“E’ accaduta una cosa buona. Sta accadendo qualcosa di pericoloso. E’ accaduto che si è esaurita (finalmente!) la possibilità di usare il fascismo come parafulmine, come alibi. Vi dovete accontentare di questa democrazia, perché comunque è meglio del fascismo. No, non ci accontentiamo affatto. Non ci saremmo dovuti accontentare mai. Che il fascismo imponesse la “tessera del pane” ieri non è una buona ragione per accettare la lottizzazione, oggi. Ma si sta saldando un corto circuito perverso: il ricorso al fascismo come bene-rifugio. In fondo ha fatto delle cose buone. In fondo non poteva esser peggio di questa democrazia. Sì che poteva esser peggio. Lo era. Aveva tutti i difetti di questa democrazia, e in più ci toglieva la libertà, ci caricava di ridicole divise, dichiarava guerra al primo venuto, col primo pretesto. Ci si è spesso chiesti, in questi anni, come mai in Italia non ci sia stato un nuovo tentativo di fascismo. Si è risposto: perché l’ abbiamo già avuto, perché siamo vaccinati. Temo che gli effetti della vaccinazione si stiano esaurendo. E che noi andiamo in giro governati da una strana euforia, illudendoci di essere guariti, mentre invece siamo pronti ad ammalarci di nuovo. E’ un brutto segno”.
Così scriveva Beniamino Placido il 27 settembre 1984. Oh, tanto tempo fa, e insieme sembra oggi, ma oggi sarebbe più cupo, un articolo sui segni cattivi, perché quei segni si stanno moltiplicando.
Mentre è in corso la peggior campagna elettorale degli ultimi anni, per esempio, accade che in un albergo della costa marchigiana, dove sono (ancora!) accatastate le persone che hanno perso la casa dopo il terremoto del 2016, qualcuno abbia bussato alla porta di un uomo di 55 anni, non abbia ottenuto risposta, sia entrato e lo abbia trovato semi-svenuto, imbottito di pasticche. Era un tentativo di suicidio, lo hanno salvato.
Altri otto sono riusciti ad ammazzarsi, almeno otto, dall’ottobre 2016 a oggi. Nello scorso ottobre i medici riscontravano che il consumo di benzodiazepine, era aumentato nella sola area di Camerino del 70%.
Depressione, solitudine. E sfruttamento. E’ di questi giorni una nuova denuncia dei lavoratori dei cantieri per le famigerate e tardive casette provvisorie: in tre si sono rivolti alla Cgil per chiedere aiuto, raccontando di “pagamenti in contanti che poi sono stati chiesti indietro, straordinari e festivi non retribuiti, condizioni di vita nel campo base di Pieve Torina non adeguate, buste paga mai avute, contratto collettivo non idoneo al compito svolto, Unilav (il modulo con il quale si comunica al Centro per l’impiego il rapporto di lavoro, ndr) spedito via Whatsapp e solo perché abbiamo chiesto noi di avere un contratto. Abbiamo anche scioperato per protesta. E hanno minacciato di sbatterci fuori dal cantiere”.
Qualcuno, già oggi, prova a cavalcare il dolore, sussurrando che sì, ci vorrebbe l’uomo forte, che, sì, ci vorrebbe qualcuno che metta a posto le cose. In quello stesso articolo, Beniamino Placido coglieva, già allora, quei sussurri:
“Cari amici “uomini forti”: avete fatto il ginnasio, sia pure tanto tempo fa, ed avete dimenticato proprio tutto, anche la differenza che c’ è fra un grande politico e un grande demagogo? Pericle era un grande uomo politico, Cleone un grande demagogo. Chiamate a rapporto i vostri figli che vanno a scuola, e fatevi raccontare un po’ di Tucidide. Mussolini non era uomo da poco, proprio no. Ma non è stato un grande uomo politico. E’ stato un grande demagogo: per nostra sfortuna”.
Ecco, cogliamoli, questi brutti segni. Raccontiamoli. Contrastiamoli, finché siamo in tempo.