TRUMP, LA DESTRA, L’INCAPACITA’ DI CAPIRE, E DI DESIDERARE

“Discorso selvaggio di Hitler alla radio: nuove elezioni del Reichstag (?!), plebiscito, stato d’animo di tragica esaltazione. Un popolo miserabile, isolato, demente, ingannato da una stupida, rozza banda di avventurieri, scambiati per eroi mitici”.
E’ Thomas Mann, dal diario del 14 ottobre 1933

“A molti di noi quell’estate la Sinistra sembrò mutare in qualcosa che non avevo mai visto in vita mia: un partito intriso di superiorità morale, intollerante e autoritario che era distaccato dalla realtà e mancava di qualsiasi coerenza ideologica al di là del cieco rifiuto di accettare un’elezione in cui qualcuno che loro disapprovavano aveva, almeno legalmente, tecnicamente, conquistato la Casa Bianca. La Sinistra era diventata una macchina produttrice di rabbia, in preda all’autocombustione: una bolla blu che si scioglieva dissolvendosi in se stessa”. “A un certo punto mi ritrovai turbato dal fatto di vivere in un Paese la cui stampa era diventata così parziale e superschierata. Anziché cercare di capire e smontare Trump intellettualmente, cambiando lo stantio schema di gioco e una visione del mondo istituzionalizzata – ciò che era necessario fare per battere il demolitore, imparando a giocare secondo le sue regole – sembrava che i media preferissero restare aggrappati a uno status quo giornalistico”. “Uno disse che l’Assemblea dei grandi elettori era “una stronzata” e che dovevano essere New York e Los Angeles a decidere “chi cazzo deve essere il presidente”. “Non mi va che dei dannati bifolchi ignoranti decidano chi debba essere il presidente – ringhiò – Sono orgoglioso di essere un progressista dell’élite che vive sulla costa e ritengo che tocchi a noi scegliere il presidente perché noi la sappiamo più lunga“.

Questi invece sono brani da “Bianco” di Bret Easton Ellis. “Bianco” è una sorta di autobiografia, ma non solo.

Riporto le parole di due scrittori, evidentemente vissuti in contesti diversi, per provare a capire a cosa si deve la nuova ascesa di Trump, che al momento sembra avere buone possibilità di tornare presidente. Nonostante? Nonostante.
C’è qualcosa che continua a sfuggirci, in ogni campo: in quello culturale, consiglio la lettura di questo articolo di Nicola Lagioia su Lucy, dove si evidenzia molto bene che continuare a ragionare solo delle nefandezze della destra non porta da nessuna parte, se non si contrappone un progetto e se non si riesce a far crescere una comunità.
In poche parole, che credo di aver scritto fino allo sfinimento: accusare gli elettori di essere brutti e sporchi e ignoranti non solo non serve, ma denota un sentimento di superiorità morale ingiustificato. La politica, e il vivere insieme, presuppongono che ci si sappia mettere nei panni degli altri: non  per porgere l’altra guancia, ma per capire.
Certo che è difficile. E forse la mia generazione ha meno strumenti per farlo. Perché è nata da genitori che hanno vissuto e molto spesso (non sempre, attenzione) combattuto il fascismo. Perché era adolescente quando il fascismo di ritorno era vivissimo e si moltiplicavano i golpe e le dittature. Perché era ventenne ai tempi delle stragi neofasciste. Perché, infine, era convinta che esistesse un progetto di futuro.
Quel progetto non c’è. O se c’è non si vede, non è coeso, è stropicciato, non affascina.
E non credo che sia una questione di linguaggio. Ai tempi, leggevo  le motivazioni dei sostenitori di Trump, e uno di loro diceva: lo voterò perché “capisco quello che dice”. Non accade solo per Trump, non accade solo negli Stati Uniti. C’è questa voglia di cose nette, di opinioni bianche o nere, di sapere in fretta tutto quello che c’è da sapere, così passiamo alla prossima indignazione. E se sono io che non capisco, la colpa è tua.
Sarà molto difficile ricostruire, e la ricostruzione non è solo linguistica: bisogna, lo dico con una semplicità che può sembrare e probabilmente è ingenua, tornare a desiderare, a progettare e a sognare, e a provare a unirsi su quei desideri, progetti, sogni. Altrimenti, come sembra quasi certo, tornerà Trump e avremo la destra al potere, da noi, per dieci anni almeno. Ma per una volta potremmo pensare a chi sarà giovane fra dieci anni, e non solo a noi.

 

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