77. STORIE DAI BORGHI. LAURA, FAST, FURIOUS (E UNA NOTA SUI PONTI CHE CROLLANO)

Crollano ponti, nelle Marche. Solo una nota su Delabech, azienda concessionaria dei lavori, anzi sul suo amministratore unico, Riccardo Bernabò Silorata, che, guarda guarda, è anche direttore di Impresa Spa. Per chi vuole ricordare Impresa Spa era coinvolta nei lavori della Quadrilatero, ma era anche quella che si è aggiudicata la realizzazione della seconda linea della tramvia di Firenze, finendo nei guai anche là, è quella che si è aggiudicata i pezzetti della  Btp. E’ quella dell’imprenditore napoletano Raffaele Raiola, specializzata nella realizzazione di grandi opere, e da tempo in crisi di liquidità e infine finita così.
Ripeto, solo una nota aggiuntiva. La parola va a Laura, e a tutti i motivi che adduce per essere furious, più che Fast.

FAST (and furious)
di Laura Capezzuoli
Se penso al termine FAST, la prima associazione mentale che faccio è con il significato “veloce” del termine inglese. L’acronimo, invece, significa Fabbricati per l’Agibilità Sintetica post-Terremoto e di “veloce” ha veramente poco, dopo sei mesi di attesa.
Per la prima volta vado a S. Martino controvoglia: convocazione per la scheda FAST per una casa che già tre squadre di Vigili del Fuoco e i nostri stessi occhi hanno giudicato forse da demolire. Fin da piccola ciò che appariva inutile mi vedeva contrariata, figuriamoci adesso, convinta come sono che questa FAST venga fatta soltanto perché mancano le indicazioni relative alle procedure da seguire per la ricostruzione pesante. “Intanto facciamola, poi si vedrà” immagino abbiano pensato gli amministratori locali della cosa pubblica, in buona fede. Facciamola: 440 km tra andata e ritorno, un giorno di ferie, figlio da collocare all’uscita da scuola, per non parlare del coinvolgimento emotivo, che avremmo, volentieri, evitato.
Nella desolazione che regna da mesi sovrana e intatta, ci accoglie un bel cinghiale che corre accanto a noi tra gli alberi del bosco lungo la strada provinciale, a pochi metri da quello che era l’abitato.
Arriva la squadra composta da due architetti, uno di mezza età, un po’ svagato, e una giovane: temevano fossero in ritardo, come era capitato a noi con un’altra squadra, in una frazione diversa (2 ore e mezza perché mancava l’auto di servizio regionale da usare obbligatoriamente) e lì, due giorni prima, ad una nostra amica (quasi 5 ore!). Invece, sono puntuali. In compenso, una volta davanti al fabbricato, non riescono a riconoscerlo sulla mappa catastale. Fortunatamente, mio marito sa interpretare piantine e disegni tecnici e, cambiando l’orientamento del foglio, illustra i diversi punti di riferimento. Penso “Se ci fosse stata soltanto una come me, che non sa leggere nemmeno le carte stradali, come sarebbe finita? Cominciamo bene! Sarà colpa della mappa catastale vecchia?”. Il fabbricato è, a grandi linee, un parallelepipedo, leggermente articolato, una parte del quale, fino all’arco, appartiene ad un proprietario e tutto il resto, dall’arco in poi, annesso compreso, ad altri due. Lo spieghiamo, diamo i nomi dei proprietari e, da quel momento in poi, l’architetta giovane, ad ogni progresso del sopralluogo, chiedeva: “A chi appartiene?”. Dieci volte. Sempre lei, considerando l’annesso di 2 piani, esaminato da fuori girandoci, in parte, intorno, dice che la superficie totale (da segnare sulla scheda) è di 20 m2 . Ora, io che da sempre, non so stimare le quantità, rispondo che non è possibile, che un piano sarà almeno 40/50 m2. Ci vengono in aiuto i nostri dati catastali: 88 m2. Io sarò mal disposta, oggi, loro sono volontari, però, un po’ di competenza non guasterebbe.
Una volta finito (non più di mezz’ora), giriamo un po’ nella zona per acquistare alcuni prodotti locali, così come facciamo sempre, ogni volta che veniamo, per sostenere l’economia locale, anche se, da qualche tempo, ci sembra di essere i protagonisti del famoso detto del mare raccolto con l’altrettanto famoso mestolo bucato. Bar della Maddalena (nella casa di legno che i proprietari si sono fatti costruire a loro spese), con pochi clienti e proprietari tristi e sfiduciati. Nella vicina zona industriale, il salumificio che continua le attività di vendita all’interno del laboratorio e, a poca distanza, l’acquartieramento di molti mezzi militari, anche di grandi dimensioni. Fermi. Serviranno sicuramente, ma, pur leggendo, informandomi, partecipando a diversi gruppi di discussione on line sul terremoto, non riesco ad immaginare a cosa e, parlandone con un abitante locale (di passaggio?), la risposta che ricevo mi dà la misura degli stati d’animo: ”Beh, aspetteranno la prossima scossa forte, così saranno pronti!”. Oltretutto, durante i nostri giri successivi, in comuni vicini, non abbiamo mai incontrato nessun mezzo “pubblico”: Vigili del Fuoco, Esercito, Carabinieri, Polizia, Protezione Civile. Nessuno. Il senso di abbandono è tangibile.
Pelletteria, sempre nelle vicinanze: ci sono rimasta diverse decine di minuti per scegliere alcuni regali e non è entrato nessuno. Hanno ripreso, da pochissimo, a produrre di nuovo in un laboratorio di fortuna, rimediato in qualche modo dopo che è stato negato il prefabbricato promesso da mesi. Sono scoraggiati dall’immobilità che vedono attorno a loro e “All’inizio abbiamo reagito con la volontà di resistere, ma, passando il tempo, è sempre più difficile. Non vogliamo andare via, abbiamo anche ricominciato la produzione da poco, però, se continua così ……”
Torniamo a casa, con un misto di rabbia e tristezza e la convinzione che tutti noi e questo territorio meriteremmo un trattamento migliore.

2 pensieri su “77. STORIE DAI BORGHI. LAURA, FAST, FURIOUS (E UNA NOTA SUI PONTI CHE CROLLANO)

  1. Laura invidio un po’ la tua rabbia segno che credi ancora che con la tenacia, l’indignazione, la lotta si può smuovere qualcosa, io sin da subito ho vestito la tonaca della rassegnazione; in questi mesi ho effettuato diverse raccolte di denaro per sostenere, con mangimi ed alimenti vari, alcuni allevatori ma ora che mi chiedono una stalla, e un container per la trasformazione del latte dopo che il laboratorio è divenuto inagibile non sono più in grado di aiutarli, ciò che ho fatto è frutto della generosità del singolo ma per opere più impegnative ci vuole il sostegno delle istituzioni: sto chiedendo a tutti, solo porte chiuse la risposta, non si può, non si deve, non è possibile, ma intanto i vitelli appena nati finiscono sbranati dai lupi e il latte delle capre buttato….quanto alla Fast non aggiungo altro, hai fatto un’analisi puntuale e precisa che non necessita di ulteriori commenti!!! Saluti a Marco e Matteo, ciao Gabriella

  2. Cara Gabriella, parte della rabbia di questi giorni deriva proprio dal rendermi conto che sta avvenendo esattamente ciò che, all’inizio, non ho voluto credere. Non ho voluto credere a chi diceva che non c’erano soldi per la ricostruzione, che lo Stato non era in grado di fare fronte alla situazione in modo adatto. A maggior ragione la proverai anche tu, che ti sei impegnata direttamente per migliorare una situazione insostenibile, e ora ti scontri con i “no” dello Stato. Credo anche, però, nel valore della parola, della denuncia, senza le quali nessuno saprebbe niente di ciò che accade e la rabbia resterebbe fine a sé stessa. É l’unica arma che ho e cerco di usarla come posso per non darla vinta a chi non sta facendo il proprio dovere. Bacioni a te e a tutti voi. Forse ci vedremo il 23 …..

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