Lui è Marco Rinaldi, il sindaco di Ussita. E appunto scrive alla Regione Marche per dire quel che è o dovrebbe essere ovvio. I terremotati non sono pacchi postali, e non si spostano. Anche se non è che da quelle parti si comprenda il concetto.
“E’ un equilibrio difficile da trovare ma ce la faremo, con la collaborazione di tutti, a partire dai terremotati”, ha detto all’Ansa il dirigente della Protezione Civile delle Marche Davide Piccinini. Che ha aggiunto: “Non possiamo ‘occupare’ d’imperio le strutture e la maggior parte delle persone ha perfettamente compreso che non si possono ledere i diritti delle imprese alberghiere. Cerchiamo una ricollocazione rispettosa delle esigenze di tutti, consapevoli che le famiglie devono affrontare problemi enormi, legati al lavoro, alla presenza di bambini, di anziani”.
Bene, bravi, peccato non averci pensato a ottobre, e non aver tenuto in considerazione il fatto che dopo l’inverno viene la primavera, e poi l’estate, e quando arriva l’estate le strutture ricettive di cui sopra lavorano.
Ma torniamo a Ussita. Riportiamo quanto scrive l’Ansa:
“Ussita è come se non ci fosse più, dalla sera del 26 ottobre e a seguire la mattina del 30, qui non c’è più niente”: a dirlo è Massimo Valentini, vice sindaco del borgo distrutto dal sisma. “Adesso attendiamo le casette per far tornare la nostra gente, ne abbiamo ordinate 92, secondo il cronoprogramma del Governo dovrebbero essere pronte per agosto, soltanto con il ritorno delle persone si potrà iniziare a pensare alla ricostruzione e alla ripresa delle attività economiche, a iniziare da quelle turistiche”.
Ussita è un paese fantasma, tutti si sono trasferiti negli alberghi del mare, tranne 11 persone rimaste a vivere nei camper. Tra questi c’è anche Stefano Riccioni, allevatore di 38 anni. Con la moglie Michela e i loro due bimbi, avrebbe già una casa di legno. “Ci è stata donata già da alcuni mesi, tanto che abbiamo rinunciato al modulo abitativo da mettere vicino all’azienda – racconta – ma vari problemi ci hanno impedito finora di montarla, la burocrazia sta facendo più danni del sisma”.
A proposito di burocrazia. Guardate la seconda fotografia. Si chiede un incontro per capire come mai dopo due mesi ancora non sono state riaperte le strade. Un incontro. A cui magari ne seguirà un altro. E siamo a sei mesi e passa dalle scosse di ottobre. Cosa possono fare i sindaci, se non continuare a protestare? Cosa possiamo fare noi, se non continuare a raccontare? E cosa altro deve accadere, perché le cose inizino a cambiare?