Li aspettiamo, i candidati, quando dovranno parlare del terremoto: da una parte e dall’altra e dall’altra ancora. Nell’attesa, Leonardo Animali ha scritto una lettera, a nome di.
Gentile candidata, gentile candidato,
invertendo una prassi consolidata, stavolta la tradizionale lettera elettorale gliela la scrivo prima io. Le anticipo, volendola da subito rassicurare, che non troverà a seguire lamentele e proteste, o la solita “lista della spesa”. E ce ne sarebbero, sapesse, di cose da scrivere.
Ma non è il mio modo di vedere le cose, né tantomeno il mio stile. Ho molta storia alle spalle e, come può immaginare, in diversi millenni, ne ho viste di tutti i colori. Grazie a me, senza voler essere ingeneroso con altri, si è davvero fatta l’Italia.
Immagino che nel prossimo mese potrebbe venire da queste parti; e ciò rappresenterebbe un fatto indubbiamente positivo. Avrà modo di rendersi conto direttamente, se finora non ne ha avuto occasione, di quale davvero sia la realtà.
Negli anni, sono stato ripetutamente al centro dell’attenzione della politica; soprattutto quella parlata e dei convegni. Ma anche di interessi particolari, dei quali la politica spesso si è fatta interprete e complice. Pensava di guidare i processi, di controllare, ma poi ha sempre lasciato fare. Ho pagato un prezzo alto in tante scelte fatte, che meglio definirei subite; riportando ferite che non sono rimarginabili. Sono state tutte, se non generate direttamente, quantomeno legittimate dalla politica. Che pretendeva di conoscere i problemi, di avere le soluzioni migliori per il mio futuro, di decidere cosa fosse giusto fare. E questo atteggiamento sbagliato, persevera ancora oggi e, almeno in questo, mi permetta di suggerirle un netto cambio di passo.
Non sarebbe onesto da parte mia, non riconoscere che talvolta le iniziative prese, fossero anche animate da buone intenzioni. Ma il limite, alla fine, che ne ha sempre decretato la parzialità della riuscita, se non il fallimento, era quello di essere state pensate in stanze troppo lontane da qui, con la conseguenza di una grande superficialità delle scelte individuate. Altre invece, erano espressamente la risposta a bisogni e diritti che non erano i miei, anzi contrastavano fortemente con la mia natura ed identità. Si dichiarava di fare un favore a me, ma in realtà si facevano favori ad altri. E il prezzo di questo, di volta in volta, lo pagavo io.
Adesso, come avrà modo di vedere, sto abbastanza malmesso. La mia situazione, per usare un’espressione cara alla politica, potrebbe definirsi di estrema precarietà. Ciclicamente, c’è stato sempre chi per me, a suo dire, aveva sempre la soluzione efficace, risolutiva. Ma io, ogni volta, vedevo solo il prefigurarsi di un aggravamento della mia condizione.
E ciò perché, nel passato come oggi, venivo sempre estromesso da qualsiasi processo partecipativo e decisionale.
Anche in questi tempi recenti, parlate di me, parlate per me, ma non sapete niente di me.
Penso che, se vogliamo provare per una volta ad essere onesti l’uno con l’altro, dobbiamo avere il coraggio di tirare una riga. Punto e a capo. E ripartire.
Guardando dal basso e non più dall’alto. Da qui, e non da altrove. Dall’io al noi. Se si chinerà un poco, è scomodo e faticoso lo so, e guarderà da terra, vedrà che molte azioni che i politici hanno sempre pensato essere giuste, in realtà non servivano; anzi sono state dannose. O meglio, servivano ad altri, ma non a me.
Lo so, nella campagna elettorale si va di fretta, si corre da un appuntamento all’altro. Toccata e fuga. Qualche stretta di mano, la foto di rito, e via.
Le chiederei invece, di spendere un po’ più del suo tempo se passerà da queste parti; potrebbe arrivare anche ad orari insoliti, rispetto alla ritualità degli incontri elettorali. E quando sarà qui, osservi; anzi, impari a guardare. Lo faccia da fermo o camminando a piedi; dal vetro della macchina molte cose fondamentali le sfuggirebbero. Ascolti. Le anticipo che potrebbe trovarsi di fronte a molte situazioni dolorose, si prepari.
Non faccia promesse, però. Nel tempo, qui si sono promessi già tutto. Non prenda impegni particolari, perché non è detto che lei poi, a prescindere dalla sua volontà, riesca a mantenerli. Come sa meglio di me, poi le questioni, in altre sedi, quando è il momento, non dipendono solo da lei. Ci sono anche gli altri. E, tra questi, anche quelli che intenderanno usare, per i loro interessi, la sua buona volontà.
A me basterebbe una sola cosa, su cui potremmo stringere un patto. Che lei tenga fede, sempre, nella sua auspicabile futura attività di eletto, a due articoli della Costituzione Italiana. L’articolo 3 e l’articolo 9. Se sarà capace di declinare ogni sua azione, proposta, secondo quello che c’è scritto lì, vedrà che ne trarrò vantaggio anche io.
Soprattutto se quegli articoli, rappresenteranno per lei, in ogni momento, il limite sotto il quale, non ci potrà essere nessuna mediazione o compromesso. Se così sarà, sono fiducioso che stavolta potrebbe davvero aprirsi davvero una nuova stagione.
La aspetto nelle prossime settimane. Io resto fermo al mio posto. Potrebbe capitare, come è già capitato molte volte, che io debba muovermi all’improvviso. Ma è per pochissimo tempo. Poi mi riposiziono di nuovo.
Per cui, alla fine se non ci incontreremo, sarà perché le priorità della sua agenda politica, la porteranno ad andare da altre parti e a preferire altri incontri.
In bocca al lupo (io posso dirlo consapevolmente) per la sua campagna elettorale.
Cordialmente, Appennino Italiano.