207. STORIE DAI BORGHI: CASTELLUCCIO VUOLE USCIRE DAL GRUPPO (ANZI, DAL PARCO)

Ricordate, vero, il Deltaplano? Ricordate quell’idea di piazzare un bel centro commerciale a Castelluccio di Norcia, che ha fatto drizzare i capelli a non poche persone? Ricordate le discussioni che riguardavano l’appartenenza del paesaggio (di chi è, la meravigliosa piana, dei soli abitanti o di tutti?)? Ricordate gli urbanisti sconcertati da un modello di sviluppo che si affida ai centri commerciali, che si vanno invece affievolendo un po’ ovunque? Ricordate il discorso, recente, sulla ricostruzione che riguarda proprio, in primo luogo, i centri commerciali con l’idea che se non si compra si crepa?
Succede questo, in poche parole. Il Parco dei Sibillini boccia non tanto il progetto del Deltaplano ma un parcheggio per camper e automobili  e gli abitanti di Castelluccio chiedono di uscire dal Parco. Hanno già raccolto le firme.
Su Facebook, il presidente di FederTrek Paolo Piacentini ha parole sagge e dure:
“Quello che sta accadendo a Castelluccio di Norcia con la richiesta da parte della piccola comunità locale di uscire fuori dal Parco è un qualcosa di inaccettabile. Nessuno vuole sottovalutare il momento difficile e drammatico del post sisma ma far ricadere tutti i problemi burocratici sull’essere nel perimetro del Parco è sbagliato e molto pericoloso per il futuro stesso di quel paesaggio unico al mondo. Castelluccio può legare il suo futuro proprio all’esistenza del Parco che garantisce tutela e promozione attraverso una moderna via alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Paesaggi di cosi alto pregio in qualsiasi altra parte del mondo sarebbero inseriti nel Patrimonio UNESCO, non solo in un’area protetta. Rumiz nel nostro viaggio post sisma, ha paragonato Castelluccio ai più grandi e unici paesaggi del continente euro-asiatico.
Si ascoltino fino in fondo le comunità locali ma Castelluccio ed i Sibillini sono patrimonio comune di tutto il Paese. È molto grave il silenzio che accompagna questa richiesta irrazionale e dannosa per le stesse comunità locale se solo si ha il coraggio di guardare con sguardo nuovo al futuro”.
Fra i commenti:
“E’ l’eterna questione tra romanticismo e pragmatismo. Tra ideologia e realtà. Bello il Parco ma più belle le vite delle persone. Bisogna conciliare le due esigenze per azzerare il divario tra agiati contemplatori della Natura e disperati abitanti dei luoghi. Lo deve fare la politica. Non basta la Poesia”.
E io mi chiedo: è davvero romanticismo? E’ davvero poesia? O non sarebbe forse, invece, una forma di pragmatismo che guarda al futuro, anziché a strappare un pezzetto di sopravvivenza al presente?
Ps. Domani il blog non sarà aggiornato: pazientate, ma comincia, a Macerata, il piccolo Festival d’inverno che realizzo con Lucia Tancredi. Ai Giorni della Merla, stavolta, Simona Vinci, Roberto Arduini, Giosuè Calaciura. Siateci.

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