47. STORIE DAI BORGHI. NON TROVARE PAROLE.

Non so da dove cominciare. Dal video che mostra Taverne sommersa di neve? Dalle centinaia di storie di persone senza luce, telefono, riscaldamento? Dagli animali morenti per il gelo? Da chi dice, ancora, colpa vostra dovevate andarvene? Da chi zittisce chi sostiene che non si criticano certo le straordinarie persone che da mesi cercano di aiutare come possono, ma i gelidi vertici di una macchina mal gestita, o gestita come se fosse un gioco da tavolo (via tutti, prendiamoci tempo)? Dall’orrore della Storia Grande, quella dell’Hotel Rigopiano, che ci inchioda inevitabilmente con il corredo di narrazioni che pure esigiamo?
Stavolta non so. Linko qui l’intervista a Mario Di Vito, che fotografa molto bene la situazione. Linko il sito di Terremotocentroitalia dove si incrociano esigenze e offerte.
Ci sarebbero decine e decine di micronotizie. Le trovate sui giornali locali: qui, per esempio. Oggi sono a corto di parole, in verità. Mi vengono in mente solo quelle di Gandalf: “è ora che gli amici si riuniscano per difendersi contro la distruzione” (SdA, libro III, cap. VI).
Credo che ne siamo capaci. Voglio, almeno, crederlo ancora.  Lascio, di nuovo, la parola a Franco Arminio.
Canto per l’Appennino
Ho una spina di dolore
lunga quanto l’Appennino.
Il cielo vomita neve
e gli uomini bugie.
Penso a chi è morto con la neve in bocca
e a questo mio cuore
con la punta storta,
questo mio cuore che oggi
ha urlato tutto il giorno
per l’Appennino.
Fate presto
dissero una volta
sul giornale,
io adesso dico:
mettete per una volta la testa nelle stalle,
restate vicino al fuoco con una vecchia
a capo chino,
camminate nelle vie più alte
dove le case sono chiuse.
Passerà la neve
e passerà il terremoto,
ma noi resteremo al nostro posto,
alberi, fontane, strade abbandonate,
cielo di stelle e di poiane.

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