14. STORIE DAI BORGHI: LUCIA ILARI DA PETRIOLO

Ma dai, è passato più di un mese? Tre da Amatrice? E cosa è avvenuto nel frattempo? E’ avvenuto che si prova a resistere al disagio, alla paura, allo sradicamento e alla strategia dell’abbandono. Questo raccontano le storie, questo racconta Lucia Ilari da Petriolo. Buon lunedì.
STORIA DI UN TERREMOTO GRANDE IN UN PAESE PICCOLO
Petriolo è così, un paese che da sempre si definisce e si descrive come “vicino a” qualche altro paese, che magari ha la voce più forte. Come è accaduto anche questa volta, nonostante le ferite, è rimasto dietro, più giù. Questo terremoto grande che ha reso ancora più piccoli tutti i paesi colpiti, sembra già un ricordo per chi non lo ha vissuto direttamente, eppure non si arrestano la paura, i tremolii: permane un fastidioso senso di smarrimento che non dà tregua.
Petriolo è a metà tra il mare i monti, nell’entroterra quanto basta per aver ballato abbastanza in questi ultimi mesi. E’ su una collina circondata da colline, dalle quali svetta, ogni tanto, un vecchio castello, cuore intimo del paese. Il nostro oggi è chiuso, inaccessibile, non possiamo nemmeno girargli intorno completamente, ma sapremo aspettare, confidando in tutta la pazienza e il buon senso di chi vive in una realtà limitata dove non funziona il “tutto e subito”.
Siamo pochi, ci conosciamo tutti e anche se la voce nostra non arriva mai tanto lontano, siamo grintosi e capaci di fare, ciascuno a modo suo, come questa maledetta occasione sta dimostrando. Non urliamo forte il nostro dolore, ma vogliamo ricostruire, non solo gli edifici, ma anche i giorni, come erano prima, per continuare ad esprimere la nostra identità in tutte le forme che negli anni abbiamo creato e fatto crescere.
Si perché Petriolo è fatto di pochi abitanti, ma di tante associazioni; in un ambiente piccolo come il nostro, ognuno ricerca la propria personalità nel tentativo di far sentire forte la sua passione grande, condividendola con chi la sente esattamente allo stesso modo, forte, appunto.
Così, proprio per questo desiderio di gridare forte un amore, due anni fa è nata l’associazione culturale LiberaMente, costituita con l’obiettivo di portare a Petriolo la bellezza della lettura, attraverso eventi diversi che tentino ogni volta di catturare l’attenzione di chi con i libri ha poco a che fare e magari, chissà, se ne innamora. Dopo tanto lavoro è stata aperta quindi la Biblioteca Comunale, intitolata a Maria Antonietta Gorbini, la generosa maestra che lasciò a Petriolo tutti i suoi libri, dei quali ci siamo prese cura con una dedizione e un affetto smisurati.
Ma com’è che si dice? Ci si accorge dell’importanza delle cose solo quando si perdono. Beh, questa regola funziona sempre.
In un periodo instabile come quello che stiamo vivendo, sono le piccole cose, che messe insieme, una dopo l’altra, costituiscono la quotidianità, a mancare. Vengono meno certezze, consuetudini alle quali non si faceva caso, si annullano luoghi che abbiamo trovato al nostro arrivo, immobili e vecchi, ma splendenti di un fascino che sembrava non poter finire. Come le chiese, prime fra tutti quella parrocchiale dei Santi Martino e Marco e il Santuario della Madonna della Misericordia, che si guardano, “faccia a faccia”, immobili, da sempre e che noi adesso possiamo guardare alzando gli occhi in su, a debita distanza, ricordandone i colori e le luci chiare degli interni, che presto vorremmo rivedere.
Ognuno ha il suo rifugio, quel posto che “normalmente” c’è: può essere a forma di palcoscenico, di campo da calcio, di negozio, di chiesa, appunto, di casa. E nei nostri giorni normali trovavamo anche la Biblioteca. Era questo: un luogo che c’era, un rifugio silenzioso pronto ad accoglierci, anche quando andavamo altrove, anche quando dimenticavamo le chiavi, c’era. Solo adesso, che questa terra capricciosa ci ha ricordato quanto siamo piccoli, e ci ha messo di fronte a realtà ancora più sofferenti della nostra, che hanno perso, tra i tanti pezzi di quotidianità, i loro rifugi, ci siamo rese conto dell’importanza che quel luogo rivestiva e avrebbe potuto rivestire ora per Petriolo. La nostra Biblioteca è stata messa in stand-by in agosto, per altre ragioni senza tante spiegazioni: i nostri libri sono ancora nascosti dietro pareti bianche, che non lasciano immaginare quanta bellezza ci sia dietro di esse, quante parole, pagine e pensieri che aspettano di essere letti ancora. Eppure solo ora comprendiamo veramente quanto necessarie siano ora le storie, i racconti, le letture ad alta voce, la condivisione di un brano che ci ha fatti emozionare, la tranquillità trasmessa da un libro che ci coinvolge e porta la nostra mente lontano da movimenti indesiderati.
E allora penso che è immenso il potere dei libri, questi oggetti così piccoli eppure così preziosi e penso a Petriolo, questo paese così piccolo eppure così speciale. Perché se una realtà così ristretta, a tratti limitata e per certi versi chiusa ha un pregio grande, è senza dubbio quello di saper accogliere e abbracciare con la sua allegria e la sua voglia di festa, tutti coloro che per caso o per curiosità passano dalle nostre parti. Chi passa a Petriolo, sicuramente ci torna, perché sarà circondata da un paesaggio tra i più belli del Maceratese, con le colline brillanti e sullo sfondo i monti o il mare e incontrerà persone orgogliose della loro terra, fieri di vivere nel “paesello” e contenti che qualcuno si accorga di esso.
In questo periodo, ormai da 10 anni, Petriolo esprime al meglio la sua voglia di festa e di condivisione, con il tradizionale appuntamento de Le Cantinette. Anche se pure questo momento prezioso, almeno per un anno, è stato messo da parte, lo spirito di tutti è sempre quello di credere nella terapia della convivialità, dell’abbraccio, del lavorare insieme, del brindisi e del sorriso!
E visto che c’è chi ha ferite più profonde delle nostre, che c’è chi di pezzi da ritrovare e rimettere insieme ne ha ancora di più, siamo desiderosi di condividere paure e debolezze, trasformandole in emozioni, nel modo che ci viene meglio: tornando alle nostre passioni, dedicandoci ad esse e rendendole ancora più grandi, per arrivare, in qualche modo, a tutti.

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