Sto approfittando di Leonardo Animali, in questi giorni. Ma quel che scrive merita. E ammetto anche di avere la testa troppo confusa per scrivere: oggi esce il romanzo, infine. Ma domani, promesso, torno lucida.
La tensione e l’attesa erano palpabili nell’aria da giorni; se ne parlava durante i parlamenti serali, fino diventare l’argomento esclusivo. Oggi, alle 9, sarebbe arrivata al paesello la Squadra. C’era già chi si aggirava con carte e lettere, illustrando e spiegando al vicino, ipotizzando responso e soluzioni. Alla fine, pur non essendone direttamente coinvolto, dall’arrivo e dall’opera della Squadra, stamattina m’è toccato stare qui pure a me. “Tu sai le cose – mi dicono – sei quello che ha studiato, e c’hai le conoscenze…”.
Per cui quando verso le 8 esco con il cane, lì trovo già tutti fuori, la strada brulica, è tutto un chiacchiericcio, e il cane un po’ si incazza; lui di solito a quell’ora per strada c’ha l’esclusiva, a parte il pulmino che passa a prendere i bambini per la scuola. La mattinata, sentivo, già non deponeva al meglio, vuoi per il tempo, vuoi per aver letto che nella città confinante dove a giugno si vota, si è arrivati a far leva sulla buona fede e generosità di un anziano di 95 anni, un Partigiano, candidandolo a modo di marchio di qualità come Capolista; sperando di prendere qualche voto in più. Mi hanno insegnato che il Capolista dovrebbe essere quello che prende più voti di tutti. E se poi non prende più preferenze di tutti o non viene eletto, che cazzo di figura si fa, non con la città, ma con la dignità di questa persona? Su quella di chi ha avuto questa folgorante idea, sorvoliamo. Sarà che quando vivi in una frazione dove i più sono anziani, ridefinisci con queste persone la modalità del rapporto, teso all’ascolto, alla clemenza, alla cura…
E qui stamattina sono proprio tutti, pure quelli di fuori, sono arrivati dal Belgio, da Roma e da Terni e quelli sparsi per la Regione. Succede solo a Ferragosto, ma oggi però arriva la Squadra. Per tutti, la Squadra sono i tecnici dell’Ufficio per la Ricostruzione della Regione, che verranno a fare i sopralluoghi sulle case danneggiate dal terremoto, e li accompagneranno i tecnici del Comune. La richiesta per i sopralluoghi andava fatta entro la metà di gennaio, così tanto per avere presente una temporalità di risposta. Ma appena arriva la macchina, la delusione al paesello è subito percettibile tra la piccola folla radunata nell’attesa. Dall’auto scendono solo i tecnici comunali, gli altri non ci sono; la Squadra sono loro.
Mi spiegano, a me che “so le cose”, che siccome il Comune non sta nel Cratere, l’Ufficio Regionale ha delegato loro a fare i sopralluoghi. Sul perché il Comune non stia nel cratere, per il prevalere di interessi di bottega locali sulla disponibilità dello Stato, è una questione lunga, che “io che so le cose, che ho studiato e c’ho pure le conoscenze”, regolerò tra un paio d’anni alle elezioni comunali… Per cui i tecnici comunali, sempre disponibili e sensibili, stamattina hanno passato in rassegna solo alle case su cui il Comune ha già emesso l’Ordinanza Sindacale lo scorso fine ottobre, e compileranno una scheda FAST sommaria. Poi il Comune o la Regione (non s’è capito), la trasmetterà ai proprietari, che dovranno trovarsi un tecnico di fiducia qualificato per compilare la scheda AEDES, che è condizione necessaria per avviare la procedura per richiedere il contributo della ricostruzione e fare i lavori. Per le altre richieste di sopralluogo, formalizzate sempre nei tempi dai proprietari, quelle senza Ordinanza Sindacale, bisognerà aspettare che passi la Squadra della Regione, quando non si sa. Per cui, alla fine, stamattina i tecnici del Comune si sono rivisti case già ispezionate da loro per primi mesi fa, ed in alcune, chiaramente, non ci sono manco entrati, perché la situazione era più che nota. Con i paesani, che chiedevano che almeno rientrassero a vedere, come segno di attenzione e solidarietà: “se venite dentro da me – fa una signora – vi faccio il caffè”.
Questo è quanto, alla fine chi era arrivato da lontano se n’è ripartito, chi sta qui, tra un chiacchiericcio di espressioni rituali, dal preoccupato “qui non si sa quando rimetteremo a posto”, al più classico “a quelli lassù bisognerebbe ammazzarli tutti”. Poi ad un certo punto, come ha detto Aldo da Ciampino, che è venuto col nipote, “s’è fatta ‘na certa”. “Senti Leonà – chiede Aldo – ma stamattina le Grotte so’ aperte? Quanto dura un giro?” Si, certo – rispondo – fino alle 18, la visita dura un’oretta” “Allora – fa Aldo – io porto lui a vedè le Grotte che non l’ha viste mai, e io le rivedo prima de morì, poi s’annamo a magnà ‘na cosa e ripartimo. Vieni a magnà co’ noi dopo?”
Certo di burocrazia si può morire, ma si può dire che sia sempre così inutile? Che fare?
grazie.