L’arte e il male. Ovvero: “Il romanzo poliziesco è la chanson de geste dell’età moderna, che riporta alla luce una struttura, inalterabile, originaria del romanzo: la lotta fra il bene e il male”.Su Thriller Magazine si recensisce un trattato filosofico, Piccola metafisica dell’omicidio, della francese Eliette Abécassis.
Tempismi. Mentre nella blogosfera italiana si discute della chiusura di alcuni blog (se ne parla da Herzog e da Akille, per citarne due), in primavera arriva in Italia, presso Sonzogno, la famigerata Belle de Jour, blogbuster di un anno fa (se ne occupò, fra gli altri, Marsilio Black). Dal comunicato stampa di Sonzogno: “Belle de Jour è lo pseudonimo sotto cui si cela una ventottenne inglese ricca e colta che di giorno lavora in ambito universitario e di notte fa la prostituta. Autrice di un diario intimo on-line, che riceve circa 15.000 contatti al giorno ed è stato insignito nel 2003 del premio del Guardian per il sito meglio scritto della Rete, la misteriosa Belle de Jour tiene una rubrica mensile su The Erotic Review e collabora con alcune importanti testate inglesi. I giornalisti, curiosi di conoscere la sua identità, hanno tentato in ogni modo di individuarla, ipotizzando diversi nomi (qualcuno persino maschile!) tutti appartenenti al mondo della cultura”.
Bene, sento ronzare le mosche di Vassalli. Dunque passo alla notizia del giorno: l’ingresso di Alessandro Baricco, Carlo Lucarelli, Sandro Veronesi, Edoardo Nesi e Laura Paolucci nella Fandango, con Rosaria Carpinelli direttore editoriale. Cito dall’articolo di Luciana Sica per Repubblica: “a Baricco non piace ‘questa nuova stagione mercantile che punta sui grandi numeri a detrimento della qualità e della cura nel fare le cose’ e tanto meno un paesaggio letterario segnato dalla lentezza e dalla noia (‘stiamo ancora a sdilinquirci per i mercoledì dell’Einaudi’)”. Sembra che la parola d’ordine dei compagni di avventura sia Divertimento.
la notizia di baricco non fa volar via le mosche di vassalli.
Dalla Stampa: “Procacci ha messo a confronto grande e piccola editoria: «Per le piccole imprese il momento è interessante, perché si è più liberi, si possono seguire logiche non ferree, si possono sostenere talenti che i grandi editori non curano. Tutto è aperto. Però non sarà stravolta la nostra linea editoriale. Quando con Baricco abbiamo definito il progetto, ci siamo detti: ci vuole qualcuno che guidi il tutto. E siamo riusciti a portare da noi Rosaria Carpinelli».
Dunque con Baricco si è trovata la posizione terzista che pone fine alla discussione.
Be’ quella di Fandango a me sembra una buona cosa, soprattutto per loro: il solito discorso. Però forse è questione di gusti. A me procedere col carrozzone, pure se si è una “corte dei miracoli”, piace. Poi, per quanto riguarda la Donna Letizia del Pompino, a me viene sempre in mente Franca Valeri in Piccola Posta – film geniale con Franca Valeri – e questi personaggi, veri o inventati che siano, me li immagino sempre come in quel film. Oggi, vorrei riuscire a stare al computer 2 ore invece delle 18 che mi sparo di solito. Vediamo se ci riesco.
Guarda che io non mi sogno di esprimere un giudizio su un libro che non ho letto (semmai posso criticare, appunto, lo scarso tempismo del suo arrivo in Italia). Evocavo, giocando, le mosche vassalliane perchè, trattandosi di una notizia che riguarda un libro assai noto, e di un’operazione tacciabile come spudoratamente di mercato, poteva attirare qualche fulmine.
Perchè?
Bene assai.
Non ho compreso però se questo sigifica che Baricco non scriverà più brutti libri.
(quanto ai mercoledì einaudiani, temo abbia ragione: non sono già tutti morti, coloro che vi partecipavano? Se non lo sono, dovrebbero – è una metafora aut. min. ric.)
Solo una domanda: il pesante giudizio su Belle de Jour si basa su un’attenta valutazione dei suoi scritti, o basta il fatto che sia una scrittrice “erotica” per emettere una sentenza?
Lo chiedo perché certe “espressioni” le trovo sempre allegate gratuitamente alle scrittrici di genere, e me ne chiedo il motivo.
Cara Tittyina, mi sembra molto più pesante autoefinirsi come “belle de jour”, se conosci il film di Bunuel – uno dei più drammatici e più belli che io mi ricordi: tradimenti, tentato omicidio, sedia a rotelle, vendette, trasversali e no. La mia era un’espressione assolutamente scherzosa, sia per quanto riguarda Donna Letizia sia per quanto riguarda gli esercizi – inventati o meno – a cui il suo blog ci racconta che si dedichi. Poi, visto che ci siamo: Piccola Posta l’hai visto? E’, nel suo genre, assolutamente meraviglioso anche quello.
Cara Tittyina, mi sembra molto più pesante autoefinirsi come “belle de jour”, se conosci il film di Bunuel – uno dei più drammatici e più belli che io mi ricordi: tradimenti, tentato omicidio, sedia a rotelle, vendette, trasversali e no. La mia era un’espressione assolutamente scherzosa, sia per quanto riguarda Donna Letizia sia per quanto riguarda gli esercizi – inventati o meno – a cui il suo blog ci racconta che si dedichi. Poi, visto che ci siamo: Piccola Posta l’hai visto? E’, nel suo genre, assolutamente meraviglioso anche quello.
Loredana non mi riferivo a te, che hai semplicemente riportato la notizia. Ed avevo colto il riferimento alle mosche Vassalliane.
Mi riferivo, invero, alla definizione un pochino pesante di Ilpostodeilibri.
Non è per far polemica. E’ semplice curiosità.
Scusa Dado, a prescindere da Baricco, cosa hai contro gli artigiani?
dire che Baricco scrive brutti libri mi sembra snob, stavolta sul serio.
secondo me baricco scrive libri furbi, che è diverso… (con il tempo è uscito il suo essere un semplice artigiano)
come divulgatore però è imbattibile, specialmente in tv. è un affabulatore…
era mio…
artigiano della parola intendevo, cioè uno che si mette lì e le incastra con sapienza ma senza genio. poi nei libri di suo non ci mette nulla… sono freddi.
Avevo capito, dado. Ma a mio parere se la valutazione degli artigiani della parola (e anche dei divulgatori) fosse più alta di quel che è in Italia, le librerie sarebbero più frequentate…
Serena ha serenamente ragione, detta così è una frase snob.
Allora: la qualità delle storie (non dico della scrittura) di Baricco è inversamente proporzionale al passare del tempo.
Aumentano gli anni. e la qualità delle storie diminuisce.
Tra Oceano mare e Senza sangue ci sono abissi (notare la metafora acquatica).
Magari era colpa della cultura del bestseller, e adesso è tutto risolto.
O no?
Mal che vada, un fandango ci seppellirà.
Scusate, non so perchè ho dormito poco ma il racconto di Monina su I Miserabili – di lui e Genna che presentano il libro all’ipermercato mi ha fatto morire dalle risate.
E anche quello di Genna. L’ho detto che ho sonno. Il sosia di Bin Laden(Monina), il sosia di Landolfi (Genna), il funzionario che dice “voi fate parte dell’Ambaradan”, i nani, quello del Sismi, Bassolino/Borsellino, le vecchie col collo di pelliccia, la foto delle femministe che inneggiano. Ecco, senza volerlo offendere Vassalli, se mi è piaciuto questo racconto, ecco perché certe volte lui mi sembra un proverbio.
non so dove porterà il dreamteam della Fandango. sono però sorpreso dalla diversità dei proprietari di minoranza: chiedo, cosa hanno da spartire baricco e lucarelli con nesi e veronesi?
La bravura, l’ironia, la capacità di comprensione del reale, e la coscienza civile. Ti pare poco?
ilposto, sono categorie valide per tutti gli autori? O invece si sono scelti solo per la notorietà, e così ricadiamo nelle paure di Dado?
faletti ha l’artigiano 🙂
ma non è quello il problema. la prospettiva in cui lo collochi è il problema.
Sposami, ilposto. 🙂
Dipende dalla percentuale di somiglianza con Landolfi. Il famoso 15%
Domanda: Faletti è un artigiano?
Loredana gentile, imposto qui questa cosa che già misi sul blog di Herzog:
Egregi amici qui convenuti in folta schiera
Io non tengo un blog, non lo tengo:
1. perché mi fa scomodo
1. perché dovrei manutenerlo togliendo le cacate ed aggiungendo quasi ogni dì nuove cose
2. Ciò richiede tempo ed un giro sui blog già porta via ore e soldi di consumi vari
Cosa ci propone come scopo o miraggio instituendo un blog?
1. Uno lo fa per giocare e divertirsi
2. Un altro lo fa per aprire seri dibattiti o discorrere di faccende che l’interessano
3. Un altro che è artista o scrittore o giornalista lo può anche mantenere sperando in una maggiore visibilità o ritorno eventuale di immagine
4. Un altro ancora lo fa per piccola o somma vanità
5. Infatti si spera spesso: uno legge il mio nome, sai com’è, poi magari si ricorda del mio nome non sarò più un Eusebio Sperandio qualsiasi, ma quell’Eusebio del Eusebio.blog e magari mi comprano qualche copia in più, nonsisamai…
Però i blog hanno del terribile.
Come diceva il mio fratello maggiore Anodino.blog, che si è rotto e preferisce rimirare le cutrettole, sono il simbolo più che mai significativo di questi giorni in cui tutto bisogna consumare più che rapidamente: siano immagini, dibattiti, serissimi argomenti.
Alcune conversazioni che meriterebbero giorni se non mesi di interventi approfonditi si consumano in poche ore poiché il tenutario del blog spesso si sente in dovere di immettere nuove faccende, questioni, immagini.
(Un blog che non si aggiorna pare faccia brutta figura…)
Ne siano testimonianza diretta le importanti diatribe sorte su Naz.Ind., Lipperatura ed altri blog su temi quali il popolare, l’editoria in generale, il best seller etc.
Tutte queste conversazioni, che io ritengo notevoli, si sono disperse ed apparentemente (o del tutto) consumate, bruciate in pochi giorni non lasciando tracce se non in archivi semi visibili.
Gli stessi dibattiti non hanno avuto, per altro, contributi da alcune delle parti più interessate all’argomento, quali editori o autori molto affermati e critici influenti perché costoro o non si degnano, o non frequentano blogs o hanno altrove troppo da fare.
Ancora aggiungo che la stessa forma grafica della stragrande maggioranza dei blogs non permette una visualizzazione efficace per mantenere aperte certe voci o tematiche;
a mio modo di vedere andrebbero visualizzati su di un parte della pagina, in grande, i titoli degli argomenti che si vuole mantenere vivi e vitali, affinché siano ben visibili e raggiungibili.
Ancora ritengo che sarebbe buona cosa e bella, auspicabile che un rivista telematica, una istituzione culturale importante, un editore raccogliesse ed in qualche modo archiviasse la somma di materiale intellettuale che è stato qui, su questo web letterario italiano, riversato affinché tutto non vada al macero informatico anzitempo.
Mario Bianco
sai, Dado: per motivi opposti, ma sulla prospettiva siamo perfettamente d’accordo.
Faletti è un astigiano…;-)
E’ un limite mio. E’ sicuramente un limite mio. Ma rispetto al problema di Faletti e Co., non vedo il problema. Faletti non resterà nella storia della letteratura. E allora ? Ci sono dozzine di bravi scrittori, molto più bravi di Faletti che non potranno mai vendere come Faletti. E’ colpa di Faletti ? di chi pubblica Faletti ? di chi legge Faletti e ci trova esattamente quello che sta cercando e cioè intrattenimento puro ?
Si, il problema è di prospettiva: esiste, anche in chi spaccia atteggiamenti avantpop, una pregiudiziale ideologica verso l’intrattenimento quando questo incotra i libri. Per cui si può discutere tranquillamente di film di cassetta sulle pagine degli spettacoli ma quando si affrontano i best sellers in terza pagina, c’è sempre qualcuno che si attacca alle tende e si strappa i capelli. Mentre invece dovrebbe essere quello il terreno del critico, capire cosa sta succendendo nel mondo, capire il rapporto tra l’immaginario di massa e la letteratura d’intrattenimento. Soprattutto capire che non siamo più negli anni ’50.
Carlo, scusami, mi pareva una domanda simpaticamente ingenua, la tua. Ti ho messo le cose – caratteristiche personali – che agli occhi di loro stessi (autori) giustificano la messa insieme. Credo. Forse anche l’umanità.
per me anche le markette per i blockbuster cinematografici (maestra incontrastata anna praderio) sono poco professionali… e poco dignitose. stavo pensando
ormai una delle poche critiche rimaste sui giornali è quella televisiva… strano no?
Ecco, io ora non so più se il commento che ho pubblicato di là dovevo pubblicarlo di qua. Boh. Nel caso, se ne avete voglia, andate di là. (più sotto cioè, nel post precedente).
Ciao.
Le marchette sono poco professionali anche nella pagina dei motori, in quella dell’economia o sul gambero rosso. Ma che c’entra ? parlare di best sellers significa fare marchette ? Bisogna comunque parlarne male per non correre il rischio di essere conniventi con il mercato ? Ci sono libri che sono scritti per divertire e appassionare, il problema è se fanno bene il proprio lavoro o meno, se riescono ad intercettare il proprio pubblico o no, se toccano desideri, fantasie e imaginari condivisi. Nei paesi dove si legge molto, molto più che qui nessuno s’imbarazza a parlare di libri come possibili alternative ad un film o ad altri tipi di consumi culturali. Un atteggiamento più laico sarebbe salutare anche qui. E invece stiamo ancora alla ricerca del canone per decidere, con il centimetro in mano, cosa sta fuori e cosa dentro la LETTERATURA.
Beh, sì. Ecco ha usato un termine giusto. Più laico. Bisognerebbe essere più laici. Più spregiudicati nella ricerca e meno nei giudizi sui prodotti. Vedere se sono fatti bene o no, e non chiedersi, “Quanti lettori a Dostoevskj o a Vassalli leverà Faletti?”.
Riflessione laterale. Forse i trombonistici denigratori del web ancora non realizzano che il web è fatto di persone, e che tutti comunque hanno diritto di costruirsi le proprie reti, coltivando e incrementando le proprie curiosità, piuttosto che bersi quelle altrui. L’utilizzo sempre più consapevole di internet crea cioè nicchie di scambio-lavoro molto più fertili e veloci dei canali e dei poteri consolidati, quelli del paese reale di chi ha i soldi e fa le regole. Questo è il punto. Se il sistema Italia è fermo, una causa è il sonno pecorale di chi è zombistica classe dirigente.
Credo di capire le preoccupazioni di Mario, e in parte le condivido: anche a me, per dire, piacerebbe risfogliare su carta le riflessioni di queste ultime settimane. Anche perchè non ho mai pensato che i mezzi debbano necessariamente essere antagonisti, né che il web sottragga qualcosa (semmai, aggiunge). Scrivo questo anche perchè sto leggendo un saggio di Filippo La Porta che sembra andare in direzione contraria: ma forse esagero nel vedere neoconservatorismi in agguato. Lo finisco, e vi racconto.
E’ vera una cosa, però: che scrivere sul web può portare ad esasperare i toni, a radicalizzare le posizioni, anche quando non è così.
Be’, i blog nascono e muoiono come i funghi. Molti risorgono a nuova vita, ma il proprietario non cambia seppur cambia il nickname. Niente di strano. Per ogni blog che viene chiuso, ne vengono aperti almeno dieci. Ed allora? Niente di cui preoccuparsi. Ci si stufa, o che altro, e il blog – puff! – non c’è più.
Baricco? Chi, quello senza sugo dopo “Oceano mare”? Peccato, m’aspettavo molto da Baricco, ma dopo i primi due romanzi s’è tutto esaurito in una spremuta di tomato.
‘Notte
Iannox