117. STORIE DAI BORGHI. I TIGNOSI BUROCRATI E LA LOTTERIA DELLE CASETTE

E’ da aprile che aspettiamo. E c’è che aspetta da più tempo, le famigerate casette. Ieri se n’è infine parlato, della situazione di chi appunto attende e viene lasciato solo. E oggi Paolo Rumiz usa le parole giuste per chi sta gestendo la situazione nelle Marche: “tignosi burocrati”, scrive su Repubblica. Riporto  l’articolo di Mario Di Vito per Il manifesto: senza commenti, perché che altro dire, quando sono mesi che si parla di questo e neanche se ne accorgono, quelli sempre pronti a indignarsi per il fatto del giorno, quelli che spuntano dai recessi dei social urlando e minacciando e di null’altro si accorgono se non della propria stessa rabbia? (NB: da domani a domenica sarò alla festa di Radio3 a Forlì, il blog va in pausa, e forse ce n’è bisogno)
“Le urla e i pianti si sentono soltanto da dietro le porte lasciate chiuse ai giornalisti, mentre a Pescara di Arquata del Tronto si cercava un accordo in extremis per assegnare le prime ventisei casette provvisorie per gli sfollati del terremoto. Alla fine si è proceduto con un sorteggio, pratica inaugurata ad Amatrice lo scorso gennaio: quando non si sa come fare, si lasciare che sia il caso a decidere. Non una graduatoria, non un meccanismo qualunque di selezione: la cara e vecchia lotteria, con il notaio che è pure arrivato con un’ora abbondante di ritardo sulla tabella di marcia, dettaglio che ha contribuito in maniera forse decisiva a rendere irrespirabile un’aria che era elettrica sin dalla prima mattinata di ieri.
Gli abitanti di Pescara si sono visti per capire chi avrebbe avuto il diritto di tornare verso casa, nove mesi dopo la botta che ha tirato giù tutte le case del paese, con una cinquantina di morti sotto le macerie: «Siamo arrabbiati e depressi, ecco come ci sentiamo», dice la signora Anna, che riesce a limitare il proprio nervosismo alla semplice invettiva. «Stiamo così dal 24 agosto, aspettiamo di quindici giorni in quindici giorni», dice invece la signora Elisa, sfollata ad Ascoli, dove però non vuole stare: «Fa troppo caldo, io e mio marito vogliamo tornare qua».
Nel frattempo il sindaco Aleandro Petrucci e il suo vice Michele Franchi cercavano di venire a capo della situazione: il sorteggio era l’extrema ratio, si sperava fortemente in un accordo, tanto che si è aspettato fino all’ultimo un’idea geniale che non è arrivata. L’ultima riunione, a porte chiusissime, si è risolta in un nulla di fatto, e alla fine non è «tornata la calma» come pure si è detto in un lampo di ottimismo, semplicemente ci si è rassegnati a lasciar fare tutto alla sorte.
«Sono le prime casette delle Marche», dice poi Petrucci con fare trionfante, ma non è necessariamente una buona notizia: si tratta dell’ammissione di una gestione penosa della fase post emergenziale. Quattro stagioni per ventisei casette, le altre – si spera – arriveranno ad agosto, e così Arquata sarà sistemata. Poi resterà il maceratese, e qui le casette non arriveranno prima del prossimo autunno, se tutto va bene, perché ormai queste promesse si fanno solo a mezza bocca. Le Marche sono, in assoluto, la regione che ha sofferto di più per questa storia: malgrado l’enorme quantità di danni, il tempo sembra essersi fermato allo scorso autunno, quando i terremoti continuavano a funestare il territorio e i paesi si sgretolavano uno dopo l’altro
I fortunati vincitori del sorteggione di Arquata, comunque, non potranno entrare subito nella loro nuova dimora: in teoria entro venerdì le ditte che hanno realizzato le casette dovranno provvedere a sistemare gli ultimi dettagli – cioè gli allacci di luce e gas –, altrimenti scatterà una penale. «Almeno però si potrà cominciare a portare qualcosa – dice Franchi –, che sia una valigia o qualche abito». Prove tecniche di normalità, ma per riuscire ad essere ottimisti in queste circostanze bisogna fare un notevole sforzo di immaginazione.
Su 3.497 Sae (Soluzioni abitative d’emergenza) ordinate, quelle consegnate (con ieri) sono 124, tutte tra Amatrice, Norcia e Arquata del Tronto. Gli sfollati sono ancora quasi diecimila, in giro tra alberghi della costa – sballottati qua e là per far posto ai turisti dell’estate – e appartamenti affittati grazie ai contributi concessi dal governo.
D’altra parte, il futuro resta un enigma quasi impossibile da decifrare: le macerie sono quasi tutte ancora accatastate agli angoli delle strade, il paesaggio è ancora ridotto a una distesa di pietre senza ordine. Resta la delusione di chi ha perso il sorteggio: «Sarà per la prossima volta, ma è quasi meglio così. Ogni volta tornare qui e vedere che nulla cambia è un colpo al cuore».”

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