
    Considerando che ognuno di questi interrogativi può portare a risposte diverse e queste risposte diverse possono combinarsi variamente tra di loro, è pressoché inevitabile che la discussione prenda traiettorie divergenti e imprevedibili

  19. Tutto vero, picobeta, ma da molti post in qua si sta parlando della pre-condizione necessaria affinché si possa poi discutere di quello che lei giustamente rileva: la libertà di espressione. Senza quella né Erri De Luca, né Loredana Lipperini, né io, né lei potremmo scriverne. Stare con Erri oggi significa accorgersi di questo, non avallare più o meno criticamente le sue posizioni sulla TAV o addirittura esprimere giudizi sul suo passato. Comunque la sua posizione esprime perfettamente la nebbia in cui brancolano i cosiddetti “intellettuali” italiani che non sanno vedere aldilà del proprio naso e, anzi, sanno solo guardare indietro; c’è da capirli, però: come italiani abbiamo almeno tre grandi rimossi da affrontare, ci sta che quei periodi si ripresentino a ogni minima occasione di rievocarli e ci offuschino la mente e la vista.

  20. @luca perilli
    Libertà di espressione: non è in discussione il diritto di esprimersi contro o a favore di una linea ferroviaria, ma quello di invocarne il sabotaggio, cosa che secondo alcuni porterebbe a danni a terzi, cioè a quelli che lavorano nel cantiere, per cui emergerebbe la necessità di tutelare anche questi personaggi confinati sullo sfondo della discussione. Questo mi pare dimostrato dal fatto che intellettuali come Marco Revelli, Marco Aime, Ascanio Celestini, Livio Pepino, Wu Ming 4 e altri che qui al volo non ricordo si sono apertamente schierati contro la TAV e non sono oggetto di iniziative giudiziare, com’è giusto e sacrosanto che sia.
    Nel mio ruolo di non appartenente alla indefinita schiera degli intellettuali italiani, non credo di barcollare nella nebbia, alle domande che ho posto ho qualche mia e non condivisa risposta. L’intellettuale:
    – ha il diritto ma non il dovere di schierarsi
    – ha il dovere, l’ineludibile dovere, di aver la competenza o almeno l’umiltà di approfondire seriamente gli argomenti sui quali si esprime pubblicamente, altrimenti che intellettuale sarebbe
    – ha il diritto e la capacità di influenzare opinioni e azioni altrui
    – ha il diritto di assumersi le conseguenze morali delle sue parole (non il dovere, anche se se le assume non sarebbe male) e come cittadino pari agli altri secondo il principio di égalité il dovere di assumersi le conseguenze giuridiche
    – emendando il punto precedente, ha il diritto di essere al riparo delle conseguenze giuridiche delle sue parole quando le condizioni politiche e sociali del contesto in cui si esprime non siano quelle della democrazia.
    Sull’ultimo punto si giocano partite serie e appassionanti da radicare con attenzione e precisione nello specifico contesto. Dieudonné entra nella categoria di intellettuale o artista al punto da meritarsi una tutela per quanto dice? Se certi “Quaderni neri” fossero stati pubblicati con l’autore ancora in vita, costui avrebbe avuto problemi giudiziari? E scavando indietro a tempi di quel Sartre che le Général De Gaulle teneva al riparo dalle attenzioni del ministère public, perché Jean-Pierre Le Dantec ha avuto le sue grane?

  21. Picobeta, ha già dato una risposta simile nell’altro thread. Capisco che non riesca a contenersi, ma la pregherei di farlo, visto che si appella a un’umiltà che non mi sembra possedere.

  22. Resta il fatto -e qui chiudo la discussione chiedendo scusa sia a Loredana che agli utenti che eventualmente ci leggono ancora- che quando si aprono le porte dei Tribunali per una opinione espressa, non è MAI un buon segno per la nostra cultura. Persino se ti chiami Dieudonné.

  23. Secondo me non c’è niente da scusarsi e mi pare che Picobeta e Luca Perilli abbiano chiarito il fatto che niente è bianco o nero. La dialettica corretta (magari non esagerata) fa sempre bene ai blog.

  24. Caro Fabio, tu e altri continuate a scambiare la mia posizione nei confronti di Picobeta come il tentativo di zittire una voce dissidente al misterioso fine di ottenere nel blog un coretto di affini. Forse non mi sono spiegata bene: io ho chiesto a picobeta come mai, sul mio e altri blog, si accanisca a diffondere il verbo Tav. Lo fa da Giulio Cavalli, lo fa ovunque si parli della Val di Susa, con accanimento sinceramente inquietante, come i cavalli che nitriscono in Frankenstein Junior. Insomma, chiunque scriva essendo NoTav si vede spuntar fuori picobeta. E’ come se io mi piazzassi nel blog degli UominiBeta tutti i giorni, per intenderci. E chiedersi il motivo (perché il pico non molla un post, ma si astiene dal commentare quelli non dedicati al Tav) è qualcosa di diverso dal non accettare i dissenzienti o i dissidenti: è capire con quali fini lo fa. Lui ha risposto, io ho un’altra idea, abbastanza precisa, che tengo per me. Tutto qui.
    Ps. E comunque ho un suggerimento per picobeta. C’è questo intervento di Domenico Starnone da commentare su Internazionale 🙂
    http://www.internazionale.it/opinione/domenico-starnone/2015/03/27/erri-de-luca-no-tav-processo

  25. Cara Loredana non scambio niente. Mi è piaciuto il confronto tra Picobeta e Perilli, così come mi piacque il confronto, e lo scrissi, fra Wu Ming e un altro di cui non ricordo il nome (spero che non sia ancora Picobeta!). In generale penso che la realtà sia così complessa da far venire anche qualche dubbio, qualche punto interrogativo ma vedo in giro un sacco di punti esclamativi.

  26. Un’ultima, prometto ultima, mia osservazione su questo punto.
    Se sei un intellettuale e il 6 settembre 1960 sottoscrivi un manifesto sul diritto degli Algerini di ribellarsi, il Général De Gaulle ti dice “On ne met pas Voltaire en prison”. Vedi qui in proposito:
    https://fr.wikipedia.org/wiki/Manifeste_des_121
    Se sei un algerino e il 17 ottobre 1961 vuoi partecipare a Parigi a una manifestazione per l’indipendenza dell’Algeria, allora il Général De Gaulle ti affida alle attenzioni del Préfet de Police Maurice Papon (utile informarsi sulle attività di Papon tra il 1942 e il 1944) e accade quello che è raccontato qui:
    http://archiviostorico.corriere.it/2005/novembre/14/Quel_coprifuoco_coloniale_strage_del_co_9_051114036.shtml
    e con maggior dettaglio e con spazio per opinioni diverse anche qui
    https://fr.wikipedia.org/wiki/Massacre_du_17_octobre_1961
    C’entra con questa discussione? Non c’entra? Non so, fate voi, a me è passato per la testa giusto stasera.

  27. Grande Starnone!! E pensare che interi movimenti spirituali sono nati da errate interpretazioni dovute a cattiva o assente contestualizzazione dei Testi Sacri e quindi da una lettura letteralistica!! (Ops, chiedo venia per i punti esclamativi 😀 )

  28. Loredana, visto che lei mi chiede di commentare l’opnione di Starnone sul sito dell’Internazionale e sul sito dell’Internazionale non è possibile inviare commenti, mi trovo costretto a farlo qui per non dare l’idea che io non prenda in considerazione le sue richieste.
    Starnone chiede nel titolo del suo contributo che Renzi si pronunci sulla pericolosità dei lavori in Val Susa. Essendo che Renzi è Presidente del Consiglio dei Ministri, la risposta a Starnone è sul sito della Presidenza del Consiglio:
    http://www.palazzochigi.it/Presidenza/osservatorio_torino_lione/
    Una ampia e adeguata replica non scritta da me al resto dell’articolo di Starnone si può trovare qui
    http://inognidovepiemonte.it/ancora-su-erri-de-luca/

  29. Un’ultima mia osservazione su questo punto.
    Se sei un intellettuale e il 6 settembre 1960 sottoscrivi un manifesto sul diritto degli Algerini di ribellarsi, il Général De Gaulle ti dice “On ne met pas Voltaire en prison”. Vedi qui in proposito:
    https://fr.wikipedia.org/wiki/Manifeste_des_121
    Se sei un algerino e il 17 ottobre 1961 vuoi partecipare a Parigi a una manifestazione per l’indipendenza dell’Algeria, allora il Général De Gaulle ti affida alle attenzioni del Préfet de Police Maurice Papon (utile informarsi sulle attività di Papon tra il 1942 e il 1944) e accade quello che è raccontato qui:
    http://archiviostorico.corriere.it/2005/novembre/14/Quel_coprifuoco_coloniale_strage_del_co_9_051114036.shtml
    e con maggior dettaglio e con spazio per opinioni diverse anche qui
    https://fr.wikipedia.org/wiki/Massacre_du_17_octobre_1961
    C’entra con questa discussione? In fondo credo di sì. Mi viene il dubbio che quando i francesi evocano il Général De Gaulle che pone Voltaire a scudo di Sartre, di fatto evochino la vanità di un politico che si compiace di porsi alla pari del grande filosofo e di affermare che a simili livelli non trova spazio quella miseria che è l’azione penale. Tra l’altro non va dimenticato che in Francia le Ministère Public dipende dal potere esecutivo, cioè al Général, mentre in Italia per costituzione il pubblico ministero è sottomesso solo alla legge. Ovviamente quando a porre la questione dell’indipendenza dell’Algeria sono gli immigrati algerini a Parigi (la racaille, come avrebbe detto qualche anno dopo uno dei nipotini del Général, cioè Nicolas Sarkozy), allora la risposta è l’ex-collaborazionista dei nazisti Papon.

  30. Povero Picobeta, tutta la sua cultura e informazione non riesce a salvarla dall’impossibilità di comprendere ciò che legge… quanta risorsa intellettuale sprecata!!! Cmq, lo abbiamo capito ormai tutti: lei vive solo per la TAV… chi si accontenta gode, no!? Con simpatia. 😉

  31. @luca
    mi piace anche la crostata di mele, il cui approvigionamento presso la panetteria di fiducia non dipende dalla disponibilità di una linea ferroviaria TAV/TAC con la Francia

  32. Bravo! Quoto decisamente la crostata; siccome ne vado pazzo anch’io e ho sotto casa un panettiere bravissimo, la invito a un bell’assaggio insieme, così dimentichiamo treni e gallerie!

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