Nella casella di posta di Fahrenheit trovo questa mail. La leggo, la accolgo, la pubblico. Dite voi.
Al Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016, Vasco Errani
Salve,
sono ancora l’arch. Stefano Leonangeli, di Tolentino, area del cratere del sisma 2016.
Io venerdì pomeriggio, 24 marzo, al teatro dello Spirito Santo a Tolentino c’ero.
Ne L’arte della guerra di Sun Tzu c’è scritto che la prima regola del generale che vuole vincere la battaglia è conoscere il territorio dove questa si svolgerà. Ecco, lei e tutta la gran macchina al seguito, ha mostrato di non conoscere il territorio dentro il quale ci siamo noi con le case sbudellate e la realtà quotidiana a catafascio, e questo lo deduco dalle ordinanze, dalle norme, da tutto l’armamentario messo su per la ricostruzione (armamentario che mi pare cerchi disperatamente di arginare la corruzione, le infiltrazioni mafiose, lo scialacquio di soldi come è costume nell’Italietta nostra: un chiaro e onesto tentativo di fermare il mare con le mani).
Però mi altero quando sento dire ‘consegnate i progetti’, come ho sentito dall’ingegner Spuri, dalla vicepresidente della Regione Casini, da tutti quelli che stanno dall’altra parte della scrivania insomma: ma quali progetti, se le norme sono ancora in corsa e quelle vecchie hanno creato confusione – a chi le ha lette, ovviamente – con scadenze ‘indicative’ (ma allora a che servono?), con mirabolanti ‘piattaforme elettroniche’ – il MUDE – per la consegna dei progetti, che però ancora non esistono, con gli istituti di credito che vagano nel limbo, con una informazione sulle procedure che va a braccetto con i discorsi da bar su donne e motori.
Io, con casa a rischio crollo e studio inagibile, le ho lette le normative, profugo, sopra un tavolo da cucina, alcuni giorni, per capirci qualche cosa, nella seconda metà di dicembre, ed allora sono sceso sul sentiero di guerra, considerando quello che sentivo in giro e l’andazzo generale appunto da chiacchiera da bar.
Ecco, la gente dell’altra sera, nel teatro. era divisibile sommariamente in due grandi blocchi: i tecnici e tutti gli altri. E tra i tecnici, gli amici, e gli amici degli amici, quelli con gli occhi che gli facevano lippi lappi, poiché per i prossimi decenni ci sarà da sguazzare nelle opere pubbliche (oltre 200 milioni l’anno per vent’anni da l’8 per mille per i beni culturali, oltre 240 milioni per opere infrastrutturali, più tutta la provvidenza che viene dalla Protezione Civile), e poi i tecnici che hanno letto a pezzi la normativa ma sono a buon punto col sentito dire, con il buttare l’orecchio, un po’ qua ed un po’ là, e ancora i tecnici che stanno passando con la rete a strascico a rastrellare incarichi su incarichi, tanto poi prestanome, grandi studi forestieri, insomma, una via di fuga la si trova e si mette la panza all’aria.
Ma tutto il resto della gente che stava lì l’ha vista? Gente anziana, di una certa età: la stragrande maggioranza dei danni relativi alle abitazioni si sono avute negli edifici costruiti prima della Normativa Antisismica, e quindi grosso modo dagli anni ’50 ai ’70, oltre ovviamente quelli risalenti all’età storica. E quindi proprietari anziani, anzi decisamente vecchi: e perciò – e qui comincio con le domande – come cavolo fate ad applicare il credito di imposta ad un pensionato ultrasettantenne? Mi spieghi e spieghi realmente come funziona.
Il presidente Ceriscioli, finalmente, ha accennato venerdì, appunto, al credito di imposta, ma poco dopo un intervenuto ha rimesso in circolo che questo è “il credito di imposta delle banche”, e la favola ricomincia (oppure io non so più leggere l’italiano: mi hanno preso a mattonate per due mesi su questa storia, colleghi, funzionari, gente ‘informata’, politici). Pertanto faccio un riassunto spiegato al popolo, e se sbaglio mi correggerete – absit iniuria verbis – spero, anche se sono sicuro di no.
In italiano, nella legge legge 229 del 2016 e nelle ordinanze e nel resto del materiale che ho reperito, c’è scritto quello che segue, poiché per me le leggi non si interpretano per gli amici e si applicano alla lettera per i nemici, come invece è costume nostrale.
La ricostruzione avviene esclusivamente con un finanziamento agevolato (e non rimborsi, contributi o altre amenità). Pertanto io che ho casa rotta presento il progetto di riparazione o ricostruzione, sulla base dei parametri finanziari (stiamo aspettando il nuovo decreto per conoscerli) mi valutate il progetto (cioè l’Ufficio Ricostruzione lo valuta) ed accordate il finanziamento in base alla cifra minore che esce fuori tra i vostri parametri e la spesa del mio progetto. Questo finanziamento sarà ‘restituito’ tramite un mio credito di imposta sulla base della mia capacità fiscale, su quante tasse pago ed in base al lavoro che ho. Le banche dovrebbero gestire unicamente l’aspetto finanziario (conti correnti vincolati, pagamenti, gestione del credito d’imposta del richiedente, nella normativa chiamato Beneficiario, con l’Agenzia delle Entrate, ecc), il Ministero delle finanze e dell’economia stabilisce il ‘plafond’ di finanziamento anno per anno, cioè stabilisce quante tasse non riscuote e dilaziona il pagamento, cioè la restituzione delle stesse, nell’arco di un paio di decenni, lira più, lira meno, e questo mi determina la durata della ricostruzione, le scantafavole sono escluse.
Prima domanda (dove si dimostra la non conoscenza del territorio): la maggioranza dei richiedenti sarà, come deriva dalla serata di cui sopra, molto in là con gli anni, pensionati, con proprietà spesso spezzettate, parenti emigrati ed altre realtà: come cavolo fate realmente a prevedere il credito di imposta (massimo venticinquennale) e quindi stabilire un finanziamento agevolato?. Lei Errani l’altra sera ha ribadito che c’è la garanzia dello stato, anzi testuale parola la “controgaranzia” dello stato, ma che significa? Realmente che succede? Il credito di imposta passa agli eredi fino alla fine dei cinque lustri, oppure che cosa succede realmente, visto che poi nel Decreto del Ministero dell’Economia del 10 novembre, di ardua lettura, trovo scritto all’art 2, comma 4, “La garanzia dello Stato opera automaticamente in caso di inadempimento nei confronti dei soggetti autorizzati all’esercizio del credito” e che all’art 3, comma 1 “entro sei mesi dal decorso infruttuoso dei termini previsti nei relativi contratti di finanziamento per l’adempimento relativo al rimborso ovvero, nei casi di cui all’art. 2, comma 4, secondo periodo del presente decreto, entro sei mesi dalla data di pubblicazione della sentenza che dichiara l’inefficacia dei pagamenti”? Ribadisco: come funziona realmente tutto questo meccanismo? Perché poi trovo scritto nella Convenzione Cassa Depositi e Prestiti-Associazione Bancaria Italiana del 18-11-2016, all’art. 5, comma 5. 3 (pag 8 della Convenzione) “I Beneficiari che intendano accedere ai Finanziamenti Beneficiario dovranno essere ritenuti idonei ad ottenere tali Finanziamenti Beneficiario all’esito delle Istruttorie.”, che vuol dire ‘idonei’?
Seconda domanda (dove ancora si dimostra la vostra dubbia conoscenza del territorio): le imprese costruttrici locali che vogliono sicuramente fare il loro mestiere nella ricostruzione, tranne qualche rara eccezione sono piccole, con poche provviste finanziarie. Qualcuno di voi si è premurato di avvisarli del meccanismo chiarissimamente esplicitato sempre nella stessa Convenzione, allo stesso art 5, comma 5.5 “In ciascun Contratto di Finanziamento Beneficiario verrà specificato che l’operazione è stata realizzata utilizzando la provvista messa a disposizione da CDP e ciascuna Erogazione Beneficiario sarà subordinata al ricevimento da parte della Banca della provvista corrispondente da parte di CDP. Pertanto, ove anche le Istruttorie e le Istruttorie Banca fossero state completate con esito positivo, nel caso in cui il Plafond fosse esaurito o il Limite Annuale fosse stato superato, la Erogazione Beneficiario richiesta non potrà avere luogo, senza alcuna responsabilità a carico della relativa Banca e/o di CDP. Resta inteso che, nei casi di utilizzi complessivi che comportino l’approssimarsi all’esaurimento del Plafond ovvero del Limite Annuale, CDP informerà tempestivamente le Autorità competenti, per l’adozione di ogni utile provvedimento.” In soldoni significa che le imprese rischieranno di trovarsi ad anticipare una gran quantità di denaro (paga forniture, operai, IVA, ecc.) e ad incassare magari dopo sei mesi dal primo stato di avanzamento lavori (che ancora oggi, se non sbaglio, prevede la realizzazione del 50% dell’importo dei lavori), perché il ‘plafond’, cioè i soldi previsti dal Ministero, è esaurito per quell’anno, e quindi che faccio, fallisco?
Ecco nel depliant che Ceriscioli mostrava scriveteci questo, a caratteri cubitali, precisi, con casi concreti, altrimenti con gli slogans che ho sentito, ‘trasparenza, partecipazione, collaborazione’ potete, possiamo farci la birra.
Aggiungo un post scriptum non secondario: ho sentito un belame continuo sul bel modello di gestione del terremoto del 1997 nella nostra regione, tant’è che si parla di Modello Marchigiano. Io in quel terremoto non ho fatto nessuna pratica: ho invece fatto una settimana di volontario su a Taverne di Serravalle a distribuire abbigliamento e svuotare container, ho fatto i sopralluoghi volontari per il rilevamento danni alle abitazioni al comune di Fiastra, ho pure fatto i primi rilevamenti dei danni dei beni vincolati assieme al collega Mazzuferi su disperata richiesta dell’architetto Massimo Fiori della Sopraintendenza (poi mi hanno raccontato che è arrivata la Maria Luisa Polichetti e le sue truppe cammellate ed ha mandato tutto a puttane, compresi i nostri primi sopralluoghi). In quel terremoto mi sono ritrovato a fare da camera caritatis di alcune imprese, tecnici, committenti, su tangenti e concussioni da parte di funzionari pubblici, lavori inutili o malfatti, lavori non fatti ma pagati con allegra e compiacente spartizione tra tecnico-committente-impresa, e chi ci si è rifatto il bagno nuovo, chi ci ha sistemato la casa al mare. Certo, la mia è stata una conoscenza di seconda mano, testimone di testimone, piccola e parziale: però mi sono fatto l’idea che, al contrario di quanto ho sentito decantare il 17 marzo scorso a Belforte del Chienti sul sisma di Colfiorito (“… non si sono registrati casi negativi…”) i controlli non ci sono per niente stati, se no di casi negativi se ne sarebbero trovati, e temo forse tanti, con gli stessi attori che oggi ho visto e vedo ronzare come mosconi attorno ad assessori, presidenti, sottopanza, deputati, commissari e caporali varii, che subito dopo le prime scosse di agosto hanno ‘rdato su come li gnocchi, come si dice tra noi, di queste terre. Per cui propongo di applicare il Modello Marchigiano del 97 per la ricostruzione quando tutti i soldi rubati, sprecati, mal utilizzati da tecnici, committenti, imprese, funzionari pubblici, saranno restituiti: allora ne possiamo parlare.
Come ho già fatto a dicembre invio questa mia ad un sacco di persone ed organi di stampa, sperando che qualcuno si degni di rispondere: intanto sono sul sentiero di guerra (con Mangas Coloradas, Cochise, Nanchez, pure Geronimo, ha detto che viene, e lui è uno serio, sta zitto e mena, senza dare preavviso).
Di primavera e un giorno per volta
Arch Stefano Leonangeli
Tolentino, territorio del cratere
Condivido tutto
mi associo condivido pienamente le parole dell’amico Stefano!
Gent. Architetto se lei è di Tolentino, forse il cognome Ciappi le ricorderà qualcuno…
La nostra casa,a Belforte, esistente dal ‘700, ereditata da mio padre dalla fam. Valentini è collegata alle mura del paese e contiene un’iscrizione storica del tempo di Napoleone. Ora è disastrata e leggendo tutto quello che si dice dei finanziamenti e dopo aver visto cosa è successo nel 97 la speranza di rientrarci ancora è quasi nulla… io sono la più giovane dei tre proprietari..ho 74 anni