#ALTROCHEAMAZON: ORGOGLIO, PREGIUDIZIO, POTERI

Non si tratta di una guerra. Sì, lo so, è stato detto infinite volte, ma è bene ripeterlo. Ripetiamolo insieme, anzi: le librerie non sono quei luoghi ammuffiti dove entrano gli odiati intellettuali in maglioncino di cachemire, questa è l’immagine muffita e convenzionale che vi è rimasta appiccicata addosso, e non corrisponde alla realtà, così come non corrisponde alla realtà l’immagine delle femministe che vi forniscono certi articoletti brillanti di cronaca bianca. Di contro, Amazon non è il posto al servizio del lettore dove con un clic si trova e si riceve tutto quel che si desidera: perché è molto più facile che riceviate quello che siete indotti a desiderare.
Ripetiamo anche quest’altro concetto, prima che qualche blogger dall’urticante penna faccia un post satirico su quanto sono maleducati i librai: le librerie non sono il Bene e Amazon (anche se questa è un po’ più dura da scrivere) non è necessariamente il Male. Nelle librerie di catena non troverete a portata di mano il libro su cui gli editori non puntano, è vero. Del resto, su Amazon non troverete a portata di mouse i libri degli editori che non sottostanno alle richieste contrattuali di Bezos, quindi rassegnatevi: i libri vanno cercati, non ci cascano fra le braccia, e forse è persino un bene, perché accade che cercandone uno se ne incontrino altri, che siano suggeriti dal solito algoritmo o da un libraio in carne e ossa.
Non si tratta di una guerra, ma bene fanno i librai a rialzare la testa e a ricordare cosa si può trovare in una libreria fisica: e no, non si tratta dell’odore della carta (anche se, diamine, l’odore della carta è buonissimo: leggo sul mio eReader, ma annuso felice i libri nuovi che mi trovo fra le mani. Leggo su carta e in digitale e difendo sia la carta che il digitale dai potentati e dai monopolisti, nel mio piccolissimo, proprio perché non è una guerra, o se lo è, non è nei termini in cui viene abitualmente posta).
Dunque, dalla libreria All’Arco di Reggio Emilia, parte una campagna di orgogliosa rivendicazione: #altrocheamazon. Altre hanno aderito, e aderisce anche Liberos. E magari aderirete anche voi.
Io l’ho già fatto.

17 pensieri su “#ALTROCHEAMAZON: ORGOGLIO, PREGIUDIZIO, POTERI

  1. È’ vero, i libri vanno cercati, e in libreria, dove puoi vederli, toccarli e sentirtene attratto, anche innamorartene, come per tutti gli amori non virtuali e indotti. E bene fanno le librerie a difendersi da monopoli che mirano al guadagno facile e non certo alla diffusione della cultura.
    Ma anche gli scrittori vanno cercati, dagli editori possibilmente, cosa che non mi pare oggi avvenga, tutti spaventati a incuriosirsi dello sconosciuto, a rischiare col nuovo.
    Così Amazon spesso rimane la sola occasione per arrivare a qualcuno, per non lasciare nel cassetto un manoscritto in cui si crede.

  2. Maria Antonietta, comprendo. Però, per favore, non poniamoci sempre e solo dalla parte di se stessi (nel caso, leggendo anche il commento precedente, un’autrice che non si ritiene gratificata). Un lettore è impossibilitato a scegliere dalla gigantesca, impressionante quantità di proposte che circolano al momento, e che, con l’autopubblicazione via Amazon, aumentano e al tempo stesso si annullano perchè sono troppe. E devo smentirla: no, Amazon non è la sola occasione per arrivare a qualcuno e, no, gli editori non disdegnano affatto gli esordienti. Neppure i mega-editori. Ma sono ugualmente sommersi di proposte che è difficile prendere in esame. Qualche volta (solo qualche volta) mi piacerebbe che si ricordasse l’esempio di Camilleri: i suoi romanzi sono stati respinti per decenni. E mai, neppure una volta, ha pensato di essere un grande scrittore incompreso. Ha pensato di non aver dato il meglio. Pensiero che, perdonate, appare inconcepibile oggi, non è vero?

  3. Neanche noi (scriviamo in due) crediamo di essere grandi scrittrici incomprese, ci mancherebbe, abbiamo vissuto e letto troppo solo per pensarci e di migliorarci ne abbiamo bisogno.
    E non siamo per niente frustrate, scriviamo da anni e le nostre lettrici le abbiamo. La mia è una constatazione più generale, e se ne parlo è solo perché c’è di mezzo Amazon.
    Con tutto l’amore possibile per Camilleri, grande scrittore e grande uomo, che forse, se non fosse incappato in Sellerio …..

  4. Ma possibile che ci sia sempre un qualcosa, un colpo di fortuna, un editore amico? Non potrebbe trattarsi, banalmente, di talento? Quanto ad Amazon, ribadisco: nel mare magnum delle autopubblicazioni, come si fa, letteralmente come si fa, a leggere tutto? Le autopromozioni, purtroppo, sortiscono l’effetto contrario: perché sono continue ed estenuano anche chi ha la massima disponibilità e curiosità, visto che si cade in continui agguati dell’autore, sui social, in rete, ovunque. Non basterebbero dieci vite per leggere tutto quello che si pubblica e si autopubblica.

  5. A volte serve solo un po’ più di fatica e un po’ meno menefreghismo. Pensare al futuro e non solo all’oggi. Ed essere un po’ più liberi. Nelle nostre menti, soprattutto.

  6. Posso permettermi, cara Loredana? Non credo che leggere tutto sia importante né che abbia un senso. Penso sia al contrario una forma di nevrosi di controllo della complessità. E se fosse semplicemente che stiamo parlando di narrativa, intrattenimento, e alla fin fine una cosa vale l’altra, e già sento aaggrottare il sopracciglio? In fondo un grande scrittore è tale perché lo abbiamo amato e lo abbiamo amato perché lo abbiamo letto e letto perché era disponibile. Ma se non ci fosse stato lui ci sarebbero stati altri. Non voglio eliminare del tutto il filtro selettivo del talento ma siamo comunque nel campo del soggettivo. Non parliamo di articoli scientifici peer review che certificano in assoluto e oggettivamente la qualità di quello che si propone la cui proliferazione incontrollata metterebbero in pericolo di estinzione. Inoltre non capisco perché tornando al monopolio dei mediatori culturali, come sono gli editori, analoghi ai produttori nel campo musicale, dovrebbe migliorare le cose. Prima c’era il caos apparentemente ordinato, ora c’è il caos basta ma il lettore di bocca buona ottiene di più, non di meno. Infine non capisco nemmeno perché si giudichi la narrativa come forma alta di cultura non partendo dalla sua natura commerciale che mi pare basata sul dato di fatto che non si legge e non si vende, né si è mai venduto Joyce, ma un passatempo tra tanti in competizione oltre al piacere di sprofondare nel sonno con l’ipnosi di una storia narrata in cui i più cercano proiezioni e identificazioni. Per gli altri di bocca buona c’è un passato di letture che non basterebbero cento vite e già il fatto di mettere al centro della lettura il contemporaneo è un problema economico sentito da autori viventi, editori, librai e mediatori ma non del lettore. La quasi totalità della narrativa venduta è replicabile nella formula e sostituibile nell’autore. Credo che nasca da qui il desiderio di troppi di volersi scrittori: siccome il prodotto edito non lo è per qualità ma per essere scelto a caso tra migliaia di suoi potenziali pari, avviene che lo sconosciuto scrittore si ritenga all’altezza. Il che è troppo spesso vero ma non si va molto lontano se non si comprende che l’essere editi implica un meccanismo casuale di estrazione non dissimile da una lotteria o dal lotto. Certo, con i libri non si campa più. Ma non si campava nemmeno prima tranepochi casi. Vorrà dire che uno avrà il suo lavorinoin banca e scriverà narrativa per passatempo. Se poi arriverà la fama e la possibilità di sbarcarci il lunario, buon per lui. Ma al lettore cosa interessa?
    Baci

  7. Cara Annamary56, nessun sopracciglio aggrottato: preferisco parlare di narrativa che di letteratura, e proprio per questo, però, ritengo che scrivere narrativa e intrattenere non siano una faccenda semplice. Il talento del narratore si affina, certo, ma si deve pur partire da una minima predisposizione, o anche felicità del racconto. Mi sembra, invece, che la questione si sia spostata: non la felicità di scrivere, ma l’obbligo di ottenere lo status e la visibilità (minima, peraltro) di chi scrive. E’ l’analisi, decisamente considivisibile, che fai nell’ultima parte del tuo commento, del resto.

  8. Però Loredana, non capisco il tuo rammarico. Cioè, ne comprendo la ragione, ma non il perdurare del rammarico una volta accettata la realtà. Pensiamo alla musica: anni orsono nei paesini la gente suonava vari strumenti, ogni paesino aveva una banda musicale, la sera mia nonna mi racconta che si riunivano tutti a cantare e ballare, spesso ubriachi, dal momento che c’era poco da mangiare e soprattutto uva per il vino. La musica era una pratica quotidiana che sosteneva il lavoro e il tempo libero. Oggi io suono, a livello “indie”. Ogni tanto mi capita di parlare con parenti e amici di mia madre e spesso appena sanno che canto mi chiedono “ma perché non fai il provino per Amici?”. Probabilmente c’è ancora e sempre ci sarà chi suona per sé o chi ha piacere di suonare in piccoli locali (sognando i tour estenuanti) piuttosto che in tv, ma una volta che un mezzo come la tv è divenuto così importante è inevitabile che la fama sia ricercata. Ma questa è una dinamica umana, è solo cambiato il palcoscenico. Come per la musica è successo per i libri. Penso sia una buon segno per due motivi, uno serio uno meno. Quello serio è che se c’è così tanta gente che scrive è perché è alfabetizzata, e scrivere tutto sommato è una bella cosa. L’altro mi è venuto in mente dopo aver visto Il giovane favoloso di Martone. In una scena Leopardi aspetta di vedere lo zio a Roma e con lui c’è un’altra persona che nell’attesa avendo a disposizione Leopardi subito lo sottopone a tortura leggendogli i suoi versi dozzinali. Ecco, vediamoci il lato positivo: con l’autopubblicazione forse ci saranno meno torture del genere.

  9. E’ esattamente il contrario: con l’autopubblicazione queste “torture” sono centuplicate. Perché l’autopubblicazione viene vista come ripiego, come scelta di second’ordine rispetto all’editore (il quale è Kasta insieme ai giornalisti culturali Kollusi). Eppure, non si riesce a smettere di corteggiare editori e giornalisti perché, diamine, devono pur accorgersi di me che sono un genio. Allora, un esempio su tutti: Zerocalcare si è autopubblicato. E’ bravo, bravissimo. Se ne sono accorti. Lo hanno cercato. Vorrà o meno dire qualcosa? Io sono FELICE se tante persone scrivono. Perché la scrittura dà gioia, ed è bello condividerla. Però sono molto meno felice quando le persone usano la scrittura per un solo scopo: fama e gloria. E quella fama e gloria sono loro DOVUTE, è un DIRITTO, e se glielo neghi sei infame, potente, vai ucciso. Personalmente, lo trovo un meccanismo infernale. Per tutti.

  10. Un giorno ti daranno il nobel per la pace. Leopardi ha pensato di farsi pagare, tu ci hai mai pensato? Gli editori dovrebbero mettere tariffari per le letture, con tempi di risposta certa. Poi scusa, ma allora perché denunciare le case editrici a pagamento che spennano giustamente i gonzi? Metti pure tu un colonnino con il tariffario. Non c’è un’alternativa a questo meccanismo, si può solo evitare il rumore di fondo. Cavolo, sei una persona stimatissima, hai un sacco di lettori e di lettrici. Nel momento stesso in cui il mondo dei libri si è aperto alle masse è ovvio che ci saranno più persone che scriveranno solo per la fama e la gloria. Ma secondo te esiste un campo qualsiasi in cui non ci sono persone che fanno qualcosa solo per la gloria e la fama? Ma in ogni caso non è l’autopubblicazione che ha causato questo fenomeno, è semmai la “naturale” conseguenza della scuola pubblica. Più lettori, più libri, più aspiranti scrittori. Apri uno spazio paralello, Lipperabook, chiunque vuole ti paga un tot e gli ospiti la sua opera per una settimana o più.

  11. Se non ci fossero le librerie non saprei cosa fare a Siena. Almeno per un buon lasso di tempo. Se poi c’è pure Amazon (per gli altri) va bene lo stesso.

  12. Buongiorno Loredana, sono Eleonora Libreria Rinascita di Ascoli Piceno (ci siamo incontrate alla premiazione dei progetti di lettura del Cepell a Roma dicembre scorso) . Ovviamente anche Rinascita aderisce ad #altrocheamazon… Grazie per la visibilità che ha dato all’iniziativa 🙂
    E Grazie a Giulio (Libreria All’Arco) e a tutte le librerie che partecipano già a questo progetto…. e a tutte quelle che vorrano esserci

  13. Personalmente preferisco amazon alle librerie, purtroppo il folle descreto di qualche anno fa sullo sconto massimo ha ridotto la convenienza. Amazon fornisce un servizio eccellente, veloce, conveniente, offre un catalogo molto vasto. L’elevato standard è anche garantito dal fatto di essere soggetti continuamente al giudizio dei clienti, che valutano pubblicamente le prestazioni. Amazon inoltre ha messo e continua a mettere sul mercato un buon eReader sostanzialmente a prezzo di costo, solo per questo ce ne sarebbe per ringraziarla.

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