23. STORIE DAI BORGHI: I PRIMI PASSI DI EPICENTRO, L'APPELLO DI LUCA

Qui si intrecciano un’iniziativa e una storia. L’iniziativa si chiama Epicentro, la trovate per ora su Facebook e nasce intorno a un tavolo di osteria, a novembre, laddove attorno a quel tavolo c’erano Maurizio Serafini, Luciano Monceri, Gabriele Santamarianova, altri amici e la sottoscritta.  Maurizio spiega bene, qui sotto, cosa significhi. Il resto verrà. Poi c’è la storia di Luca, raccontata in una mail, e che dovrebbe essere sempre presente alla memoria comune. E’ quello che si proverà a fare, senza stancarci.
EPICENTRO
Il sisma del 2016 con gli annessi danni strutturali nei comuni del cratere ha in pratica azzerato servizi ed economia di un’ampia area appenninica decretandone il definitivo spopolamento con la conseguente perdita di un patrimonio artistico e culturale di grande valore. Al di là della ricostruzione edile il problema più evidente da risolvere sarà proprio quello di non lasciar morire un’area che potrebbe esser ricostruita e rivitalizzata con progetti culturali che sappiano riattivare un’economia già fragile. Epicentro è il nome dato a questo grande contenitore che, a partire dal 2017, ambisce agli obiettivi nella forma più ecocompatibile e lungimirante. Al progetto hanno aderito le attività imprenditoriali, le associazioni culturali e tutte le amministrazioni comunali dell’area del cratere poste a cavallo dell’area appenninica delle regioni Umbria e Marche. Il territorio in questione comprende: in Umbria – l’area montana che va da Assisi al valico di Colfiorito, la valle di Norcia e Cascia, la Valnerina e l’altopiano di Colfiorito, nelle Marche l’Alta Valle del Chienti fino a Caldarola, l’alta valle del Fiastrone e del Fiastrella fino a Sarnano; l’area montana che da Ascoli Piceno arriva ai confini regionali con l’Abruzzo; l’area dei Parchi Nazionale dei Monti Sibillini e del Gran Sasso-Monti della Laga.
L’area di intervento del progetto si delinea con l’individuazione dei tratti culturali e antropologici di un ampio territorio avente fin dal passato forti elementi in comune come le attività economiche pastorali, agricole e di sfruttamento del bosco, e conseguentemente culturali (artistiche, folkloriche, gastronomiche, religiose) che hanno caratterizzato l’intera area per secoli. Gli indirizzi di sviluppo economico dell’ultimo dopo guerra hanno penalizzato le comunità montane creando una evidente emigrazione delle popolazioni verso le città e i poli industriali. A conseguenza dello spopolamento, e quindi dell’abbattimento dei servizi civili, s’è verificato un quasi totale abbandono delle attività produttive legate alle risorse della montagna e a caduta s’è avviata la fase dell’incuria territoriale. Solo nell’ultimo decennio si stava verificando un’inversione di tendenza. La crisi del modello urbano-metropolitano e industriale stava facendo riemergere il potenziale dell’entroterra, che nel frattempo, complice anche l’abbandono subito che non ha incentivato un’espansione edile e industriale e uno sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, ha mantenuto quasi inalterate le qualità primarie che lo hanno sempre contraddistinto. Ma ora, questo territorio, che si presentava ai nastri di partenza del nuovo millennio all’avanguardia delle nuove esigenze e tendenze di riscoprire il valore degli elementi primari, di soddisfare la nuova e diffusa sete spirituale e sensoriale che solo il silenzio, le acque, l’aria, i paesaggi incontaminati della montagna possono dissetare, deve ripartire da zero. Sono stati pertanto individuati degli eventi culturali e delle attrattive turistiche, con caratteristiche confacenti di sicurezza, già attivi da anni e in grado di continuare la propria attività di incoming. Sono eventi qui di seguito brevemente descritti e che andranno a formare l’ossatura del progetto/contenitore EPICENTRO. A completamento e copertura per l’intero anno solare si attiveranno inoltre ex novo le iniziative culturali (artistiche, letterarie, teatrali, musicali, didattiche) distribuite nei vari centri del terremoto e realizzate in collaborazione con le amministrazioni comunali e le rispettive pro loco e associazioni. Al progetto hanno già aderito artisti, letterati e docenti di fama nazionale pronti ad intervenire al momento dell’attivazione.
Le attrattive culturali intendono incentivare e promuovere la nuova vocazione turistica mondiale dedita alla riscoperta di località minori con forte approccio antropologico-culturale e meglio conservate dal punto di vista ambientale. L’area in questione aveva tutte le caratteristiche per soddisfare tale richiesta: dall’incredibile sviluppo della sentieristica per il nuovo popolo dei trekkers e dei pellegrini, dei bikers e dei cavallari ai luoghi sacri (eremi, pievi, santuari, chiese) che gli eremiti e i padri fondatori della spiritualità mondiale hanno costruito nelle loro peregrinazioni, dalla reperibilità di materie prime (funghi, tartufi, castagne, distillati, ecc.) alla loro elaborazione secondo crismi immutati da secoli, da vestigia storiche millenarie ad attività culturali e sportive di grande attrazione per le nuove generazioni. Senza dimenticare, specie in momenti di crisi economica come questa che stiamo attraversando, l’eccezionale rapporto qualità/prezzo che il territorio ha ancora conservato.
LUCA, MENTRE ASCOLTA LA RADIO
Ti ascoltavo mentre mi recavo a Fiastra presso la casetta di famiglia che abbiamo lassù e che è diventata una sorta di seconda residenza;  Visso, Ussita e Frontignano sono località che da una vita ho frequentato per svago e per il piacere di andare in montagna; Roccamaia è uno degli Agriturismi in cui amo recarmi a mangiare insieme agli amici… forse proprio per questi intensi legami ho potuto apprezzare anche da un punto di vista emotivo il lavoro che avete fatto.
Mi permetto però di chiederti/chiedervi un ulteriore sforzo: cosa ne diresti di affrontare in un’altra trasmissione i danni psicologici che il terremoto ha creato nell’intera popolazione colpita? Ovviamente nei modi e nei tempi che tu e la Redazione di Fahrenheit riterrete più opportuni. In questo senso, anche la benemerita iniziativa inventata da Francesca e Silvia -Futuro Infinito- ha molto da dire sotto questo particolare profilo!
Da quando sono fuggito col mio compagno la notte del 24 Agosto subito dopo la tremenda scossa con epicentro Accumoli, non sono più riuscito a restare in casa mia dall’imbrunire in poi. E come me tante altre persone che, sfruttando parentele o la conoscenza di amici lungo la costa o altrove, tengono con sé il proprio bagaglio sempre carico, pronte a sfollare prima che sprofondi la notte. Ricompariamo la mattina dopo, cercando di mostrare una parvenza di normalità. Gli incubi, il terrore che ti prendono appena senti un qualsiasi rumore cupo o un qualsiasi movimento, il panico che scatta quando invece nuove scosse si producono e ti sorprendono magari proprio nella casa già piena di crepe e filature (che poi si infittiscono e si allargano inesorabilmente), le poche ore di sonno e l’ansiolitico che porti sempre con te, magari per contrastare crisi di panico che potrebbero assalirti quando meno te la aspetti… ecco, di tutto questo mi piacerebbe che tu parlassi.
Tornando da Fiastra, ieri sono passato per la prima volta dopo il 26 Ottobre per Fiordimonte e Pievebovigliana: è indescrivibile la sensazione che si ha quando vedi piombare nel buio interi abitati prima pullulanti di vita; ancor più male fanno le case abbandonate, illuminate da lampioni esterni giallognoli, inesorabilmente buie all’interno perché implose e quindi deserte… Il silenzio, i rari animali domestici che vagano spaesati (sì, mai termine fu più azzeccato di questo!), le transenne e i nastri biancorossi che impediscono l’accesso vicino ad abitazioni pericolanti anche se apparentemente intatte: tutto restituisce plasticamente l’angoscia interiore di chi ha subìto il trauma da terremoto traducendo il dramma personale che in silenzio ognuno di noi porta con sé insieme all’estrema stanchezza che finisce col trasparire sul volto e a pesare sulle palpebre di molti di noi nel bel mezzo della giornata.
Persino la sessualità risente del sisma: la tensione e la mancanza di un proprio “nido” dove praticarla, segnano anche questo aspetto delle nostre vite, bloccandolo.
Pensi che si possa dar voce a questo disagio e a chi tenta di alleviarlo? Io sto parlando del mio piccolo esempio di persona adulta: che ne è poi delle bambine e dei bambini rimasti traumatizzati? Come vivono la loro paura e come potranno sbarazzarsene? Ci sono favole che raccontano il terremoto e lo esorcizzano?
Ti segnalo che un gruppo di psicologi volontari maceratesi ha deciso di dare una prima assistenza psicologica a chi è colpito dalle conseguenze del terremoto: rispondono al numero 335.1590156, un’altra delle belle iniziative di solidarietà concreta che si sono mosse sul territorio per venire incontro a esigenze concrete.
Non so quando riuscirò a tornare a dormire a casa mia: so solo che proprio mentre ti scrivo s’è fatto buio, i brividi corrono inesorabili lungo la schiena, la mente ripropone i vari scuotimenti che mi hanno segnato, gli ultimi dei quali proprio oggi a mezzogiorno, e soprattutto ieri pomeriggio alle cinque e un quarto… ecco, di questo mostro è difficile liberarsi o almeno scendere a patti. E non oso immaginare cosa provi chi ha perduto tutto o chi non ha altra scelta che stare nella propria casa agibile ma segnata dagli effetti delle scosse e magari circondata dal silenzio di chi se ne è fuggito verso lidi più sicuri…
Forse una delle cose di cui molte e molti di noi hanno urgente bisogno è proprio un bel sonno lungo, indisturbato, sereno. Roba di lusso, qui, nel “cratere”.

Un pensiero su “23. STORIE DAI BORGHI: I PRIMI PASSI DI EPICENTRO, L'APPELLO DI LUCA

  1. La settimana scorsa ero a Camerino, zona rossa,eravamo un gruppo di restauratori con il compito di vuotare una chiesa dove erano conservati strumenti musicali antichi. La chiesa di San Francesco doveva diventare un museo della musica, adesso giace pericolante e svuotata nel centro di una città svuotata e pericolante. Ma non voglio esprimere un messaggio di sconforto, anzi, vorrei raccontarvi quello che si prova a camminare per le strade di una città senza abitanti, senza rumori, senza macchine. Si prova una calma profonda come quando si finisce un respiro, prima di cominciarne uno nuovo. Forse è in questi silenzi di sospensione che si può ritrovare l’equilibrio perso e fare pace con la paura che ci tormenta.

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