Mettere a disposizione il blog, per me, è come aprire la porta di casa. Della casa si è gelosi, d’abitudine, ma quando serve ci si rende conto che quella gelosia è insensata. Dunque, porte aperte a oltranza per quello che vorrete scrivere sui luoghi colpiti dal terremoto: quel che volete, appelli, riflessioni, cronache, ricordi. Come questo di Clara Schiavoni.
L’amore che mi lega alle terre marchigiane colpite dal terremoto è profondo e, pur essendo nata a Tolentino, si è irradiato in me a partire dal 2011 quando ho iniziato a viaggiarle in lungo e in largo per visitare cittadine, rocche e castelli guidando su strade quasi solitarie tra le colline boschive con i loro verdi di cui riuscivo a contarne sempre sette.
Lasciato alle spalle Tolentino, direzione Camerino, cominciavo a respirare meglio, una sensazione di benessere mi invadeva, sempre, e tra quelle colline mi sentivo a casa. Il mio era un ritorno e questa sensazione mi meravigliava alquanto mentre vivevo una magia unica.
Arrivata in località Sfercia emozione grande osservare lo sperone roccioso che si proietta verso il cielo ed è la formidabile base su cui svetta Rocca Varano: roccia e rocca inattaccabili, lavoro della natura e dell’uomo, un tutt’uno che si staglia nel cielo, circondato dal verde dei boschi. La forza che l’immagine sprigiona è grande mentre sposti lo sguardo sulle pareti rupestri coperte di cespugli di terebinto, forti lecci e la rosa di san Giovanni e poi i versanti meno ripidi dove il carpine nero dilaga insieme all’ornello, allo scotano e al ginepro.
Ripresa la strada per Camerino, dopo pochi chilometri cominciavo a intravedere la città protetta dalle sue mura e i versi del Betti mi venivano alle labbra”…La si vede quasi con meraviglia, uscendo dai monti, sul cucuzzolo di un colle, eminente, isolato. Un forestiere che salisse tra la nebbia se la troverebbe davanti come un’apparizione…Il suo profilo lontano esprime un destino di signoria…”
Ho soggiornato a Camerino per un lungo periodo percorrendo “le vie strette, molto pulite, talune assai ripide” insieme a Giuseppe de Rosa; visitando Palazzo ducale insieme a Pier Luigi Falaschi, sognando sugli spalti di Rocca Varano dove sono ritornata più volte con Luigi Vannucci che ne è stato, e ne è tuttora, talmente innamorato da essersi costruito la casa, la sua “château varanò″ a pochi metri dalla rocca.
Ho conosciuto persone, diventate poi amiche, che hanno un amore viscerale per la loro terra, che me l’hanno mostrata con i loro occhi innamorati e forse il loro sentimento mi ha inondato come è stato anche a Visso con Valerio Franconi, strada dopo strada, vicolo dopo vicolo fino al mastio sul monte che sovrasta la cittadina.
Come è stato in quasi tutte le località colpite dal terremoto.
Vorrei spazzare via la terribilità dell’oggi e rivedere d’incanto questi luoghi amati come erano.
Il dolore che ci attanaglia è immenso, il cammino per la rinascita sarà lungo, ma le nostre genti ce la faranno!
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