817 GIORNI DOPO

Due anni e mezzo, un terzo inverno in arrivo, 817 giorni dopo. A essere Phileas Fogg, c’era il tempo di fare dieci volte il giro del mondo. A essere Napoleone, si rivivrebbe otto volte il ritorno a Parigi e l’esilio a Sant’Elena. A essere Ippolito Nievo, si prolungherebbe per quasi tre volte la partecipazione alla spedizione dei Mille. A essere un terremotato, si conterebbero 92.000 scosse e, come ricordava ieri il Corriere della Sera, la riparazione dello 0,5 % delle case distrutte:
“La popolazione nei 138 comuni del cratere, dove già vivevano in prevalenza anziani, diminuisce rapidamente, e se ne vanno anche gli immigrati regolari. Al 14 novembre scorso la Protezione civile contava ancora 47.403 persone fuori casa. Gli sfollati che ricevono il Contributo di autonoma sistemazione, una cifra variabile da 200 a 800 euro a seconda del nucleo familiare, sono 37.755. Altri 1.686 sfollati sono ancora ospitati nelle strutture alberghiere della costa abruzzese e marchigiana, mentre 7.962 persone vivono nelle 1.800 Sae, le Soluzioni abitative di emergenza, allestite nel corso di questi due anni (alcune delle quali sono già ammuffite)-
Da agosto del 2016, nelle quattro regioni, sono state effettuate ben 220 mila verifiche dai tecnici della Protezione civile e dei Comuni. Le abitazioni risultate inagibili, alla fine, sono 77 mila, 43 mila solo nelle Marche, la regione più colpita, la maggior parte delle quali con danni pesanti. Nonostante la prima ordinanza per la ricostruzione delle case con i fondi pubblici sia stata emanata pochi mesi dopo il sisma, i cantieri sono praticamente fermi. Nelle quattro regioni, secondo la relazione presentata a ottobre al Parlamento dal commissario uscente, Paola De Micheli, sono state presentate agli Uffici speciali della ricostruzione circa 7.500 domande di contributo, il 10% di quelle attese. Gran parte di queste pratiche è in attesa di essere esaminata o in istruttoria. Le domande approvate in questi due anni sono appena 1.400, comprese quelle per la delocalizzazione delle attività produttive. Per quanto riguarda le case, i cantieri aperti oggi sono circa 800, l’1%, mentre quelle già riparate sono appena 350, lo 0,5% del totale”.
Una questione di soldi?
“l plafond dei fondi per la ricostruzione privata, gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, stanziato dalla Legge di Bilancio del 2017, è di 13 miliardi di euro. Di questa somma, ad oggi, sono stati impegnati appena 293 milioni di euro. Non va meglio nella ricostruzione pubblica. Per il triennio 2017-2019 c’erano a disposizione 1,9 miliardi di euro, ma una parte di questa somma deve ancora essere spesa. Ci sono ritardi anche nel piano straordinario di ricostruzione ex novo delle scuole più danneggiate nel cratere. A San Ginesio, per esempio, la ricostruzione del polo scolastico, tra i primi a essere finanziata e addirittura avviata con la posa della prima pietra, si è bloccata perché, dopo due anni, è saltato fuori un vincolo storico artistico apparentemente insuperabile. Tra ricostruzione pubblica e privata, dunque, ci sono 15 miliardi di euro di fondi pubblici a disposizione, anche se finora ne sono stati spesi appena un paio. Ciò nonostante, le risorse nel cratere arrivano col contagocce. Il pagamento del Cas, ad esempio, è in arretrato da agosto. Molti comuni non rendicontano i fondi e a Roma hanno chiuso il rubinetto, riaprendolo solo parzialmente poche settimane fa.”
Intanto le persone se ne vanno, né potrebbe essere altrimenti. Qui potete guardare e ascoltare l’intervento di Nico Bazzoli (Ricercatore sociologia del territorio – DESP Università di urbino Carlo Bo) a DUE, organizzato da Terre in Moto Marche, che si conclude così:
“Lo spopolamento è ancora difficile da definire quantitativamente, con numeri precisi che riescano a fotografare la dimensione puntuale del fenomeno. Allo stato attuale, tuttavia, sulla scorta dei dati esposti in questa sede, degli articoli di stampa locale sulla contrazione degli studenti nelle scuole  e delle numerose voci che emergono dai territori, sembra plausibile cominciare ad affermare che vi sia un flusso in uscita dalle aree più interne e colpite del cratere, specie nel maceratese, dove nel giro di qualche anno la migrazione verso la costa comincerà ad essere più evidente, affievolendo sempre di più la quota di residenti nelle aree vallive e montane dell’entroterra”.
Nell’immagine, dettaglio di una delle casette provvisorie, montate, in ritardo, nel corso degli ottocento e passa giorni.

2 pensieri su “817 GIORNI DOPO

  1. Nella mia ignoranza in fatto di stanziamenti, mi vien da pensare che coi soldi congelati (quindi già esistenti, ma non utilizzati) in Italia ci faresti 4 o 5 manovre finanziarie.

  2. I soldi. Ho cercato di tenere traccia dei tanti arrivati per fronteggiare i danni del terremoto in Emilia dei 2012 ma mi sono persa fra dati diversi, spiegazioni diverse e regolamenti astrusi e incoerenti. I denari donati a mezzo numero solidale, erano rimasti al Mondei dei Paschi di Siena che li avrebbe messi a disposizione a chiusura del numero solidale (riaperto più volte), della composizione del comitato, dell’arrivo dei progetti….
    Stupisce il prestito alle aziende che viene concesso in queste dolorose situazioni. Sono soldi donati gratuitamente dai cittadini e quando chi li ha ricevuti li ripaga chi li incamera? In che mani finiscono? Ho chiesto più volte senza alcun riscontro.
    GRAZIE per questo reportage, così come per tutti quelli che da due anni mi tengono informata.

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