VIOLATA, LA SPIGOLATRICE E LE POLEMICHE FUORI FUOCO

Tocca ritornare su vecchi temi, ed è quanto meno noioso. Ho letto della statua intitolata alla Spigolatrice di Sapri dove l’attenzione del realizzatore è stato focalizzata sul posteriore della fanciulla. Ho letto delle polemiche. Ho letto la risposta dello scultore che, in parole povere, dice che è depravato chi ci vede il sessismo. Ho letto giornali che la buttano sulla cancel culture. Ho letto quelli che dicono che le femministe sono talebane e odiano il nudo (veramente non l’ho ancora letto ma sono sicura che qualcuno lo scriverà).
Che noia.
Già visto, già accaduto. Nel 2013, non il Comune ma, ehm, il Comitato Pari Opportunità della Regione Marche commissionò una statua che venne chiamata Violata e che originariamente era stata concepita dall’autore come una semplice statua che ritrae una donna, con abito stracciato nei punti giusti, che stringe una borsa. Difatti, il titolo originale era “Donna con borsa”. La Commissione pari opportunità Marche decise di investire i 17.000 euro del proprio budget per trasformare in simbolo contro la violenza sulle donne un’opera che era già stata precedentemente rifiutata da Provincia, Comune e Regione e che, si ripete, esisteva già con altro nome e non certo con destinazione pubblica e non certo con il significato che le si è voluto dare.  Alle prime proteste (numerosissime), la risposta della presidente delle Pari Opportunità, Adriana Celestini, è stata questa:  “Quella statua non è un’ offesa alle donne perché quello che si è voluto leggere dai più è la cultura del rispetto. Chi ci vede altro è una persona che deve essere curata.”
A nulla sono serviti anni di petizioni e appelli firmati da donne e  uomini. Celestini ha sempre difeso la sua scelta come insindacabile. Niente concorso, soldi che potevano essere investiti in modo più utile, scelta di un simbolo a posteriori. Nulla: le Pari Opportunità Marche hanno ragione e parlano, dobbiamo dedurre, a nome delle donne: anche se quella scelta è stata fatta a propria personale gloria. Un bel convegno, tailleur d’ordinanza, foto: a questo si mirava. E Violata è ancora là, ad Ancona. Per chi volesse, qui ci sono un bel po’ di post.
La sua sorella Spigolatrice non costituisce un problema per lo splendido posteriore. E’ una questione, invece, di simboli. All’epoca l’ho scritto e l’abbiamo scritto in tante. Violata rappresentava, per di più, una vittima di stupro. In altri termini, si è voluto realizzare un monumento che simboleggia la violenza contro le donne per combatterla, e per farlo si è convenuto che gli abiti strappati nei punti giusti (seno, parte dei genitali, culo) fossero significativi quanto la borsetta che “Violata” stringe tra le dita quando si rialza dopo lo stupro.
Il problema, ripeto, è simbolico. Nel caso di Violata, persino  le donne violentate  venivano identificate come”gnocche”: perché esiste un automatismo che porta a raffigurare la gnocca quando si rappresenta un corpo femminile nudo (e, ci fosse bisogno di ripeterlo, evviva i corpi femminili nudi: ma non in questo caso e non così). Solo per sottolinearlo: non esiste un corrispettivo maschile. Nel momento in cui si attribuisce un valore simbolico a un uomo, il medesimo non viene raffigurato come  sexy, o molto più raramente. Ma sono cose già dette, già scritte, già ripetute.
Con un problema in più. E’ difficile parlarne ora e qui, con una discussione che si è incistata sulla dicotomia a proposito della presunta cancel culture: scrivo presunta perché, almeno in Italia, non si pone nei termini in cui si è posta altrove. E perché la questione non può essere semplificata in termini di quote e rivendicazioni e proibizioni e imposizioni. Non è questo il momento e forse neanche la sede per discuterne. Ma al momento il modo in cui la cosiddetta cancel culture  è stata brandita dall’una e altra parte, sia per seppellire che per lodare, intendo, falsa la discussione. “Neanche un corpo di donna si può più scolpire”. Questo diranno, questo hanno detto. Nessuno che spieghi, invece, che il problema non è un bel corpo nudo o velato di donna: il problema è il contesto. E qualcuno dovrebbe spiegare cosa c’entra la splendida creatura di Sapri con la contadinella immaginata da Luigi Mercantini nella poesiola. Niente. Appunto. E’ tutto qui.

3 pensieri su “VIOLATA, LA SPIGOLATRICE E LE POLEMICHE FUORI FUOCO

  1. Cara Loredana, grazie per la gentilezza e la cura con cui affronti la questione Spigolatrice. Due sono le ‘ferite’ che non riusciamo a curare: le donne che non difendono le donne (vedi Ancona e lo scempio di Violata) e una cultura profondamente sessista che attraversa tutti gli ambiti ed è così radicata da essere divenuta non eradicabile, il termine scientifico con cui si definisce la cancellazione di un virus. Ho letto anche il post di oggi e mi associo totalmente alle tue argomentazioni, in particolare all’aspetto che riguarda la problematizzazione. Ci vuole troppo tempo per un confronto che non sia un muro contro muro, o con me o contro di me. Tocca comunque è sempre a noi donne ritrovare il bandolo della matassa e con pazienza(la nostra forza) ripensare una forma di lotta agli stereotipi perché la strada è ancora lunghissima.

  2. Il contesto Lei dice? Quindi se la statua fosse stata raffigurata con una gonna lunga e con in testa un elmetto da vichingo con le corna, le stesse donne che urlano al maschilismo si sarebbero offese ugualmente e avrebbero tirato in ballo il principio della donna offesa? Perciò vede, no, il contesto proprio no. Si sforzi meglio, cerchi altre ragioni. Io non ne riesco a trovare.

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